Blog di Marco Campani

ESERCIZIO 1

Verifica dell’isostaticità:

Gradi di libertà 11x3=33

Nodi A, H : 2 aste -> il nodo da 2 x (2 – 1) = 2 gradi di vincolo

Nodi B, G : 3 aste -> il nodo da 2 x (3 – 1) = 4 gradi di vincolo

Nodi C, D, E : 4 aste -> il nodo da 2 x (4 – 1) = 6 gradi di vincolo

Vincoli interni = 30

Vincoli esterni = 2 (cerniera) + 1 (carrello) = 3

V = 30 + 3 = 33 -> struttura isostatica.

Controllo

Vesterni + Naste = 2 x Nnodi

3 + 11 = 2 x 7 -> struttura isostatica.

Reazioni vincolari:

La struttura è simmetrica quindi le reazioni vincolari dovranno essere altrettanto. Di conseguenza sicuramente non ci sarà reazione orizzontale alla cerniera (perché il carrello è impossibilitato a produrre una reazione orizzontale) e le due reazioni verticali saranno pari alla somma delle forze esterne applicate diviso 2. Quindi 20 x 3 / 2 = 30 kN

Sollecitazioni:

Usando il metodo delle sezioni di ritter considero solo una parte della struttura. Le azioni di contatto vengono trovate mettendo in equilibrio la parte della struttura considerata.

Per equilibrio momenti intorno a C (dove N2 e N3 non hanno braccio e non fanno momento) trovo N1 pari a -40 kN.

Per equilibrio dei momenti intorno a B trovo N3 pari a 30kN

Per equilibrio a traslazione verticale trovo N2 pari a 10 (radice di) 2 kN

Con altre due sezioni e con lo stesso principio secondo il cui ogni singola parte della struttura è in equilibrio con le azioni di contatto trovo le altre reazioni normali:

N4 = -30 (radice di)2 kN

N5 = 50 kN

N6 = -10 (radice di)2 kN

Ho ipotizzato un verso della normale considerandola sempre tesa, in modo che nel caso di risultati negativi l’asta sarà compressa.


Per simmetria non è necessario fare altro tagli in quanto le azioni di contatto saranno specchiate come le reazioni vincolari e i carichi applicati.

Nel diagramma delle sollecitazioni si nota come le aste superiori siano tutte compresse mentre le aste inferiori siano tutte tese.

 

ESERCIZIO 2


Come prima procedo alla verifica dell’isostaticità:

A,D -> 2 gradi di vincolo

E,C,G -> 4 gradi di vincolo

H -> 6 gradi di vincolo

B -> 8 gradi di vincolo

Vesterni = 3

Gradi di libertà: 11x3=33

Gradi di vincolo: 30+3=33 -> struttura isostatica.

Per calcolare le reazioni vincolari metto in equilibrio la struttura a rotazione (in E), e a traslazioni verticali e orizzontali. Ho 3 equazioni in 3 incognite (le tre reazioni) quindi sono sufficienti per risolvere il sistema, che ha risultato:

Ve = 2F

Od = 3F

Oe = 3F

A differenza del metodo precedente delle sezioni, utilizzo il metodo dei nodi, seguendo lo stesso principio: ogni parte della struttura deve essere in equilibrio con le azioni di contatto, sia essa una sezione della struttura o un nodo.

Metto quindi in equilibrio tutti i nodi:

Dal diagramma delle sollecitazioni si nota che alcune aste sono scariche e solamente una delle aste è tesa.

Verifico il risultato che ho trovato con il software SAP inserendo dati numerici:

I risultati sono analoghi a quelli calcolati analiticamente.

ESERCIZI SUI TELAI PIANI

La serie di esercizi che riporto ha come obiettivo la risoluzione in maniera qualitativa delle azioni di contatto della struttura isostatica e il controllo tramite il software SAP2000 dei risultati ottenuti.

Esercizio 1 – arco a tre cerniere

REAZIONI VINCOLARI

Essendo la struttura simmetrica la cerniera interna (che interrompe la continuità) non può avere reazioni verticali diverse da 0 altrimenti sarebbe contraddittoria con la simmetria.

Il carico q distribuito su una luce 2l per equilibrio a traslazione verticale genererà due reazioni vincolari alle cerniere pari a ql verso l’alto.

