Ho trovato molto interessante e ricca di spunti la lezione tenuta dal Prof. Gargano Sabato scorso. In modo particolare due parole hanno catturato la mia attenzione poichè già in altre occasioni avevano suscitato in me curiosità: "equilibrio" e "relazione".
Si è parlato molto di parametri e spesso in architettura questi tre concetti sono strettamente legati. Se pensassi al concetto di parametro, molto probabilmente la prima cosa che mi verrebbe in mente è una relazione. Un software che consente di modificare un oggetto nei suoi parametri non fa altro che dotarci di una certa libertà progettuale che però trova dei naturali vincoli nelle relazioni intrinseche che governano la funzionalità del prodotto, spesso sostenute da attenta sapienza architettonica/progettuale. Il prodotto finale è qualcosa gestibile da terzi e libero di essere nuovamente architettato.
Eccoci giunti a quello che mi piacerebbe essere l'obiettivo finale: l'equilibrio.
La possibilità di relazionarsi ed addentrarsi nei meccanismi del prodotto finale ci porta sempre a verificare il risultato delle scelte in un ottica generale, a maggior ragione nel caso in cui l'oggetto pensato entri in relazione con un contesto più generale. E' proprio questo che, seppur con difficoltà, un progettista/architetto deve fare, utilizzando i software grafici. La tecnologia a nostra disposizione ci permette inizialmente di dare libero sfogo alla fantasia, poichè non vi sono limiti dettati dal software, ma successivamente ci costringe a ripensare al contributo tecnico in modo prettamente tecnico (o come spesso mi viene ripetuto, "da architetto").
Ritengo quindi importante nell'utilizzo dei software poter soggettivamente intervenire sulla "parametrizzazione" virtuale dell'oggetto, tenendo sempre ben presente la complessità reale dell'operazione.
In riferimento alla lezione del Prof. Gargano, volendo riflettere su quanto detto a proposito degli ordini architettonici l'effetto estetico è garantito da un'equilibrata ed oculata parametrizzazione dei componenti principali, senza la quale non si sarebbe ottenuto un risultato così piacevole all'occhio umano anche in scale differenti.