sicurezza

Visita al cantiere ENAV (Cicconi, Cristofaro, Di Carlo)

Riportiamo alcuni frammenti delle conversazioni nel cantiere Enav tra l'arch. Michele Valentini e il professore in materia di sicurezza:

sicurezza in fase di programmazione dei lavori e dei relativi tempi di esecuzione, sicurezza sismica e sicurezza dei materiali usati con riferimento alle problematiche di rimozione dell'amianto.

 

 

Arch. Michele Valentini: "molte volte i cantieri non seguono la logica del costruire ma seguono la logica dei SAL "stato avanzamento lavori" cioè pagamenti che vanno fatti e vanno fatti sulle opere eseguite di volta in volta, o per importo che si raggiunge o per tempo cioè può essere ogni due milioni di euro o ogni due mesi, a cadenza temporale. L'attuale situazione, da due o tre anni, mi fa sempre scontrare, non in questo caso perché non abbiamo avuto questo tipo di problemi, però nel passato ho avuto delle esperienze, vi faccio l'esempio del palazzo di giustizia di Vicenza dove un determinato giorno il direttore del cantiere nel programma dei lavori aveva messo "tramezzature in carton gesso". Dico: <<come facciamo a fare le tramezzature in carton gesso se non abbiamo fatto i massetti ai pavimenti?!>> e lui dice:<<ma io c'ho a disposizione i cartongessisti adesso!>> risposta(scusate il termine):<<chi se ne frega!>>.

Ma se io devo, anche per razionalizzare la vostra realizzazione, fare tutto il massetto, mettere tutto il pavimento e poi a tassello mettere i tramezzi in carton gesso perchè devo poterli spostare; invece per fare l'inverso, per mere esigenze di persone o costi, avrebbero dovuto montare questi pannelli, vi assicuro che il carton gesso assorbe acqua, e quindi poi in qualche modo proteggerli.

Quindi attenzione allo strumento del GART e del PERT (program evaluation and review technique) che sono gli strumenti di programmazione, i documenti che sono il programma, le intenzioni di evoluzione del cantiere.

Sono uno strumento fondamentale perchè molte volte le imprese li appiccicano e il direttore dei lavori dovrebbe ogni volta verificare che, in quel momento in quella settimana, le lavorazioni che sono state programmate, sono in esecuzione. Per due finalità: prima per il corretto andamento del cantiere e seconda per la sicurezza perchè quelle attività secondo quella conseguenza e quella contemporaneità devono trovare riscontro sulle misure di salvaguardia delle lavorazioni; cioè che non ci siano nello stesso momento delle lavorazioni di cui, nel piano di sicurezza non é prevista la contemporaneità perchè la contemporaneità cambia i termini della sicurezza. Del tipo: se io sto lavorando con dell'acqua e contemporaneamente sto lavorando con l'energia elettrica, è evidente che sono due lavorazioni( sto esemplificando il concetto) in cui una va a cazzotti con l'altra. Ecco perchè il cronoprogramma ha due fini: quello della programmazione e quello della sicurezza. "

 

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Passeri: "[...]invece delle sostanze intumescenti non si poteva usare delle vernici?"

Valentini: "le vernici hanno un tempo. L’intonaco no. Le vernici ogni 5 anni vanno ridate. Quindi, siccome i nostri ragionamenti devono essere globali, il costo globale dell’intervento non prevede solo il costo di realizzazione ma anche il costo di manutenzione. Io mi ricordo quando avevo poco più della vostra età e mi mandavano in Inghilterra a rilevare le mountain galleries, vedevo che avevano costi molto sostenuti nell’edilizia rispetto ai nostri e gli dissi “eh però l’edilizia costa tanto qui da voi..” mi risposero “non siamo abbastanza ricchi per spendere poco!”. Non siamo abbastanza ricchi per fare delle opere che costino poco e che ci determino un costo nel tempo, quindi le dobbiamo far bene se vogliamo evitare il costo manutentivo."

 

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Valentini: "questo è un edificio a struttura mista. Ci sono degli edifici che in maniera più difficile possono dare dimostrazioni di rispettare la normativa. Perché il genio civile ci chiede di attribuire la resistenza sismica ad uno dei due sistemi: o al ferro o al calcestruzzo. Il progetto originario prevedeva il rinforzo con profili metalici aggiuntivi saldati sulla struttura metallica precedente. Il genio civile non ha ritenuto di poter, in base alla nuova norma sismica, accettare questo tipo di interpretazione e quindi ha preteso che noi inserissimo dei setti in calcestruzzo che dovevano assorbire lo spostamento sismico. Una soluzione di questo genere, una innovazione di questo genere in un cantiere è distruttiva perché ha cambiato quella programmazione logica che avevamo."


