PagoPA, la bomba: ti espone al rischio controlli e cartelle e la ricevuta non consente chiaramente di dimostrare il pagamento

Nelle ricevute bancarie legate ai versamenti tramite PagoPA manca il riferimento all’atto specifico: un vuoto informativo che, a distanza di tempo, può rendere complicata la prova del pagamento in caso di contestazioni.

Un dettaglio tecnico, poco noto ai più, rischia di trasformarsi in un problema molto concreto per chi paga multe, sanzioni o cartelle usando i canali integrati con PagoPA: le ricevute bancarie non riportano il numero del verbale, della cartella esattoriale o dell’atto amministrativo a cui il pagamento si riferisce.

Uomo preoccupato che esamina un documento
PagoPA, la bomba: ti espone al rischio controlli e cartelle e la ricevuta non consente chiaramente di dimostrare il pagamento – design.rootiers.it

Sull’estratto conto, sul riepilogo del bonifico istantaneo, sullo scontrino rilasciato allo sportello o nella ricevuta inviata dall’app del proprio istituto compaiono il codice avviso o il codice bollettino PagoPA, ma non il riferimento diretto all’atto. Una omissione che, al momento di dover dimostrare che un pagamento è stato eseguito “per quella specifica sanzione”, può rivelarsi determinante.

Nelle conferme dei prestatori di servizi di pagamento (banche, app, sportelli) è presente il codice avviso PagoPA o un identificativo tecnico del versamento, ma non il numero del verbale della multa, il numero di cartella o il protocollo dell’atto. Questo scollamento tra il “codice avviso” e il “numero atto” non è banale: il primo identifica la posizione di pagamento nel circuito PagoPA, il secondo è il dato amministrativo con cui gli uffici trattano contestazioni e verifiche. Il sistema PagoPA, dal lato dell’ente creditore, registra correttamente l’abbinamento tra codice avviso e atto. Tuttavia, non esiste oggi un obbligo per i prestatori di pagamento di riportare nella ricevuta bancaria anche il numero dell’atto.

Perché è un problema per i cittadini e cosa fare in caso di multe

A distanza di mesi o anni, quando arriva un sollecito o si apre una contestazione, la prova più a portata di mano è la ricevuta bancaria o l’estratto conto. Se lì non compare il numero del verbale, la connessione con l’atto specifico non è immediata. In caso di smarrimento dell’avviso originale o di pagamento da canali diversi dal portale dell’ente o dall’app IO, la ricostruzione diventa faticosa: bisogna contattare l’ente creditore e chiedere un riscontro puntuale, confidando che gli archivi consentano un abbinamento rapido.

Persone che esaminano documenti su tavolo
Perché è un problema per i cittadini e cosa fare in caso di multe – design.rootiers.it

Nel frattempo, il cittadino rischia controlli, solleciti e persino l’iscrizione a ruolo se i sistemi non “vedono” l’abbinamento, con l’effetto di ricevere cartelle per somme già pagate o di dover ripagare in attesa dell’esito della verifica.

PagoPA mette a disposizione degli enti le informazioni necessarie a riconciliare il pagamento con l’atto, ma non impone uno standard minimo di dettaglio nelle ricevute emesse dai PSP verso il cliente. La causale mostrata da molte app e home banking è spesso ridotta al solo codice, priva del numero atto e della descrizione dell’ente. È un esito di processo: i campi informativi ci sono, ma non sempre vengono trasmessi o esposti all’utente finale. Si crea così una asimmetria informativa: l’ente sa a cosa è riferito quel pagamento, il cittadino no, almeno non attraverso la sola ricevuta bancaria.

Per le multe, il numero del verbale è l’ancora di senso nelle interlocuzioni con la Polizia Municipale. Senza quel dato in ricevuta, la verifica richiede più passaggi. Per le cartelle, in assenza del riferimento univoco in ricevuta, un disallineamento può generare avvisi successivi o bloccare sospensioni e discarichi finché l’abbinamento non è ricostruito. Gli sportelli spesso chiedono copia dell’avviso originario con il codice e, talvolta, ulteriore documentazione per attestare la correlazione con l’atto. Non sempre i tempi amministrativi combaciano con scadenze e termini per ricorsi o sconti.

Conservare sempre l’avviso originale, in formato cartaceo e digitale, insieme alla ricevuta del pagamento. L’accoppiata avviso+riprove di pagamento resta la documentazione più solida. Se si usa il sito ufficiale dell’ente, pagoPA.gov o l’app IO, scaricare e archiviare la ricevuta digitale completa disponibile nell’area pagamenti: contiene in genere più dettagli rispetto a quella bancaria. Dove il canale lo consente, inserire manualmente nella causale il numero dell’atto (verbale, cartella, protocollo).

Non è una prassi ufficialmente prevista, ma può aiutare nelle ricerche future. In caso di contestazione o dubbio, contattare tempestivamente l’ente creditore richiedendo un attestato di regolare pagamento riferito all’atto specifico, indicando codice avviso, data, importo, canale usato.

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