Affitti: scopri come il Fondo Mutualistico ti permette di non pagare qualche mese di canone. Domande aperte, ecco come partecipare
Rifinanziato con 30 Milioni nella Legge di Bilancio 2025, il Fondo Regionale per la Morosità Incolpevole Aiuta a Coprire Fino a 12.000 Euro di Canoni Arretrati. Requisiti, Tempi e Differenze Territoriali

Il fondo mutualistico regionale per la morosità incolpevole non è una leggenda metropolitana: esiste, funziona e oggi è nuovamente alimentato. Con il rifinanziamento previsto nella Legge di Bilancio 2025, pari a 30 milioni di euro per il biennio 2025-2026, lo strumento torna ad essere una delle principali reti di protezione per gli inquilini che, senza colpa, si trovano in difficoltà nel pagamento dell’affitto.
Il contributo può arrivare fino a 12.000 euro e coprire fino a 18 mesi di canoni arretrati, evitando lo sfratto e favorendo la permanenza nell’alloggio.
Che cos’è e come funziona il fondo mutualistico che ti permette di non pagare l’affitto per qualche mese
Non si tratta di un sussidio indistinto, né di un assegno automatico. Il meccanismo ha natura mutualistico-assicurativa e viene attuato in coordinamento tra livelli nazionale, regionali e comunali.

L’obiettivo è intervenire in quei casi in cui l’inquilino dimostri una morosità “incolpevole”, cioè derivante da eventi imprevisti come perdita del lavoro, riduzione significativa del reddito, malattia grave o altre cause documentabili. Il contributo è temporaneo e finalizzato a sanare arretrati specifici, non a sostituire stabilmente il reddito del nucleo.
Il denaro, in molte realtà, viene trasferito direttamente al proprietario dell’immobile a fronte della sospensione o del ritiro delle procedure di sfratto. Questo punto è centrale: la logica è tenere unita la filiera dell’affitto, riducendo il contenzioso e i costi sociali, e garantendo al locatore il recupero di quanto dovuto entro i limiti del contributo riconosciuto.
I criteri sono definiti da decreti nazionali e regolamenti regionali, con adattamenti locali. In linea generale si richiedono: ISEE entro soglie fissate dalla Regione o dal Comune, contratto di locazione regolarmente registrato, documentazione della difficoltà sopravvenuta e incolpevole (licenziamento, cassa integrazione, decesso di un componente chiave del nucleo, spese sanitarie straordinarie, ecc.), residenza nell’alloggio e assenza di altre soluzioni abitative immediate, rispetto dei termini di presentazione della domanda, spesso entro 30 giorni dalla comunicazione di sfratto o dal sollecito formale del proprietario.
Le “domande aperte” non significano assenza di scadenze. Anzi: i bandi comunali e regionali fissano finestre precise. Spesso l’istanza va presentata tempestivamente dopo l’intimazione di sfratto o dopo il primo sollecito scritto. Saltare i termini può compromettere l’accesso, anche in presenza dei requisiti economici. Le amministrazioni ricordano che i fondi sono limitati e vengono assegnati fino a esaurimento, con graduatorie e priorità stabilite dai regolamenti locali.
Il percorso tipico prevede la verifica del bando sul sito del Comune o della Regione (sezione casa, politiche abitative o sociale) o presso gli sportelli dedicati, raccolta dei documenti: ISEE aggiornato, copia del contratto, attestazioni sulla perdita o riduzione del reddito, eventuale intimazione di sfratto o diffida, documento d’identità e stato di famiglia, compilazione dell’istanza, spesso online o con supporto degli sportelli sociali e dei patronati, istruttoria tecnica: il Comune verifica requisiti e congruità dell’importo; in molti casi viene coinvolto il proprietario per l’accordo di sospensione della procedura di rilascio, erogazione del contributo nei limiti massimi previsti, in genere direttamente al locatore.

Per il locatore, il fondo è un incentivo a evitare tempi lunghi e costi di contenzioso. In diverse regioni, la liquidazione del contributo è condizionata alla sospensione o all’archiviazione della procedura di sfratto. Il risultato è un equilibrio: l’inquilino rientra gradualmente dal debito entro i massimali, il proprietario incassa somme certe e l’ente pubblico riduce l’emergenza abitativa.
Restano però aspetti variabili. Le soglie ISEE, la definizione di “morosità incolpevole”, i massimali per nucleo, i criteri di priorità e i tempi di istruttoria cambiano da territorio a territorio. Anche la tempistica delle “domande aperte” non è uniforme: alcuni Comuni tengono bandi a sportello fino a esaurimento, altri puntano su finestre trimestrali o semestrali.
È aperto anche il tema della compatibilità con altri aiuti all’affitto locali o con misure nazionali di inclusione: spesso sono cumulabili entro limiti di importo e per periodi non sovrapposti, ma la verifica va fatta caso per caso.
Un altro nodo riguarda i tempi di pagamento: l’istruttoria può richiedere alcune settimane; in situazioni urgenti, alcune amministrazioni attivano canali rapidi per prevenire lo sfratto imminente, ma non è una garanzia generalizzata. Infine, per chi ha un contratto irregolare o non registrato, l’accesso è normalmente precluso: la regolarità contrattuale è condizione di base.
Contattare l’ufficio casa o politiche abitative del Comune di residenza, verificare l’albo pretorio e la sezione bandi per l’apertura delle domande, richiedere assistenza a sportelli sociali, CAF e patronati per l’ISEE e la compilazione, informare il proprietario dell’intenzione di attivare il fondo e concordare, se previsto, la sospensione della procedura, tenere a portata di mano tutta la documentazione che dimostra la natura incolpevole della morosità.
Il messaggio, oggi, è pragmatismo: la misura è attiva, le domande sono aperte in molti territori e l’intervento può coprire fino a 12.000 euro, entro 18 mesi di arretrati, se sussistono i requisiti. Essere puntuali con la richiesta fa la differenza tra perdere la casa e trovare una soluzione sostenibile per entrambe le parti.