Considerazioni sulle ultime lezioni

 

“Il senso e il significato di monumenti non spettano alle opere in virtù della loro destinazione originale, ma siamo piuttosto noi, i soggetti moderni, che li attribuiamo ad essi”

A. Riegl Il culto moderno dei monumenti

Esistono ormai numerose teorie riguardanti il restauro che si pongono in modo diverso rispetto all’antico. La molteplicità dei punti di vista può spesso generare confusione in uno studente che si avvia allo studio della materia, ma basta guardarsi intorno e riflettere per capire che non esiste una teoria più corretta rispetto ad un’altra ma solo una differenziazione dovuta alla compresenza di più fattori.

Da una parte la cultura preminente. In Italia, per una serie di avvenimenti storici e per l’abbondanza di opere che caratterizza il territorio, spesso si sacrifica lo sviluppo contemporaneo in favore della testimonianza storica. Siamo a tal punto abituati all’importanza dell’antico che qualsiasi intervento che vada a modificarne l’aspetto (il restauro di una facciata, la copertura di rovine romane ecc.), anche se condotto nel pieno rispetto dei dati storici, scatena critiche e polemiche. La compresenza di nuovo è antico è un dato sconvolgente da “mimetizzare” il più possibile, viene denunciata con elementi a volte non leggibili se non in seguito allo studio attento della storia dell’edificio.

Tuttavia basta spostarsi al di là delle Alpi che lo scenario cambia completamente: in molti casi si sceglie di denunciare apertamente l’intervento, di sovrapporsi all’antico con un altro edificio o di circondarlo con edifici dal carattere completamente diverso (con risultati più o meno efficaci).

Un altro fattore è costituito dalla motivazione. Cosa ci spinge a preservare un edificio antico dal degrado e cosa invece ci spinge a lasciarlo in rovina, cosa invece a conservarlo così come ci è pervenuto senza restituirne l’aspetto originario? Da ogni teoria del restauro bisogna trarre la soluzione che più si confà al caso di studio inserito nel suo contesto culturale ed ambientale. Spesso infatti può capitare che la rovina in quanto risultato di un determinato avvenimento storico assuma una forza maggiore rispetto invece all’edificio ricostruito. E’ quello che succede per molti edifici bombardati a seguito del secondo conflitto mondiale. Alcuni come nel caso emblematico della Cattedrale di Dresda sono stati ricostruiti, altri invece no. In tal caso, mentre in alcune situazioni si è scelto di lasciare l’edificio in rovina, altre volte ai resti si è sovrapposto un nuovo edificio. E’ il caso del museo di Santa Kolumba (Colonia) dove Zumthor si sovrappone all’edificio antico in continuità senza volutamente sottolineare le “fratture storiche”, prestando particolare attenzione alla scelta dei materiali e allo studio della luce naturale, come si faceva nell’antichità quando ad un edificio se ne sovrapponeva uno più moderno. In una simile visione le superfetazioni non esistono perché ogni intervento che si sussegue si inserisce nel divenire storico.

Qual è il risultato di questi diversi punti di vista? Sono convinta che nessuno possa dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, si tratta semplicemente di essere in grado contestualizzare l’intervento e di comprendere con lucidità il valore culturale di ogni testimonianza adattando il carattere dell’intervento al singolo caso. Bisogna essere coscienti che purtroppo non si può assegnare lo stesso valore a tutti gli edifici, e in misura di questa attribuzione di valori bisogna scegliere se e come intervenire. In altre parole alcune cose possono essere sacrificate, mentre per altre è invece opportuno attuare al più presto un intervento per il recupero. A questo proposito cito la Casa delle Armi di Moretti: se questa ha un valore storico, artistico, architettonico, allora perché non siamo disposti ad affrontare la spesa per recuperarla? La motivazione è solo economica, o sta anche nel mancato riconoscimento del suo valore? La verità è che l’uomo resta sempre legato ad un’opinione soggettiva, per quanto gli studi storico-critici possano essere approfonditi, il giudizio finale è sempre legato alla soggettività di chi lo esprime, alla sua formazione e cultura. Occorre molto tempo affinché un monumento venga considerato come tale da tutti senza condizioni, ma nel frattempo, cosa si fa?