DISCOVER “IMPIANTI”: modellazione di un doppio ambiente camera-UTA, inserimento di un blocco UTA, decodificazione ENGINEERING DATA.
Per iniziare il nostro lavoro abbiamo deciso di seguire il consiglio del professore, provare a realizzare un circuito chiuso (UTA-canali-UTA ) associandolo ad una sola stanza con locale uta affiancato. Per praticità abbiamo immaginato di modellare una camera di albergo simile a quelle che stiamo progettando nel laboratorio 3M, scegliendo quella adiacente al locale UTA, e confinante col muro esterno dell’edificio, in modo da simulare proprio le condizioni di un ambiente con un piccolo impianto.
Abbiamo quindi iniziato la realizzazione del modello stando ben attente a riprodurre fedelmente qualsiasi tipo di pacchetto o superficie, allo scopo di rendere verosimile la simulazione.
Abbiamo realizzato una stanza di 5 x 7m e il locale UTA affiancato di 5x3m.
Una volta posto un generico pavimento (che successivamente siamo andate a modificare assegnando un pacchetto simile a quello del solaio di copertura ma con finitura e strati di membrana differenti) abbiamo duplicato dei “muri generici” interni ed esterni già esistenti e li abbiamo modificati a nostro piacimento creando un muro per interni spesso 18 cm con struttura in laterizio (15 cm) e finitura in intonaco (1,5 cm) (foto 2,3)e un muro esterno con spessore 30 cm e stesso pacchetto del precedente ma con l’aggiunta di uno spesso strato di lana di roccia isolante (7 cm).
Una volta posizionati i muri nella nostra pianta abbiamo creato un solaio di copertura con un comune pacchetto di strati composto da: struttura in laterocemento, massetto, guaina e isolante termico,allettamento e finitura.
Abbiamo proseguito con l’inserimento di un controsoffitto distanziato 40 cm dal solaio di copertura allo scopo di creare uno spazio all’interno del quale far passare i vari canali di collegamento tra l’UTA e la stanza.
Per rendere il modello più simile all’originale camera di albergo a cui ci siamo ispirate abbiamo inserito due finestre a tutta altezza (da pavimento a controsoffitto) e una porta.
A questo punto, una volta predisposto il nostro modello di ambiente camera adiacente al locale UTA, abbiamo cominciato a cercare un modello di macchina per il trattamento dell’aria da cui partire per modellare e far funzionare il nostro primo impianto semplificato. Abbiamo quindi cercato e trovato su Autodesk Seek un “packaged Make-up Air Treatment unit”.
Una volta scaricato il blocco senza esitare lo abbiamo immediatamente aperto e caricato nel nostro project file per vedere cosa succedesse. Prima di tutto l’UTA che abbiamo trovato si presenta come un blocco appunto, ed una volta caricata nel nostro progetto abbiamo provato a ruotarla e posizionarla nel nostro controsoffito nella giusta direzione, ovvero parallelamente alla dimensione più lunga del nostro ambiente rettangolare, poiché come ben sappiamo l’UTA è una macchina stretta e molto lunga che ha mediamente una dimensione di 1,5 m x 3,5/4 m. Abbiamo subito notato che non è possibile ruotare il blocco dell’UTA se essa non è poggiata su una superficie, quindi la famiglia del macchinario modellato è un “metric generic model face based”!
A questo punto, procedendo in maniera empirica alla scoperta del funzionamento di questo blocco in un file di progetto, abbiamo tentato di scalarlo poiché esso è molto più grande dell’impianto che occorre per il nostro ambiente. Il programma però non ci permette di scalare il blocco, e neanche di esploderlo per riadattare le dimensioni delle varie componenti. Così dopo numerosi tentativi abbiamo deciso di abbandonare per un attimo la sperimentazione pura, scaricando il pdf con le specifiche del modello di UTA che abbiamo scaricato da Autodesk Seek.
Ci siamo trovate di fronte ad una serie di tabelle contenenti i famosi ENGINEERING DATA: parametri, valori, e unità di misura in inglese a noi in parte ignoti. Così abbiamo sentito il bisogno di dedicare un po’ di tempo alla comprensione di esse. Ci si è allora aperto un mondo nel quale ci siamo decisamente immerse alla scoperta del funzionamento di questa macchina apparentemente complessa, ma in fin dei conti dai principi semplici e anche affascinanti!
