SCELTA BENE ANALOGO

Laboratorio di progettazione architettonica e urbana (Lab6A) _ Prof. Luca Montuori

Studentesse: Francisca Aldunate Castillo  _  Florencia Silva Parentelli

 

 

 

EDIFICIO RESIDENZIALE IN AVEIRO/RVDM

Architetti: RVDM
Ubicazione: Glicínias, Aveiro, Portugal
Professionisti: Rui Rei, Ricardo Senos, Jorge Brito, Catarina Simões, Nuno Marques
Cliente: Well Home, Lda
Appaltatore: VPG / CivilRia
Area Progetto: 18,750 m2
Presupposto: 20,000,000€
Anno Progetto: 2007

L'edificio consta di tre blocchi di abitazioni con 89 allogi, su un blocco commerciale esteso che li sostiene

Presenza di spazi aperti in forma di terrazze

 

scelta del bene analogo-lab Prof.Palmieri-gruppo: Martina Grimaldi, Erminia D'Itria

come bene analogo per il nostro progetto abbiamo scelto un progetto realizzato a Barcellona: "Viviendas sociales para jóvenes en Can Caralleu".

è stato realizzato dal Peris+Toral Arquitectes, Marta Peris Eugenio e Jose Manuel Toral.

Il progetto è organizzato in due parti, appoggiate su una piattaforma che livella il terreno. I due edifici sono collegati da un muro che dona unità al complesso e allo stesso tempo delimita spazio pubblico da spazio privato. Un meccanismo di rientranze diminuisce la vicinanza tra i due stabili, eliminando il punto di maggior tensione nel complesso. La volumetria è svuotata all'ultimo piano, nel lato settentrionale, migliorando la luce che penetra fra gli edifici. Il vuoto si espande fino al piano terra, dando luogo a due portici nel vestibolo d'ingresso. Ci sono 36 appartamenti per giovani, disposti attorno a un nucleo cntrale che unisce i servizi.

Scelta Bene Analogo Felipe Donoso Montuori

La mia elezione del bene analogo è un projecto spagnolo dell'ufficio ACM Arquitectos.

Architetto: ACM Arquitectos ( Atxu Amann, Andrés Cánovas, Nicolás Maruri)

Ubicazione: Avenida de la Peseta. Carabanchel. Madrid

Collaboratori: Beatriz Amann, Ana Arriero, Ignacio Díaz, Sara de la Fuente, Javier Gutiérrez, Ana López, Rafael Marcos, Rafael Palomares, Gonzalo Pardo, Cristina Parreño, Carlos Ríos y Susana Velasco.

Struttura: gv408 arquitectos

Superficie Totale: 13419,81 m2

Anno di progetto: 2005

L'elezione di questo edificio, è essenzialmente per la similitudine nel programma e nella disposizione delle stanze. Sono ordinate attorno ad una piazza centrale, di uso pubblico. Il programma sono piccole stanze e piccoli spazi comuni tra esse.

La disposizione delle stanze sono simili ed il gioco che fa con ognuna di esse, ha similitudine al mio progetto. Nonostante non sono riuscito a trovare il presupposto per potere fare lo studio, ma lo seguo cercando

 

Matteo Aquilino, Emilio Avanzi - Lab 6 A

La nostra scelta è ricaduta sul "Residential Building" di Rudolf Hierl. Questo edificio, costruito nel 2006, ha destinazione d'uso residenziale e presenta una tipologia insediativa analoga al nostro progetto.

Caratteristiche:

Anno: 2006

Luogo: Monaco, Germania

Dimensioni del lotto: 4.939,50 mq

Costo: 9.130.000,00 €

 

 

 

 

scelta del bene analogo di Brovero e Capobianco. Lab 6.A-Montuori

La nostra scelta del bene analogo, sebbene ancora acerba data l'indefinitezza del progetto, è ricaduta su Da Landtong- De Architekten Cie a Rotterdam.

