Prime impressioni sulla fattibilità: i casi di Palazzo Massimo alle Terme e la palazzina di Libera ad Ostia

Fattibilità del progetto, due casi complessi

Dall’inizio degli incontri del modulo di Estimo con il professor Passeri, abbiamo cercato di delineare l’importanza di un’attenta valutazione economica del progetto, nonché della reale fattibilità da verificare all’interno dell’ iter evolutivo dello stesso, dalle sue fasi embrionali fino a quelle di cantierizzazione e realizzazione. Sono due i casi che ci hanno posto dinanzi la problemicità della questione, ovvero l’allestimento museale del Palazzo Massimo alle Terme ed il restauro di una palazzina di Libera ad Ostia.

Nel primo caso, nonostante si trattasse di un progetto di allestimento e non di restauro, gli architetti, in particolar modo Celia e Cacciapaglia, si sono dovuti confrontare con la pianificazione di un’opera totale, che comprendeva non solo la sistemazione degli apparati pittorici e scultorei, ma anche la rifunzionalizzazione delle stanze di questo Palazzo (il quale nasceva quale collegio d’istruzione e tale è rimasto fino al 1960), la sistemazione degli apparecchi illuminanti, la valutazione delle richieste dell’utenza e,non in ultimo, la valutazione dei costi in visione di un recupero degli investimenti. Un progetto dunque complesso, in cui i vari professionisti si sono dovuti confrontare anche con fondi economici abbastanza esigui ( l’intervento è costato circa 500.000 € per un’area di 600 mq) e date di scadenza improrogabili (19 dicembre 2011).

I nuovi allestimenti hanno riguardato quattro sale e confrontandole con altri ambienti espositivi del museo, penso di poter affermare che il progetto è stato una vera vittoria. I nuovi spazi hanno assunto una loro connotazione definita, le opere sono diventate protagoniste, stagliate ad esempio con il loro bianco marmoreo su fondi più o meno grigi, seguendo ottiche scientifiche, ma soprattutto le direttrici di bravi architetti, che sanno al tempo stesso essere tecnici preparati, come dimostrano i nuovi impianti d’illuminazione e la sistemazione delle dotazioni anti-incendio, ma anche grandi immaginatori di spazi esaltanti e ben studiati dal punto di vista delle visuali prospettiche, dei percorsi funzionali e della giusta scelta dei materiali da accostare. Il buon risultato non è nato però da sé, bensì ha richiesto tenacia, costanza e preparazione.

Gli stessi ingredienti hanno segnato il percorso dell’architetto Rinaldi durante il restauro di una palazzina di Libera sul litorale romano, ridotta ormai alla stregua di un rudere, condannato alla demolizione per motivi di sicurezza. La scarsa cura dei tre inquilini, nonché l’inesistente consapevolezza del valore di un’opera di architettura contemporanea, avevano già segnato le sorti dell’edificio. Grazie ad un’attenta e precisa elaborazione degli interventi da proporre e alla valutazione dei costi, i quali, senza la successiva necessità di un secondo appalto, sarebbero ammontati a soli 130.000 €, l’architetto e tutti i suoi collaboratori sono riusciti a riqualificare e rivalorizzare l’edificio, nonché a triplicarne il valore economico. Hanno dovuto in tutto ciò confrontarsi con i precedenti errori di manutenzione, con gli illeciti dei proprietari, con la mancanza di fondi e le incompetenze delle maestranze, problematiche che non sempre possono essere previste e che comportano una continua revisione dei processi di realizzazione.

Pur potendosi occupare delle sole aree esterne dell’edificio e dovendo rientrare nel budget dei committenti privati, la Rinaldi ha rianimato un piccolo pezzettino della nostra storia architettonica e lo ha nuovamente reso fruibile alla conoscenza.