Domanda di pensione: se c’è qualche errore nella documentazione quanto perdo? Purtroppo le cifre sono elevate

Gli errori nella documentazione necessaria a presentare la domanda di pensione possono pagati molto caro: ecco cosa succede e quanto si perde nel caso vengano ravvisati prima e dopo la liquidazione.

Un errore nella documentazione presentata per la domanda di pensione può trasformarsi in una perdita economica significativa. Non si parla di dettagli marginali: in base al tipo di svista e al momento in cui viene individuata, il danno può andare da poche decine di euro al mese fino a migliaia di euro complessivi nell’arco della vita pensionistica.

Uomo anziano preoccupato
Domanda di pensione: se c’è qualche errore nella documentazione quanto perdo? Purtroppo le cifre sono elevate – design.rootiers.it

La recente giurisprudenza e le indicazioni operative confermano che la tempistica è determinante: se l’errore emerge prima della liquidazione definitiva si può rimediare con una rettifica; se viene a galla dopo, entrano in gioco ricalcoli, arretrati e, nei casi più gravi, persino il risarcimento del danno.

Se l’incongruenza viene rilevata durante l’istruttoria, il cittadino può chiedere la rettifica della domanda e l’accredito dei periodi o dei contributi mancanti. In questa fase, l’effetto economico è generalmente neutralizzato: l’INPS riliquida considerando i nuovi elementi e il primo pagamento riflette l’importo corretto.

È essenziale però presentare subito i documenti che provano i periodi lavorati o i contributi versati: buste paga, CU, certificazioni del datore, estratti UniEmens, provvedimenti su contribuzione figurativa (malattia, maternità, cassa integrazione, servizio militare). Ritardi e lacune documentali possono allungare i tempi e posticipare la decorrenza effettiva dell’assegno.

Quando l’errore emerge a pensione già liquidata, si deve presentare una domanda di ricostituzione/riliquidazione. Se l’inesattezza dipende da documenti mancanti o da un errato caricamento dei dati, il ricalcolo può produrre arretrati, che però sono soggetti a prescrizioni temporali.

Se l’errore è attribuibile all’INPS, anche per comunicazioni o estratti conto contributivi inesatti che abbiano ingenerato un legittimo affidamento nel cittadino, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la responsabilità dell’Istituto: oltre al ricalcolo, può profilarsi un risarcimento del danno, specialmente quando l’errore ha orientato scelte lavorative o di pensionamento.

Domanda pensione, quanto si può perdere in caso di errori nella documentazione e come tutelarsi

  • Sistema contributivo (o quota contributiva del sistema misto). Un anno di contribuzione mancante per un lavoratore dipendente con retribuzione lorda annua di 30.000 euro vale, a grandi linee, un montante di circa 9.900 euro (aliquota figurativa del 33%). Convertendo quel montante in pensione a 67 anni con un coefficiente di trasformazione intorno al 5,7%, l’assegno crescerebbe di circa 564 euro lordi l’anno, cioè poco più di 43 euro lordi al mese. Su un orizzonte di 20 anni di pensione, l’ordine di grandezza della perdita supera i 10.000 euro lordi. Tre anni mancanti? L’impatto può superare i 30.000 euro, al netto della rivalutazione del montante e della perequazione.
  • Sistema retributivo (o quota retributiva nel misto). L’assenza di un anno utile riduce la quota retributiva tipicamente di circa il 2% della retribuzione pensionabile. Se la retribuzione pensionabile è 35.000 euro, il mancato anno “vale” attorno a 700 euro lordi l’anno, cioè circa 54-60 euro lordi al mese. Anche qui, su 20 anni la perdita cumulata si misura in decine di migliaia di euro.
Donna anziana con documento tra le mani
Domanda pensione, quanto si può perdere in caso di errori nella documentazione e come tutelarsi – design.rootiers.it

Questi calcoli sono semplificati e non tengono conto di tutti i fattori (tassi di capitalizzazione del montante, coefficienti aggiornati, perequazione), ma rendono l’idea dell’ordine di grandezza: cifre elevate, soprattutto quando gli anni coinvolti sono più di uno o quando l’errore abbassa la media retributiva su cui si calcola l’assegno.

COSA FARE PER TUTELARSI

  • Verificare l’estratto conto contributivo con largo anticipo: controllare anno per anno e segnalare gli scostamenti attraverso la funzione “Segnalazioni contributive” del portale INPS o tramite patronato.
  • Conservare e allegare prove: buste paga, CU, certificazioni datore, attestazioni di servizio, ricevute di versamenti, provvedimenti di cassa integrazione/indennità.
  • In fase di domanda: inserire note esplicite su periodi critici e caricare i documenti chiave; se disponibile, chiedere pre-istruttoria al patronato.
  • Se la pensione è già liquidata e l’importo non torna: presentare “ricostituzione” il prima possibile per bloccare gli effetti delle prescrizioni sui ratei arretrati; in caso di errore imputabile all’INPS o di affidamento ingenerato da sue comunicazioni, valutare con un legale o con il patronato la richiesta di risarcimento.
  • Tracciare le comunicazioni: usare PEC o raccomandata A/R per le istanze, richiedere protocolli e, se necessario, accesso agli atti.
  • Agire tempestivamente: i termini di prescrizione su ratei e azioni risarcitorie sono stringenti; il fattore tempo incide direttamente sugli arretrati recuperabili.
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