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Riflessioni sulle ultime lezioni del Modulo di Estimo

Quanto siamo disposti a pagare?

L’architettura è considerta una disciplina che combina perfettamente arte e scienza. Infatti un progetto non può che fondarsi su solide basi tecniche, per poi esprimersi grazie a connotazioni artistiche, estetiche e simboliche.

Questo accade nei progetti del nuovo, come in quelli di restauro.

Nella realtà però c’è un terzo fattore che infuenza un progetto, e che per importanza, purtroppo, è spesso il primo : il costo.

Il Modulo di Estimo serve, secondo me, proprio a questo : a svegliarci dal torpore in cui ci eravamo assopiti durante questi anni di studio, progettando grandiosi edifici, in aree libere, senza troppi vincoli per la fantasia, esagerando nell’uso di spazio, materiali e risorse.

Spesso, poi, il vero problema non è il costo di realizzazione, ma quello di mantenimento dell’opera, a cui nessuno sembra voler pensare e provvedere.

Così si riducono a brandelli edifici storici fondamentali per la nostra memoria e il nostro futuro, come la Palazzina di Adalberto Libera ad Ostia o la Casa delle Armi di Luigi Moretti al Foro Italico.

Eppure converrebbe a tutti preservare queste opere : agli studiosi per essere sicuri di tramandare opere fondamentali al futuro e per appianare lo stato di ansia e agitazione che si scatena nell’animo alla vista di un’opera di Libera ridotta in quello stato; ai “non addetti ai lavori” per il guadagno che vi possono avere (si pensi che il valore dell’immobile ostiense restaurato è passato 1500 €/mq a 5000 €/mq).

Sono state sperimentate varie soluzioni per trovare fondi per finanziare gli onerosi costi di restauro e manutenzione delle opere architettoniche.

La più eclatante è quella intrapresa per il Colosseo : praticamente affittare il bene immobile ad una impresa privata, che si occuperà personalmente di fornire fondi per il restauro dello stesso, in cambio dei diritti d’immagine e di pubblicità.

Non credo ci dovrebbe essere bisogno di arrivare a soluzioni così estreme pur di salvare un monumento.

Un ottimo approccio è quello del recupero funzionale di un edificio, in cui si può investire una certa somma di denaro, che poi potrà essere recuperata nel tempo mediante lo sfruttamento a pagamento. Rifunzionalizzare un edificio non è però cosa semplice : bisogna anzitutto farlo con criterio. La nuova funzione deve essere assolutamente combatibile con la morfologia del bene, altrimenti si rischia di fare ancora più danni.

Come succede attualmente allo Stadio dei Marmi al Foro Italico, in cui avvengono eventi di ogni tipo, arrivando a promuovere gare di sci su piste montate all’interno dell’arena.

Oppure allo Stadio Olimpico, che sta perdendo tutti i suoi mosaici pavimentali a causa del continuo passaggio di migliaia di persone che ogni domenica vanno a vedere la partita di calcio.

La stessa Casa delle Armi ha ospitato al suo interno funzioni poco adatte : è stata fino a poco fa sede del tribunale politico e carcere, subendo per questo trasformazioni poco congrue, che sono andate ad intaccare e rovinare l’organismo strutturale e la concezione spaziale originali.

Un esempio di rifunzionalizzazione e recupero di un antico edificio si può ritrovare nell’operazione che ha coinvolto il Teatro di Cartagena. L’intervento è ad opera di Rafael Moneo, il quale è intervenuto non solo sull’antico teatro romano ma anche nella zona urbana circostante, inglobando l’antica struttura in un progetto più complesso e organico. Moneo però ha deciso di non ridonare la funzione di teatro, come invece era successo pochi anni prima al Teatro di Sagunto (intervento ad opera di Giorgio Grassi e Manuel Portaceli su progetto del 1985, ancora oggi molto criticato), ma di adibirlo a museo della storia della città.

Io spero ci siano valide alternative alla “demolizione” invocata da Paolo Marconi per situazioni disperate di edifici storici.

 Il valore della permanenza è per me fondamentale : l’uomo basa la maggior parte dei suoi studi su esperienze empiriche, su ciò che può vedere, toccare, confrontare; non bastano documenti fotografici o scritti.

Per questo è importante riuscire a tramandare il più possibile al futuro, per far sì che la conoscenza della storia architettonica sia pari all’ attuale, se non maggiore.

Ogni volta che si sceglie di conservare un’opera si esprime un giudizio, attribuendogli uno specifico valore, anche economico.

E alla domanda : “Quanto siamo disposti a pagare?” io forse risponderei che sono disposta, per il valore della permanenza, ad avere per 15 anni, davanti agli occhi, la pubblicità della Tod’s appesa al Colosseo. Se questo è il prezzo da pagare per tramandare un’opera tanto grandiosa al futuro per altri 2000 anni, io sono disposta a pagarlo.

 

recupero architettonico e relativi costi

 

Il restauro può avere diverse interpretazioni e declinazioni ma tutte si possono raggruppare in due grandi insiemi che identificano principalmente il comportamento del tecnico con l’oggetto: atteggiamento di rispetto che lascia tutto così com’è e la possibilità che si lascia l’architetto di poter  modificare l’oggetto studiato per migliorarne la qualità.

La legge dello stato italiano, dopo gli innumerevoli atteggiamenti che si sono susseguiti nel dopoguerra durante la ricostruzione post bellica, ha cercato di definire in maniera più o meno chiara come si possono catalogare gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente.

