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Tecniche 2012.Tesina

 

Perché progettare parametricamente?

Perché non continuare ad usare strumenti di progetto come il disegno a mano libera o programmi che non ti consentono di determinare e quantificare ciò per cui si sta progettando?

Sono queste le domande che mi sono posta all’inizio di questo corso e leggendo “Il Progetto Digitale per la Costruzione“, il primo argomento che viene affrontato è proprio quella della PRECISIONE, tema fondamentale per chi, come me, progetta per poi costruire.Citando  Guadet  “ L’architettura concepisce ,poi studia, poi costruisce[…]Ogni tentativo di architettura che non sia costruibile non ha senso,ogni tentativo che violi o falsi la costruzione è viziosa”.

E’ proprio questo che ci permettono di fare progettando parametricamente.. Si determina in modo esatto e rigoroso le varie fasi della progettazione permettendo di verificare e variare in qualsiasi momento cosa si sta componendo .Inoltre ci permette di possedere uno scambio legato al lavoro in rete immediato, in modo da avere un scambio lavorativo con i propri partner, una precisione di produzione e un di digital manufacturing, legata al passaggio diretto di modelli digitali alle macchine a controllo numerico.  

Questo modo di progettare,dunque, ci permette di lavorare  avendo delle procedure, dei canoni delle strategie e delle regole codificate in modo che se devo posso controllare la forma, con numeri ,misure e quote, nascondendo cosi ogni inesattezza geometrica o metrica.  

Questo tipo di lavoro parametrico è proprio quello che eseguono diversi studi di architettura , iniziando da Luigi Moretti che già dal primo dopoguerra insieme a Bruno De Finetti fondano l’istituto per la ricerca Matematica in Architettura e Urbanistica dando il via alle sperimentazione di quello che egli stesso definiva Architettura Parametrica.

Tuttavia, il vero e proprio progresso di questo modus operandi si raggiunse negli anni novanta con la creazione e la generazione di softwar applicativi che potenziavano quelli esistenti, personalizzando  strumenti mediate lo sripting. Proprio in questi anni, inevitabilmente, si iniziarono a confondere le varie posizioni:architetti che lavorano per case softwar, per il conseguente bisogno di avere esperti tecnici, addetti e servizi, che definiscono i meriti e le procedure da adottare. 

 

Tale sovrapposizione di competenze crea proprio uno sviluppo di softwar house con la metafora di Building Information Modeling (Bim).Come erige lo studio Shop che cambia la collocazione usuale dell’architetto all’interno del processo edilizio. Stesso i componenti dello studio provengono da formazioni diverse. Inoltre eseguono un processo progettuale in tutte le componenti, economiche, costruttive e il rapporto diretto e continuo con committenti ed esecutori dell’opera.

Non è da sottovalutare anche il contesto universitario dove si trovano varie esperienze  rilevanti come il lavoro compiuto da Kevin Klinger, lavoro dedicato alla sperimentazione di produzione a controllo numerico, oppure il lavoro svolto dal prof.Claudio D’Amato Guerrieri del Politecnico di Bari che si concentra sulla possibilità di costruire a secco in pietra locale.

Credo sicuramente che questo nuovo modo di progettare, non sia rivoluzionario solo dal punto di vista meramente tecnico, ma anche di pensiero, di comportamento: tutto ciò rivoluziona completamente ciò che dagli inizi si identificava con la figura del progettista.

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