Oltre i limiti dell'immaginazione: complessità sotto controllo.
A tutti noi è capitato di utilizzare un foglio di calcolo per risolvere un problema specifico matematico. A partire da valori scelti intenzionalmente, e sotto certe regole che ci siamo imposti, siamo in grado di ottenere subito risultati molto complessi, che inoltre, possono essere immediatamente ricalcolati semplicemente modificando i parametri originali.
Ma cosa succederebbe se potessimo imitare questo processo con la geometria? Il terreno del disegno parametrico è la generazione di geometrie dalla definizione di una famiglia di parametri iniziali e il disegno delle relazioni formali che si mantengono con l'altro. Ci si avvale di variabili e algoritmi per generare una gerarchia di relazioni matematiche e geometriche che consentono non solo di generare un certo disegno, ma di esplorare l'intera gamma di possibili soluzioni che la variabilità dei parametri iniziali può consentire.
I vantaggi di questo processo sono immediati. Si tratta di un bel salto di qualità del nostro processo, dal momento che non siamo più vincolati dai nostri strumenti comuni, ora saremo noi a progettare i nostri strumenti. D'altra parte il disegno parametrico è fondamentale quando vogliamo minimizzare lo sforzo necessario per creare e testare varianti di design. La creazione di un processo automatizzato elimina noiose operazioni ripetitive, la necessità di complicati calcoli al volo, la possibilità di errore umano, e genera enormi cambiamenti nei risultati con lievi variazioni dei parametri originali. Da tutto ciò ne deriva una condizione di guadagno con fattore di produttività molte volte maggiore rispetto ai processi cosi detti “classici”.
Esempi di modellazione parametrica con Grasshopper link web: http://gracefulspoon.com/blog/2009/05/18/grasshopper-final/
“La possibilità di generare superfici che altrimenti non si saprebbe assolutamente disegnare a riga e squadra crea nel' architetto uno straordinario sentimento di potenza”- Patrick Beaucé, Bernard Cache. Si tratta poi però di andar a controllare queste superfici e li risalta l'abilità dell'operatore che altrimenti potrebbe perdersi in quella molteplicità di combinazioni che se non opportunamente controllate genererebbe solo caos. “Si deve poter lavorare in modo grafico ma avendo coscienza, sapendo comprendere le matematiche sottese a quanto si sta facendo, ed avere competenze di programmazione sufficienti a sviluppare strumenti di modellazione propri” - Greg Lynn
Chiaro esempio pratico di questo pensiero è lo studio Design To Production, che nella realizzazione della copertura lignea del Centre Pompidou a Metz, progettata dall'architetto Shigeru Ban, ha creato un plug in all'interno del software Rhinoceros che permette di costruire una griglia geometrica basata su 3 direzioni che si intersecano e poi generano i componenti lignei a singola e doppia curvatura: in questo modo con un singolo modello wireframe dal peso di 3 megabyte si riesce a controllare la produzione dei 1790 pezzi lignei della copertura. Avviene una mediazione tra progettazione e tecnologia.
Si tratta di una professionalità estremamente legata ai vincoli realizzativi, ma resa astratta e intellettuale dal software che consente di ottenere basi geometriche esatte e precise.
Lo schizzo, l'idea iniziale, può essere formalizzata con l'ausilio del calcolatore a patto poi di comprenderne le logiche che vanno a sposare le intenzioni progettuali.
In un nuovo modo di pensare “non-standard” si deve cambiare mentalità e ricercare una soluzione specifica, statica e definita formalmente cosi come progettare degli stadi specifici e dei fattori atti a realizzarla. Bisogna generare e manipolare una grande quantità di informazioni per fabbricare industrialmente dei componenti diversi gli uni dagli altri, ad un prezzo che non sia necessariamente più elevato di quello che si otterrebbe con un procedimento standard.
L'uso di algoritmi e tecniche avanzate di calcolo ci consente di creare possibilità formali. Non si tratta di produrre una soluzione, ma la famiglia di possibili risultati. Dobbiamo progettare noi le nostre regole del gioco e non essere più “succubi” dei normali programmi di rappresentazione quali Autocad, che tuttavia può essere considerato uno strumento di verifica, poiché le nostre ideazioni "non-standard" devono sempre avere un riscontro pratico classico per poter essere realizzate.
Bibliografia
Stefano Converso, " Il progetto digitale per la costruzione. Cronache di un mutamento professionale", Maggioli Editore, 2010;
Ingrid Paoletti, "Costruire le forme complesse. Innovazione, industrializzazione e trasferimento per il progetto di architettura", Libreria CLUP, 2006
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