Dopo aver studiato la vocazione abitativa del luogo e i modelli insediativi realizzati, si è potuto comprendere che nessuno di essi risponde pienamente alle esigenze della popolazione; il Quartiere Matteotti, che presenta cinque stecche con percorrenze pedonali e carrabili (anche rialzate) con spazi comuni prevalentemente non utilizzati e sovradimensionati; il Villaggio Balbo che si compone di case quadrifamiliari con orti che non mostrano apertura o dialogo con la dimensione suburbana circostante; il Quartiere Italia è costituito da torri senza spazi aperti ad uso degli abitanti.
Il nuovo progetto cerca di estrapolare dalle preesistenze gli aspetti positivi e tenta di crearne una summa reinterpretandone alcune particolarità.
Si ha agito disponendo tre stecche con ballatoio parallele circondate da un raccordo stradale che creavano un giardino al centro: questa prima disposizione, oltre a creare due incroci stradali, lasciava gli edifici isolati e privi di rapporto con la realtà della strada, chiudendosi in una disposizione che formava un giardino apparentemente troppo poco pubblico.
La strada è quindi diventata una, centrale, gli edifici si sono avvicinati tra loro e sono stati collegati con un ponte; il parco è stato dislocato nel settore nord-est (gli edifici sono stati “alleggeriti” con dei tagli per aumentarne la trasparenza e la permeabilità) e lo spazio risultante dallo slittamento degli edifici si è trasformato in una fascia attrezzata lungo la strada. Inizialmente la stecca ad est (quella verso il panorama delle montagne) era stata pensata come un edificio di quattro piani compatto con poca variazione dei moduli rispetto alle altre due, che invece erano visivamente più leggeri e più in stretto dialogo tra loro; tale edificio è stato quindi invertito con quello al lato opposto della strada in modo da fornire uno schermo dalla realtà troppo cementificata del Matteotti e al contempo di alleggerire lo schermo con il parco e con la vista privilegiata.
Il giardino è stato disegnato con fattezze che riprendono paesaggi naturali per rompere la rigidità dell’ambiente urbano; in aggiunta a ciò sono stati pensati sin dall’inizio degli orti urbani – la popolazione infatti mostra una diffusa tendenza all’agricoltura di sostentamento.
Si è scelto di realizzare gli alloggi secondo i criteri della prefabbricazione pesante, con moduli 5x5 o 5x10: questo a favorire sia un’identità ad ogni singolo appartamento (riconoscibile dal proprietario anche da fuori) e di creare spazi variabili potenzialmente all’infinito mantenendo i costi di costruzione assai contenuti.
La prima idea si incentrava su moduli simili a containers infilati in una maglia regolare di travi e pilastri in acciaio ( il riferimento è all’acciaieria Terni che si immagina come un potenziale committente e eventualmente, anche come produttore delle componenti edilizie)
Questa soluzione si è in realtà rivelata molto poco economica, dato che l’acciaio (specialmente in Italia) presenta ancora oggi dei costi elevati; inoltre rendere tali “containers” vivibili con pacchetti di involucro efficienti sarebbe molto oneroso e di difficile esecuzione.
Perciò si è cercata una tecnologia alternativa all’acciaio (e al cemento) e la si è trovata in un metodo di prefabbricazione di case modulari già finite in legno – con costi intorno ai 900 euro/mq. Un esempio lampante di questo espediente è l’utilizzo di moduli abitativi fabbricati in Lituania e trasportati e messi in opera in alcuni paesi del Nord Europa, ma tale vocazione e livelli tecnologici affini si riscontrano in alcune imprese italiane (ad esempio l’altoatesina Rubner).
Foto del plastico del pogetto
Per realizzare edifici ecologicamente sostenibili non solo li abbiamo realizzati in materiali naturali come il legno ma abbiamo pensato anche a come poterli realizzare in modo tale da garantire grazie ad una giusta esposizione il minor utilizzo di energia per ottenere un elevato comfort climatico e quindi per ridurre le emissioni di anidrite carbonica. Per fare questo siamo partiti dallo studio delle nostre abitazioni per cogliere da loro gli aspetti che gli conferiscono una buona vivibilità e quelli che la peggiorano. Con nostra sorpresa abbiamo potuto apprendere che le nostre case situate in due zone diverse di Roma (Prati e Pisana) e realizzate in due epoche differenti(1924,1964) hanno delle caratteristiche in comune. Il nostro studio, fatto con il supporto di Vasari, si è soffermato in modo particolare sui balconi delle nostre abitazioni poichè il nostro progetto è caratterizzato da case con ampi terrazzi e balconi, pensati per essere non solo vivibili ma una vera e propria estensione della casa.
Palazzo in via della Giuliana
Il nostro studio è iniziando osservando le caratteristiche dell’unico balcone dell’appartamento situato in via della Giuliana in uno stabile del 1924 e subito ci è balzato all’occhio come questo ambiente godesse non solo di una scarsa illuminazione ma anche di una scarsa ospitalità per la temperatura percepita dai suoi occupanti. Infatti gli abitanti della casa hanno declassato questo ambiente, che essendo l’unica appendice esterna della casa sarebbe potuta essere un luogo di pregio per l’abitazione, a mera zona di servizio. Realizzando un modello dell’edificio in vasai abbiamo potuto confermare quello che avevamo osservato ovvero che la pessima esposizione del balcone è data dal fatto che è ubicato a nord e trovandosi ad un piano intermedio del palazzo ha la sua sommità coperta dal balcone del piano superiore che scherma ulteriormente i pochi raggi del sole che potrebbero arrivargli.
