Prime impressioni di fattibilità: i casi di palazzo Massimo alle Terme e della palazzina di Libera a Ostia

I due progetti analizzati fino a questo momento prendono in esame due realtà tra loro molto diverse ma che progettualmente e dal punto di vista della realizzazione, affrontano le stesse problematiche dal punto di vista tecnico e dal punto di vista economico.

Si può dire che dal punto di vista strettamente progettuale il caso della rifunzionalizzazione del Palazzo Massimo alle Terme ha comportato molte modifiche alla struttura originale: costruito come sede di un collegio, fu adibito a sede del Museo Nazionale Romano, come accadde per palazzo Altemps, le Terme di Diocleziano o la Crypta Balbi. Questo cambio d'uso ha provocato irrimediabilmente degli adattamenti necessari per adempire alle richieste delle normative vigenti per gli edifici di uso pubblico.

Oggi questo palazzo appare nelle sue fattezze originali nella facciata principale neo-rinascimentale, totalmente intatta, ma mostra i segni degli interventi nel prospetto posteriore su cui si è malamente “attaccata” una scala antincendio in acciaio.

I segni delle trasformazioni avvenute sono visibili anche all'interno sopratutto nella scansione verticale dei piani. Come ci è stato descritto dallo stesso architetto incaricato dei lavori infatti, negli interni si è molto lavorato per curare un allestimento congruo per le opere esposte ma che al contempo garantisse la sicurezza all'interno del museo. Per fare questo si è inevitabilmente mascherata parzialmente la vera natura delle sale interne che in parte appaiono ridotte e ribassate. Certo è che in alcune sale, come ad esempio la sala del teatro, si è cercato di far rimanere intatta e visibile la funzione originaria dello spazio.

Seppure l'esito risulta molto gradevole e ben fatto dal punto di vista espositivo e dal punto di vista della fruizione delle opere esposte, mi sento di dire che affrontando una rifunzionalizzazione di un edificio storico di tale pregio e importanza (edificio ottocentesco costruito sui terreni dapprima di Sisto IV, poi del Card. Montaldo-Peretti), si dovrebbe rispettare maggiormente l'immagine e la struttura, anche intesa come successione spaziale, dell'opera su cui si va ad operare.

Naturalmente essendo un progetto temporalmente posteriore ad un altro, mi rendo conto che intervenendo su un opera già rimaneggiata i progettisti abbiano dovuto confrontarsi con modifiche e stravolgimenti planimetrici e spaziali attuati dai precedenti interventi.

Detto questo vorrei risalire per così dire “a monte del problema”: vorrei sottolineare il fatto che tali interventi dovrebbe essere curati con maggior diligenza dalla stessa Soprintendenza, ossia dovrebbe essere messa maggior cura o maggiori vincoli sugli edifici destinati a tali funzioni per evitare che si attuino trasformazioni irreversibili su edifici storici o di particolare pregio. Si dovrebbero destinare quindi funzioni congrue a congrui edifici o viceversa.

Ritengo che parte di questo stesso problema sia alla base delle difficoltà riscontrate agli inizi del progetto di restauro per la palazzina di Libera: ritenuto edificio di pregio storico e artistico, universalmente noto e visitato da turisti, presente su molti se non tutti i libri di architettura moderna, non può essere finanziato dalla Sovrintendenza nel suo necessario, se non vitale, intervento di restauro perché non sottoposto a nessun vincolo di tutela.

Come ci ha ampiamente spiegato l'architetto Rinaldi quello attuato sulla palazzina di Libera è un progetto di restauro che mira alla conservazione della memoria di un “pezzo” di architettura storica, per molto tempo dimenticata e resa, al momento degli interventi, irriconoscibile. Prima degli interventi sono stati condotti saggi e ricerche al fine di trovare risposte circa l'aspetto originario di questa architettura e le successive modifiche che questa aveva subito.

Ritengo questo punto notevolmente importante in quanto se problema principale era quello di diminuire e contenere il più possibile i costi, indagini conoscitive attente rendono meno probabili errori deleteri in tempi successivi ai costi complessivi.

Il progetto di restauro penso sia totalmente rispettoso del progetto di Libera in quanto, come ci è stato illustrato a lezione, nonostante le difficoltà si è cercato di riproporre dettagli e caratteristiche perché figlie di un determinato modo di pensare all'architettura.