Riflessione sulle diverse metodologie di intervento

Abbiamo visto durante i nostri studi e durante la scorsa lezione del prof. Passeri, come si sia intervenuto nel sito archeologico di Cnosso (il più importante sito archeologico dell’età del bronzo di Creta). Gli interventi condotti dall’archeologo Sir Arthur Evans agli inizi del 1900 furono interventi di tipo non conservativo e non scientifico, ma piuttosto di tipo “romantico”: ricostruire l’immagine del palazzo, secondo una visione del tutto personale e con materiali estranei alla tradizione minoica, per rendere il sito leggibile ai visitatori.

Materiale principe di questi interventi fu il cemento armato. Se pur oggi ciò ci appare un intervento del tutto errato, inconcepibile ed incondivisibile, non ci possiamo stupire in fondo della scelta fatta da Evans in quanto fino a pochi anni fa il cemento veniva considerato il nuovo materiale da costruzione per eccellenza. Sulla scia di queste considerazioni possiamo inoltre citare le innumerevoli Carte del Restauro, o simili, che a partire proprio dal Novecento furono redatte per dare un codice di comportamento a coloro i quali dovevano operare sul contesto storico da restaurare. Una delle prime carte in cui erano trascritte le “regole del comportamento” fu la Carta di Atene (1931), all’interno della quale ritroviamo questa disposizione: “approvato l’impiego giudizioso di tutte le risorse della tecnica moderna, e più specialmente del cemento armato”. Proseguendo all’interno della Carta italiana del restauro (1932) si incoraggia l’uso delle nuove tecnologie come quella basata sull’uso del cemento armato. Con tali premesse non possiamo stupirci del fatto che Evans abbia scelto questo materiale per i suoi interventi, come non possiamo stupirci del fatto che il “nuovo” campanile in piazza San Marco, ricostruito dopo il crollo (1912), abbia una struttura interamente in cemento armato, o di come Balanos nei suoi interventi al Partenone abbia reintegrato pesantemente colonne e trabeazioni con il cemento armato (1920), o ancora di come Muñoz abbia utilizzato questo nuovo materiale per il restauro di un monumento molto vicino alla nostra facoltà come è il Portico degli Dei Consenti al Foro Romano.

D’ altra parte è da relativamente poco tempo che i restauratori, gli architetti, gli archeologi, nonostante le differenze di pensiero sulle modalità di operare sul campo (restauro filologico – restauro critico), siano più attenti alle operazioni da eseguire in un caso di restauro di un bene archeologico o monumentale. Di questo si ebbero i primi sentori già nel 1972 quando, all’interno della Carta del restauro, si iniziò a parlare di “reversibilità” nell’intervento di restauro, così da salvaguardare e rendere possibile qualsiasi intervento successivo. Nella Carta della Conservazione e del restauro degli oggetti d’arte e cultura (1987) redatta con la coordinazione di P. Marconi, si evidenzia come l’esperienza abbia reso noto quanto invasivi, poco duraturi e irreversibili siano gli interventi con materiali moderni quali cemento armato , acciaio, resine.

Prova di questo cambio di pensiero sono tutti gli interventi successivi a questa “moda” che vedono l’uso di materiali congrui con l’edificio storico e con la tradizione cui esso appartiene. Per riprendere un caso in precedenza citato per interventi incongrui ed invasivi, quale il Partenone, negli ultimi interventi di restauro notiamo un forte cambio di rotta, dovuto all’adesione delle nuove idee di rispetto e conservazione della forma e del materiale dell’oggetto storico da parte degli operatori. Nonostante le polemiche e i dibattiti, sostenuti anche in aula, rispetto a questi interventi, mi vedo favorevole rispetto questo modo di operare; ritengo che il ripristino del monumento con l’uso del materiale originale distinto solo nelle forme (mancanza di scanalature nelle colonne o di decorazioni nelle trabeazioni ecc.) sia il risultato più giusto in questo contesto tra tutte le possibili soluzioni adottabili. Guardando al passato inoltre, seppur non come risultato di una scelta critica, questo tipo di intervento era stato già realizzato proprio nel Foro Romano, sull'Arco di Tito. Mi sento di sottolineare che attualmente, almeno per quanto mi riguarda, andando a visitare questo monumento non mi sento affatto disturbata dall'intervento di restauro condotto da Valadier, ma anzi mi rendo conto che senza quell'intervento io oggi non potrei fruire di tale opera. Penso quindi che ciò può considerarsi valido anche per il sito archeologico dell'Acropoli di Atene; unica nota che penso si possa obiettare per il momento sta nel fatto dell'attuale impatto visivo degli elementi di anastilosi; certo è che così come è accaduto al Foro anche ad Atene il loro impatto andrà via via a diminuire fino a scomparire.