  

Le analogie con il progetto sono connotate dalle similitudini per il mix tipologico, gli spazi di distribuzione, l'orientamento, l'inclinazione dei tetti, gli spazi pubblici articolati ai livelli bassi. Purtroppo i costi relativi alla costruzione di questo complesso di edifici sono riservati e per questo motivo abbiamo preso in esame un'altro progetto dello stesso studio d'architettura con connotati più o meno simili: The Whale ad Amsterdam.

 

Completion 2000
Floor area/size 35800 m2
Cost € 15700000
Main designer, Architect de Architekten Cie - Frits van Dongen
team   A. Mout, P. Puljiz, F. Veerman, R. Konijn, J. Molenaar, A. Moreno, W. Bartels
structural engineer Pieters Bouwtechniek
Client Ontwikkelingsmaatschappij New Deal

 

 

Bene Analogo-Lab.prof.Vidotto-stud.Palmiero Alfonso

Bene Analogo

Edificio residenziale "Rigoletto",degli architetti A2 architeckten e Freising a Monaco di Baviera,anno di costruzione 2004.

Analogia:uso del ballatoio come spazio di distribuzione, servizi privati al pian terreno, struttura dei balconi in acciaio,struttura portante in c.a. , corpo scale e ascensore esterno all'edificio.

Scelta del bene analogo

Laboratorio di progettazione architettonica e urbana (Lab6)

Prof. Luca Montuori

Studente: Filippo Antonucci

L'edificio preso in considerazione come bene analogo è il Blok 1 a Presikhaaf (Arnhem, Olanda) di Group A Architects. Le analogie con il progetto del laboratorio riguardano la tipologia (torre), la destinazione d'uso (residenza per studenti con alloggi di piccolo taglio) e le dimensioni (3000 mq di SUL, che coincidono con le quantità richieste dal progetto del laboratorio).

L'opera (completata nel 2009) è costata 3,5 milioni di euro, per un costo al metro quadro di 1167 euro.

 

 

 

Riflessioni sulle ultime lezioni del Modulo di Estimo

Quanto siamo disposti a pagare?

L’architettura è considerta una disciplina che combina perfettamente arte e scienza. Infatti un progetto non può che fondarsi su solide basi tecniche, per poi esprimersi grazie a connotazioni artistiche, estetiche e simboliche.

Questo accade nei progetti del nuovo, come in quelli di restauro.

Nella realtà però c’è un terzo fattore che infuenza un progetto, e che per importanza, purtroppo, è spesso il primo : il costo.

Il Modulo di Estimo serve, secondo me, proprio a questo : a svegliarci dal torpore in cui ci eravamo assopiti durante questi anni di studio, progettando grandiosi edifici, in aree libere, senza troppi vincoli per la fantasia, esagerando nell’uso di spazio, materiali e risorse.

Spesso, poi, il vero problema non è il costo di realizzazione, ma quello di mantenimento dell’opera, a cui nessuno sembra voler pensare e provvedere.

Così si riducono a brandelli edifici storici fondamentali per la nostra memoria e il nostro futuro, come la Palazzina di Adalberto Libera ad Ostia o la Casa delle Armi di Luigi Moretti al Foro Italico.

Eppure converrebbe a tutti preservare queste opere : agli studiosi per essere sicuri di tramandare opere fondamentali al futuro e per appianare lo stato di ansia e agitazione che si scatena nell’animo alla vista di un’opera di Libera ridotta in quello stato; ai “non addetti ai lavori” per il guadagno che vi possono avere (si pensi che il valore dell’immobile ostiense restaurato è passato 1500 €/mq a 5000 €/mq).

Sono state sperimentate varie soluzioni per trovare fondi per finanziare gli onerosi costi di restauro e manutenzione delle opere architettoniche.

La più eclatante è quella intrapresa per il Colosseo : praticamente affittare il bene immobile ad una impresa privata, che si occuperà personalmente di fornire fondi per il restauro dello stesso, in cambio dei diritti d’immagine e di pubblicità.