Abbiamo quindi appurato dalle tabelle del pdf che il modello di UTA adatto al nostro ambiente fosse il modello 40/20.
Infatti abbiamo calcolato manualmente che il nostro piccolo ambiente necessita di una portata di 0,50 mc/sec. Le tabelle ci esprimono la portata in CFM (CUBIC FEET PER MINUTE) effettuando quindi la conversione otteniamo che il nostro modello deve sopportare una portata di almeno 1300 CFM.
Il modello più piccolo nella nostra tabella ha una portata di 1500 CFM, per cui abbiamo scelto questo, e abbiamo cominciato a decifrare i vari parametri tecnici in inglese che ne descrivono le caratteristiche:
Quindi i PRESSURE DROP DATA (dati di perdita di carico) che descrivono il nostro modello di UTA (size 40/20) sono tre e sono espressi in Inches W.C. ovvero inch water column (che abbiamo appurato essere un’unità di misura non appartenente all’SI, utilizzata per la pressione, definita come la pressione esercitata da una colonna d’acqua dell’altezza di un pollice a condizioni di temperatura prestabilite (4°C) ed accelerazione di gravità standard):
- Heat exchanger (scambiatore di calore) : 0.09
- Inlet Louvers (bocchette di aspirazione) : 0,003
- 4 Row DX Coil ( batteria a 4 ranghi, cioè divisa in quattro componenti o anche in tre più uno supplementare solitamente) : 0,08
A questo punto dopo aver decifrato i parametri, le unità di misura, i TECHNICAL DATA che descrivono il modello di UTA che abbiamo scelto e scaricato, abbiamo sentito l’esigenza di approfondire le componenti fisiche del macchinario a cui questi dati si riferiscono.
Abbiamo quindi trovato un manuale per l’installazione e la manutenzione di un’UTA molto didascalico con disegni illustrati della macchina.
Abbiamo quindi appurato che essa è composta da:
- ad una delle due estremità una sezione PRESA ARIA (SSP);
- a proseguire si inserisce una sezione FILTRO ARIA (SFA) mediante aggancio maschio-femmina;
- bocca di aspirazione dell’unità (UTA);
- prima FLANGIA DI COLLEGAMENTO (FAM);
- GIUNTO ANTI-VIBRANTE in gomma per attutire possibili rumori creati dalle vibrazioni dell’apparecchio fissato alle flange con viti a testa cilindrica e bulloni esagonali;
- seconda FLANGIA DI COLLEGAMENTO (FAM);
- PLENUM DRITTO DI MANDATA (PAM) inserito nella flangia di collegamento e fissato con viti autofilettanti zincate;
- Infine bocchettone di MANDATA ARIA (BAM) con eventualmente attacchi circolari, oppure plenum a 90° (RAM) per dirigere meglio il flusso dell’aria.
Dopo questo approfondimento di carattere teorico ci sono chiare finalmente le componenti che costituiscono l’impianto di trattamento dell’aria, e il nostro prossimo step è quindi quello di riuscire a “manomettere” il blocco UTA scaricato da Autodesk SEEK per riadattarlo al nostro impianto. Per questo abbiamo bisogno di confrontarci con voi però, intanto continuiamo le nostre ormai appassionate ricerche!
Commenti
Bravissime!
Molto brave!
Domani venite?
Tenete conto che quasi tutti i grafici sono di origine statunitense,
o anglosassone, una cultura di pubblicazione "aperta", che però voi
state benissimo proseguendo, avanti così!
occhio sempre all'obiettivo, che è mettere in funzione l'impianto!
Domani voglio accendere la macchina e mandare i fluidi in giro!
vi leggiamo!
S.C.
p.s.
iniziamo ad ALLEGARE le famiglie al post -
Grazie!
Salve prof! abbiamo appena letto il suo commento, certo che domani ci siamo! Abbiamo bisogno di confrontarci con voi per chiarire alcuni aspetti...a domani! Alleghiamo il file della famiglia e il file di progetto.
sara forlani
ok ma no relax!
benissimo a domani.
ovviamente portate qualche sviluppo!
domani vogliamo premere ON!
no relax...
only research! ;)
sara forlani