Continuità e Crisi
Published by Alessandra Sprega on 6 Maggio, 2011 - 11:59
La mia riflessione si lega al discorso sulla città che è stato iniziato in questo blog, riferito al ruolo che riveste l’architettura in questo momento storico e anche a cosa voglia dire essere un architetto che opera in un sistema dove molta è la libertà d’azione e numerose cono le contraddizioni che si possono incontrare. Ciò che caratterizza l’architettura è il suo essere sempre in relazione con la vita degli uomini, questo permette quindi di stabilire una relazione tra gli edifici che si costruiscono e la società. Ovviamente col mutare di questa anche il linguaggio architettonico si modifica per rispondere alle diverse esigenze dell’uomo. Ciò che osserva Paolo Portoghesi è che questi cambiamenti dei “luoghi dell’abitare” sono legati al concetto di crisi, necessaria per l’evolversi dell’architettura stessa. A questa definizione vorrei aggiungere delle osservazioni di Ernesto Nathan Rogers che lega alla parola crisi quella di continuità, parola cosi cara a noi futuri restauratori. In un suo libro Esperienze dell’ architettura, E.N. Rogers parla di “Continuità e Crisi”, legando questi due concetti con la congiunzione “e” ponendoli in una relazione obbligata, progredendo dal primo termine inevitabilmente si arriva al secondo stabilendo un rapporto di equivalenza assoluta, rendendoli parti necessarie di un unico processo creativo, quello dell’ architettura. Rogers naturalmente aspirava a trasferire decoro e dignità nel fare architettura, nel senso di una urbanità e civiltà del costruire, secondo precisi ideali politici e sociali tenendo presenteil significato di Continuità che è quello di avere una “coscienza storica; cioè la vera essenza della tradizione nella precisa accettazione di una tendenza che è nell’eterna varietà dello spirito avversa ad ogni formalismo passato presente.” Mentre la Crisi è descritta come “l’inevitabile rottura –rivoluzione- cioè il momento di discontinuità dovuto all’influenza di fattori nuovi […] mutazione nell’ordine di una tradizione. La lezione di Rogers sulla Continuità insiste sull’indispensabilità della storia, di tutta la storia dell’architettura,e delle tecniche costruttive dei diversi luoghi nei quali la società si riconosce, tenendo presenti in un progetto le preesistenze ambientali poiché è proprio nella tradizione che l’architetto può fondare un linguaggio diverso che dialoghi con ciò che c’è stato prima. Ciò risulta chiaro se si pensa a al significato etimologico della parola tradizione:
Prendere e portare oltre, dunque continuità nel dialettico scambio di rapporti tra genti e periodi diversi.
L’architettura come arte, è senz’altro un gesto creativo e come tale spontaneo, ma il limite affinché questa creazione non esca dai margini reali e s’inserisca sensibilmente in una situazione spazio temporale data, è acquisire conoscenza e cercare un confronto con l’ ambiente in cui si opera.
Allego un’intervista ad A. Barbiano di Belgiojoso e Angelo torricelli che possono suggerire nuovi spunti e sicuramente spiagare meglio di me il pensiero e la filosofia di Rogers.
http://www.youtube.com/watch?v=SgnFrgGp4yY&feature=player_embedded