Prime impressioni sulla fattibilità: i casi del palazzo Massimo alle Terme e della palazzina di Libera ad Ostia

Facendo riferimento ai due casi analizzati, il palazzo Massimo alle Terme e la palazzina di Libera ad Ostia, emergono delle differenze sostanziali: il primo caso riguarda un intervento mirato alla proposizione di uno spazio interno adatto ad una destinazione d’uso diversa rispetto a quella originaria di collegio, il secondo invece ha puntato sull’aspetto esterno dell’edificio.

Nel palazzo Massimo è importante tenere presente lo scopo dell’intervento: l’esposizione della collezione del Museo Nazionale Romano. Questo ha comportato, nell’ideare il progetto, una scelta di fondamentale importanza: trattandosi di un edificio storico, quale aspetto dare agli ambienti interni? Cosa favorire, l’architettura o le collezioni d’arte? Visitando il museo è chiaro che i progettisti, Carlo Celia e Stefano Cacciapaglia, hanno preferito mettere in risalto le qualità artistiche della collezione piuttosto che le caratteristiche dell’edificio che, in seguito all’intervento, non sono più percepibili. Probabilmente anche nel teatro del palazzo, un visitatore non informato, non potrebbe riconoscere l’originaria funzione della sala, nonostante l’architetto abbia espresso la volontà di lasciarne le tracce. Gli elementi architettonici infatti (ballatoi, galleria e proscenio) non sono immediatamente leggibili ad un occhio non abituato alla lettura dello spazio, che si fa catturare invece, anche grazie all’intervento eseguito, dalle sculture custodite nella sala. Lo scopo dell’intervento è dunque raggiunto a pieno perché lo spettatore, invece di “distrarsi” guardando l’architettura, concentra tutta la propria attenzione sull’apparato scultoreo e pittorico, il vero obiettivo della sua visita, mentre l’allestimento, ispirato al “cielo stellato” resta un gradevole ambiente in cui immergersi senza soffermarsi troppo ad osservarlo. Gli scorci prospettici creati attraverso i pannelli delle sale offrono dei punti di vista interessanti, ma solo i più curiosi si soffermeranno a guardarvi attraverso, e fra questi, quello verso il sarcofago, che traguarda addirittura due sale mi è sembrato un po’ forzato.

Al piano superiore invece, l’intervento si è svolto secondo un’ottica diversa data la diversa natura delle opere esposte. Trattandosi infatti di affreschi provenienti dalla villa Farnesina, per renderne più agevole la comprensione si sono riprodotti gli ambienti originari. Le strutture tuttavia non sono predominanti, ma sono nascoste dalla luminosità stessa delle sale. La resa volumetrica è molto efficace, peccato che nella sala che riproduce il giardino la volta a botte che chiudeva l’ambiente non sia stata riproposta, quando invece l’imposta è chiaramente visibile.

Infine è importante sottolineare anche come, data la scarsità di risorse economiche, si sia agito riutilizzando elementi preesistenti come ad esempio le basi in travertino su cui poggiavano le sculture che sono state semplicemente coperte con dei pannelli, i tendaggi o le teche in vetro.

L’intervento condotto alla palazzina di Libera ha invece riguardato gli esterni e gli spazi comuni interni, ed essendo stato pagato quasi per intero dagli stessi condomini anche in questo caso è stato portato avanti prestando particolare attenzione a mantenere dei costi contenuti. Può essere che questo vincolo abbia portato a scegliere materiali non corrispondenti agli originari, tuttavia il risultato generale è buono. Inoltre bisogna tener presente che ogni appartamento, grazie all’intervento, ha più che triplicato il suo valore al mq passando dai 1500 euro/mq iniziali ai 5000 euro/mq dopo l'intervento. Si tratta di un esempio positivo dal punto di vista economico poiché il valore aggiunto delle proprietà supera di gran lunga il costo sostenuto per effettuare i lavori.  Speriamo che l’edificio non torni mai più nelle condizioni in cui si trovava prima dell’intervento ma questo sarà possibile solo se interverranno due fattori: la redazione di un piano di manutenzione ordinaria efficace, e la presa di coscienza da parte dei proprietari…magari ci abitassi io!!! Il problema è il riconoscimento del valore degli edifici moderni che non viene ancora sufficientemente riconosciuto dagli enti preposti e da molti studiosi.