Balcone in via della Giuliana
Ci siamo spinti oltre e siamo andati a vedere dall’esterno come si presentava questa facciata dell’edificio e senza grande sorpresa abbiamo potuto osservare che questa era in più punti ricoperta da muschi e muffe e l’intonaco era vistosamente rovinato dall’umidità proprio per la scaro irraggiamento ricevuto durante l’anno proprio come ci aveva testimoniato il modello di Vasari
Prospetto nord palazzo in via della Giuliana
In conclusione abbiamo potuto dedurre da questa esperienza che esporre un balcone a nord non è una soluzione del tutto felice e per giunta incassarlo in una piccola loggia come in questo caso non fa altro che diminuire l’irraggiamento di cui potrebbe godere l’ambiente attiguo ad esso. Infatti la cucina che affaccia su di essa in inverno gode di una pessima illuminazione, incrementando il consumo di corrente elettrica, e di uno basso riscaldamento naturale, incrementando i consumi di energia per raggiungere un buon comfort climatico. Tuttavia in estate sebbene continua a non avere una buona illuminazione gode di una buona schermatura dai raggi solari garantendo una piacevole frescura.
Palazzo in via Avanzini
Dopo di che siamo passati allo studio dell’appartamento in via Avanzini il quale, al contrario del primo, è dotato di due balconi: uno in salone e uno in cucina. Ci è parso subito evidente che il balcone del salone godesse di una migliore esposizione, infatti, non solo è ben illuminato ma è anche invitante e piacevole da starci. Questo ambiente è usato come una vere estensione all’aperto del soggiorno e arredata con piante e un tavolo per mangiare all’aperto. Invece, il balcone della cucina si mostrava davvero tristanzuolo buio e solo in compagnia di muffe che raramente venivano illuminate dalla luce solare. Ciò ci ha fatto suppore che questo ambiente non godesse di una buona esposizione. Per verificare le nostre supposizioni, con Vasari, abbiamo creato un modello del palazzo in via Avanzini e, udite udite, le nostre supposizioni erano esatte. Il balcone della cucina, infatti, si è rivelato esposto a nord mentre quello del salone a sud.
Balcone a sud del palazzo in via Avanzini
Balcone a nord del palazzo in via Avanzini
L’esposizione a sud garantisce al balcone del salone un’illuminazione ottimale durante tutto l’arco dell’anno e anche un buon comfort climatico. Infatti questa esposizione permette di avere una buona irradiazione solare sia in inverno che in estate. Il sole d’inverno permette di diminuire la percezione del freddo mentre in estate è schermato da un incasso di una parte del balcone che permette di avere un temperatura più mite anche nei mesi più caldi. L’ambiente attiguo a questo balcone è fresco d’estate perchè i raggi del sole sono schermati dalla loggia davanti alla finestra e mediamente caldo in inverno perchè i raggi radenti del sole sono liberi di colpire la vetrata della stanca diminuendo l’utilizzo di energia superflua per il riscaldamento della sala. Invece per il balcone della cucina abbiamo potuto fare le stesse considerazioni fatte per quello di via della Giuliana.
Planivolumetrico di una sezione di un edificio del progetto
Da queste osservazioni abbiamo capito come disporre i nostri terrazzi in modo tale da renderli non solo realmente vivibili ma anche per usarli come filtro tra l’interno e l’esterno degli appartamenti e per rendere gli ambienti a questi attigui il più possibili performanti sul punto di vista energetico. Per fare ciò, forti dei nostri studi, abbiamo deciso di disporre i nostri terrazzi sul fronte sud dell’edificio e li abbiamo ricavati slittando i moduli prefabbricati in legno sui vari piani per ottenere una gradonata. In questo modo abbiamo ottenuto dei terrazzi falle dimensioni generosi che possono essere utilizzati come una vera e propria estensione della casa verso l’esterno e non un semplice affaccio. Dopo di che ci siamo spinti oltre pensando a come rendere vivibili questi terrazzi per tutto l’arco della giornata e allora, grazie allo studio fatto sul balcone del salone della casa in via Avanzini, si è deciso di creare con lo slittamento dei moduli un aggetto su parte del terrazzo in modo che d’estate il sole fosse in parte schermato; in questo modo abbiamo ottenuto un ambiente pienamente irraggiato dal sole basso in inverno e parzialmente schermato in estate per ottenere il miglior comfort climatico possibile. I soggiorni di questi appartamenti attigui ai terrazzi in questo modo saranno ambienti dall’illuminazione perfetta durante tutto l’anno, riducendo il consumo di energia elettrica, riscaldati naturalmente in inverno dai raggi del sole radenti, diminuendo l’energia utilizzata per il riscaldamento, e difeso dal sole in estate per ridurre l’utilizzo di energia per il raffrescamento. Ciò è pienamente visibile dal modello fatto in Vasari in cui si nota che sia in inverno che in estate l’irraggiamento di questi ambienti è ottimale.
Irraggiamento in inverno
Irraggiamento in estate