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Valentini: "[...]L’amianto si va a piantare nei polmoni, e cosa fanno gli anticorpi?! Cercano di attaccarlo, non riescono a distruggerlo e isolano quella parte del polmone. Quindi chiaramente, chi ha respirato molto amianto, c’avrà una capacità respiratoria ridotta e tutte le problematiche connesse. [...] L’amianto non si riesce a distruggere, il corpo umano non riesce a distruggere l’amianto. Ecco perché oggi abbiamo una normativa che non ci dà l’obbligo di rimuoverlo. Noi abbiamo moltissime coperture in amianto, soprattutto nelle scuole che sono di cemento-amianto: con l’amianto che è incapsulato nel cemento. Però cosa succede?! Che con gli agenti atmosferici e con il tempo il cemento si sgretola e quindi sgretolandosi, cede queste particelle all’aria. Allora le soluzioni quali sono?! O si interviene con un materiale che fissa, quindi ricopre, riguaina questo amianto all’interno con queste pellicole particolari e quindi non consente più all’amianto di uscir fuori oppure lo si deve rimuovere. Però il rapporto economico tra i due interventi è abissale. Oggi la nostra normativa prevede che noi si garantisca che non ceda particelle, quindi che si possa fissarlo attraverso questi interventi. "

Passeri: "cosa sempre molto costosa eh..."

Valentini: "sì ma rispetto a prendere il pezzo, tagliarlo, incapsularlo, mandarlo alla discarica che è quello che è...sperando poi che ci vada in discarica eh!"

 


Bonifica e manutenzione dell'amianto nei cantieri edili (Cicconi, Cristofaro, Di Carlo)

 

Dalla visita del 16/12/2011 al cantiere della sede dell’ENAV (Ente Nazionale Assistenza al Volo) a Ciampino, lungo la via Appia Nuova, è emersa una tematica molto rilevante in ambito di “sicurezza nei cantieri”, ovvero la presenza dell’amianto, di cui ne è vietato l’utilizzo in Italia sin dal 1992. Il cantiere attualmente in funzione ha lo scopo di intervenire sulla struttura in acciaio, che sostiene l’edifico esistente, per adeguare quest’ultima alle vigenti normative in Italia. La visita è stato un punto di partenza per approfondire la tematica dell’amianto. Il pericolo maggiore dell’amianto consiste nelle fibre che lo compongono, che, se inalate, causano gravi malattie respiratorie e per questo motivo bisogna evitare assolutamente l'esposizione alle polveri d'amianto. Anche se l'uso dell'amianto è stato bandito, ci sono ancora molti prodotti e manufatti contenenti questo materiale, i quali necessitano di una bonifica o di una dettagliata manutenzione. La particolarità delle sue fibre è di essere resistenti al fuoco, agli acidi e alle sollecitazioni a trazione. Inoltre, poteva essere miscelato ad altri materiali (ad es. cemento e resine) per creare dei materiali compositi. Nell’edilizia l’amianto è stato utilizzato come materiale spruzzato per il rivestimento (ad es. di strutture metalliche, travature) per aumentare la resistenza al fuoco, nelle coperture sotto forma di lastre piane o ondulate, tubazioni e serbatoi o canne fumarie, in cui l'amianto era inglobato nel cemento per formare il cemento-amianto, un materiale chiamato eternit, nella preparazione e posa in opera di intonaci con impasti spruzzati o applicati a cazzuola, nei pannelli per controsoffittature, nei pavimenti costituiti da vinil-amianto e infine come sottofondo di pavimenti in linoleum. Il cemento-amianto, quando si trova all'interno degli edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative tali da determinare un rilascio di fibre, se non viene manomesso. Invece, lo stesso materiale esposto ad agenti atmosferici subisce un progressivo degrado per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici, dell'erosione eolica e di microrganismi vegetali. Di conseguenza, dopo anni dall'installazione si possono determinare alterazioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e liberazione delle stesse. Per le strutture che ancora oggi contengono amianto è previsto un duplice intervento di bonifica che prevede inizialmente la rimozione e in seguito lo smaltimento. Tutti gli interventi di bonifica devono essere preceduti dalla comunicazione, a cura del datore di lavoro, alla ASL di un piano di lavoro o di una notifica.

