Assicurazione sanitaria: il trucco che ti fa risparmiare 500 euro legalmente

Scopri il trucco legale per risparmiare fino a 500 euro sulla tua assicurazione sanitaria senza rinunciare alla copertura di qualità. Con pochi accorgimenti e una scelta intelligente, puoi proteggere la tua salute e il tuo portafoglio. 

Con le soglie 2025 sui fringe benefit, la polizza sanitaria pagata dall’azienda può non fare reddito: come funziona, i numeri del risparmio e cosa chiedere all’HR.

Persone stipulano l'assicurazione sanitaria
Assicurazione sanitaria: il trucco che ti fa risparmiare 500 euro legalmente ( design.rootiers.it)

Un “trucco” legale, semplice e spesso ignorato: far rientrare l’assicurazione sanitaria aziendale tra i fringe benefit. Con le regole 2025, il valore della polizza pagata dal datore di lavoro può essere completamente escluso dal reddito del dipendente entro specifici limiti, generando un risparmio annuo che, a seconda delle aliquote personali e della copertura scelta, può arrivare a circa 500 euro. È un tassello del welfare aziendale che consente di migliorare il pacchetto retributivo senza appesantire la busta paga con tasse e contributi.

Cosa cambia nel 2025 per l’assicurazione sanitaria

Per i lavoratori dipendenti, la soglia generale di esenzione fiscale dei fringe benefit è fissata a 1.000 euro. Il tetto sale a 2.000 euro se il dipendente ha figli fiscalmente a carico. Dentro questi limiti, i beni e servizi offerti dall’azienda — compresa la polizza di assicurazione sanitaria — non concorrono a formare reddito: niente IRPEF, niente addizionali e niente contributi previdenziali per il dipendente. Per l’impresa, il costo sostenuto è integralmente deducibile ai fini fiscali, rendendo l’operazione neutra o addirittura efficiente anche dal lato aziendale.

persona controlla al pc le agevolazioni per l'assicurazione sanitaria
Cosa cambia nel 2025 per l’assicurazione sanitaria ( design.rootiers.it)

Il beneficio nasce dal confronto con lo scenario tradizionale: se la stessa somma fosse erogata in busta come retribuzione, subirebbe imposte e contributi. Facciamo un esempio pratico: se la polizza sanitaria vale 1.000 euro e il lavoratore ha un’aliquota marginale intorno al 35% (più addizionali locali), l’onere fiscale solo di IRPEF può superare i 350 euro.

A questo si aggiungono i contributi a carico del dipendente che, in caso di erogazione in denaro, graverebbero sull’importo. Il risparmio complessivo, tra tasse e contributi che non si pagano, può attestarsi nell’ordine di 400-500 euro in un anno.

Con coperture di valore intermedio (ad esempio 800-1.200 euro), la forbice di risparmio resta significativa per chi ha aliquote marginali medio-alte, mentre per chi dichiara redditi più bassi il vantaggio è comunque concreto, pur essendo inferiore.

Il limite di esenzione si applica al totale dei fringe benefit ricevuti nel periodo d’imposta. Questo significa che nel conteggio vanno sommati eventuali altri benefici: buoni spesa o benzina, rimborsi utenze, buoni acquisto, abbonamenti, altri servizi in natura.

Due conseguenze pratiche: se si resta entro 1.000 euro (o 2.000 con figli a carico), l’intero importo è escluso da tassazione e contributi; se si supera la soglia, secondo il meccanismo ordinario dei fringe benefit l’agevolazione può venire meno sull’intero valore riconosciuto, con il rischio di tassazione piena in busta paga. Per questo è cruciale monitorare il valore complessivo dei benefit lungo l’anno e coordinarsi con l’ufficio HR.

Per sfruttare al meglio il regime agevolato, è utile una verifica puntuale con l’azienda. Le domande chiave includono il valore annuo della polizza sanitaria riconosciuta come fringe benefit, come e quando viene valorizzata in busta paga, quali altri fringe benefit sono stati ricevuti o si riceveranno e il totale stimato a fine anno, se la copertura include familiari e in che misura incide sul tetto di esenzione, se serve una adesione formale o il benefit è automatico, e se sono previste alternative “cash” o di welfare in caso di saturazione del tetto.

Persona presso uno studio medico
Risparmiare sulla polizza sanitaria è possibile e legale ( design.rootiers.it)

Dal lato impresa, la polizza sanitaria come fringe benefit permette di aumentare il valore percepito della retribuzione senza i costi fiscali e contributivi tipici dell’aumento in busta. Il costo è deducibile, il beneficio è tangibile per i dipendenti e l’effetto su attrazione e retention è immediato.

In molte realtà, l’assicurazione sanitaria viene combinata con altri strumenti di welfare, strutturando piani flessibili per nuclei familiari e per diverse fasce di reddito. Fondamentale, per le aziende, è programmare il timing di erogazione per evitare sforamenti del tetto nell’ultimo trimestre.

In busta paga la polizza compare generalmente come “benefit in natura” con evidenza del valore, ma senza impatto su imponibile fiscale e contributivo entro i limiti. Qualora, per cumulo con altri benefit, si superasse il tetto, il cedolino conguaglia tassazione e contributi. È buona prassi chiedere un prospetto previsionale a HR o al consulente del lavoro, specie se si fruiscono anche di buoni acquisto o rimborsi bollette. Per chi ha figli a carico, è importante che lo status sia correttamente comunicato e aggiornato, perché il tetto più alto (2.000 euro) dipende da quel requisito.

La convenienza è massima per i lavoratori con aliquota marginale medio-alta, per chi usa realmente la copertura sanitaria (ticket, visite specialistiche, diagnostica) e per chi non ha già saturato il plafond di fringe benefit con altri strumenti. Anche per redditi più bassi il vantaggio rimane, perché la polizza non “mangia” retribuzione e non genera contributi a carico del dipendente. In ogni caso, la scelta è più efficace se coordinata con il pacchetto di welfare complessivo e con il calendario dei benefit aziendali.

Gestita come fringe benefit, l’assicurazione sanitaria aziendale può valere un risparmio fino a circa 500 euro l’anno per il lavoratore, a parità di costo per l’azienda. Un’opzione pienamente legale, chiarita dall’Agenzia delle Entrate, che trasforma un servizio utile in una leva fiscale intelligente. La condizione è rispettare i tetti 2025 (1.000 o 2.000 euro) e tenere il polso del cumulo con gli altri benefit, così da non sprecare l’agevolazione per un’informazione mancata.

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