Diversa è la sorte di molte altre opere di restauro che purtroppo lasceranno per sempre il loro segno sull'oggetto di intervento. Uno tra questi è la Casa delle Armi di Moretti presentataci nella lezione dello scorso venerdì. Come detto dal prof. Passeri questa architettura realizzata tra le due guerre è stata totalmente negata con i successivi interventi di trasformazione che ne hanno cancellato ogni tratto originario. Con questo esempio, oltre a ribadire l'uso errato dei nuovi materiali nelle operazioni di trasformazione negli edifici storici, si ripercorre il problema centrale della scorsa consegna, ossia l'importanza delle scelte effettuate dalle Soprintendenze per quanto riguarda le trasformazioni da attuare in questi edifici. Ritengo che non si posso parlare di restauro di un edificio storico nel momento in cui questo venga privato delle sue caratteristiche spaziali e formali principali, piuttosto si tratta di una profonda ristrutturazione che dell'edificio storico lascia solo l'involucro, l'immagine esterna. Purtroppo oggi nulla possiamo fare per rimediare a questo tipo di interventi.

Demolire? Non so rispondere a questa domanda; nonostante tutto anche se profondamente trasformate qualcosa di queste architetture è ancora lì, visibile.

Ripristinare? Anche se queste architetture fossero riportate al loro stato originario certo è che non sarebbero le architetture originali e si potrebbe parlare di un falso storico.

E chi investirebbe per tali opere? Quanto sarebbe disposto a pagare? Difficile dirlo. Sicuramente tutti siamo d'accordo sul fatto di proteggere, conservare e rendere fruibili i monumenti del nostro patrimonio ma, seppur essi siano beni inestimabili e tale dovrebbe essere il valore della loro conservazione, a che prezzo? Credo che nessuno abbia una risposta univoca ma che questa cambi a seconda del caso che ci si trovi davanti.

Bene analogo progetto Melis C.- Melis D. laboratorio 6 A Montuori

Il bene analogo che abbiamo ritenuto più adatto per la nostra tipologia di progetto è il complesso 108 Social Units di Siviglia in Spagna.

 

 

 

Anche questo progetto come il nostro è collocato in una zona ad alta densità abitativa della città. L' abbiamo scelto come bene analogo poichè l'anno di inaugurazione è recente ed i materiali utilizzati potrebbero essere consoni al nostro progetto anche se non li abbiamo ancora ben definiti.

Tipologia: complessi residenziali

Progettista: EDDEA

Cliente: Heliopol, S.A.

Affidamento incarico: agosto 2009

Inaugurazione: gennaio 2011

Sup. lorda edificata: 13.897 mc

Costo di costruzione: 6.615.000 euro

Consegna sul Bene Analogo - Valentina Bova, Sara Salatino - Lab. 6A Prof. Arch. Montuori

La nostra scelta del bene analogo è stata effettuata seguendo diversi parametri di analogia (tra quelli già individuati a lezione):
1) La funzione
2) La tipologia edilizia
3) L’anno di costruzione e l’ubicazione

Essendo la nostra progettazione non ancora entrata bene nel merito dei materiali e delle caratteristiche costruttive, non abbiamo per il momento preso in considerazione questi aspetti per la scelta del bene analogo.

Il bene analogo da noi scelto è il Complesso Abitativo EA7, progettato dall’Arch. Christoph Mayr Fingerle e situato alla periferia sud di Bolzano.
Il Committente è costituito da due cooperative: La Cooperativa di Castelfirmiano e la Cooperativo di Castello.

1)La funzione del complesso abitativo è simile alla nostra in quanto prevede cellule abitative di diverse caratteristiche per venire incontro alle esigenze di utenze variegate.

2) La tipologia edilizia prevede in entrambe i progetti la presenza di un edificio a stecca (in entrambe i casi con un affaccio diretto sul fronte stradale).  L’altro intento analogo in tutti e due i progetti è quello di creare, attraverso la disposizione degli edifici, una corte interna che colleghi gli ambienti privati a quelli pubblici e che sia allo stesso tempo un filtro tra le due funzioni.