 

 

La rimozione
Questa operazione comporta lo smontaggio degli elementi ad esempio lastre di copertura, il loro trasferimento a terra e il successivo imballaggio e trasporto in discarica. Si applica sia nel caso di sostituzione della copertura con un’altra di materiale diverso, sia nel caso di demolizione dell’edificio. Questa operazione infatti, secondo le norme legislative vigenti, deve essere preceduta dalla rimozione di tutti i materiali contenenti amianto. Questo è il metodo di bonifica che elimina radicalmente e definitivamente ogni rischio di emissione di fibre nell’aria. Tuttavia, associato a questo vantaggio, vi è l’inconveniente, potenzialmente pericoloso, di uno sviluppo consistente di fibre nelle varie fasi di questa operazione. Inoltre si producono grandi quantità di rifiuti contenenti amianto il cui smaltimento, se effettuato in modo inadeguato, può costituire un ulteriore motivo di inquinamento ambientale. Tutte le fasi dell'intervento per la bonifica devono essere impostate e realizzate adottando idonee misure per limitare al minimo la dispersione di fibre nell’ambiente. Le lastre da rimuovere durante la bonifica amianto devono essere preventivamente trattate superficialmente con resine sintetiche la cui azione pellicolante impedisce l’emissione di fibre sia durante lo smontaggio che durante le fasi successive. La resina sintetica, fluidificata e nebulizzata, è spruzzata a pioggia sulle lastre mediante delle pompe dotate di bassa pressione di mandata. In questo modo si attenua l’impatto tra il getto fluido e la superficie della copertura e si limita l’emissione di fibre nell’atmosfera. Inoltre non è necessario pulire la superficie delle lastre prima di spruzzare su di essa la resina. Questa operazione di pulizia, pur essendo necessaria per migliorare l’adesione tra copertura e resina e prolungare così nel tempo l’azione ricoprente di quest’ultima, potrebbe causare il distacco e la dispersione di fibre nell’ambiente. D’altra parte il ricoprimento delle lastre con la resina non deve necessariamente essere duraturo poiché ha la funzione di fissare le fibre sulla superficie delle lastre per il tempo che intercorre tra lo smontaggio ed il deposito in discarica. Gli elementi di fissaggio delle coperture, ganci, viti e chiodi devono essere rimossi adottando ogni cautela per evitare danneggiamenti o rotture. Occorre evitare possibilmente durante la rimozione tutte quelle operazioni, come il taglio, la foratura, la raschiatura che, alterando l’integrità strutturale delle lastre, causano l’emissione di fibre nell’atmosfera. Si ricorre, solo se necessario, ad attrezzature manuali o a macchine utensili caratterizzate da velocità di rotazione ridotta, dell’ordine di 300 giri/min. Le lastre rimosse devono essere manipolate con cura per evitare rischi di frantumazione o di caduta dall’alto e devono essere trasferite a terra mediante un adeguato dispositivo di sollevamento. Sono quindi impilate e pallettizzate per facilitare la loro movimentazione nell’area del cantiere destinata al loro stoccaggio. L’impilamento costituisce una fase operativa che può causare una consistente emissione di fibre nell’atmosfera. Si ritiene pertanto necessario, per limitare questa evenienza, bagnare le lastre su entrambi i lati. Le lastre, ordinatamente impilate, sono avvolte in imballaggi sigillati, costituiti in genere da teli di plastica. Si deve evitare con cura la presenza nelle pile di pezzi acuminati sporgenti che possono causare la lacerazione e lo sfondamento del materiale di imballaggio. I materiali di risulta, ottenuti durante tutta l’operazione, adeguatamente imballati, devono essere etichettati come rifiuti contenenti amianto e allontanati dal cantiere al più presto possibile. Gli addetti alla rimozione durante la bonifica amianto devono essere dotati di mezzi protettivi sia durante lo smontaggio delle lastre che durante la loro successiva manipolazione.

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Nelle attività di bonifica, può succedere che si presentino dei motivi per cui una vera e propria rimozione dell’amianto non possa essere eseguita. Ad esempio quando l’amianto può trovarsi all’interno di manufatti di considerevole estensione o volume integrati nella struttura portante di palazzi o comunque costruzioni complesse. Oppure se la rimozione comporti dei costi non sostenibili e non giustificati rispetto alla rimozione. In questi casi si procede all’incapsulamento o al confinamento. 
 

