Visita a Villa Capo di Bove sull'Appia Antica

Camminando attraverso l’Appia antica, via voluta dal censore Appio Claudio Cieco, che anticamente collegava Roma a Brindisi, il visitatore può scorgere una serie di monumenti e reperti archeologici molto interessanti. Per la sua importanza strategica, la ricchezza dei traffici commerciali e la sua continua frequentazione, fu spontanea la nascita dei nuclei produttivi e dei servizi più diversi ad essa connessi, come ad esempio l’impianto termale di Capo di Bove e ville suburbane a carattere agricolo-produttivo con annesso nucleo residenziale come la Villa dei Quintili. Il recupero di queste aree, violate dall’abusivismo che ancora oggi non si è arrestato, è stata una operazione importante e doverosa da parte dello Stato. La tenuta di Capo di Bove, fondata su una cisterna preesistente, è stata realizzata nel periodo medievale ed ha sempre avuto una funzione agricola, fino al ‘900, quando ha subito, prima dell’intervento dello Stato, molteplici cambiamenti: da casale di proprietà della ricca famiglia Romagnoli, venditori ortofrutticoli, immerso nella campagna negli anni ’50 a residenza del produttore cinematografico Sauro Streccioni che l’acquistò nel ’62, quando tutte le star del cinema desideravano avere una casa in questa zona così verde di Roma, e la fece restaurare secondo un progetto (non ritrovato) che ne esaltasse il carattere antiquario, in voga all’epoca, per esempio enfatizzando la forma della cisterna su cui si fonda parte dell’edificio. Negli anni ’80 si assiste ad un nuovo cambiamento per cui i ‘nuovi ricchi’ ambiscono abitare in queste ville sull’Appia antica per acquisire un prestigio sociale, più che per un reale interesse verso questi luoghi. Nel 2002 la Villa Capo di Bove stava per essere venduta da un privato ad un altro con un prezzo molto basso rispetto al valore effettivo, per cui lo Stato decise di esercitare il proprio diritto di prelazione, di acquistare la Villa e di renderla pubblica. Al fine di renderla fruibile all’intera collettività ci sono state due fasi di recupero: per prima cosa è stata bonificata l’area archeologica con la rimozione della piscina e di un asse stradale che la attraversava e poi è stato ristrutturato il caseggiato che attualmente ospita gli uffici della Soprintendenza, una sala per conferenze e l’archivio di Antonio Cederna. Negli anni successivi all’acquisizione a patrimonio pubblico, sono stati svolti lavori per la riqualificazione e la valorizzazione dell’edificio e di tutta l’area circostante. Innanzitutto è stata effettuata una campagna di scavo, durante la quale è stato rinvenuto un complesso termale, probabilmente privato, datato al II sec a.C., molto ampio, più grande della parte attualmente visitabile, con ingresso sull’Appia antica. Parallelamente a questi lavori, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, ha anche stabilito le linee guida ed approvato i progetti, poi effettivamente realizzati, dell’Arch. Massimo De Vico, per quanto riguarda la parte del giardino e degli architetti Carlo Celia e Stefano Cacciapaglia per quanto riguarda la ristrutturazione e l’allestimento del casale. In primo luogo, i due architetti hanno dovuto fare i conti con l’adeguamento dell’edificio alle attuali norme che regolano gli spazi pubblici, cercato di mantenere quanto più possibile l’impianto della villa. All’esterno sono visibili i resti in selce dell’antica cisterna che sono stati reintegrati nelle operazioni di restauro degli anni ’60, purtroppo però non è facile per il semplice visitatore poter apprezzare queste ricercatezze, poiché non è presente sul posto un’adeguata cartellonistica, che è stata posta invece, all’interno della ex dependance, oggi usata come punto di ristoro. Purtroppo gli abusi edilizi in questa zona meravigliosa non si sono ancora fermati e numerose sarebbero le opere da compiere al fine della riqualificazione. Ci auguriamo che il comune e gli Enti predisposti alla tutela di quest’area trovino le risorse necessarie ed una convergenza di intenti affinché che anche questo territorio possa essere reso fruibile alla collettività.