La cultura informatica

"Vi è un unico rischio serio, quello di vivere la rivoluzione digitale in modo meramente strumentale e tecnologico. L'autentica cultura informatica è invece quella che sa riconoscere la componente procedurale, algoritmica, strutturale in ogni attività e disciplina, come una componente irriducibile ad altri paradigmi conoscitivi.(1 - Furio Honsell)"

 

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IL SOFTWARE COSÌ COM'È

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Beauty is difficult [Ezra Pound]

Ezra Pound
L’età richiedeva un’immagine Della sua rapida smorfia, Qualcosa per la scena moderna, Ma, in tutti imodi, non la grazia attica. No, non certo i sogni tenebrosi Dallo sguardo interiore; Meglio falsità Che i classici parafrasati! L’`età chiedeva´ sopratutto uno stampo in gesso Fatto senza perdita di tempo, Un...

tecnologie della parola | cultura informatica

Ezra Pound (il Grande Fabbro) non è - e non ha mai voluto essere – un autore facile, certo, ma si può chiedere di rileggerlo ancora. Ricordo la lettera bellissima che gli scriveva il Nobel Hemingway che a lui dedicava il premio e il denaro, come omaggio all'Arte stessa (Pound era a Pisa internato). Come recita uno dei suoi versi più famosi, egli sa perfettamente che beauty is difficult, ossia che la bellezza è difficile, non solo per l'artista che la crea ma anche per il pubblico che vuole apprezzarla pienamente. A chi lamenta l'oscurità complessa dei suoi Cantos, il Poeta ribatte con l'invito a "Leggere, leggere, leggere e ancora rileggere" il testo. E, come sanno gli appassionati di poesia in generale e di Pound in particolare, questo è l'unico metodo efficace per trarre profitto dalla letteratura e da ogni attività intellettuale.
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(La faticosa elaborazione della modernità s'è arrestata di botto e fatichiamo a riportare nei grandi numeri delle società complesse i risultati di eccellenza di una cultura antica, ma per niente vecchia. Nella rissa mediatica su cui galleggia la vita pubblica..)

Enigma [Virginia Woolf]

Parlando, essendo voce e parola, l’uomo perde il suo enigma, la sua perfetta chiusura. E si svela come l’esser aperto: che parla. Aperto, perché rivolto; rivolto, perché in attesa. In attesa di chi risponda a lui che parlando domanda, e chiede relazione. Dare voce alla «vita»: questo il problema di Virginia Woolf. Per questo fu necessaria alla sua vita la scrittura, come ciò che sempre riprende nel linguaggio, ciò che al linguaggio sfugge, se appunto non accade come parola. Per questo alla Woolf la «vita» non basta: e sempre deve innestare su di essa un’altra operazione, attraverso la quale ritessere come in un’altra trama (il testo) ciò che la «vita» ha già tessuto.

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Bram Cohen

Emittenti

I media attuali sono inadeguati alla forte richiesta di interattività che viene dalla società complessa, non più stratificata in modo ordinato ma orientata a modelli gassosi turbolenti ed in adattamento continuo agli ambienti di riferimento. La rete Internet per questo è divenuta man mano il loro rifugio sotto forma di web-radio web-tv - senza contare i quotidiani online, ibridi multimediali con funzioni interattive, attenti agli aggregatori di informazione e alle modalità di lettura, e di fruizione in genere. Il passo decisivo è maturo, quello dell Emittenza Telematica, della rete che si fa media capovolgendo nel contempo l'asse utente/giornalista a favore del primo termine, andando decisamente verso il peer to peer e la community degli utenti. Così il sistema trasferisce le funzioni di controllo dei processi dal giornalista d'informazione (ruolo datato eterodiretto) ai redattori di nuova medialità con funzioni più prossime alla gestione di risorse umane (e non solo) e di ascolto diretto tramite callweb con specifiche delle chat estese. 

Con il multicanale, oltre Internet, utilizzandone i protocolli, e con il mobile computing, la rete matura è cosa fatta, non resta che organizzare ora le persone e le risorse. 

L'economia e la cultura digitale sono pronte a fare la rivoluzione sociale del sempre connessi, procedendo ad un vera riterritorializzazione, quando cadono le analisi affrettate di scomparsa nel virtuale, robotizzazione, cybercultura. E' la società in tutte le espressioni ed estensioni che mette in rete digitale le sue relazioni, e quindi persone con persone, cose con cose, persone con cose e cose con persone.

Le tensioni che irrisolte si accumulavano nel secolo scorso trovano chiarezza e applicazione curiosamente umanista in un contesto ultracarico di tecnologie con il digitale. Le tecniche e i loro correlati oggetivi infatti magnificano gli individui come persone in una più fine e continua negoziazione del sociale con il culturale, il politico, l'economico.

La razionalizzazione dei mercati

Una signora scrive una lettera al giornale quotidiano della città in cui opera. Ha un banco al mercato di quartiere, da anni vende i prodotti della sua piccola azienda agricola. Racconta di come, dopo il trasferimento nella nuova sede, gli sia passata la voglia di lavorare: ambiente razionale che ha interrotto tutta la comunicazione del vecchio mercato confuso ed i rapporti con i colleghi vicini, con i clienti, con i passanti si sono drammaticamente abbassati. Mi ricorda subito Barthes ed il suo "parlare all'orecchio del saggio, ma in pieno mercato", il suk, i caffè all'aperto, la piazza, lo struscio al corso.

«Vivo in una società di emittenti (e anch’io lo sono): ogni persona che incontro o che mi scrive, mi manda un libro, un testo, un bilancio, un annuario, una protesta, un invito a uno spettacolo, a una mostra ecc. Il godimento di scrivere, di produrre, preme da tutte le parti; ma dal momento che il circuito è commerciale, la produzione libera rimane inghiottita, sconvolta e come smarrita; nella maggior parte dei casi, i testi, gli spettacoli vanno dove non vengono richiesti; incontrano, per loro disgrazia, delle “relazioni”, non degli amici, e ancor meno dei partner; il che fa sì che questa specie di eiaculazione collettiva della scrittura, nella quale si potrebbe vedere la scena utopica d’una società libera (in cui il godimento circolerebbe senza passare attraverso il denaro), degenera oggi in apocalisse».

Roland Barthes.

 

La Console nel web oltre il web

«L’obiettivo delle nostre appliance è che siano intelligenti non solo nelle funzioni ma nelle procedure», dice Char Wan Hong, presidente della Digital Appliance di Samsung.

«Dire smart appliance significa non avere solo le funzioni abituali ma aggiungere valore per i consumatori. Sono autogestite, connesse, controllate in maniera remota, e possono fare diagnosi su se stesse. Immaginando un futuro dove tutti gli elettrodomestici siano intelligenti». http://www.repubblica.it/supplementi/af/2011/10/24/multimedia/030samsung.html

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