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L'impensabile ed oltre Revit

 

«Fineness confronts the reality that most architecture is not

resolved within the logic of a single model, a single surface, or a

single material only. Rather, architecture deals with assemblies

involving multiple models, surfaces, and materials. Architecture is

generally non one continuous, monolithic thing but  is made of

multiple parts and organizational models operating  at different

scales».

«Il dettaglio affronta la questione che vede molta architettura non

risolversi all’interno della logica di un solo modello, una sola

superficie, o un solo materiale. L'architettura ha  piuttosto a che

fare con assemblaggi che coinvolgono più modelli, superfici e

materiali. L'architettura generalmente non è un continuo, qualcosa

di monolitico, ma è composta da più parti e modelli organizzativi

che operano su scale diverse».

JESSE REISER, NANAKO UMEMOTO, Atlas of Novel Tectonics, New York,Princeton Architectural Press 2006, p. 38.

 

Gestione del processo progettuale, dal concepimento dell’idea alla sua formalizzazione, viene incanalata in un unico flusso operativo trasformando la modellazione dell’idea astratta, in momento di verifica e collaudo funzionale, strutturale e operativo. La sintesi formale diventa in questo modo analisi del processo, verifica della fattibilità, della sostenibilità e del costo. Il processo di modellazione secondo le innovative metodologie del Simulation Design legate al mondo dell’architettura, definendo una metodologia di lavoro utile non soltanto alla generazione di un modello virtuale navigabile ed interrogabile, ma anche alle sue connessioni con l’ambiente, con le tecnologie e la cantierizzazione, facendo del modello un vero e proprio prototipo digitale. 
E fin qui in grandi linee Revit... ma cos'è che mi ha attratto ...

 

Non voglio fare pubblicità al software …Voglio solo esprimere, principalmente, quello che adesso penso su quest’altro Mondo Digitale, così lo chiamerei, se pur poco non idoneo, scoperto durante il corso. In questi ultimi anni ho assaggiato le capacità di alcuni di questi, come Rhino, Cad 3d, C4d … sapendo che ce ne sono un’infinità ancora da scoprire e da provare; sostanzialmente, quest’ultimo ha provocato in me un piccolo fastidio ed solo dopo un sensazione di gradimento. All’inizio mi sono detto, ecco incomincio un percorso lungo e faticoso, un uragano di parole da ricordare, procedimenti, geometrie, funzioni, esercitazioni senza capire l’efficienza di questo software ed il concetto di base … Man mano che andavo avanti tiravo su il sopracciglio ed il naso in segno di disgusto … no non mi piaceva non mi stimolava... mentre in altri, già citati, spesso c’è qualcosa che mi stimola, mi prende, tanto da provare, cercare, ”nazzicare”; iniziare con una linea ed arrivare ad una forma, pensarne il luogo e la funzione, insomma voli pindarici con un po’ di creatività razionale. Difatti c’ho messo molto a fare le mie consegne … poi però una scoperta entusiasmante; oltre all’intuitività e semplicità nel manovrare lo spazio, è stata la connessione tra le varie parti a pormi l’interesse; la riproduzione della realtà dal particolare di un dettaglio nella complessità in grande scala … tutto in 3d!!cioè, ad un certo punto, ho capito la potenzialità di questo mondo parametrico, tutto è connesso, nidificato, dove il lavoro può essere svolto contemporaneamente da più persone di diversi ambiti; ciò vuol dire diversa percezione, conoscenza, immaginazione messa in relazione. Diversi campi progettuali che parlano tra di loro attraverso la generazione di tabelle numeriche, di fogli elettronici, dove l’accuratezza e la sperimentazione sono prime, per arrivare quasi all’esattezza del reale …

Spesso si pensa che Il software è nato per semplificare il lavoro, mentre in realtà ce lo complica …. in verità siamo noi che ce lo vogliamo complicare … vogliamo arrivare a dare vita all’impensabile; ma qui attraverso il software, de-finiamo il nostro scopo, il nostro messaggio, semplice e pulito. lo riflettiamo senza barriere, avendo pensato in maniera lungimirante all’iter di progetto per i successivi settori, senza intralciare e costringere i propri colleghi a convertire o stravolgere con lunghe e faticose procedure il progetto, snaturando spesso il fine o la forma di questo. Costruire un sistema associativo. Rapporto stretto tra progettisti senza conflitti, quindi collaborazione, relazione, interazione in real time!