La reazione e il carico creano una coppia di forze di braccio non nullo (il carico può essere pensato come una forza pari a ql con distanza l/2 dalla cerniera interna) e genereranno un momento ql2/2.

Per equilibrare questo momento la cerniera interna e la cerniera alla base reagiranno con delle forze orizzontali pari al momento fratto il loro braccio, quindi ql2/2h. Nello specifico la parte di sinistra genera una coppia antioraria e la parte di destra una coppia oraria.

SOLLECITAZIONI

Secondo le equazioni di equilibrio, il carico distribuito perpendicolarmente all’asse della trave è la derivata del taglio. Essendoci un carico uniforme, il taglio sarà quindi lineare.

Sappiamo che alla cerniera interna dovrà essere 0 (perché non trasmette reazioni verticali) mentre al nodo sarà ql. La funzione taglio è lineare e sulla parte sinistra negativa e destra positiva.

Nelle aste il taglio sarà costante (assenza di carico distribuito) e pari al valore della reazione orizzontale in cerniera, quindi ql2/2h.

Verifico con SAP il risultato:

Con l=6m, h=12m, q=10 kN/m.

Nota: pur non essendoci nessuna forza concentrata il taglio non è continuo in quanto il nodo tra trave e pilastro rappresenta una singolarità che fa scambiare i valori al taglio e alla normale.

Essendo il taglio sulla trave lineare il momento sarà parabolico. In particolare alla cerniera interna sarà nullo e al nodo sarà ql2/2. Il nodo non rappresenta una singolarità per il momento che non salta, seppur non derivabile in quel punto. Nei pilastri il taglio è costante, il momento sarà quindi lineare e varrà 0 in cerniera e sempre ql2/2 al nodo.

La normale sarà costante sia nel pilastro che nella trave (nessun carico orizzontale distribuito) e prenderà quindi i valori delle reazioni vincolari:

sul pilastro sarà ql (come la reazione verticale della cerniera alla base) e sulla trave sarà ql2/2h (come la reazione orizzontale della cerniera interna). Come preannunciato al nodo i valori di normale e taglio si scambiano

Esercizio 2

Come variante dell’esercizio precedente, il carico non viene distribuito sulle aste orizzontali ma sul pilastro.

REAZIONI VINCOLARI

La struttura non è simmetrica quindi nel punto B la cerniera interna trasmetterà anche reazione verticale.

Per trovare le reazioni vincolari faccio l’equilibrio dei momenti attorno alle due cerniere alla base:

∑M (A) = - qh2/2 + VB l + OB h = 0

∑M (C) = VB l - OB h = 0

Da queste ricavo che OB =  ¼ qh     e      VB = qh2/4l

Per equilibrio a traslazione orizzontale trovo OA = qh – ¼ qh = ¾ qh

Per equilibrio a traslazione verticale trovoVA = VB = qh2/4l

Nella parte destra per equilibrio a traslazione trovo che VC – VB = 0 e OC – OB =0.

Quindi VC = qh2/4l     e      OC = ¼ qh.

Anche i momenti sono equilibrati in quanto la coppia ¼ qh ha braccio h e produce momento orario pari a ¼ qh2e la coppia qh2/4l ha braccio l e produce momento antiorario pari a ¼ qh2.

SOLLECITAZIONI:

Non c’è nessun carico distribuito orizzontale, la normale sarà quindi sempre costante.

Nel pilastro di sinistra sarà pari a VA, quindi  qh2/4l e sarà di trazione. Le aste orizzontali avranno normale pari a OB, quindi  ¼ qh. Il pilastro destro avrà normale pari a qh2/4l dicompressione.

Con l=6m, h=12m, q=10 kN/m.

Il taglio avrà un andamento lineare nel pilastro di sinistra e costante nelle altri parti della struttura. Per conoscere i valori controllo quali sono le reazioni ai bordi (cerniere e nodi)

In A dovrà valere ¾ qh (negativo) mentre al nodo dovrà essere ¼ qh. Nelle aste orizzontali sarà costante pari a qh2/4l e nel pilastro di destra sarà ¼ qh (negativo)

Il momento avrà funzione parabolica nel pilastro a sinistra e lineare negli altri elementi e 0 nelle tre cerniere. Nel pilastro di sinistra il momento avrà tangenza nulla all’altezza di  ¾l dove si azzera il taglio. Nel pilastro di destra la funzione momento sarà lineare con valore al nodo di qh2/4. Per continuità anche sulle aste avrà valori alle estremità di qh2/4. Il momento massimo ¾h varrà 9/32 qh2

