Qualche pensiero sulla Direzione Artistica

Essere o non essere questo è il problema della Direzione Artistica. Dopo questi mesi di visite in cantiere è banalmente chiaro come il ruolo della DA sia fondamentale nel rispetto di un progetto che, soprattutto il primo progettista vuole vedere variare il meno possibile, se non nella logica del buon senso qualora le varianti necessarie in realtà non rispecchino che un miglioramento, un arricchimento del progetto in via di realizzazione (da scansare quindi l'ottusità possibile del progettista a voler mantenere il proprio disegno privo di modifiche). Da quanto è emerso, soprattuto in un paese come l'Italia dove la burocrazia che regola il passaggio del progetto "da fantasia a realtà" risulta lenta quanto complessa e quasi volutamente piena di ostacoli, si nota come sia paradossale (in virtù della situazione così particolare) che la DA non sia ancora una figura definita con precisione dalla stessa burocrazia; soprattutto sorprende come non rappresenti una necessità se non in particolari casi quali opere maggiori o di Archistar in cui comunque, probabilmente, DA o non DA, il controllo da parte del progettista sarebbe presente allo stesso modo. Quest'ultima possibilità dovuta anche alla dimensione degli studi, che potendo gestire diversi livelli di progettazione, sono anche in grado di potersi proporre per seguire in maniera diretta ogni fase dell'evoluzione del progetto, fino al "taglio del nastro". Ne consegue che chi ci rimette maggiormente e rischia di rimanere "fregato!" (a citare ancora il professor Desideri) è lo studio di medie dimensioni e piccoli studi di architetti associati? Se ci riferiamo poi a progetti di dimensioni importanti allora probabilmente è così.

 

Una strada di commento e critica troppo severa quella che si sta intraprendendo?