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saucier+perrotte (volumi sporgenti)
Published by giovanni longobardi on Ven, 13/01/2012 - 18:06Modulo di Tecnologia dell’Architettura prof. Guazzo - Criteri di valutazione
Published by giovanni longobardi on Gio, 12/01/2012 - 11:02A partire da un più generale riferimento ai concetti correlati di cultura materiale e di produzione, dai quali dipende la concreta possibilità di trasformare la materia in sistemi oggettuali utili alla vita di una comunità di persone, valorizzando le risorse, intellettuali e materiali a disposizione, la Tecnologia dell’architettura studia in particolare le dinamiche e i caratteri evolutivi dell’architettura contemporanea resi possibili dall’interazione tra: 1) le ricerche sperimentali su materiali, semilavorati, componenti, sistemi, e 2) le ricerche progettuali intese a modificare responsabilmente l’ambiente costruito, al fine di migliorarne le condizioni di fruizione e di uso da parte dei suoi abitanti.
Nello sviluppo di tali ricerche, la Tecnologia dell’architettura assume il concetto di ottimizzazione delle risorse approntabili nel processo produttivo e nel ciclo d’uso dell’opera architettonica - intesa nella sua più ampia accezione morrisiana - come indispensabile guida per configurare processi virtuosi e sinergici tra committenza, utenza, progettazione e produzione, verificando che le soluzioni tecniche approntabili non siano lesive dei requisiti ambientali necessari per uno sviluppo positivo delle attività dell’uomo.
Per quanto riguarda specificatamente la relazione progetto di architettura/tecnologia, che è fondativa dello specifico settore scientifico-disciplinare, occorre prestare molta attenzione a non confondere il concetto di tecnica con quello di tecnologia essendo il primo riferibile ad una specifica modalità trasformativa della materia e il secondo al controllo nel progetto di tutte le tecniche necessarie per realizzarlo sub specie qualitatis. Ogni tecnica implica infatti una specifica modalità del fare, mentre la tecnologia rappresenta eminentemente un “poter fare”, riguardando il modo in cui le parti e le tecniche che le conformano si compongono nel tutto dell’opera costruita attraverso specifiche soluzioni nodali. Soluzioni che non sono predeterminabili in modo univoco, attingendo ad una possibilità di scelta teoricamente infinito.
La tecnologia rappresenta, quindi, in quanto operatrice di connessioni, una componente essenziale dello statuto finalistico del progetto di architettura, laddove è proprio ciò che consente di concepire la sua concreta attuazione (Gio Ponti: concepire eseguibile) attraverso le scelte più giuste”. Non ci può essere progetto senza una tecnologia che lo attui né una tecnologia senza un progetto che la ispiri e la guidi. Dal fraintendimento di questa proposizione sono nati e nascono tuttora, anche nelle facoltà di architettura, molti equivoci.
In quest’ottica l’approccio tecnologico può anche essere considerato come ricerca di uno statuto etico per il progetto in corso di definizione: ciò che rende le scelte progettuali, da un lato, consapevoli della corretta utilizzazione delle risorse effettivamente impiegabili nel processo realizzativo di un’opera e, dall’altro, responsabili rispetto alle conseguenze che tali scelte possono avere rispetto ai futuri fruitori e all’ambiente.
Tutto ciò premesso, un corretto approccio alla progettazione architettonica, dal punto di vista della Tecnologia dell’architettura, può essere individuato, nel caso specifico del Laboratorio, dai seguenti punti:
1) Autenticità delle scelte progettuali:
come esito di un atteggiamento “onesto” rivolto, non tanto a stupire, quanto a comprendere, approfondire e rendere sinergicamente interattive tra loro le esigenze espresse dalle tre componenti fondative di ogni opera di architettura: la committenza, l’utenza, la produzione;
2) Adeguatezza delle soluzioni spaziali:
rispetto, da un lato, alle attività abitative previste dal programma di progettazione e, dall’altro, all’insieme delle attrezzature - fisse e mobili - e delle reti di alimentazione, necessario per un ottimale svolgimento di tali attività:
3) Spirito di sistema:
inteso come capacità di comprendere e di indirizzare ad un’efficace sintesi formale, il rapporto tra le predette soluzioni spaziali e la loro intima strutturazione “tettonica” (ciò che connette la macchina costruttiva adottata per realizzarle alle regole di aggregazione delle varie parti nel tutto, quali possono essere espresse in termini di geometria, modularità, proporzioni, simmetrie, ritmi ecc.);
4) “Formatività” delle parti rispetto all’insieme:
sensibilità nel concepire i dettagli tecnici e le soluzioni costruttive che essi implicano, anche come componenti che concorrono a pieno titolo a definire la forma dell’insieme e non come pure entità tecniche avulse dall’immagine ambientale che l’opera si propone di fornire;
5) Controllo ambientale:
definizione delle parti involucranti lo spazio interno in modo da renderle interattive con i fattori ambientali esterni, non solo controllandone i possibili effetti negativi, ma anche utilizzandoli per migliorarne l’abitabilità;
6) Controllo e gestione degli specialismi:
capacità di trovare una coerenza anche formale tra le dotazioni impiantistiche, la struttura dell’edificio e le spazialità espresse dal progetto;
7) Appropriatezza nella scelta dei materiali:
capacità di scegliere (eleganza) nel mare magnum dei prodotti oggi a disposizione dei progettisti quelli meglio rispondenti al progetto elaborato, sia in termini di prestazioni fornite che di coerenza con le proprie intenzionalità architettoniche;
8) Ottimizzazione del “possibile tecnologico”:
capacità di ottimizzare il quadro delle possibilità realizzative ricercando - a fronte del quadro di complessità che ogni progetto contemporaneo si trova a dover interpretare, e della vastità dei materiali oggi impiegabili - le soluzioni le più semplici, ricercando sempre “il più attraverso il meno”;
9) Approccio critico alla produzione:
capacità di adattare al proprio progetto le soluzioni precostituite “a catalogo” offerte dal mercato dell’edilizia, comparando tra loro i livelli prestazionali offerti, senza tuttavia escludere eventuali spazi di innovazione, soprattutto per quanto riguarda la risoluzione delle varie nodalità;
10) Progettazione “per tentativi ed errori”:
disponibilità a mettere continuamente in discussione il proprio progetto considerandolo come un insieme di ipotesi da verificare attraverso vari tentativi e non come la proposizione apodittica di idee estemporanee - magari mediate attraverso il copia-incolla informatico - avulse da qualsiasi reale verifica di fattibilità nell’ambito delle risorse approntabili per la sua realizzazione.