Incapsulamento  (in conformità al D.M. 20/08/1999)
Questa tecnica consiste nel bonificare i manufatti composti di amianto senza che l’operazione comporti uno spostamento degli stessi e viene effettuata attraverso l’uso di due tipi di prodotti: penetranti e ricoprenti. I prodotti penetranti vengono utilizzati quando l’amianto è presente in materiali particolarmente friabili: penetrano nei materiali e legano le fibre di amianto con gli altri materiali costituenti (principalmente cemento). Nel caso in cui invece l’amianto si presenti in manufatti solidi e poco friabili, si ricorre all’utilizzo di prodotti ricoprenti. Questi prodotti creano un rivestimento, che può avere spessori diversi, e che costituisce una insuperabile barriera di contenimento.
Questo trattamento non produce significative quantità di rifiuti e non richiede una copertura sostitutiva. Conferisce inoltre alle lastre una migliore resistenza agli agenti atmosferici, alle radiazioni solari, ai microrganismi vegetali. Infine non sempre è necessario rendere inagibile l’edificio da bonificare.

Confinamento (in conformità al D.M. 06/09/1994 e al D.M. 20/08/1999)
Può essere adottato nel caso di strutture in amianto piuttosto ampie, quali ad esempio coperture di capannoni. Il confinamento consiste nel posizionare una barriera a tenuta che divida le aree che vengono utilizzate all'interno dell'edificio dai luoghi dove è collocato l'amianto,  creando un rivestimento che ricopre fedelmente tutti gli elementi in amianto. Per evitare che le fibre vengano rilasciate all'interno dell'area, il processo deve essere accompagnato da un trattamento incapsulante. Il vantaggio principale è quello di creare una barriera resistente agli urti. Non si producono inoltre rifiuti speciali. Allo stesso modo non devono essere effettuati trasporti, asportazioni di elementi edili, tantomeno si deve provvedere alla sostituzione delle componenti in questione con degli altri materiali. Gli spazi devono tuttavia essere abbastanza vasti da poter realizzare il confinamento, dunque deve esser possibile abbassare, ad esempio, il livello del soffitto, oppure diminuire l’area interna facendo indietreggiare dei muri. Bisogna verificare infine che la struttura originaria sia in grado di supportare il rivestimento, (soprattutto nel caso di soffitti e coperture) e provvedere allo spostamento diimpianti elettrici, impianti di ventilazione o altre apparecchiature installate a muro, che saranno rese inutilizzabili dal nuovo rivestimento.
 

In entrambi i casi sono necessarie attività preliminari di pulizia e, non essendo operazioni di bonifica definitive come la rimozione, la disposizione da parte del Proprietario di un programma di manutenzione e controllo e nomina di un Responsabile preposto alla sua applicazione.


 
Sitografia

SICUREZZA NEI CANTIERI (Cicconi,Cristofaro,Di Carlo)

 

Di seguito, una breve panoramica su quanto stabilito dalle normative vigenti che regolano la sicurezza nei cantieri in Italia, scaturita da una ricerca sul web.

Gruppo: Cecilia Cicconi, Leandro Cristofaro, Luca Di Carlo

 

 

SICUREZZA NEI CANTIERI

La tematica della sicurezza sul lavoro, e in particolare nei cantieri mobili o temporanei è affrontata da diverse leggi raccolte oggi in un Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (TUSL), che raccoglie tutte le variazioni che sono state fatte a partire dal Decreto Ministeriale del 16 gennaio 1997.

La normativa vigente dall’aprile 2008, stabilisce sostanzialmente che la sicurezza nei cantieri venga in qualche modo garantita già dalla fase di progettazione, per poi essere ovviamente garantita in fase di costruzione. Esistono quindi due strumenti principe, che devono essere obbligatoriamente pensati, scritti e redatti, il piano di sicurezza e coordinamento, e il piano operativo di sicurezza.

Piano di sicurezza e coordinamento (PSC)

Per definizione è il documento che il coordinatore per la progettazione o esecuzione dell'opera, su incarico del committente, deve redigere prima che vengano iniziate le attività lavorative in un cantiere edile. L’obbligo di redigere questo documento è riportato nel Testo Unico nell'art 91:

Art. 91 (TUSL) Obblighi del coordinatore per la progettazione
1. Durante la progettazione dell'opera e comunque prima della richiesta di presentazione delle offerte, il coordinatore per la progettazione:
   a) redige il piano di sicurezza e di coordinamento […]
   b) predispone un fascicolo adattato alle caratteristiche dell’opera […]
   b-bis) coordina l’applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 90, comma 1.
2. Il fascicolo [...] è preso in considerazione all'atto di eventuali lavori successivi sull'opera.
 

