02 - OMA/AMO: La tettonica fa la differenza

Si costruisce ancora:
ha ancora senso dunque, distingurere i campi di lavoro in
base all'esito tettonico: è la costruzione a distinguere
architettura da morfetica (Gargano).

 

Commenti

Riguardo a questa slide sull'organigramma relativo a   influenze e contaminazioni tra gli studi OMA-AMO, mi è sempre venuta in mente la lezione del prof.Gargano del corso di Storia 2 dove si nota, nell'incendio di Borgo di Raffaello, una Serliana; una forma che viene prima proposta in arte e poi applicata in architettura. Le forme generate dall'arte influenzano l'architettura, ma per farle passare dalla carta (o dal video) alla realtà, è necessario un processo che le renda compatibili con il processo di costruzione.  Il Virtuale e L'Attuale devono essere considerati due campi differenti, con obbiettivi differenti, che si influenzano reciprocamente.

La biblioteca di Seattle.
un progetto in cui la mole di ricerca è stata ingente e
strettamente visibile anche negli esiti tettonici, 
dice De Graaf:

 

 

"Basta che funzioni...", con questi commenti c'è chi si accinge all'architettura, scambiandola per edilizia, ignorando il processo progettuale e tutta la cultura che essa rappresenta. L'arte di tradurre i concetti in edifici dei nostri tempi non può tralasciare le regole che hanno prodotto l'architettura del passato. Per superare l'architettura degli antichi e produrre quella "del futuro" non possiamo ignorare gli edifici che intendiamo negare. Rem Koohlas sa bene che la sintesi delle arti è un concetto che proviene dal passato, ma non lo riprende in maniera banale, ma cerca di fare  dell'arte grafica un metodo di rappresentazione coerente con i principi che essa vuole rappresentare. Un progetto dei nostri tempi deve essere esposto con i segni grafici del nostro tempo il disegno dunque non è solo un metodo di rappresentazione, ma un metodo di comunicazione, che necessita della stessa cura che abbiamo per la progettazione.
 

 Architect is... always a layman

 

Penso che Koolhaas sia uno dei detentori del saper "paracostruire" più radicale.

Alla base della differenziazione tra OMA e AMO, c'è un pensiero sul Mercato Globale, e di come questo abbia costantemente tagliato via autonomia intellettuale all'identità dell' Architetto, reso schiavo dalla committenza privata sempre più potente ed intellettualmente autosufficiente.

Capito questo, il tentativo è di andare oltre i temi "tradizionalmente architettonici" di OMA (per quanto siano avanguardistici in termini concettuali, nel loro ambito), per arrivare a concepire la controparte AMO, che si propone di creare MEDIA radicali.

E' emblematico del think-tank AMO, la EU BARCODE FLAG, la bandiera europea progettata dallo studio, legata agli scritti di Sterlig, che rappresenta l'attuale REGIME DELLA CATALOGAZIONE DELLE IDENTITA' (e qua ci starebbe una riflessione tra la progettazione parametrica, l'individuazione di identità in ambito architettonico, e quello politico e sociale, e quindi dei rapporti, più o meno formali  tra politica ed architettura).

Il punto è che se la divisione tra OMA e AMO consiste  nell'appartenza dei prodotti di OMA alla tettonica ed al mercato, allora tra tettonica e mercato c'è un legame inscindibile.

Ma il tentativo di AMO è riuscito? E' riuscito davvero a scindersi dal consumismo e dalla globalizzazione?

L'idea fondativa del gruppo di Koolhas è chiaramente utopica, e forse anche il traguardo che si prefigge non è definibile diversamente

Come nasce AMO?

Ecco come mi rispondeva Renier de Graaf, 
qualche anno fa, a seguito di un intervento che ha tenuto
a margine della manifestazione: Costruire identità?

 

 

A tal proposito mi viene in mente l'intervista che qualche mese fa Augias ha fatto a Gregotti...Non è che forse troppa teoria porta gli architetti fuori dalla realtà fino a fargli produrre dei non luoghi?  Sono convinto che la scelta di Oma di specializzare l'aspetto della comunicazione sia un intento molto nobile, basta che questo però non sottragga risorse umane ed economiche al progetto in sè.

L'architettura alla fine può essere disegnata, ma si spera che alle volte sia anche realizzata, ed è in questa fase che non possiamo sbagliare...
 

Questo diagramma rimanda necessariamente a quello di "SHOP", certo è curioso il fatto che i grandi studi elaborino sempre degli schemi per comunicare il loro modo di progettare. Shop però cerca di ridurre le componenti, Oma invece arriva a specializzare talmente tanto i settori da scinderli in due. Certo il fine non sembra diverso, ma il metodo sembra essere più importante del risultato.
 

Koolhaas ha qui mostrato un punto cardine del fare architettura: sebbene le ricerche formali tese ad esprimere al meglio l'immaginario spaziale di un' epoca e le  peculiarità della sua società( nel nostro caso pensiero non euclideo e concetti di precarietà, trasformabilità, instabilità di cui parlano sociologi, psicologi, ma anche economisti) siano fondamentali, l' architettura stessa per esprimere questo senso deve necessariamente attualizzarsi, e per fare questo non può prescindere dalla tettonica e dalla relazione con gli operatori del settore.

Un passo avanti lo fa allora Shop quando mostra che è possibile (anzi, necessaria )  una interazione ancora più forte e soprattutto in tempo reale con essi.