Esercizio 3

REAZIONI VINCOLARI

Procedo con il calcolo dei momenti nel punto A e C:

∑M (A) = -F h/2 – VB l/2 + OB h = 0

∑M (C) = - F h/2 – VB l/2 – OB h =0

Da cui      VB = Fl/2h     e    OB = 0

Per equilibrio a traslazione in A e in C ci saranno due forze orizzontali pari a F in direzione opposta alla forza applicata, e per equilibrio a traslazione verticale in A ci sarà una forza pari a Fl/2h verso il basso e in C una forza di pari intensità verso l’alto.

 

SOLLECITAZIONI

La normale sarà costante in tutti gli elementi data l’assenza di carico distribuito assialmente. Nei due pilastri sarà pari alla reazione verticale alla base, quindi Fl/2h e sarà di trazione al pilastro sinistro e compressione al pilastro destro. Dato l’assenza di reazione orizzontale alla cerniera interna la normale sulle aste orizzontali è nulla.

Con l=6m, h=12m, F=10 kN

Il taglio sarà sempre costante (data l’assenza di carico distribuito perpendicolare) ma avrà dei punti di salto dove sono applicate le forze concentrate. Alla base dei pilastri avrà valore pari a F data la reazione delle cerniere per poi a h/2 saltare di un valore pari a F data la forza applicata, diventando nullo nel tratto superiore prima del nodo. Nelle aste orizzontali avrà valore pari a Fl/2h, ovvero la reazione verticale in B ma anche la normale nei pilastri.

Il momento avrà andamento lineare dove è presente taglio e costante dove è assente. Nelle 3 cerniere dovrà essere 0. Quindi partendo da A dove è 0, sarà lineare fino a h/2 dove varrà Fh/2. Continuerà fino al nodo in maniera costante, per poi riprendere l’andamento lineare nelle aste orizzontali, dove varrà Fh/2 ai nodi e 0 in cerniera. Analogamente il pilastro di sinistra avrà momento Fh/2 costante nel tratto in alto e lineare fino alla cerniera dove varrà 0 e tenderà le fibre verso destra.

Esercizio 4

La struttura non è simmetrica dato il pilastro di sinistra lungo 2h mentre quello di destra è lungo h. La cerniera in B potrà quindi avere reazione verticale.

REAZIONI VINCOLARI

∑M (A) = OB 2h – VB l/2 – ql2/8 =0

∑M (C) = ql2/8 – VB l/2 – OB h = 0

Da cui      VB = ql/12   e    OB = ql2/12h

Per equilibrio alla traslazione verticale e orizzontale trovo le altre reazioni vincolari alle cerniere A e C:

VA = 7/12 ql        OA = ql2/12h       VC = 5/12 ql            OC=ql2/12h

SOLLECITAZIONI

Non essendoci carico distribuito orizzontale la normale sarà sempre costante.

In A varrà quanto la forza verticale VA, quindi 7/12ql. Al nodo ci sarà un salto e prenderà il valore della forza orizzontale della cerniera interna, ql2/12h. Nell’ultimo tratto verticale prende il valore di VC, quindi 5/12ql. In ogni tratto sarà di compressione.

Con l=6m, h=6m, q=10 kN/m

Il taglio sarà costante nei pilastri e lineare nelle travi orizzontali.

Partendo da A, nel pilastro avrà il valore della forza orizzontale OA, quindi ql2/12h e sarà positivo. Al nodo ci sarà un salto e avrà valore negativo di 7/12 ql. La diagonale del diagramma non passa per la cerniera, dove avrà valore ql/12, e all’altro nodo varrà 5/12ql positivo. Nel pilastro a destra prenderà valore costante di intensità OC, quindi ql2/12h, negativo.

Il momento avrà andamento lineare nei pilastri e quadratico sulla trave.

Nel pilastro di sinistra varrà 0 in A e al nodo varrà il valore del taglio ql2/12h per il braccio 2h quindi ql2/6.

Analogamente nel pilastro di destra sarà 0 in C e al nodo varrà ql2/12h per il braccio h quindi ql2/12.