Non credo ci dovrebbe essere bisogno di arrivare a soluzioni così estreme pur di salvare un monumento.

Un ottimo approccio è quello del recupero funzionale di un edificio, in cui si può investire una certa somma di denaro, che poi potrà essere recuperata nel tempo mediante lo sfruttamento a pagamento. Rifunzionalizzare un edificio non è però cosa semplice : bisogna anzitutto farlo con criterio. La nuova funzione deve essere assolutamente combatibile con la morfologia del bene, altrimenti si rischia di fare ancora più danni.

Come succede attualmente allo Stadio dei Marmi al Foro Italico, in cui avvengono eventi di ogni tipo, arrivando a promuovere gare di sci su piste montate all’interno dell’arena.

Oppure allo Stadio Olimpico, che sta perdendo tutti i suoi mosaici pavimentali a causa del continuo passaggio di migliaia di persone che ogni domenica vanno a vedere la partita di calcio.

La stessa Casa delle Armi ha ospitato al suo interno funzioni poco adatte : è stata fino a poco fa sede del tribunale politico e carcere, subendo per questo trasformazioni poco congrue, che sono andate ad intaccare e rovinare l’organismo strutturale e la concezione spaziale originali.

Un esempio di rifunzionalizzazione e recupero di un antico edificio si può ritrovare nell’operazione che ha coinvolto il Teatro di Cartagena. L’intervento è ad opera di Rafael Moneo, il quale è intervenuto non solo sull’antico teatro romano ma anche nella zona urbana circostante, inglobando l’antica struttura in un progetto più complesso e organico. Moneo però ha deciso di non ridonare la funzione di teatro, come invece era successo pochi anni prima al Teatro di Sagunto (intervento ad opera di Giorgio Grassi e Manuel Portaceli su progetto del 1985, ancora oggi molto criticato), ma di adibirlo a museo della storia della città.

Io spero ci siano valide alternative alla “demolizione” invocata da Paolo Marconi per situazioni disperate di edifici storici.

 Il valore della permanenza è per me fondamentale : l’uomo basa la maggior parte dei suoi studi su esperienze empiriche, su ciò che può vedere, toccare, confrontare; non bastano documenti fotografici o scritti.

Per questo è importante riuscire a tramandare il più possibile al futuro, per far sì che la conoscenza della storia architettonica sia pari all’ attuale, se non maggiore.

Ogni volta che si sceglie di conservare un’opera si esprime un giudizio, attribuendogli uno specifico valore, anche economico.

E alla domanda : “Quanto siamo disposti a pagare?” io forse risponderei che sono disposta, per il valore della permanenza, ad avere per 15 anni, davanti agli occhi, la pubblicità della Tod’s appesa al Colosseo. Se questo è il prezzo da pagare per tramandare un’opera tanto grandiosa al futuro per altri 2000 anni, io sono disposta a pagarlo.

 

Scelta del bene analogo (Giorgia Iacovelli Giorgia Izzzi)

Laboratorio di progettazione architettonoca e urbana 6b

professore:Valerio Palmieri

studentesse: Giorgia Iacovelli, Giorgia Izzi

come scelta del bene analogo ci siamo ricondotte al complesso residenziale Meander di Steven Holl ubicato nel quartiere storico di Taka-Töölö lungo la Taivallahti Bay.

Abbiamo scelto questo edificio come bene analogo perchè presenta diverse analogie con il nostro progetto: edificio abbastanza lungo con altezza variabile che "serpeggia" all' interno del cortlile, gli appartamenti variano, alcuni sono più piccoli e altri più grandi, ma quasi tutti dotati di balconi e viste panoramiche,parcheggi.

