PREMESSA
Dalla concezione alla produzione, ovvero un processo alla cui base troviamo relazioni, ampiamente descritto da P. Beaucé e B. Cache relativamente all’esposizione dell’iter progettuale di forme non-standard (1). Il controllo di questo processo, nell’ideazione di forme standard così come di quelle complesse, comporta necessariamente la gestione oculata e attenta di ogni singola informazione, compresi i costi di produzione.
Quante relazioni costruttive e produttive possiamo e dobbiamo considerare? Pensando ad una lampada, per esempio, mi viene da considerare, innanzitutto, il fatto che essa sia composta da elementi in relazione fra di loro: il supporto, la lampadina e il paralume. Gli stessi elementi, inoltre, sono definiti da relazioni che ne descrivono la geometria (come nel caso del paralume) o specifiche caratteristiche (la lampadina).
Queste relazioni, descrivibili attraverso parametri, generano dati che, come abbiamo ampiamente discusso, costituiscono quel terreno di scambio di informazioni dove è possibile far nascere delle relazioni fra i diversi attori. Essi dialogano grazie ad un linguaggio numerico definito e condiviso, appunto, dalla progettazione alla realizzazione.
La produzione digitale rende quindi possibile, ad ogni attore coinvolto in questo processo, di essere consapevole e cosciente delle relazioni che lo definiscono, dal concept fino alla generazione finale del prodotto. Come monito è necessario non considerare questo processo come un flusso che indirizza per inerzia le nostre azioni, ma essere noi abili nella gestione degli strumenti che la tecnologia ci offre per generarlo e gestirlo con criterio e metodo.
Gli strumenti digitali hanno permesso di razionalizzare delle idee astratte di forme complesse, facendo si che se ne possano controllare le infinite variazioni, fino alla effettiva produzione. Non a caso “ORGANIZE, OPTIMIZE, SIMPLIFY, MATERIALIZE”, è il motto usato dallo studio DesigntoProduction (http://www.designtoproduction.ch) per descrivere il loro iter progettuale e la filosofia che ne guida il processo.
“Designers don’t think in numbers. They think in relations. Standard CAD systems don’t store relations. They store numbers. Numbers that change while their relations remain stable. “
LA LUCE
La luce gioca un ruolo sempre più importante nella definizione delle architetture, non solo perché ad essa è legata una buona parte della definizione di comfort visivo, standard di qualità e incidenza dei consumi, ma perché a questi aspetti fortemente funzionali si legano considerazioni strettamente connesse a questioni emozionali e percettive degli spazi di fruizione.
In un'intervista per la rivista di illuminazione internazionale “luminous” (scaricabile on-line dal sito http://www.lighting.philips.it/pwc_li/it_it/connect/assets/documents/magazine/Luminous_n%C2%B04_ITA.pdf), l’architetto Alvaro Siza , riguardo la luce, dice:
“Perchè non è solo una questione di luce: si tratta di creare le condizioni giuste per favorire il comfort, di pensare alla problematica del consumo energetico. Quando progettiamo, dobbiamo creare le condizioni migliori.”
Nella stessa rivista, nel numero 6 del gennaio/2011, troviamo un’interessante intervista all’architetto Kas Oosterhuis, professore alla “Faculty of Architecture” della “Delft University of Technology” e coordinatore del gruppo di ricerca “Hyperbody” sulle architetture non-standard. Rispondendo all’ultima domanda dell’intervista, concernente l’illuminazione, egli parla di spazi interattivi creati grazie alla luce:
“Abbiamo utilizzato dei sensori che fanno sì che il movimento degli utenti finali inneschi variazioni nella luce.”
Non ho potuto non pensare ad “Arduino” e alle possibilità che offre proprio alla creazione di queste spazi, di cui rimando ai post di Jessica Trani (http://design.rootiers.it/2012/node/1163) e di Francesca Bottaro (http://design.rootiers.it/2012/node/1133).
Sempre riguardo al tema dell’illuminazione e più strettamente connesso con la definizione dell’oggetto lampada, uno spunto stimolante viene questa volta da un gruppo di ricerca: PROJECTiONE (http://www.projectione.com/). Essi si definiscono come “a design / fabrication studio (..) began as a collaborative architectural thesis (that) examining digital tools with analog methods through full scale prototypes, research, and collaboration with other disciplines.”
