Pensioni: arriva il taglio del 10%: INPS sempre più nei guai e sindacati infuriati

Le pensioni subiscono un drastico taglio del 10%, una mossa che mette l’INPS sempre più nei guai e scatena l’ira dei sindacati. Scopri le cause di questa decisione, le conseguenze per i pensionati e le proteste che ne stanno seguendo nel panorama sociale ed economico italiano.

Dal 2027, l’età pensionabile subirà un incremento, portandosi a 67 anni e 3 mesi. Questo adeguamento, legato all’aumento della speranza di vita e calcolato dall’Istat, si inserisce in un meccanismo automatico previsto per legge, che si attiva ogni due anni.

Pensionati preoccupati per il taglio delle pensioni
Pensioni: arriva il taglio del 10%: INPS sempre più nei guai e sindacati infuriati (design.rootiers.it)

Lontani quindi i timori di un improvviso salto di sette anni, ma si prospetta un avanzamento graduale che, in linea con l’incremento della longevità, potrebbe verificarsi nuovamente nei bienni a venire. Questa modifica riaccende le discussioni sia nel panorama sociale che politico, con i sindacati che guardano con preoccupazione agli effetti sui futuri assegni pensionistici, richiedendo garanzie per coloro che hanno avuto carriere lavorative frammentate. Nel frattempo, l’INPS si trova sommerso da richieste di chiarimenti, necessitando di aggiornare con urgenza le proprie circolari e piattaforme informative per prevenire disguidi comunicativi.

Le pensioni rischiano di essere abbassate del 10 %

Al centro delle preoccupazioni emerge il pericolo di ricevere un assegno pensionistico ridotto fino al 10% per coloro che si ritireranno con meno di 38 anni di contributi. Questa diminuzione non è da intendersi come un taglio uniforme per tutti, ma è il risultato della logica contributiva, secondo cui l’importo dell’assegno dipende dai contributi effettivamente versati durante la vita lavorativa.

L’aumento dell’età pensionabile, sebbene prolunghi il periodo di contribuzione per chi rimane in attività, potrebbe penalizzare soprattutto chi ha avuto carriere discontinue, periodi di disoccupazione o ha lavorato a lungo part-time. Gli esperti sottolineano l’importanza di effettuare simulazioni aggiornate il prima possibile, avvalendosi dei servizi digitali dell’INPS o consultando patronati e consulenti, per avere un quadro chiaro dell’assegno pensionistico atteso nelle varie situazioni: pensionamento non appena si raggiungono i requisiti, posticipazione dell’uscita di uno o due anni, o effettuazione di versamenti volontari per colmare eventuali lacune contributive.

Pensionati in apprensione
Le pensioni rischiano di essere abbassate del 10 % (design.rootiers.it)

La pianificazione personale diventa cruciale, in particolare per i lavoratori con meno di 38 anni di contributi, che rappresentano la categoria più a rischio di vedere ridotto il proprio assegno pensionistico. A partire dal 2025, per i neoassunti sarà possibile incrementare la propria contribuzione volontaria fino al 2%, con l’obiettivo di migliorare l’importo della pensione futura. Questa opzione rappresenta uno strumento valido non solo per aumentare la pensione complessiva, ma anche per avvicinarsi ai requisiti necessari per il pensionamento per chi versa con regolarità e continuità. È essenziale, tuttavia, valutare attentamente la propria situazione finanziaria e contrattuale per determinare la fattibilità di questo sforzo aggiuntivo, bilanciando il salario netto attuale con la pensione futura.

L’INPS è chiamato a svolgere un ruolo chiave, aggiornando tempestivamente i propri simulatori e fornendo chiarimenti tecnici sugli effetti dei nuovi coefficienti e dell’adeguamento, oltre a potenziare l’assistenza ai contribuenti. La richiesta di estratti conto contributivi è destinata ad aumentare, così come la necessità di prevenire errori o malintesi che potrebbero generare contenziosi. La trasparenza riguardo tempi, requisiti e scenari rappresenta la migliore difesa contro aspettative irrealistiche o allarmismi ingiustificati. Da parte loro, i sindacati si preparano a un confronto intenso, avendo in passato criticato le politiche che posticipano l’età pensionabile senza considerare la pesantezza delle mansioni o la discontinuità lavorativa.

È probabile che richiedano modifiche, come vie di uscita flessibili per lavori usuranti, il riconoscimento dei periodi di cura e disoccupazione, e misure di salvaguardia per chi rischia di ricevere assegni troppo bassi. La vera sfida sarà quella di modulare la riforma in modo da non gravare sui segmenti più vulnerabili del mercato del lavoro. Per i singoli contribuenti, è fondamentale seguire alcune regole pratiche: verificare l’estratto conto contributivo, segnalare tempestivamente eventuali discrepanze, simulare diversi scenari di pensionamento, valutare la convenienza di prolungare l’attività lavorativa per incrementare il montante contributivo, e informarsi sulla contribuzione volontaria e sulle possibilità di riscatto mirato.

Soprattutto, è vitale evitare decisioni precipitose basate su slogan, poiché la differenza tra un taglio percepito e l’effetto reale del sistema contributivo risiede nei dettagli specifici di ogni singola situazione lavorativa.

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