Dagli scarti del riso alle pareti di casa: in Italia prende forma un modello di edilizia circolare che promette meno emissioni, più comfort e nuove filiere locali.
C’è un’Italia che guarda ai campi di riso e vede molto più di una coltura storica: intravede l’occasione di ripensare l’edilizia a partire dai residui agricoli. Nel Biellese, là dove la risicoltura incontra il saper fare manifatturiero, una filiera innovativa trasforma gli scarti del riso in materiali sostenibili per costruire e riqualificare case.

Il cambio di paradigma è netto: ciò che prima veniva bruciato o smaltito diventa risorsa, aprendo a un’economia locale capace di creare valore, ridurre rifiuti e abbattere le emissioni. Il percorso è partito da una domanda semplice e spiazzante: “Perché non usare la paglia di riso?”. Da lì è nato un progetto che unisce ricerca, design e cantiere, e che oggi intercetta le esigenze di comfort, salubrità e risparmio energetico delle famiglie italiane.
Edilizia: come Ricehouse trasforma gli scarti del riso in materiali sostenibili per le costruzioni
Fondata nel 2016 e dal 2020 società benefit, Ricehouse ha sede ad Andorno Micca (provincia di Biella) e nasce dall’intuizione dei suoi founder, Tiziana Monterisi e Alessio Colombo: reimpiegare paglia di riso, lolla e pula – residui organici della coltivazione e dell’industria risicola – per creare materiali sostenibili destinati al cantiere. La logica è chiara: introdurre prodotti naturali e rigenerabili direttamente nel ciclo costruttivo e, a fine vita, restituirli al ciclo biologico.
Il catalogo comprende soluzioni per isolamento vegetale, pannelli isolanti, intonaci di fondo, massetti e sottofondi, finiture, sistemi di rivestimento ed elementi di chiusura verticale opaca. In pratica, è possibile realizzare involucri ad alte prestazioni quasi interamente derivati dagli scarti del riso, fatta eccezione per la struttura portante.
Al cuore del modello c’è l’economia circolare territoriale: i residui vengono raccolti presso le risaie, trattati con processi a basso impatto e trasformati in componenti pronti per il cantiere. Questo crea valore per gli agricoltori, che smettono di considerare la paglia un rifiuto, e per le imprese, che accedono a filiere corte e tracciate.

La spinta regolatoria e gli incentivi, dal Superbonus 110% alle politiche regionali per la bioedilizia, hanno accelerato l’adozione: nel 2021 Ricehouse ha firmato 22 nuovi interventi di riqualificazione energetica e/o sismica, tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, coinvolgendo 10 condomìni, 7 case unifamiliari e 5 demolizioni con ricostruzione.
La concretezza dei risultati emerge anche nei progetti di rigenerazione sociale e urbana, come le torri di via Russoli, a Milano, dove le tecnologie a base di paglia di riso hanno contribuito a migliorare comfort e prestazioni energetiche. I benefici ambientali sono misurabili: sostituire materiali fossili con componenti di origine vegetale consente di stoccare carbonio, ridurre l’energia grigia e abbattere rifiuti in cantiere. Dal punto di vista del benessere, l’isolamento naturale attenua i ponti termici, limita la formazione di condense e favorisce la qualità dell’aria interna, mentre la posa a secco e la leggerezza dei componenti velocizzano i tempi di installazione.
La prossima frontiera è duplice: formazione e diversificazione. Ricehouse sta ampliando i programmi per diffondere la bio-architettura tra progettisti, imprese e amministrazioni, offrendo linee guida, corsi e cantieri pilota. In parallelo, la ricerca si spinge verso organismi abitativi autosufficienti – capaci di integrare produzione energetica, gestione idrica e cicli dei materiali – e verso applicazioni oltre l’edilizia, dall’arredo alla moda, fino al design, dove la qualità estetica si coniuga con la riduzione dell’impatto. In un Paese con la maggiore superficie coltivata a riso in Europa, la disponibilità di materia prima è un punto di forza strategico, e la maturità delle soluzioni dimostra che la transizione dai campi al cantiere non è più un’utopia ma una filiera pronta a scalare.