Per continuità del nodo incastro la parabola che descrive il momento sarà asimmetrica e varrà ql2/6 al nodo di sinistra e ql2/12 al nodo di destra.

 

ESERCIZI SUL DIMENSIONAMENTO DELLE TRAVI DI UN SOLAIO:

Struttura scelta: trave con doppio appoggio.

Momento massimo: ql2/8 in mezzeria

Interasse: 4m

Luce: 6m

LEGNO:

Scelgo un solaio in legno a una orditura, dove il peso strutturale è rappresentato da trave, travetti e tavolato. Per scegliere una sezione di trave consona al solaio decido di fare una stima dei carichi ipotizzando che tutto il carico strutturale pesi 1 kN/mq

Carico Strutturale:

 1kN/mq (trave, travetti,tavolato) – provvisorio per calcolare una sezione tipo della trave lignea.

Carico Accidentale:

2kN/mq come da nuove norme tecniche per le costruzioni (DM 14 gennaio 2008, pubblicato sulla  Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 - Suppl. Ordinario n. 30) 

Carico Permanente:

pavimento: Gres Porcellanato

CARATTERISTICHE TECNICHE:

SPESSORE da 6,5 A 12 mm

PESO 20 kg/m²

REAZIONE AL FUOCO Classe 0 secondo DM 26.6.84

Fonte:http://www.itc.cnr.it/corsi/pavimenti/immagini/pavimento%20pdf/finiture.pdf

Materiale

Peso al mc

Spessore

Peso al mq

Massetto malta bastarda

19 kN/mc

0,06

1,14 kN/mq

Pavimento in gres porcellanato

25 kN/mc

0,008 m

0,20 kN/mq

Impianti

 

 

0,50 kN/mq

 

Incidenza tramezzi

 

 

1,00 kN/mq

 

Totale: 2,84 kN/mq

 

Peso del solaio:

1+2+2,84= 5,84 kN/mq

Ipotizzo la sezione della trave:

Stima del carico al metro lineare (interasse 4 m): 5,84 * 4 =23,36 kN/m

L’azienda fa basi di abete rosso (500 kg/mc) di cm 8 - 10 -12 - 14 -16 - 18 - 20 - 22 – 24

fonte: http://www.tecsol.it/prodotti_tecsol_travi_legno_lamellare.htm

Scelgo una trave 24 x 45 cm

Area della sezione: 0.108 mq

Volume per 1m di trave: 0.108 mc/m

Peso di 1m di trave: 0.108 x 500 = 54 kg/m = 0,54 kN/m

In ogni mq ci sono 1/interasse travi, quindi 1/4 x 0.54 = 0.135 kN/mq -> incidenza delle travi sul peso a mq

Ipotizzo la sezione del travetto:

Interasse: 0.5m

Luce: 4m

Stima del Carico a metro lineare:  5,84 (peso del solaio) x 0.5 = 2,92  kN/m

Dalle tabelle dell’azienda scelgo un travetto di: 10x24 cm

Volume di 1 m di travetto: 0.024 mc/m

Peso: 500*0.024 = 12kg/m = 0.12 kN/m

In ogni mq ci sono 1/0.5 travetti quindi 2* 0.12 = 0.24 kN/mq -> incidenza dei travetti sul peso a mq

Tavolato:

spessore: 0.03 m

Peso specifico: 500 kg/mc

Peso al mq: 500x0.03=15kg/mq = 0.15 kN/mq

 

Peso totale della struttura ipotizzata:  0.135 + 0.24 + 0.15 =0.525 kN/mq

 

Verifica trave:

Dopo aver calcolato l’effettivo qs della struttura ipotizzata, inserisco i dati in tabella verificando se le dimensioni sono corrette:

Altezza minima richiesta 40,26 cm. La trave che ho ipotizzato è 24 x 45, è quindi opportunamente dimensionata nel caso utilizzassi una classe del legno GL32h o GL36h. Per classi inferiori la trave non è opportunamente dimensionata.

Verifica travetto:

Il qs per la verifica del travetto non considera il peso proprio delle travi.

Altezza minima: 14,51 cm.

