Primo approccio a DIALux
In vista del lavoro per il tema d’esame inerente l’illuminazione del winebar, sto tentando di riuscire a utilizzare DIALux per ricavare una quanto più dettagliata analisi illuminotecnica del progetto.
Vanno tenuti a mente alcuni criteri utili per una corretta illuminazione artificiale per adempiere ad esigenze funzionali ed ergonomiche, come ad esempio il livello di illuminamento, la protezione dall’abbagliamento, il direzionamento e la resa cromatica della luce.
Questi principi oggettivi volti alla qualità “quantitativa” in termini di illuminazione, devono necessariamente rapportarsi alle scelte qualitative in ambito architettonico. È per questo motivo che il mio lavoro verterà su un vivo scambio di dati tra i due programmi: DIALux e Revit.
In questo post descriverò in breve le prime sperimentazioni fatte con DIALux e le potenzialità del programma stesso in termini di analisi illuminotecnica.
Da Revit a DIALux
Avendo modellato con Revit la volumetria del locale, ho avuto la possibilità di esportare il file in formato gbXML, assicurandomi prima, tramite il comando “locale”, che tutti i muri, pareti, controsoffitti delimitassero uno spazio chiuso.
Importando il modello in DIALux ci si accorge subito che il programma riconosce perfettamente muri, soffitto, pavimento e infissi mentre gli arredi vanno completamente ridefiniti.
Non è necessario modellarli nel dettaglio perché è ininfluente ai fini del calcolo. Quello che conta è assegnare agli arredi presi dalla libreria del programma, il materiale e soprattutto gli effetti di riflessione di ciascuno di essi.
I Solidi Fotometrici
DIALux contiene al suo interno un elenco di cataloghi di varie ditte di lampade, consultabili online, dai quali è possibile scaricare i solidi fotometrici con le relative caratteristiche di emissioni luminose dovute al tipo di sorgente, alla geometria e ai materiali dei corpi lampada.
Una delle caratteristiche principali dei corpi luminosi è il grafico delle curve fotometriche, le quali permettono di prevedere il modo in cui la luce si diffonde nell’ambiente. Esse derivano dalla misurazione dell’intensità luminosa in ogni direzione.
“Se per ogni direzione nello spazio, immaginiamo di rappresentare il vettore dell'intensità come un segmento uscente dalla sorgente, di lunghezza proporzionale al valore dell'intensità, otterremo tanti spilli che, tutti insieme, rappresentano il solido fotometrico”.
Di seguito sono riportati due tipi di lampade e le relative curve fotometriche, che si ottengono sezionando la sorgente luminosa con un piano.
I diagrammi sulla destra sono caratterizzati da circonferenze concentriche che indicano l’intensità luminosa e da una serie di raggi con diverse angolazioni che identificano la direzione del flusso luminoso.
La lettura del diagramma si esegue in questo modo:
Nel prossimo post illustrerò le prime sperimentazioni fatte con DIALux!