3) L’anno di costruzione dell’edificio è abbastanza recente: i lavori, iniziati nell’aprile 2006 sono stati conclusi nel settembre 2008. I due progetti sono assimilabili anche per l’ubicazione all’interno della città: pur trovandosi uno a Roma e l’altro a Bolzano, sorgono entrambi nella periferia della città, il nostro progetto si trova nella periferia sud-est mentre il progetto preso come bene analogo è situato nella periferia sud.

Dati dell’edificio:

Superfici:
Terreno:  4.468 mq
Sup. edificata: 2.081 mq

Volume totale: 56.200 mc

Costi di costruzione:   13.400.000,00 euro

Costi di costruzione per mq: 1.250,00 euro/mq

Costi di costruzione totali: 19.200.000,00 euro
(comprese spese tecniche e spese infrastrutture)

Numero appartamenti:
App. di due locali (media di 54 mq): 6
App. di tre locali (media di 77 mq): 48
App. di quattro locali (media di 91 mq): 38

 

 

 

Bene analogo - Serena Bruno Gallo, Denise Casagrande - Lab. Montuori

Come bene analogo abbiamo scelto il complesso in via Giustiniano Imperatore che comprende edifici residenziali, un impianto sportivo e un'area verde attrezzata.

L'abbiamo scelto perchè presentava delle affinità col nostro progetto, infatti per uno dei due edifici residenziali la tipologia è quella a stecca come per il nostro.

Inoltre è presente uno spazio pubblico all'interno del lotto e un impianto sportivo proprio come nel nostro caso.

In tutto sono presenti 163 alloggi, alcuni dei quali sono stati riservati per le persone che abitavano precedentemente in un edificio nelle vicinanze (in via Alessandro Severo) che è stato recentemente demolito per problemi strutturali.

I progettisti sono Paolo Desideri, Maria laura Arlotti, Michele Beccu, Filippo Raimondo.

Il costo dell'intera opera si aggira intorno agli 85 milioni di euro, ma effettueremo ulteriori ricerche per trovare infrmazioni più precise e attendibili.

Prossimamente ci recheremo sul posto per fare delle foto e studiare meglio tutto il complesso.

bene analogo gruppo Tarica Tullii (lab. Vidotto)

L'edificio scelto è il complesso residenziale di Haarlemmer Houttuinen, realizzato da Herman Hertzberger nel 1978-1982 ad Amsterdam. Chiuso al traffico, questo progetto costituisce una vera e propria "living street", di circa 7 metri di ampiezza, pensata per essere frequentata da residenti e bambini. Questa strada è accessibile da diversi ingressi pedonali che portano agli edifici che la costeggiano. La prendiamo in riferimento come bene analogo per il nostro progetto dal momento che gli edifici presentano una tipologia mista e si articolano intorno al tema della strada su cui si affacciano anche gli spazi semi-privati degli alloggi situati al piano terreno.

 

 

Stiamo continuando la ricerca sui costi di costruzione dell'edificio.

scelta bene analogo

Marion PREVOTEAU - Lab progettazione Palmieri

 

Architects: OFF & Duncan Lewis SCAPE Architecture

Location: Anglet, 

Client: Office public de l’habitat de Bayonne

Status: Competition, December 2010

Engineer: Terrell

Landscape: Cyrill Marlin

Floor Area: 7 350m² NGF

Budget: 8.5 M € HT

Ho scelto questo primo progetto perche come nel mio (a questo momento anche se non è ancora molto deinito) è basso, con ballatoi esterni e un tetto giardino. Ma la scala è molto piu piccola 

   

 

Ho anche pensato a questo secondo progetto per la sua trama e la sua scale piu vicina del progetto

Architect: BIG

Location: Kouvola, Finland

Partner in Charge: Bjarke Ingels, Thomas Christoffersen

Project Leader: Brian Yang

Design Team: Krista Meskanen, Jelena Vucic, Alina Tamosiunaite, Alessandro Ronfini, Cecilia Ho, Elisha Nathoo, Sunming Lee, Long Zhuo, Mads Bjorn Christiansen

