Un architetto progettista può, oggi, avere accesso a programmi dedicati teoricamente a settori diversissimi, e di conseguenza entrare in contatto con le culture che essi rappresentano: dall’analisi strutturale a quella ambientale, dal computo dei costi agli aspetti impiantistici e tecnologici o di carpenteria.
Soprattutto i giovani progettisti si trovano quindi di fronte un panorama software che se da un lato aumenta le possibilità di rappresentazione fotorealistica con precisione mutuata dall’industria cinematografica, dall’altro spinge verso la costruzione di modelli digitali che si avvicinano alle esigenze di simulazione. Che includono, cioè non solo la spazialità da progettare ma i suoi componenti edilizi, dati sul comportamento strutturale, dati di costo, informazioni sul comportamento energetico, liste di componenti, tagli, collegamento a ordinativi, computo delle superfici, fino a dati sul fattore di luce diurna, database di arredi e stime sull’occupazione o sull’affollamento e la capacità di deflusso degli ambienti.
Committenti e organizzatori di concorsi iniziano in alcuni casi a chiedere e normare la consegna di elaborati di questo tipo: modelli digitali interrogabili, e magari anche percorribili digitalmente, in una percezione dinamica che si avvicina alla cinestesia del reale. Esso è stato sperimentato, in casi avanzati, anche come documento contrattuale.
Quella che si presenta come un’opportunità tecnologica, diventa presto una sfida professionale:
l’architettura per essere tale deve confrontarsi con i vincoli ad essa imposti, pena la incosistenza delle forme concepite o la simmetrica banalità delle costruzioni puro frutto dell’edilizia.
Ma quanto è giusto o possibile, per i progettisti, tentare di uscire dalla propria comfort zone, e interessarsi di questioni che influenzano e interagiscono con la progettazione ma provengono da altri settori disciplinari?
In questo senso, il tema si allarga al processo edilizio e agli attori che lo animano, e in particolare alla separazione tra la concezione di un progetto e successivo design development, alla relazione tra piccoli studi di progettazione architettonica e grandi società di ingegneria multidisciplinari, al ruolo che la vasta schiera di consulenti e specialisti ha nel processo progettuale contemporaneo e alla collocazione che trovano in rapporto a una figura di progettista che rischia una progressiva riduzione a un’attività di concept.
Come detto, all’interno di questo panorama il software non ha necessariamente un ruolo ponte: esistono programmi dedicati e specialistici che ogni singola professione usa a proprio uso e consumo, con formati proprietari e molto poca propensione al dialogo.
E’ cresciuto nel tempo però un settore in cui il dialogo tra le professioni mediato dal software ha preso diverse forme:
da un parte lo sviluppo di programmi per la valutazione di massima di aspetti ingegneristici comeEcotect, dedicato alle analisi energetiche e sviluppato dal ricercatore Andrew Marsh, prima di essere poi acquistato dalla Autodesk; dall’altra parte, simmetricamente, una serie di progettisti, in gran parte giovani, si sono interessati a questi programmi, catturati dall’aspetto di modellazione software.
Il processo innescatosi è quello in cui figure di tipo nuovo, in grado di produrre modelli digitali rigorosi e rule based, iniziano e popolare le strutture di progettazione e di ingegneria, introducendovi, per via software, innovazioni di processo, legate alle loro abilità.
Un’innovazione che nella maggior parte dei casi, passa per progetti a forma o configurazione complessa, per le quali si rendono necessari sistemi di rappresentazione e analisi dedicati, o quanto meno personalizzati a partire da piattaforme esistenti e standard.
In questi casi, il dialogo tra le professioni si rende necessario e importante nel momento in cui ci si distacca da soluzioni standard. E’ per questo nasce la necessità di un terreno di scambio e scontro per la interrelazione e il conflitto tra le soluzioni e le configurazioni ideali di ogni singola professione coinvolta nel processo edilizio. Scambio e scontro che avvengono sempre, e in genere portano a dolorose crescite di budget o riduzione e semplificazione delle soluzioni, ma che in caso di forme complesse si rende indispensabile.
E’ in questo senso che nascono forme professionali inedite come quelle dei primi “gruppi computazionali”, dediti alla ottimizzazione e alla gestione di geometrie mediante una modellazione digitale accurata di precisione: dallo Specialist Modelling Group, all’interno di Foster and Partners, fino alla Advanced Geometry Unit, fondata all’interno di Arup da Cecil Balmond, ingegnere noto per le collaborazioni con architetti in cui la ingegnerizzazione è strettamente collegata alla concezione architettonica: da Rem Koolhaas a Toyo Ito, solo per citarne alcuni.
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