Come prima cosa voglio scusarmi per averla offeso usando il termine “giocare con i numeri”. Sono molto bravo a non farmi capire bene e dire le cose troppo crude. Proverò ad esprimermi meglio in seguito.
Il mondo del estimo dal mio punto di vista è molto vasto e complesso. C’è un vero e proprio linguaggio (su cui mi sbagliavo venerdì usando prezzo, costo e valore come sinonimi). Ma anche quando si parla di un valore si dovrebbe dire di che cosa si tratta; € ##,00/m2 secondo me non appartiene al linguaggio del estimo (ci vorrebbe € ##,00/m2 più qualcosa). Oltre al mondo del estimo c’è ovviamente anche il mondo dell’agenzia immobiliare, il mondo delle aziende d’assicurazione e il fisco che parlano tutti quanti un linguaggio simile, ma con grande differenze a volta. Il dubbio mi è venuto partendo dal presupposto che il valore alto stimato dopo i restauri sicuramente viene dall’agenzia immobiliare, mentre mi sembrava difficile trovare dati storici dalle agenzie. E’ invece più facile trovare il valore stimato dal fisco (che è in genere più basso del valore di vendita). In Olanda i diversi valori si riconoscono dalle differenti abbreviazioni usati nei diversi linguaggi professionali (es. € ##,00/m2 BVO). Mi aspettavo qualcosa di simile in Italia, ma forse non esiste qua. Ripeto che non avevo intenzione di offendere nessuno e la critica era soltanto per stimolare a parlare il linguaggio del estimo.
Parliamo della lezione di venerdì. Sono contento che nella lezione è stato usato il termine “costo di costruzione” quando si faceva il confronto dei stadi (e che si presta molto bene per fare dei confronti internazionali anche se ci vuole un ulteriore fattore se si vuole trarre un dato utile).
La seconda parte della lezione parlava della fattibilità iniziando con le 3+1 fasi di costruzione;
preliminare, definitivo, esecutivo e cantiere. Io invece conosco 9 fasi, che in gran parte corrispondono con quelli descritti qua sopra. Però ci sono delle differenze. Mi sembra interessante spiegare un po’ come si fanno le stime in Olanda. Così forse si capisce meglio come vedo io quest’argomento. E potrebbe essere interessante vederlo da un altro punto di vista.
Ho tradotto un immagine (da Jellema vol. 12b) che provo aggiungere dopo in cui secondo me vengono esposte bene le fasi e le diverse stime fatte. La prima fase è quella della fattibilità che si conclude con la definizione del progetto e la stima di fattibilità. Qua come detta nella lezione si stabilisce la qualità e la quantità, ma anche la durata. Le prime cose da sapere per la valutazione di fattibilità sono;
- La data di riferimento dei prezzi
- La data d’inizio costruzione
- I tempi di costruzione (da cui segue la data di conclusione)
Con questi dati poi inizia qualsiasi stima. Mi ricordo che nelle mie prime lezioni di estimo si insegnava fare il cronoprogramma (MS Project). Una cosa che in Italia non è molto comune e che potrebbe essere alla base dei problemi della;
- elevata durata di costruzione
- elevata incertezza sui benefici e sui costi
Tornando ai costi stimati in fase di fattibilità, si possono distinguere 6 gruppi:
A: Costo del terreno (e preparazione cantiere, incl. demolizioni ecc.)
B: Costo di costruzione (molto globale e separati per funzione d’uso; qua si tratta in generale di dati d’esperienza, ma chi fornisce questi dati in Italia? Si trovano spesso anche nei manuali del architetto, ma chi/che istituto gli stabilisce e aggiorna?)
Un dato interessante da aggiungere;
* crescita prezzi fino all’inizio costruzione (ca. 3,5% anno)
* crescita prezzi durante la costruzione (ca. 3% anno)
* imprevisti (ca. 5% a volte anche di più)
C: Consigliatori (architetti, ingegneri, avvocati, manager, ecc.) => ca. 10% del totale!
D: Costi aggiunti (tasse, bolli, assicurazione, garanzia banca, ecc.) => intorno al 15% del C.C.
E: Costo di Avviamento (incl. evt. trasloco e promozione)
F: Costi di Finanziamento (interessi ca. 6% anno da calcolare sulle diverse fasi)
Questi costi poi vengono messi contro i benefici economici stimati (affitto, vendita)
Vorrei tornare a spiegare meglio l’immagine. Dopo la stima di fattibilità si fanno le stime di progetto, dipendendo dalla estensione del progetto si fanno 2 o 3 stime. Nei progetti maggiori in genere si vuole controllare meglio i costi già dall’inizio con una stima di struttura che esprime il costo in clustri di elementi (es. fondazioni, coperture, facciate, scale, ecc.). Nei progetti minori si tende a saltare questa fase e quindi torna identico al modello Italiano con 2 fasi di progetto. Le altre due fasi si esprimono in costo in elementi funzionali (es. finestre, controsoffittature, costi esecuzione, ecc.) e costo in soluzioni tecniche che sembra paragonabile con i valori nei prezzari regionali.
Dopo la fase di progetto si passa alla fase esecutivo. Si fanno i disegni d’appalto e più importante, si fa il contratto d’appalto (che in Olanda in genere si fa attraverso il sistema STABU). Il contratto o forse meglio la relazione tecnica fatta attraverso il sistema STABU poi è la base per le stime d’appalto. Esiste in Italia un sistema simile? Le stime d’appalto vengono fatte in mille modi, quelle più seri però seguono il STABU, sempre specificando materiali e lavorazioni.
L’ultima fase è la fase di cantiere dove si prova controllare e se possibile intervenire per rimanere dentro il budget (non soltanto da parte del appaltatore, ma del gruppo di progetto).
Come ultima cosa volevo parlare dello schema del prof. Ettore Bolisani mostrato durante la lezione. Lui parte col termine Costo totale di sistema dividendolo in Costo di progetto e Costo di esercizio e manutenzione. Per quanto io sappia il Costo di esercizio e manutenzione viene integrato nel progetto (e quindi calcolato il costo totale di sistema) soltanto se c’è una richiesta particolare del committente, e finora quasi mai inserito nei calcoli di fattibilità come beneficio. In genere rimane una cosa che appartiene al mondo del “facility management” e, anche se da anni si sta provando di cambiare questa cosa (giustamente), ancora non ci siamo. E’ probabile che nel restauro questa cosa è molto più comune visto che un restauro spesso viene richiesto dal facility management. Mi piacerebbe sapere se nel caso del Palazzo Massimo si è tenuto conto del costo di esercizio e manutenzione già dalla stima di fattibilità (o anche dopo)?
Chiudo qua e spero che mi sono fatto capire meglio questa volta. Spero anche che questo non viene visto come una lezione che sto facendo, ma soltanto per me capire meglio com’è il sistema di estimo italiano e soprattutto da dove vengono i dati che ci servono per fare le diverse tipologie di stime.