Uno dei progetti più interessanti, Luminaries, è stato sviluppato da uno studente, il quale ha messo a punto una lampada parametrica usando unicamente fogli di legno usati generalmente per l’impiallacciatura, nobilitando attraverso un sistema di montaggio sofisticato e al contempo economico, un materiale inusuale per questo genere di scopo. Creatività, attenzione al mercato e oculato sfruttamento delle risorse, un ottimo risultato!
TEMA D’ANNO
Fortemente interessata alla questione dell’approssimazione tra una situazione reale e la sua digitalizzazione in un programma come Revit (riguardo all’immagine finale e ai dati quantitativi e numerici) e spinta ad approfondire il tema della luce, mi sono cimentata nella progettazione di una lampada. Il fine ultimo sarebbe quello di costruirla per poterne compiere un confronto diretto con quanto modellato in Revit. Lo schema concettuale del processo è così riassunto:
Uno dei due obiettivi proposti comporta la creazione di una lampada di cui sia in grado di controllarne la geometria e le sue variazioni attraverso i parametri; di cui sia possibile una realizzazione concreta (attraverso una macchina a controllo numerico) e di cui sia ottimizzato il processo di produzione.
Nel dettaglio ho pensato ad una prima ipotesi riguardante:
- Il materiale: ovvero il legno (potrebbe essere MDF, essendo economico e resistente, oppure fogli di legno più maneggevoli);
- Ottimizzazione del taglio: far si che gli elementi che andranno a comporre la lampada siano estrapolati da una stessa lastra di legno riducendo lo spreco di materiale (e quindi di costo);
- Packaging: ovvero l’ottimizzazione dell’ imballaggio, nello specifico far si che una scatola spessa quanto un singolo elemento e larga quanto quello più grande, contenga tutti i pezzi;
- Montaggio: prevedere che i giunti tra gli elementi siano quanto più semplici.
Per quanto riguarda il processo, in seguito ad una fase di chiarimento sulla forma e costruzione della lampada, proverò:
- A modellarla in Revit, cercando di stabilire le relazioni fra gli elementi in modo da poter generare alcune possibili variazioni a partire da un tipo;
- Attraverso la scelta di un solido fotometrico, modellare la luce di emissione della lampadina;
- Elaborare una vista il più possibile convincente;
- Estrapolare dati numerici relativi a quantità dei pezzi da produrre; costi; consumi.
Dopo la produzione e la conseguente costruzione della lampada, provare ad inserire il prodotto in un ambiente, allo scopo di valutare l’approssimazione tra quanto modellato e il prodotto finale. Ricerca che va a costituire il secondo obiettivo di questo processo.
Ho iniziato a fare qualche ragionamento, supportata da schizzi a mano libera e da qualche render (concettuale) in Rhino, per chiarirmi le idee riguardo soprattutto alle giunzioni fra gli elementi, problema che ancora non so come risolvere poiché vorrei che gli elementi si congiungessero per incastro senza bisogno di ulteriori componenti.
Facendo una serie di ricerche in rete, ho trovato il sito di un’azienda milanese che ho trovato molto utile (http://www.a4adesign.it). Questa azienda ha fatto dell’ecologia la sua parola guida e del cartone alveolare il materiale fondamentale, in quanto:
“Semplice e tecnologico (…) si presta alla creazione intelligente di molti progetti: arredi, elementi espositivi e scenografici, oggetti e supporti. Il cartone è rinnovabile, riciclabile, riutilizzabile, può essere ignifugo e idrorepellente. Ha insospettate qualità, come leggerezza, movimentabilità, resistenza, estetica, agilità, flessibilità, versatilità, matericità, comunicabilità, temporaneità, economicità.”
Molti oggetti hanno un sistema di incastro a secco che sembra fatto a posta per il mio caso.
A breve altri ragionamenti riguardo alla lampada e un post sullo studio del fattore di luce diurna (già effettuato) in dialux ed ecotect della stanza d’albergo del laboratorio di progettazione 3M.
(1) - P.Beaucé, B. Cache, “Towards a Non-Standard Mode of Production”, in F. Migayrou, M. Zeynep (a cura di), Architectures Non-Standars, Édition du Centre Pompidou, Paris, 2003 ( trad.it. T. Donà, Verso un modo di produzione non-Standard in architettura.it/extended/20040214/index.htm)