Il travetto ipotizzato è 10 x 24 e risulta essere sovradimensionato per classe di legno GL36h. Si può quindi utilizzare una classe di legno più bassa come la GL24h dove l’altezza minima richiesta diventa 17,78 cm.

n.b. : per il calcolo delle tensioni ammissibili sono stati introdotti i coefficienti di sicurezza delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni dove gamma = 1,45 e Kmod = 0,6

ACCIAIO:

Ipotizzo un solaio a una orditura con travi e travetti di acciaio, lamiera grecata, soletta armata con rete elettrosaldata. Il solaio è controsoffittato.

Come per il legno ipotizzo un carico strutturale per fare un dimensionamento di massima delle travi, poi calcolo il carico strutturale del solaio ipotizzato e verifico se le sezioni scelte sono opportunamente dimensionate.

Stima dei carichi:

Carico Strutturale:

ipotizzo un Qs di 2 kN/mq

Carico Permanente:

Considero lo stesso solaio utilizzato nell’esempio precedente aggiungendo però la controsoffittatura:

Materiale

Peso al mc

Spessore

Peso al mq

Massetto malta bastarda

19 kN/mc

0,06 m

1,14 kN/mq

Pavimento in gres porcellanato

25 kN/mc

0,008 m

0,20 kN/mq

Impianti

 

 

0,50 kN/mq

 

Incidenza tramezzi

 

 

1,00 kN/mq

Controsoffitto

20 kN/mc

0,015 m

0,30 kN/mq

 

Totale: 3,14 kN/mq

Carico Accidentale:

2kN/mq come da nuove norme techine per le costruzioni (DM 14 gennaio 2008, pubblicato sulla  Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 - Suppl. Ordinario n. 30) 

Stima totale:

2+2+1,84= 7,14 kN/mq

Ipotizzo la sezione della trave:

luce 6m, interasse 4m

inserendo i dati per il dimensionamento di massima nel foglio excel il risultato è un Wx minimo di 574,24 cm3

scelgo un profilato Ipe330 (Wx=713,1 cm3)

fonte: http://www.oppo.it/tabelle/profilati_ipe.htm

Ipotizzo la sezione del travetto:

luce 4m, interasse 2m

Per il dimensionamento del travetto serve un profilato con un Wx minimo di 127,61 cm3

scelgo un profilato Ipe180 (Wx=146,3 cm3)

Calcolo del qs effettivo:

trave:

da tabella: 49,1 kg/m = 0,491 kN/m.

In un mq ci sono 1/interasse travi quindi ¼ x 0.49 1 = 0.123 kN/mq

Travetti:

da tabella: 18,8 kg/m = 0,188 kN/m

in un mq ci sono 1/interasse travetti quindi ½ x 0,188 = 0,094 kN/mq

lamiera grecata:

fonte: http://www.edilpanel.it/lamgrecate.htm

il carico sopra la lamiera è qa+qp = 2 + 3,14= 5,14 kN/mq = 514 kg/mq

scelgo la lamiera S/C 2000 spessore 1mm peso 11,94 kg/mq= 0,12 kN/mq

dalle tabelle dell’azienda scelgo una lamiera che si appoggia sui travetti, quindi distanza tra gli appoggi = 2m e spessore 1mm (così che il carico agente 514kg/mq sia inferiore di quello che la lamiera può sopportare 624kg/mq)

soletta armata:

cls:

peso circa 23kN/mc

spessore di progetto: 0,08m.

peso: 23 x 0.08 = 1,84 kN/mq

rete elettrosaldata:

fonte: http://www.studiopetrillo.com/tabella-del-peso-rete-elettrosaldata-per-cemento-armato,70.html

tipo 510/1 peso al mq: 3,08 kg/mq = 0.03 kN/mq

 

calcolo del qs effettivo:

0,123 + 0,094 + 0,12 + 1,84 + 0,03 =2,2 kN/mq

Verifica del solaio con il qs effettivo:

Trave:

Wx minimo = 590,32 cm3

La IPE330 ipotizzata ha Wx = 713,1 cm3, quindi è verificata.

travetto:

NB: Il qs considerato per il travetto non tiene conto del peso proprio delle travi

Wx minimo = 128,86 cm3

La IPE180 ipotizzata ha Wx = 146,3 cm3 quindi è verificata.

CEMENTO ARMATO:

Ipotizzo un solaio composto da travi in cemento armato e travetti di 10 cm di base.

