Bolletta acqua: rimborso fino a 150 € se il comune invia l’aumento errato

Scopri come ottenere un rimborso fino a 150 € sulle bollette dell’acqua se il tuo comune ha inviato un aumento errato. Leggi quali sono i passi da seguire ei diritti di ogni consumatore per non pagare più del dovuto.

Da diverse realtà locali arrivano segnalazioni su aumenti delle tariffe idriche che superano il tetto legale del 3% annuo. Quando ciò accade, gli utenti possono chiedere il rimborso delle somme pagate in eccesso, con un recupero che in molti casi può arrivare fino a circa 150 euro.

Donna osserva la bolletta dell'acqua
Bollette acqua: rimborso fino a 150 € se il comune invia l’aumento errato (design.rootiers.it)

La possibilità di ottenere la restituzione non è teorica: si fonda sulla normativa che limita la crescita delle tariffe e su pronunce giudiziarie che, in diverse circostanze, hanno dichiarato illegittimi gli aumenti non supportati da delibere corrette o applicati retroattivamente.

Il principio cardine è semplice: la tariffa dell’acqua può crescere, ma entro il limite del 3% per anno rispetto all’anno precedente. In pratica, se una famiglia ha pagato 300 euro di bollette idriche in un anno, l’anno successivo, a parità di consumi, l’aumento complessivo non può superare 9 euro. Se il rincaro supera la soglia, l’eccedenza è potenzialmente rimborsabile. La verifica deve essere effettuata su base annua, considerando la tariffa complessiva (quote fisse e variabili) e tenendo conto di deliberazioni comunali o dell’ente gestore che abbiano modificato i prezzi.

Come verificare la propria bolletta dell’acqua

La prima operazione è mettere in fila le bollette degli ultimi due anni. È essenziale confrontare l’importo totale anno su anno, a parità di consumi, per cogliere l’effetto puro della tariffa. Le voci di dettaglio come quota fissa, quota variabile, oneri e imposte, aiutano a capire dove si colloca l’aumento.

donna osserva una bolletta errata
Come verificare la propria bolletta dell’acqua (design.rootiers.it)

È importante anche esaminare le comunicazioni ufficiali allegate alle fatture (avvisi tariffari, delibere) che motivano gli adeguamenti. Conviene annotare l’importo annuo versato e calcolare il 3% dell’anno precedente: tutto ciò che eccede quella cifra, se non adeguatamente giustificato e conforme alle regole, è l’area di possibile rimborso.

Per sostenere la richiesta è utile archiviare bollette e ricevute di pagamento degli ultimi 24 mesi, avvisi di modifica tariffaria ricevuti via posta o email, delibere comunali o dell’ente di gestione che giustificano gli aumenti, e eventuali risposte del gestore a precedenti richieste o reclami.

Scaricare e ordinare le bollette degli ultimi due anni, verificando che l’aumento complessivo non superi il 3% annuo. Raccogliere tutte le comunicazioni ufficiali relative ai rincari. Presentare un reclamo scritto al gestore del servizio idrico o all’autorità competente entro 30 giorni da quando si è venuti a conoscenza dell’aumento ritenuto illegittimo, chiedendo espressamente il rimborso delle somme pagate in eccesso. Indicare nel reclamo i periodi interessati, l’ammontare stimato dell’eccedenza e allegare copia dei documenti. Inviare il reclamo tramite canali tracciabili (PEC, raccomandata A/R, sportello online del gestore).

Il gestore deve esaminare la richiesta e fornire un riscontro motivato. Se riconosce l’errore, può procedere con un accredito diretto in bolletta o con un bonifico delle somme dovute. Se la risposta non arriva o è negativa, l’utente può rivolgersi allo sportello dedicato ai consumatori dell’autorità di regolazione o attivare organismi di risoluzione alternativa delle controversie previsti sul territorio, oltre a valutare l’assistenza di un’associazione di consumatori.

Un capitolo a parte riguarda i conguagli retroattivi. Alcune decisioni giudiziarie hanno dichiarato illegittimi gli aumenti applicati “a ritroso” senza base regolatoria chiara o senza un’adeguata comunicazione. Se una fattura include voci di recupero tariffario per periodi passati non coperti da delibere valide, questo può rafforzare la posizione dell’utente che chiede il rimborso.

Il vantaggio concreto è un’immissione di liquidità che, nei casi più ricorrenti, può arrivare fino a circa 150 euro. L’importo effettivo dipende da tre fattori: l’ampiezza dello scostamento oltre il 3%, la durata del periodo interessato e i consumi dell’utenza. Per esempio, se su una spesa annua di 350 euro viene applicato un rincaro del 5% invece del 3%, la differenza è di circa 7 euro per ogni 1% eccedente; moltiplicata su più annualità, la cifra può salire sensibilmente.

Oltre ai canali ufficiali del gestore, gli utenti possono chiedere supporto alle associazioni dei consumatori presenti sul territorio e consultare gli sportelli informativi dedicati ai servizi idrici.

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