Al fine di recuperare le esercitazioni che non sono riuscita a postare, ho deciso di elaborarne una che potesse contenere la maggior parte delle informazioni sul programma che si sono affrontate durante le lezioni.
Il fine che ho attribuito a questa consegna è andato oltre la necessità di apprendere i concetti e le funzionalità offerte dal software, infatti ho cercato di confrontare e capire il grado di approssimazione che il render elaborato in Revit è capace di produrmi di una situazione reale. Mi spiego meglio: navigando sul sito di Artemide, una nota azienda produttrice di apparecchi di illuminazione, ho trovato sulla sezione “progetti” delle foto raffiguranti alcune applicazioni dei prodotti presenti sul sito. Cliccando sulla categoria “Hospitality – Hotel” ho trovato un progetto, il Watt 13 Hotel a Milano, che proponeva per l’ambiente della hall l’utilizzo del prodotto “ Castore sospensione”, una luce a sospensione dall’emissione diffusa. Ho cercato il prodotto e ne ho studiate la geometria e le componenti, nonché le varie tipologie della stessa “famiglia” che prevedono diametri diversi.
Mi sono quindi chiesta: modellando e parametrizzando questo ambiente in Revit, comprese le luci, il render mi descrive una situazione che posso considerare il più possibile vicina alla realtà, a tal punto da poterla prendere in considerazione durante la fase di progettazione? La domanda nasce dalla necessità di capire come e quanto il software può essermi utile in una fase di elaborazione del progetto illuminotecnico di un ambiente, per esempio di un albergo (Laboratorio 3M), dove il colore della luce, la luminanza e tutti i parametri legati alla lampada influenzano e incidono profondamente sull’accoglienza degli spazi e la percezione degli stessi.
Il lavoro è cominciato dalla lampada, dalla sua divisione in componenti. Risulta necessaria una premessa: la lampada “Castore sospensione” ha quattro diverse tipologie dipendenti dal diametro (42cm, 35cm, 25cm, 14cm) e la cui altezza è variabile, mentre i materiali rimangono sempre gli stessi. Ho quindi suddiviso i componenti in famiglie, in base al loro materiale e rispetto alla loro geometria, fattore che ha previsto una diversa parametrizzazione dei singoli oggetti. Le famiglie sono state così nominate:
- componenti: comprende tre “tipi”, due cilindri e un tronco di piramide a base circolare. Per i cilindri è stata fatta una estrusione, parametrizzando raggio e altezza. Per il tronco di piramide è stata fatta una unione di due circonferenze di raggio diverso. Quest’ultimo elemento nelle varie tipologie di lampada non varia mai.
- componenti vuoti: la cui costruzione ha visto la necessità di creare una prima estrusione piena dei solidi (tronco di piramide e cilindro) e una estrusione dei relativi vuoti che hanno permesso di definire uno spessore (una sorta di operazione booleana). Il materiale è lo stesso della sfera.
- ampolla: di cui è stato definito il profilo e la cui geometria è stata definita da una rivoluzione intorno ad un asse. Per l’ampolla ho avuto una difficoltà che sto cercando di risolvere: questo elemento dovrà essere diverso per ogni diametro, su quali parametri posso agire affinché questo succeda? Nel frattempo l’ho considerato uguale per tutte le tipologie. Il materiale, anche in questo caso, è lo stesso della sfera.
- sfera bucata: l’elemento principale della lampada, di cui ho dovuto parametrizzare il raggio esterno e il raggio interno del profilo, al fine di definirne lo spessore. Inoltre ho pensato che questa sfera dovesse avere un buco sulla sommità, per permettere l’inserimento del dispositivo illuminante e la connessione con i fili e l’ampolla, pertanto ho parametrizzato l’angolo che mi definisce la parte piena e la parte vuota, in modo che diminuendo la dimensione del raggio, le proporzioni tra pieno e vuoto rimangano le stesse.
Ho infine assegnato ad ognuno il relativo materiale che non ho parametrizzato in quanto dato non variabile delle famiglie.
Arrivata a questo punto, attraverso il comando “carica nel progetto”, ho inserito queste famiglie nella famiglia madre “lampada”. Attraverso la nidificazione posso andare a crearmi le varie tipologie della “Castore sospensione”.
Inizio con il crearmi il tipo di lampada “castore_42cm” inserendo tutte le famiglie che mi permettono di comporla: i componenti, i componenti vuoti, l’ampolla e la sfera bucata.
Definisco le altezze reciproche e i parametri che mi permettono di variarne le dimensioni. Gli elementi che dovranno variare sono l’altezza della lampada, legata all’altezza del componente filo, e il raggio della sfera.
Provo a variare i parametri ma qualcosa non è perfettamente allineato ai piani di riferimento e soprattutto riscontro un problema che potremmo definire di “progettazione” della lampada: l’ampolla ha una grandezza che va bene per un diametro della sfera di 42 cm, ma andando a variarne la dimensione da 42cm a 35cm l’ampola risulta essere troppo grande. Risolvo innanzitutto il problema dei vincoli non soddisfatti che non mi permette di variare le dimensioni della lampada e faccio una prova.
I vincoli sono soddisfatti e la lampada è parametrizzata. Torno pertanto alla famiglia dell’ampolla e ne modifico le dimensioni, avendo ora verificato prima la grandezza adatta ad ogni tipo di sfera. Un’altra modifica riguarda la sfera stessa, a cui modifico il parametro che ne definisce la grandezza della parte bucata. Piuttosto che parametrizzare l’angolo che mi definisce la parte della sfera che deve essere piena, mi rivoluziono inizialmente un profilo semicircolare intorno al suo asse e successivamente definisco una sfera vuota che mi crea la bucatura.
Reinserisco queste famiglie nel progetto e mi creo le tre tipologie di lampada.
Nel prossimo post assegnerò alle lampade una luce e le inserirò all'interno di un ambiente.
Commenti
Ottimo, purtroppo per
Ottimo, purtroppo per l'ampolla non mi viene in mente altra soluzione. Ma quella di avere una grandezza standard che va bee per tutte le sfere è un ottima idea!