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Intervista a Chiara Tonelli: l'interior designer di "Cortesie per gli ospiti"
Progettare e costruire case confortevoli, ma allo stesso tempo ecosostenibili è possibile. È l’obiettivo raggiunto da Med in Italy, il progetto tutto italiano presentato al Solar Decathlon Europe 2012, una delle più importanti competizioni internazionali in materia di bioarchitettura, giunta alla decima edizione che quest’anno si è tenuta a Madrid, in Spagna.
Il progetto ha anche conquistato il podio di queste Olimpiadi dell’edilizia green, aggiudicandosi ilterzo posto nella classifica finale. Il successo ottenuto è frutto di una collaborazione tra studenti, ricercatori e docenti guidati da Chiara Tonelli, ricercatrice della Facoltà di Architettura dell’Università di Roma Tre, nonché conduttrice di “Cortesie per gli ospiti”, il programma di Real Time sull’arte del ricevere dove, in qualità di interior designer, deve giudicare lo stile delle case.
Buongiorno Dott.ssa Tonelli e benvenuta a CASA&idee. Può spiegarci in cosa consiste il progetto Med in Italy?
Al Solar Decathlon abbiamo proposto una casa italiana che si rifà alla tradizione del Mediterraneo: “med” sta infatti per “Mediterraneo”. Ma è anche un “made in italy”, un modo per portare su una vetrina internazionale le capacità delle nostre aziende italiane. La casa è caratterizzata da un grandesistema di isolamento all’esterno, che la protegge dal caldo e dal freddo, ed un sistema di massa termica all’interno in grado di accumulare il calore. Quindi è un sistema che reinterpreta la tradizione costruttiva mediterranea dei grandi muri massicci dell’antichità – pensiamo per esempio ai trulli pugliesi o alle case del passato. D’altra parte, il legno e il tessuto di lino con cui è rivestito l’edificio richiamano la tradizione nomade mediterranea degli edifici – pensiamo alle tende – e dell’arte etrusca e greca di costruire le case.
Quindi si tratta di un percorso che viene dal passato per andare verso un futuro di casa in grado di produrre tre volte l’energia che le serve per funzionare e di consumarne molto poca. Una casa che consente di garantire condizioni di comfort molto avanzate, rispetto a quelle a cui siamo abituati oggi.
Ci racconta dell’esperienza vissuta in Spagna con il suo team?
Siamo stati in Spagna con una trentina di persone, di cui la maggior parte studenti. L’obiettivo era quello di costruire lì la casa con le nostre mani e ci siamo riusciti, anche se per noi era già un traguardo poter arrivare lì perché siamo stati il primo team italiano che è riuscito ad essere ammesso a questa competizione. Siamo rimasti sempre sul podio durante le due settimane di competizioni, fatte di test e incontri con le giurie e i giudici. Alla fine siamo usciti con il terzo posto assoluto, pur avendo vinto il primo posto in sostenibilità, il secondo in funzionamento degli elettrodomestici e il terzo posto in altre piccole gare, tra cui architettura, innovazione, bilancio energetico, comunicazione e sensibilizzazione sociale.
Quali sono stati i punti di forza della vostra casa sostenibile?
Innanzitutto la sostenibilità: per la struttura abbiamo usato prodotti naturali, come la fibra di legno per gli isolanti, materiali riciclati, la plastica e i derivati dell’olio per il patio esterno, il tessuto di lino che riveste l’intero edificio, le guaine riflettenti che non accumulano calore, ma impermeabilizzano la copertura, permettendo alla radiazione solare di non accumularsi – il problema principale dei nostri edifici in ambito mediterraneo.
Un’altro punto di forza è il radiatore passivo – come lo chiamiamo noi – cioè dei tubi di alluminio posti all’interno delle pareti, ricchi di sabbia, che rimane sfusa e quindi si può riutilizzare. La sabbia è però in grado di accumulare il calore durante il giorno e il freddo di notte. In inverno, le finestre rimangono chiuse e il calore va nell’ambiente riscaldandolo; d’estate si aprono le finestre durante la notte e la ventilazione naturale porta via il calore, che esce dalla sabbia, verso l’esterno. Il calore che si accumula durante il giorno estivo all’interno delle sabbia rinfresca l’ambiente interno.
La bioarchitettura, le energie rinnovabili e le tecnologie eco-compatibili acquistano sempre maggiore importanza per la salvaguardia dell’ambiente. Secondo lei come sarà la casa del futuro?
La casa del futuro è la casa che ho descritto: la casa che consuma poca energia e per funzionare ha bisogno di non troppa energia, perché è in grado di attivare quello che si definisce un “funzionamento passivo”. La cosa importante è proprio quella di avere un’alta efficienza energetica che garantisce, quindi, un livello di comfort molto elevato per i suoi abitanti.
Inoltre questo tipo di produzione di energia potrebbe supplire alle carenze degli edifici preesistenti, che non sono in grado di prodursi energia e di consumare poco, per il fatto che sono stati costruiti in epoche – come il periodo post-bellico – in cui questo non era un principio predominante.
In sostanza, la casa del futuro deve poter essere fresca d’estate e calda d’inverno e consumare poco, pur garantendoci questo comfort.
Parliamo di “Cortesie per gli ospiti”. Alessandro Borghese e Riccardo Vannetti si occupano di valutare rispettivamente le abilità culinarie e l’arte del ricevere degli sfidanti, mentre lei osserva il design delle case. Qual è l’errore principale che si commette nell’arredare una casa e quale consiglio può darci per rendere la nostra casa “a prova di ospiti”?
Uno degli errori ricorrenti è quello di affezionarsi ad un modello abitativo che non corrisponde allo stile dell’edificio in cui si vive. La casa dovrebbe essere arredata, rifinita e ristrutturata secondo lo stile dell’edificio, perché il taglio delle finestre, l’altezza dei soffitti, il tipo di ambiente, le sue dimensioni richiamano quello stile, che quindi deve ritrovarsi nell’arredo. Si trovano per esempio arredi antichi in abitazioni degli anni Settanta, caratterizzate da soffitti molto bassi, finestre molto grandi, tagliate diversamente rispetto a quelle dell’Ottocento. Questo accostamento stona, perché si ottiene un ambiente privo di armonia.
Questo è il consiglio principale che ho sempre dato e sul quale ho ricevuto molte critiche da parte dei fan di Cortesie per gli ospiti, ma sono convinta che, rispettando l’edificio, riusciamo ad ottenere uno spazio più armonico, in cui vivere meglio.
Ciò si trasferisce anche nella capacità di ricevere in casa: per accogliere si deve sfruttare al meglio il tipo di spazio che abbiamo a disposizione. Si deve quindi rispettare lo stile dell’epocaa cui risale l’edificio, senza imitare qui modelli che non sempre sono ripetibili nelle nostre case.
Bisogna creare una zona divani che abbia la facilità di creare una “C” per la conversazione, creare un tavolo che possa consentire di sedercisi attorno. Ciò aiutala convivialità dell’ambiente della casa.
Oltre all’architettura e all’interior design quali sono le sue passioni?
Mi piace molto viaggiare, vedere altri Paesi, ma anche il nostro, ricco di posti stupendi. Ultimamente sono stata in un pasino vicino Roma che non avevo mai visto, Amelia. Spesso a pochi metri da casa si possono scoprire bellezze incredibili. Inoltre, mi piace sciare, andare in barca a vela, fare immersione. Se avessi del tempo libero mi dedicherei anche allo sport, come andare a cavallo o all’alpinismo.
Grazie Dott.ssa Tonelli e buon lavoro!
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