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Limite dei mezzi o mezzo che limita?

Il titolo del post è eloquente, e volutamente provocatorio.

Nelle ultime settimane con il mio avvicinarmi al mondo del parametrico si sono aperte molte strade, la mente diventa più elastica, le scelte sono più ristrette ma più consapevoli, è un mondo che forza al ragionamento e alla presa di coscienza della natura delle costruzioni.

Il professor Gargano la scorsa settimana ci ha illustrato come l'ottica parametrica fosse già presente millenni fa nella testa dei Greci e poi dei Romani, che fissarono le proporzioni tra elementi e sviscerarono il concetto di armonia e lo legarono ai numeri ( basti pensare, escludendo l'ambito architettonico , alla scala musicale studiata da Pitagora ); così come secoli fa gli ordini architettonici vennero descritti su opere cartacee, attualmente si assiste alla creazione dell'equivalente degli ordini architettonici sui nostri personal computer. La possibilità di interdisciplinarietà offerta da un software parametrico, come Revit ad esempio, e l'ampiezza delle possibilità di progettazione, sono motivi che fanno gola a moltissime persone.

L'utente tuttavia deve rimanere pienamente consapevole se no rischia di alienarsi e diventare schiavo del mezzo.

A prescindere dall'ambito in questione, che sia la progettazione parametrica come la falegnameria, l'uomo NON PUO' basare fin da principio le sue scelte sul limite del mezzo che userà. C'è una enorme distinzione tra chi costruisce una casa in legno perchè nel raggio di 10 km si trovano solo alberi, e un architetto che progetta una casa in legno perchè il suo software magari non può fare diversamente. Potrei fare degli esempi riguardanti il mondo dell'architettura contemporanea per colorire ciò che dico, ma preferisco di gran lunga il potere delle parole, che spero riescano a trasmettere meglio l'essenza del problema.

 

                                                                                           

 

Il nastro di Möbius è una figura spesso associata al concetto di infinito, una percorrenza infinita su una superficie tuttavia reale, limitata. Il nastro è il mezzo, la percorrenza è l'idea.  Mi è parso di vedere negli occhi di tante persone la possibilità di avere scelte infinite grazie al mezzo che ci è offerto, ma saranno sempre e solo limitate. Il mezzo è qualcosa che ci permette di raggiungere uno scopo, lo scopo è dettato dalla nostra intelligenza e spirito. Se, come mi pare stia avvenendo, le due cose cominciano a mischiarsi, si fa un passo indietro anzichè avanti.

Il vero tesoro è la piena consapevolezza del problema, e la progettazione parametrica non è IL mezzo e le possibilità da esso offerte, ma solamente la strada migliore ( forse ) per raggiunge lo scopo. In questo momento come giustamente detto dal professor Converso il software modifica se stesso, e le potenzialità sono immense, ma quale modo migliore per comprenderle se non distaccarsi completamente da esse ed avere uno sguardo che va oltre?

 

                                                                                            

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Commenti

Ciao Mugen,

secondo me hai toccato un tema molto delicato che non riguarda solo la progettazione parametrica ma l'intera sfera del disegno CAD.

Troppo spesso noi studenti parliamo di qualità dei rendering e non di qualità architettonica, troppo spesso studiamo tutorials in rete piuttosto che sviscerare la geometria compositiva di un progetto.

Non sto puntando il dito verso noi studenti (mi darei direttamente la zappa sui piedi) ma sto cogliende l'occasione data dal tuo post per esternare una condizione in cui L'Università sta producendo generazioni di caddisti, modellatori, grafici, renderizzatori senza rendersene pienamente conto.

Sono convinto che finchè l' Università non proporrà corsi dedicati ed approfonditi, sarà facile per uno studente autodidatta confondere il mezzo con lo scopo.

Stefano