Quest’Impensabile ho addirittura bisogno di disegnarla approssimativamente, perché posso tanto quello che conta sono i dati, i numeri parametrici, per definire e concepire il progetto. Poter controllare in maniera meticolosa e razionale la natura astratta del disegno o progetto, riproducendolo fedelmente attraverso il software. Procedimento euristico: metodo di approccio alla soluzione dei problemi che non segue un chiaro percorso, ma che si affida all’intuito e alle circostanze.

Non finisce mai, sembra finito eppure non è mai finito …. Un Play & Rewind senza fine.

Per non parlare poi della logistica dell’assemblaggio; cito alcune opere di architetti ed ingegneri che ho scoperto leggendo qualcosa sul mondo parametrico in architettura; per esempio :

 

Nella mostra Masonry Variations, 2003 curata da Stanley Tigerman e dal National Building Museum di Washington, lo Studio Gang Architects ha presentato un’istallazione innovativa dal punto di vista sia strutturale che estetico, la Marble Curtain, composta da puzzle di tessere litiche, sottilissime e traslucide. Jeanne Gang ha cercato di applicare al materiale più antico le nuove possibilità offerte dal design digitale e sistema parametrico.

 

Gramazio e Kohler a partire dal 2005 sono stati impegnati nella sperimentazione sul tema dell’elemento murario programmato digitalmente e costruito poi all’interno dei loro corsi in “Architecture and Digital Fabrication” all’ETH di Zurigo. Quindi differenti modalità di assemblaggio di unità standard di materiale con le stesse dimensioni. In questo caso il materiale è il mattone, regolato da precise leggi matematiche, quindi programmato attraverso algoritmi fondamentali per disporre le singole unità; eseguito poi direttamente dal robot. Il mattone come materiale parametrizzato.

Non è strabiliante?? continuando a leggere...

 

L’approccio non è recente, perlomeno non contemporaneo. Luigi Moretti (1906-1973) è il primo architetto a parlare di Architettura Parametrica elaborando (insieme al matematico Bruno De Finetti) progetti, perseguendo l’idea di generare la forma attraverso rigorose relazioni geometriche tra parametri quantizzabili, relativi alla visione ottimale. Scriveva Moretti: I “parametri” e le loro interrelazioni divengono così l’espressione, il codice, del nuovo linguaggio architettonico, la “struttura”, nel senso originario e rigoroso del vocabolo, deficiente le forme che quelle funzioni esaudiscono. Alla determinazione dei “parametri” e loro interapporti, debbono chiamarsi a coadiuvare le tecniche e le strumentazioni del pensiero scientifico più attuali; particolarmente la logica-matematica, la ricerca operativa e i computers, specie questi per la possibilità che danno di esprimere in serie cicliche autocorrettive le soluzioni probabili dei valori dei parametri e delle loro relazioni.

 

L’ingegnere Sergio Musmeci ribalta l’approccio tradizionale al calcolo strutturale, perseguendo con tenacia l’idea della “forma come incognita” realizzando l’inedita struttura del ponte sul Basento a Potenza. L’importanza di Musmeci risiede nel tentativo di reinterpretazione del problema strutturale la cui soluzione era basata sostanzialmente su metodi codificati di dimensionamento e verifica di elementi predefiniti (piloni, travi, archi) individuando, per la Scienza delle Costruzioni la necessità di “sviluppare una vera e propria teoria delle forme, interamente basata sulle enormi potenzialità di trattamento delle informazioni offerte dai calcolatori elettronici”.

Work in progress...

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