amianto

Bonifica e manutenzione dell'amianto nei cantieri edili (Cicconi, Cristofaro, Di Carlo)

 

Dalla visita del 16/12/2011 al cantiere della sede dell’ENAV (Ente Nazionale Assistenza al Volo) a Ciampino, lungo la via Appia Nuova, è emersa una tematica molto rilevante in ambito di “sicurezza nei cantieri”, ovvero la presenza dell’amianto, di cui ne è vietato l’utilizzo in Italia sin dal 1992. Il cantiere attualmente in funzione ha lo scopo di intervenire sulla struttura in acciaio, che sostiene l’edifico esistente, per adeguare quest’ultima alle vigenti normative in Italia. La visita è stato un punto di partenza per approfondire la tematica dell’amianto. Il pericolo maggiore dell’amianto consiste nelle fibre che lo compongono, che, se inalate, causano gravi malattie respiratorie e per questo motivo bisogna evitare assolutamente l'esposizione alle polveri d'amianto. Anche se l'uso dell'amianto è stato bandito, ci sono ancora molti prodotti e manufatti contenenti questo materiale, i quali necessitano di una bonifica o di una dettagliata manutenzione. La particolarità delle sue fibre è di essere resistenti al fuoco, agli acidi e alle sollecitazioni a trazione. Inoltre, poteva essere miscelato ad altri materiali (ad es. cemento e resine) per creare dei materiali compositi. Nell’edilizia l’amianto è stato utilizzato come materiale spruzzato per il rivestimento (ad es. di strutture metalliche, travature) per aumentare la resistenza al fuoco, nelle coperture sotto forma di lastre piane o ondulate, tubazioni e serbatoi o canne fumarie, in cui l'amianto era inglobato nel cemento per formare il cemento-amianto, un materiale chiamato eternit, nella preparazione e posa in opera di intonaci con impasti spruzzati o applicati a cazzuola, nei pannelli per controsoffittature, nei pavimenti costituiti da vinil-amianto e infine come sottofondo di pavimenti in linoleum. Il cemento-amianto, quando si trova all'interno degli edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative tali da determinare un rilascio di fibre, se non viene manomesso. Invece, lo stesso materiale esposto ad agenti atmosferici subisce un progressivo degrado per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici, dell'erosione eolica e di microrganismi vegetali. Di conseguenza, dopo anni dall'installazione si possono determinare alterazioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e liberazione delle stesse. Per le strutture che ancora oggi contengono amianto è previsto un duplice intervento di bonifica che prevede inizialmente la rimozione e in seguito lo smaltimento. Tutti gli interventi di bonifica devono essere preceduti dalla comunicazione, a cura del datore di lavoro, alla ASL di un piano di lavoro o di una notifica.

 

 

La rimozione
Questa operazione comporta lo smontaggio degli elementi ad esempio lastre di copertura, il loro trasferimento a terra e il successivo imballaggio e trasporto in discarica. Si applica sia nel caso di sostituzione della copertura con un’altra di materiale diverso, sia nel caso di demolizione dell’edificio. Questa operazione infatti, secondo le norme legislative vigenti, deve essere preceduta dalla rimozione di tutti i materiali contenenti amianto. Questo è il metodo di bonifica che elimina radicalmente e definitivamente ogni rischio di emissione di fibre nell’aria. Tuttavia, associato a questo vantaggio, vi è l’inconveniente, potenzialmente pericoloso, di uno sviluppo consistente di fibre nelle varie fasi di questa operazione. Inoltre si producono grandi quantità di rifiuti contenenti amianto il cui smaltimento, se effettuato in modo inadeguato, può costituire un ulteriore motivo di inquinamento ambientale. Tutte le fasi dell'intervento per la bonifica devono essere impostate e realizzate adottando idonee misure per limitare al minimo la dispersione di fibre nell’ambiente. Le lastre da rimuovere durante la bonifica amianto devono essere preventivamente trattate superficialmente con resine sintetiche la cui azione pellicolante impedisce l’emissione di fibre sia durante lo smontaggio che durante le fasi successive. La resina sintetica, fluidificata e nebulizzata, è spruzzata a pioggia sulle lastre mediante delle pompe dotate di bassa pressione di mandata. In questo modo si attenua l’impatto tra il getto fluido e la superficie della copertura e si limita l’emissione di fibre nell’atmosfera. Inoltre non è necessario pulire la superficie delle lastre prima di spruzzare su di essa la resina. Questa operazione di pulizia, pur essendo necessaria per migliorare l’adesione tra copertura e resina e prolungare così nel tempo l’azione ricoprente di quest’ultima, potrebbe causare il distacco e la dispersione di fibre nell’ambiente. D’altra parte il ricoprimento delle lastre con la resina non deve necessariamente essere duraturo poiché ha la funzione di fissare le fibre sulla superficie delle lastre per il tempo che intercorre tra lo smontaggio ed il deposito in discarica. Gli elementi di fissaggio delle coperture, ganci, viti e chiodi devono essere rimossi adottando ogni cautela per evitare danneggiamenti o rotture. Occorre evitare possibilmente durante la rimozione tutte quelle operazioni, come il taglio, la foratura, la raschiatura che, alterando l’integrità strutturale delle lastre, causano l’emissione di fibre nell’atmosfera. Si ricorre, solo se necessario, ad attrezzature manuali o a macchine utensili caratterizzate da velocità di rotazione ridotta, dell’ordine di 300 giri/min. Le lastre rimosse devono essere manipolate con cura per evitare rischi di frantumazione o di caduta dall’alto e devono essere trasferite a terra mediante un adeguato dispositivo di sollevamento. Sono quindi impilate e pallettizzate per facilitare la loro movimentazione nell’area del cantiere destinata al loro stoccaggio. L’impilamento costituisce una fase operativa che può causare una consistente emissione di fibre nell’atmosfera. Si ritiene pertanto necessario, per limitare questa evenienza, bagnare le lastre su entrambi i lati. Le lastre, ordinatamente impilate, sono avvolte in imballaggi sigillati, costituiti in genere da teli di plastica. Si deve evitare con cura la presenza nelle pile di pezzi acuminati sporgenti che possono causare la lacerazione e lo sfondamento del materiale di imballaggio. I materiali di risulta, ottenuti durante tutta l’operazione, adeguatamente imballati, devono essere etichettati come rifiuti contenenti amianto e allontanati dal cantiere al più presto possibile. Gli addetti alla rimozione durante la bonifica amianto devono essere dotati di mezzi protettivi sia durante lo smontaggio delle lastre che durante la loro successiva manipolazione.