L’articolo è poi integrato con un allegato che stabilisce quali debbano essere i requisiti minimi che il PSC deve garantire:

Allegato XV
2.1.2. Il PSC contiene almeno i seguenti elementi:
a) l'identificazione e la descrizione dell'opera
b) l'individuazione dei soggetti con compiti di sicurezza [...]
c) una relazione concernente l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi concreti, con riferimento all’area ed alla organizzazione del cantiere, alle lavorazioni ed alle loro interferenze;
d) le scelte progettuali ed organizzative, le procedure, le misure preventive e protettive, [...];
f) le misure di coordinamento relative all'uso comune [...] di apprestamenti, attrezzature, infrastrutture, mezzi e servizi di protezione collettiva;
g) le modalità organizzative della cooperazione e del coordinamento, nonché della reciproca informazione, fra i datori di lavoro e tra questi ed i lavoratori autonomi;
h) l'organizzazione prevista per il servizio di pronto soccorso, antincendio ed evacuazione dei lavoratori, nel caso in cui il servizio di gestione delle emergenze é di tipo comune, [...];
i) la durata prevista delle lavorazioni, delle fasi di lavoro e, quando la complessità dell'opera lo richieda, delle sottofasi di lavoro, che costituiscono il cronoprogramma dei lavori, nonché l'entità presunta del cantiere espressa in uomini-giorno;
l) la stima dei costi della sicurezza;
 

Qualora fosse necessario modificare la stima dei costi pubblicata nel PSC, col fine di migliorare le condizioni di sicurezza, sarà necessario stilare un ulteriore piano, il piano di sicurezza sostitutivo (PSS):

Allegato XV
3.1.1. Il PSS, redatto a cura dell'appaltatore o del concessionario, contiene gli stessi elementi del PSC di cui al punto 2.1.2, con esclusione della stima dei costi della sicurezza.

 

Piano operativo di sicurezza (POS)

È il documento che un datore di lavoro deve redigere prima di iniziare le attività operative in un cantiere esterno, e rappresenta una dettagliata valutazione dei rischi. Il POS ha infatti come obiettivo quello di descrivere le migliori contromisure da adottare nelle attività di cantiere al fine di salvaguardare l'incolumità fisica dei lavoratori. Come nel caso del PSC, anche in questo caso nell’Allegato XV, nell’articolo 3, sono stabiliti i requisiti minimi che il POS debba rispettare:

Allegato XV
3.2. - Contenuti minimi del piano operativo di sicurezza
3.2.1. Il POS é redatto a cura di ciascun datore di lavoro delle imprese esecutrici, è […]in riferimento al singolo cantiere interessato; esso contiene almeno i seguenti elementi:
a) i dati identificativi dell'impresa esecutrice,
b) le specifiche mansioni, inerenti la sicurezza, svolte in cantiere da ogni figura nominata allo scopo dall'impresa esecutrice;
c) la descrizione dell'attività di cantiere, delle modalità organizzative e dei turni di lavoro;
d) l'elenco dei ponteggi, dei ponti su ruote a torre e di altre opere provvisionali di notevole importanza, delle macchine e degli impianti utilizzati nel cantiere;
e) l'elenco delle sostanze e preparati pericolosi utilizzati nel cantiere con le relative schede di sicurezza;
f) l'esito del rapporto di valutazione del rumore;
[…]
i) l'elenco dei dispositivi di protezione individuale forniti ai lavoratori occupati in cantiere;
l) la documentazione in merito all'informazione ed alla formazione fornite ai lavoratori occupati in cantiere;
m) la stima dei costi relativi alla sicurezza.

 

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS)

La sicurezza sul lavoro è garantita dalla figura del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RSL), che ha come compito quello di verificare l’applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute.

Art.100 comma 4 (TUSL)
I datori di lavoro delle imprese esecutrici mettono a disposizione copia del PSC e il POS ai RLS almeno 10 giorni prima dell’inizio dei lavori.

 

È quindi necessario consegnare tempestivamente al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su richiesta di questi e per l'espletamento della sua funzione, copia dei documenti, PSC e POS, anche su supporto informatico, nonché consentire al medesimo rappresentante di accedere ai dati. Inoltre prima dell’accettazione del PSC, i datori di lavoro consultano i RLS, fornendo eventuali chiarimenti. Il RLS ha facoltà di formulare proposte al riguardo.

 

Coordinatore della Sicurezza in fase di Esecuzione (CSE)

È la figura che nella fase precedente all’affidamento dei lavori trasmette al Responsabile dei lavori la documentazione; il quale, a sua volta, nella fase precedente all’inizio dei lavori chiede alle imprese esecutrici, le informazioni necessarie ai fini della gestione del cantiere e la documentazione richiesta dalle norme vigenti.

 

 

Fonti:
-Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro ;
-Wikipedia, alle voci “piano di sicurezza e coordinamento” e “piano operativo di sicurezza” ;