Hai un vero e proprio “thermos” nascosto sotto casa non è solo comodo, ma può aiutarti a risparmiare davvero. Scopri strategie intelligenti per usarlo al meglio e tagliare le spese senza rinunciare al comfort.
La geotermia a bassa entalpia trasforma il calore costante del terreno in comfort domestico e bollette più leggere. Non servono vulcani: basta conoscere il sottosuolo.

In pochi lo sanno, ma sempre più abitazioni di nuova costruzione sfruttano il calore della Terra. Non parliamo solo dei celebri soffioni di Larderello o delle centrali nelle aree vulcaniche: la geotermia “a bassa entalpia” funziona quasi ovunque, perché si appoggia alla temperatura costante del terreno a pochi metri di profondità, in genere tra 10 e 15 gradi.
È come avere un grande thermos naturale sotto casa, con cui scambiare calore d’inverno per riscaldare e, al contrario, dissiparlo d’estate per raffrescare.
Che cos’è e come funziona questo thermos naturale
La geotermia si divide in due grandi famiglie. Quella ad alta entalpia, tipica di zone vulcaniche, usa fluidi ad alta temperatura per produrre elettricità.

Quella a bassa entalpia, invece, è pensata per gli edifici: una pompa di calore geotermica scambia energia termica con il terreno tramite sonde interrate o circuiti orizzontali. Il principio è semplice: la macchina “sposta” calore dal suolo all’abitazione (o viceversa) usando energia elettrica, con rendimenti molto elevati. In condizioni reali, il rapporto tra calore ceduto e elettricità consumata (SCOP) può superare 4: per ogni kWh elettrico, si forniscono 4 kWh termici.
Contrariamente al sentire comune, non servono geyser né fumarole. La bassa entalpia funziona in pianura, collina e città. In Italia la Toscana è storicamente all’avanguardia, ma gli impianti crescono anche in Lombardia e Trentino, oltre che in Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. Le soluzioni variano in base al lotto e alla geologia: sonde verticali, adatte quando lo spazio in superficie è limitato, collettori orizzontali, richiedono giardini ampi, e sistemi a circuito chiuso o, dove consentito e conveniente, ad acqua di falda (circuito aperto).
Rinnovabile e continua: il terreno mantiene una temperatura stabile tutto l’anno. Taglio bollette: risparmi fino al 60–70% sui costi di riscaldamento rispetto a caldaie tradizionali, specie se abbinata a impianti radianti. Emissioni quasi zero in sito: nessuna combustione; resta il consumo elettrico della pompa. Silenziosa e invisibile: le parti esterne sono interrate, niente unità rumorose su facciate o balconi. Lunga vita: le sonde durano anche oltre 50 anni, con manutenzione contenuta.
Un impianto geotermico per una villetta può richiedere un investimento iniziale superiore a quello di una pompa di calore aria-acqua, soprattutto per le perforazioni.
Gli ordini di grandezza variano molto: si va, indicativamente, da qualche decina di migliaia di euro per sonde verticali complete di macchina e distribuzione, a valori inferiori quando si può posare un circuito orizzontale.

Servono indagini preliminari sul sottosuolo, valutazioni idrogeologiche e un progetto termotecnico. La perforazione richiede spesso 2–5 giorni; l’installazione dell’impianto 1–2 settimane, a seconda della complessità e degli interventi sugli ambienti.
La geotermia dà il meglio con terminali a bassa temperatura: pannelli radianti a pavimento o a parete, ventilconvettori, grandi superfici di scambio. Con radiatori tradizionali si può lavorare, ma occorre verificare le rese: a parità di comfort, può servire un sovradimensionamento o la sostituzione dei corpi scaldanti. In molti casi, una regolazione accurata e l’isolamento dell’involucro consentono risultati soddisfacenti anche in riqualificazioni di edifici esistenti.
Un vantaggio spesso trascurato è il raffrescamento. Con il cosiddetto free cooling o raffrescamento passivo, si fa circolare l’acqua nell’anello geotermico sfruttando la temperatura del terreno per abbassare quella interna, con consumi elettrici minimi (di solito solo per pompe di circolazione). Quando servono temperature più basse o deumidificazione, interviene la pompa di calore in modalità attiva, comunque con efficienze elevate.
Collegare la pompa di calore geotermica a un impianto fotovoltaico riduce ulteriormente i costi in bolletta e le emissioni indirette. L’accumulo elettrico aiuta a spostare i consumi nelle ore di produzione solare. Nelle zone con tariffe dinamiche, sistemi di gestione intelligente possono modulare i carichi, preriscaldare gli ambienti e ottimizzare l’uso dell’energia.
Perforare e posare sonde richiede autorizzazioni che variano per regione e comune: spesso bastano pratiche semplificate (SCIA), ma in presenza di falde o vincoli ambientali possono servire permessi specifici e il progetto di un geologo. Sul fronte economico, sono disponibili strumenti come Ecobonus e Conto Termico per pompe di calore e sonde geotermiche, oltre a eventuali contributi regionali. La combinazione con interventi di isolamento dell’involucro aumenta il salto di classe energetica e l’accesso alle agevolazioni.