Già da tempo infatti si cercava di capire quale poteva essere il miglior modo di intervenire su edifici storici, infatti numerose sono le Carte che parlavano di restauro. A partire da quella di Atene del 1931, la carta italiana del recupero del 1932, le istruzioni per il restauro dei monumenti del 1938, la carta di Venezia del1964, la carta di Gubbio del 1960, fino alla carta del restauro del 1972.

Nel 1978 la legge suddivide e definisce 5 categorie di intervento:

- manutenzione ordinaria

- manutenzione straordinaria

- ristrutturazione edilizia

- ristrutturazione urbanistica

- restauro e risanamento conservativo.

Ora, una volta definito che  tipo di intervento abbiamo intenzione di andare a fare bisogna capire chi è disposto a pagare per questo, perché a tutti sta a cuore il nostro patrimonio, ma a ciascuno sta a cuore a modo suo. Tutto il resto del mondo ce lo invidia, ma noi pur avendo una volontà generale di conservarlo, ci manca ci manca la volontà di pagare, o almeno siamo disposti a pagare solo una minima parte dei soldi necessari alla conservazione. Una volta fatto il piccolo intervento, per “tirare avanti un altro po’” ci scordiamo di manutenere l’intervento che in pochi anni andrà nuovamente a deteriorarsi e sembrerà di non aver fatto nulla. Ovviamente l’intervento di restauro deve partire da uno studio approfondito dei documenti storici e dall’osservazione diretta del manufatto.

Ma esistono diversi tipi di interventi di restauro che vanno a intervenire in maniera più o meno forte sull’edificio: la manutenzione che cerca di prevenire i danni dovuti a cause di origine diverse, la conservazione che va a conservare uno stato di fatto, il ripristino che tanta di ricondurre l’oggetto a uno sto  originario e infine il restauro che può portare a fine lavori anche a una diversa condizione di destinazione d’uso, sempre, si spera, nei limiti di trasformazione che il manufatto riesce a sopportare senza essere stravolto.

Ogni uno di questi tipi di intervento ha un suo costo molto diverso che varia dal prezzo dei materiale, della manodopera e dalle ricerche preventive fatte.

Purtroppo le ricerche preliminari, come i rilievi di tipo materico, geometrico e strutturale, i sondaggi e le osservazioni chimiche,  sono quel tipo di spesa su cui si cerca sempre più di tagliare, a discapito molto spesso dei successivi interventi, che risulteranno magari inutili, dannosi e spesso anche del tutto irreversibili per l’oggetto, andando a peggiorare in modo definitivo la conservabilità e la trasmettibilità dell’oggetto alle generazioni future.

Per quantificare il costo di un intervanto si possono seguire numerosi procedimenti di stima, che in modo più o meno accurato cercano di dare in maniera preventiva il costo totale dell’intervento, per poi valutare se è vantaggioso o meno effettuarlo.

Il primo metodo che si può utilizzare è quello sintetico comparativo, che, tramite il confronto con un bene analogo di cui si conosce il costo, deduce il costo definitivo del nostro intervento.

Il procedimento analitico riconoscitivo che determina il valore di costo dell’opera tramite l’analisi del processo produttivo, quindi attraverso la quantificazione e l’apprezzamento monetario di tutti i fattori produttivi impiegati.

Il terzo tipo di procedimento è quello di tipo misto che acquisisce il valore di costo aggregando l’elaborazione di tipo analitico e i passaggi di tipo sintetico.

Ora utilizziamo l’esempio portatoci della casa delle armi al foto italico per capire se il restauro o ripristino siano sempre davvero utili e necessari, e non solamente uno sforzo enorme sia dal punto di vista finanziario che di altro.

Il progetto straordinario di Moretti, ricco si sperimentazioni rivoluzionarie per il periodo in cui è stato costruito, attraverso le quali si riesce a creare uno spazio vuoto che si riempie solo con la luce, utilizzata come elemento base per la progettazione dell’oggetto.

Tutto l’edificio è stato violentato negli anni per diverse motivazioni tra cui la principale è quella  politiche. Infatti è stato trasformato per esigenze in un tribunale di massima sicurezza e una caserma dei carabinieri. Trasformazione che ha portato a una frammentazione degli spazi interni e dei volumi interni, intaccando in maniera irreversibile le strutture che potrebbero collassare se non si togliessero le aggiunte con la dovuta attenzione e con il posizionamento di strutture provvisorie che sostenessero la copertura fino al termine dei lavori.

Ora il processo che si svolgeva al suo interno si è concluso e anche la caserma si è trasferita. Rimane solo l’ombra del primo edificio che nell’anima si sente ancora pieno di bellezza, ma che in realtà non fa più trasparire nulla.

Anche i rivestimenti in travertino curati nei minimi dettagli sono stati sostituiti e bloccai in maniera indegna perche dopo poco che l’edificio era stato concluso già erano cominciate a cadere le prime lastre, forse perche sottodimensionate o perche sostenute da grappe in rame che non concedevano loro la naturale dilatazione dovuta al calore.

I costi per il ripristino dell’opera di Moretti son stati stimati a diversi milioni di euro. Ora questi soldi sarebbero da andare a prendere nelle casse dello stato che in questo periodo però languono, e non c’è nessuno disposto realmente a pagare una tale cifra per rimettere a posto questa parte del foro italico. Sarebbe più conveniente demolire il relitto un calcestruzzo e ricostruirlo, anche perche il contesto che lo circondava si è anch’esso modificato, con l’inserimento di una cancellata e un parcheggio con rampa che va a infilarsi sotto terra accanto alla casa delle armi.