Collaborators: AOA, Pirmin Jung Holzbauingenieur, Vahanen, Stora Enso

Client: City of Kouvola

Status: In Progress

Images: Courtesy of BIG

 

 

Bene Analogo - Gruppo Selina Mastini, Michelangelo Proietti (lab. Vidotto)

Housing contest-Milano
progetto: Renato Sarno Group
 
presenza di differenti tipologie edilizie e flessibilità nell'aggregazione delle unità abitative
struttura in travi e pilastri, modularità dei pannelli prefabbricati in facciata.
 
costruzione in 10 mesi
circa 1100 €/mq

 

 

BENE ANALOGO, Claudia Bastianoni e Cecilia D'Orazio

 

Laboratorio di Progettazione Architettonica e Urbana 6A

Cecilia D'Orazio e Claudia Bastianoni

 

Il nostro progetto consiste in un un edificio su pilotis che permette una corte interna e quindi uno spazio all'aperto accessibile dalla città che rende il progetto permeabile alla realtà cittadina. Grazie a queste caratteristiche ci stiamo dirigendo, come edificio di riferimento sul bene analogo, verso un'architettura molto simile alla nostra ma dalle dimensioni meno modeste situato in Olanda, “The Whale”, che inoltre ha un prezzo di realizzazione molto modesto rispetto alla metratura.

 

 

 

 

Località: Baron G.A. Tindalplain, Amsterdam

 

Committente: New Deal BV

 

Progettista: de Architekten Cie
Gruppo di progettazione: A. Mout, P. Puljiz, F. Veerman, R. Konjin, J. Molenaar, A. Moreno, W. Bartels
Architetto paesaggista: Adriaan Geuze, West 8
Impresa di costruzione: Heijmans Bouw
Strutture: Pieters Bouwtechniek
Datazione progetto: 1995
Datazione costruzione: 1998 - 2000
Superficie totale: 35.800 mq
Volume: 100.900 mc
Destinazione d'uso: residenziale/commerciale
Costo totale: 15.700.000 euro

Costo euro/mq: 438,55 euro/mq

 

 

 

Quest'architettura si trova a Borneo-Sporenburg, un'ex area portuale lungo le rive del IJ vicino al centro di Amsterdam, ed è un complesso residenziale e commerciale che assomiglia, appunto, ad una balena argentea.

L'edificio è rialzato su due lati in modo da formare una piega centrale, e i piani bassi sono illuminati naturalmente dalla parte inferiore dell'edificio vero e proprio. La linea del tetto corrisponde alla posizione del sole: alta dove il sole è alto nel cielo e bassa dove il sole è basso: in questo modo, grazie alla possibilità di far accedere la luce all'interno dell'edificio, cambia l'idea dell'isolato chiuso, trasformando l'area interna quasi in un giardino pubblico. Questo disegno particolare del tetto in The Whale è rivisitato nel nostro progetto, dove l'ultimo piano offre una grande terrazza calpestabile dove si ergono alcuni blocchi di altezze differenti destinati a vari usi.

Ci siamo ispirate a questo progetto anche riguardo al costo dell'edificio che risulta essere molto limitato (438,55 euro/mq).

 

 

 

 

Gruppo Loredana Arriola Nacci - Silvia Caporale Lab. Montuori

Abbiamo scelto come bene analogo del nostro progetto Parkrand Building, dello studio MVRDV situato a Amsterdam.

Questo progetto può essere considerato un bene analogo al nostro per la destinazione d'uso, entrambi i progetti ospitano delle residenze temporanee includendo anche servizi e spazi collettivi, e per tipologia edilizia in quanto entrambi sono composti da torri collegate da ponti aerei abitati.

Architetto: MVRDV

Luogo: Buurt 9, Amsterdam Western Garden Cities, Netherlands

Cliente: Het Oosten, Stedenfonds housing association

Schizzo preliminare: 1998

Inizio della costruzione: 2005

Apertura al pubblico: 2007

Costo: circa 46.000.000 euro

Mq: 35.300

Mc: 104.550

Dimensioni esterne:  Lunghezza: 135 m

                                  Altezza: 34 m

                                  Profondità: 34 m

Funzioni: 223 alloggi temporanei (30 sociali, 194 liberalizzati), 104 posti auto,

               560 mq spazi commerciali.

Foto Parkrand Building:

Foto del plastico di progetto:

 

 

 

 

Pagine