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Nelle attività di bonifica, può succedere che si presentino dei motivi per cui una vera e propria rimozione dell’amianto non possa essere eseguita. Ad esempio quando l’amianto può trovarsi all’interno di manufatti di considerevole estensione o volume integrati nella struttura portante di palazzi o comunque costruzioni complesse. Oppure se la rimozione comporti dei costi non sostenibili e non giustificati rispetto alla rimozione. In questi casi si procede all’incapsulamento o al confinamento. 
 

Incapsulamento  (in conformità al D.M. 20/08/1999)
Questa tecnica consiste nel bonificare i manufatti composti di amianto senza che l’operazione comporti uno spostamento degli stessi e viene effettuata attraverso l’uso di due tipi di prodotti: penetranti e ricoprenti. I prodotti penetranti vengono utilizzati quando l’amianto è presente in materiali particolarmente friabili: penetrano nei materiali e legano le fibre di amianto con gli altri materiali costituenti (principalmente cemento). Nel caso in cui invece l’amianto si presenti in manufatti solidi e poco friabili, si ricorre all’utilizzo di prodotti ricoprenti. Questi prodotti creano un rivestimento, che può avere spessori diversi, e che costituisce una insuperabile barriera di contenimento.
Questo trattamento non produce significative quantità di rifiuti e non richiede una copertura sostitutiva. Conferisce inoltre alle lastre una migliore resistenza agli agenti atmosferici, alle radiazioni solari, ai microrganismi vegetali. Infine non sempre è necessario rendere inagibile l’edificio da bonificare.

Confinamento (in conformità al D.M. 06/09/1994 e al D.M. 20/08/1999)
Può essere adottato nel caso di strutture in amianto piuttosto ampie, quali ad esempio coperture di capannoni. Il confinamento consiste nel posizionare una barriera a tenuta che divida le aree che vengono utilizzate all'interno dell'edificio dai luoghi dove è collocato l'amianto,  creando un rivestimento che ricopre fedelmente tutti gli elementi in amianto. Per evitare che le fibre vengano rilasciate all'interno dell'area, il processo deve essere accompagnato da un trattamento incapsulante. Il vantaggio principale è quello di creare una barriera resistente agli urti. Non si producono inoltre rifiuti speciali. Allo stesso modo non devono essere effettuati trasporti, asportazioni di elementi edili, tantomeno si deve provvedere alla sostituzione delle componenti in questione con degli altri materiali. Gli spazi devono tuttavia essere abbastanza vasti da poter realizzare il confinamento, dunque deve esser possibile abbassare, ad esempio, il livello del soffitto, oppure diminuire l’area interna facendo indietreggiare dei muri. Bisogna verificare infine che la struttura originaria sia in grado di supportare il rivestimento, (soprattutto nel caso di soffitti e coperture) e provvedere allo spostamento diimpianti elettrici, impianti di ventilazione o altre apparecchiature installate a muro, che saranno rese inutilizzabili dal nuovo rivestimento.
 

In entrambi i casi sono necessarie attività preliminari di pulizia e, non essendo operazioni di bonifica definitive come la rimozione, la disposizione da parte del Proprietario di un programma di manutenzione e controllo e nomina di un Responsabile preposto alla sua applicazione.


 
Sitografia