Ti piace colorare l’ingresso con vasi e foglie, ma in condominio basta un centimetro fuori posto per trasformare un’idea green in un caso da assemblea. Ecco la regola per le piante sul pianerottolo.
Mettiamola giù dura: il pianerottolo non è la tua veranda. Eppure l’istinto di abbellirlo con un tocco di verde è umano, quasi inevitabile. Il problema? In molti condomìni basta un vaso messo male per scatenare avvisi dell’amministratore, chat infuocate e, nei casi peggiori, diffide vere e proprie.

Quante volte ti sei chiesto: “Posso mettere le piante qui o sto violando una regola che non conosco?” È bene conoscere la risposta per evitarti discussioni, costi inutili e piccoli, grandi grattacapi. Ecco allora quali sono le piante che si possono tenere sul pianerottolo.
Le piante che si possono tenere sul pianerottolo
I pianerottoli, per il Codice Civile, sono in genere parti comuni: lo dice l’articolo 1117, che include scale e pianerottoli tra gli spazi destinati all’uso collettivo. Tradotto: sono corridoi di transito, non showroom personali. E quando usi una parte comune, entra in gioco l’articolo 1102: puoi servirtene, ma senza alterarne la destinazione d’uso e senza impedire agli altri il pari utilizzo.

Se un vaso restringe il passaggio, se costringe un vicino a fare lo slalom, se sporca o crea intralcio, sei fuori strada. Esistono eccezioni, certo: alcuni pianerottoli possono essere di proprietà esclusiva se così stabilito nel rogito o nel regolamento contrattuale. Ma se non è il tuo caso, considera il pianerottolo come una mini “piazza” dove la tua libertà finisce dove comincia quella degli altri.
Come si manifesta il problema nella vita reale? Di solito in modo subdolo. All’inizio c’è una piccola pianta accanto alla porta, poi arriva un sottovaso che perde, qualche foglia a terra, un coprivaso sporgente. Un condomino inciampa, un altro si lamenta dell’odore, qualcuno teme per la sicurezza. Inoltre le scale e i pianerottoli sono vie d’esodo e le disposizioni antincendio (come il D.M. 246/1987 e gli aggiornamenti del D.M. 25/01/2019 e D.M. 19/05/2022) impongono di mantenerle libere da ingombri. Anche se il tuo edificio non rientra nelle casistiche più severe, il principio è universale: niente ostacoli che rallentino un’evacuazione.
Trascurare il problema è un invito al disastro. Lasciare piante ingombranti o disordinate può sfociare in contestazioni formali, richieste di rimozione immediate e spese legali in caso di contenzioso. Peggio ancora, se qualcuno si fa male inciampando o se un ingombro rallenta i soccorsi, potresti sentirti chiamato in causa in termini di responsabilità. Non sottovalutare nemmeno i danni “soft”: reputazione condominiale azzerata, rapporti coi vicini compromessi, valore percepito dello stabile in calo. Meglio intervenire subito, prima che il vaso della pazienza — è proprio il caso di dirlo — si rovesci.
La regola è sorprendentemente semplice: puoi tenere piante sul pianerottolo solo se non modifichi la funzione del luogo, non limiti il passaggio, non sporchi e non crei pericoli. Non è una questione estetica, è una questione di uso corretto della parte comune e di sicurezza. L’articolo 1102 ti dà un perimetro chiaro, il regolamento condominiale lo dettaglia: se è di tipo assembleare può imporre limiti (no a vasi ingombranti o fonte di sporco), se è contrattuale può addirittura vietare ogni decorazione nelle aree comuni. In mancanza di divieti espliciti, vige la regola d’oro del buon senso: piccole piante, a filo della tua porta, curate e stabili, che non “rubano” un millimetro al transito e non lasciano residui.

Come si traduce tutto questo in pratica? Primo: verifica se il tuo pianerottolo è davvero comune o se nel tuo rogito/regolamento c’è scritto che ne hai l’uso esclusivo. Secondo: leggi il regolamento condominiale; se c’è un divieto, fine della discussione. Se non ci sono stop categorici, confrontati con i vicini di pianerottolo e avvisa l’amministratore: ottenere un consenso informale spesso evita discussioni formali.
Terzo: pensa come un tecnico antincendio. Chiediti se due persone con borse, passeggini o un trasloco al volo riescono a passare agevolmente. Se esiti anche solo un secondo, la pianta è di troppo. Tieni presente che scale e pianerottoli sono vie d’esodo: nei momenti critici serve spazio libero, visibilità e zero inciampi. Sulle scelte botaniche, punta su specie verticali, compatte e “pulite”.
Le classiche da pianerottolo sono la sansevieria (sta in piedi, cade poco, beve poco), la Crassula ovata o albero di giada (resistente, ordinata, cresce senza invadere), il pothos in composizioni verticali o appese che non sporgano nel passaggio, e l’aspidistra, regina delle zone d’ombra. Evita piante con profumi intensi, specie con aculei o potenzialmente tossiche per i pet dei vicini. Cura maniacale ai dettagli: sottovaso impermeabile che non goccioli, base stabile che non si ribalti, pulizia regolare per foglie e terriccio, e niente “effetto giungla” con accessori che allargano l’ingombro.
E se vuoi arredare il pianerottolo senza drammi, ricordati che sono ammessi solo oggetti piccoli e funzionali: uno zerbino sottile davanti alla porta, un micro portaombrelli non sporgente, una ghirlanda discreta sulla porta. Niente biciclette, passeggini, scatoloni, rifiuti o depositi temporanei: il pianerottolo non è un ripostiglio condiviso. Vale per tutti, vale sempre, anche se “solo per un attimo”.