Il Foro Italico e i costi del recupero (e del restauro)

Il Foro Italico e il costo del recupero (e del restauro)

La presentazione del caso del Foro Italico apre importanti discussioni circa gli interesse legati al recupero di beni architettonici, nonché al loro costo, soprattutto quando si parla di beni pubblici finanziati dallo Stato e che dovrebbero essere sottoposti a vincoli di inalienabilità e indisponibilità. Il Foro Mussolini nacque dall’idea politica del Ventennio dell’importanza dello sport, non solo per mistica fascista, ma come vera rappresentazione sociale ed economica del paese, tanto da essere promosso dall’Opera Nazionale Balilla; il destino del complesso fu però ben presto segnato dal giudizio sbrigativo e superficiale dei decenni del dopoguerra, il quale, complici le tradizioni di qualche secolo fa, decretò che per Luigi Moretti era tempo di Damnatio Mamoriae e per le sue opere poteva essere previsto qualche stravolgimento. Non si può dunque non parlare della Casa delle Armi, che non solo venne deturpata della propria poetica, di quel senso di vuoto e dei sofisticati giochi di luce, ma che negli anni ’70-’80 si rese praticamente irriconoscibile con l’inserimento di un Tribunale politico, di celle detentive, di recinzioni, di 7000 mc per le nuove funzioni, di un garage sotterraneo e infine anche con la scarsa attenzione rivolta alla ricchezza dei rivestimenti marmorei esistenti, che rendevano questa palestra-accademia un maestoso blocco monolitico. Si è trattato veramente di una delle più grandi deturpazioni di un bene del patrimonio architettonico contemporaneo, che ormai risulta irrimediabilmente perso per gli alti costi che comporterebbe un restauro filologico secondo i documenti d’archivio esistenti. Ma la Casa delle Armi non è l’unico esempio di dolosa perdita di significato storico, culturale e artistico, perché purtroppo questo è un destino di molti edifici, antichi o molto spesso moderni, il quale senso nella Storia non viene, o non si vuole, comprendere. Già solo nell’area del Foro Italico gli esempi non sono pochi: lo Stadio dei Marmi di Del Debbio, caduto nell’incuria dell’Amministrazione, sottoutilizzato e continuamente deturpato da eventi incongrui e assurdi; lo Stadio Olimpico, il cui spettacolare impianto del ’60 fu oggetto di un grande affare edilizio che permise di costruirvi una grande copertura sovrastante e 30.000 mq di uffici al di sotto che nessuno vuole utilizzare. Ma non sono i soli esempi, basti pensare alla Palazzina di Libera analizzata la scorsa settimana. Lo scopo della fattibilità sarebbe proprio quello di pervenire ad indicazioni qualitative e quantitative che permettano di valutare la convenienza del progetto, dal punto di vista economico e dei benefici: ecco perché dopo molto tempo il giudizio di alcuni su opere talmente degradate è quello di una demolizione totale, a discapito di un tentativo di recupero che evidentemente non trova ragion d’essere. Da questa premessa sulla fattibilità abbiamo possiamo introdurre il tema del costo del recupero e del restauro, e della reale volontà, oltre lo slancio idealistico ed emozionale, di investire risorse in questo tipo di operazioni atte a garantire il prosieguo della “permanenza” dell’opera architettonica. Operazioni che possono essere di diverso tipo, dalla manutenzione alla conservazione, dal ripristino al restauro, ognuna con un’accezione diversa, ognuna esigente un rispetto dell’opera e un atteggiamento critico specifico, ognuna necessariamente accompagnata da una stima e da procedimenti di misurazione dei costi, analitici o sintetici che usar si voglia, che si rendono indispensabili ormai per la buona riuscita di un progetto, anche di restauro. Perché non si debbano più accettare “cause perse” come la Casa delle Armi, vittima come il suo architetto, dell’oblio dell’ignoranza, e che oggi “giace a prendere la polvere come un esperimento mancato nello studio di uno scienziato” (M. Ferrari “Luigi Moretti. Casa delle Armi nel Foro Mussolini a Roma 1933 – 1937”).

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