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Prime impressioni sulla fattibilità: i casi del Palazzo Massimo alle Terme e della Palazzina di Libera ad Ostia

Published by Alice Mattias on 13 Aprile, 2012 - 19:10

 

Il Palazzo Massimo alle Terme e la Palazzina di Libera ad Ostia sono due edifici molto diversi diversi, tanto per le loro vicende storiche quanto per i loro destini, ma che hanno in comune un elemento forse apparentemente banale: Roma. Personalmente è questa l’unica città al mondo dove, girato l’angolo di qualunque strada, è possibile ritrovare le tracce di tante culture millenarie, giunte fino a noi in diverse forme. Questi manufatti sono in grado di suscitarci emozioni e sono uno strumento indispensabile per avvicinare chiunque alla conoscenza. Il loro “valore” economico, ma soprattutto estetico e morale, è tangibile a tutti ed è per questo che, accanto a tale parola, si dovrebbe sempre accompagnare quella di “tutela” del bene. Salvaguardare un’opera di architettura oppure di qualunque altra forma artistica è importante, tuttavia non sempre facile. Bisogna, infatti, cercare di conciliare la logica dell’epoca di realizzazione del manufatto con le esigenze della modernità e tutto questo comporta delle scelte, non sempre apprezzate.

E’ il caso del restauro effettuato al Palazzo Massimo alle Terme: edificio nato nell’ottocento per ospitare un collegio, abbandonato per un lungo periodo, si è ritrovato a dover ospitare una parte del Museo Nazionale Romano e dunque a dover cambiare la sua destinazione d’uso. Per far questo si è dovuto modificare l’interno dell’edificio, riducendo l’interasse tra i piani e convertire alcune aule presenti, nonché un teatro, così da ottenere spazi adatti per l’esposizione e per gli ambienti di servizio. Inoltre, per adeguare il fabbricato alle norme antincendio e alla buona fruibilità da parte degli utenti stessi, sono state inserite le scale di sicurezza nella parte posteriore della struttura e dei nuovi ascensori. Pertanto, esternamente l’edificio ha mantenuto il suo carattere ottocentesco, mentre all’interno è stato adattato alle nuove esigenze funzionali. Infatti, si è scelto anche di curare maggiormente l’esposizione delle opere stesse con l’uso di una nuova illuminazione e con una risistemazione delle collezioni, articolandole in modo tale da poter essere meglio apprezzate dai visitatori. Le scelte apportate per la realizzazione del progetto di rifunzionalizzazione del Palazzo Massimo alle Terme sono perfino fattibili da un punto di vista economico. Infatti, a fronte di una spesa sicuramente ingente, il ricavo auspicato si ritiene superiore ai costi, data l’importanza turistica e culturale del Museo Nazionale Romano. Sicuramente, l’edificio ha acquisito così una nuova “vita” ed è divenuto un bene di cui tutti possono godere in uguale misura, senza però modificare l’impatto visivo del fabbricato nel suo contesto urbano.

E’ importante conservare e comprendere il rapporto dell’edificio con l’ambito circostante e quando tale legame viene modificato, non solo il fabbricato perde la sua identità, ma anche l’ambiente adiacente ne subisce le conseguenze. Proprio com’è accaduto alla Palazzina di Libera a Ostia che, prima del restauro era segnata dall’ingrato destino di essere demolita poiché rudere. E’ possibile far “sparire dalla faccia della terra” un’opera così rilevante, realizzata da uno dei più grandi architetti del novecento? Come poter contrastare questa indifferenza nei confronti di opere di cui molte volte non si conosce la storia? Impresa molto ardua riuscire a sensibilizzare anche gli stessi condomini dell’edificio che, impossibilitati a pagare, si possono permettere di far degradare di un edificio così rilevante. Anche in questo caso è stata necessaria una scelta, una mediazione tra un problema economico e la conservazione di un bene comune. Ripristinando l’integrità dell’edificio, gli spazi comuni, l’involucro esterno e i balconi è stato possibile riabilitare la Palazzina. Fondamentale è stata la ricerca delle fonti e una loro accurata analisi in modo tale da poter comprendere pienamente le intenzionalità dello stesso Libera. Come nel precedente caso del Palazzo Massimo alle Terme, la fattibilità economica dell’edificio è sicuramente stata vantaggiosa. Infatti, il fabbricato ha acquisito un grande valore sia per i condomini, i quali, a seguito dei lavori, si ritrovano praticamente triplicati i costi al mq dei loro appartamenti, e sia per chi fa semplicemente una passeggiata per il lungomare di Ostia.

Da una scelta si può dunque decidere il “destino” di un bene, il suo “valore” e la sua “importanza”. Bisogna comprendere e far comprendere che qualunque manufatto ha una sua rilevanza e per questo deve essere tramandato ai posteri. Come noi abbiamo la possibilità di godere di tale bene, così ne hanno diritto anche le generazioni successive. Il nostro giudizio, anche più strettamente economico, è dunque alla base delle “scelte” che tutti dobbiamo fare. Preferendo una spesa per la conservazione si ottiene allora una convenienza non solo per un motivo finanziario, ma anche e principalmente per un motivo culturale. 

MODULO DI ESTIMO Lab. Restauro [1]

Prof. Arch. Alfredo Passeri
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