Il carico strutturale è quindi composto da travi, travetti, pignatte e getto di completamento. Non conoscendo le reali dimensioni necessarie per questi elementi, inizio un'analisi preliminare ipotizzando un Qs di 3 kN/mq

Carico Permanente:

Materiale

Peso al mc

Spessore

Peso al mq

Massetto malta bastarda

19 kN/mc

0,06

1,14 kN/mq

Pavimento in gres porcellanato

25 kN/mc

0,008 m

0,2 kN/mq

Intonaco

 

 

0,3 kN/mq

Tramezzi

 

 

1,0 kN/mq

Impianti

 

 

0,5 kN/mq

 

3,14 kN/mq

Carico Accidentale:

2kN/mq come da nuove norme techine per le costruzioni (DM 14 gennaio 2008, pubblicato sulla  Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 - Suppl. Ordinario n. 30) 

Stima totale:

3+2+3,14= 8,14 kN/mq

--------

Classe delle barre d’acciaio: B450C, la cui tensione di snervamento è 450 N/mmq.

Fonte: http://www.ferriere.pittini.it/schede_tecniche/BARRESPF201.pdf

 

Le Norme Tecniche per le costruzioni impongono una classe minima di C16/20 per strutture semplicemente armate. Per classi superiori a C45/55 c’è l’obbligo di una sperimentazione preventiva e la produzione deve seguire delle specifiche procedure per il controllo della qualità, scelgo quindi una classe intermedia C32/40 per cemento armato non precompresso.

Con questi dati procedo a un dimensionamento di massima delle travi del solaio:

Una trave che può sostenere questo solaio (con Qs ipotizzato) ha sezione 30 x 50 cm (5 cm copriferro). Procedo ora al calcolo del Qs effettivo:

Trave:

calcestruzzo:  23 kN/mc

Volume della trave 30x50 = 0,15 mc/m

Peso: 0,15 x 23 = 3,45 kN/m

Incidenza a MQ: 3,45 / 4 (interasse) = 0,8625 kN/mq

Pignatte:

fonte: http://www.ilap.it/pignatte.htm

scelgo le pignatte SH16 (33 x 35 x 16) che hanno peso di 6,7 kg = 67 N.

In 1 metro ci sono (1/0,35)= 2,86 pignatte/m. Il peso al metro lineare è quindi 67 x 2,86 = 191,62 N/m = 0,19 kN/m

l’interasse delle pignatte è 33 cm (base pignatta) + 10 cm (base travetto) = 0,43 m

l’incidenza delle pignatte sul solaio è quindi: (1/0,43) x 0,19 = 0,442 kN/mq

travetti:

Volume: 0,16 x 0,1 = 0,016 mc/m

Peso al metro lineare: 23 x 0,016 = 0,368 kN/m

L’interasse dei travetti è lo stesso delle pignatte, quindi 0,43m.

L’incidenza al MQ è quindi: (1/0,43) * 0,368 =0,856 kN/mq

Getto di cls:

spessore di progetto:  4 cm.

Peso al MQ: 23 x 0,04 = 0,92 kN/mq

Qs effettivo:

0,8625 + 0,442 + 0,856 + 0,92 = 3,0805 kN/mq

Verifica della trave:

Dato il lieve incremento del valore di carico strutturale effettivo (3,08 kN/mq) rispetto a quello ipotizzato (3 kN/mq) il foglio di calcolo restituisce un valore di altezza utile minima di 38,95 cm. (solo qualche mm in più)

Sommando il copriferro (5 cm), l’altezza minima della trave è 43,95. La trave ipotizzata di 30 x 50 è quindi opportunamente dimensionata.

 

ESERCIZIO SUL DIMENSIONAMENTO DELLE ASTE TESE E COMPRESSE E VERIFICA A INSTABILITA':

L’esercitazione ha come obiettivo il calcolo della sezione di aste soggette solo a sforzo assiale disegnate tramite il software autoCAD, caricate tramite il software SAP che indica anche i valori di sforzo normale delle travi.

Parte 1disegno della struttura tridimensionale

Disegnare il modulo a partire dall’origine degli assi così da farla coincidere con quella di sap. Va fatto un layer apposito per le aste in quanto il layer0 di default di autocad non viene letto da sap.

Usare il comando “serie rettangolare” di autocad per copiare il modulo creato.

Nb – la versione 2012 di autocad non apre la finestra di dialogo ma i dati (numero di copie, distanze ecc.) vanno inserite dal prompt dei comandi

Una volta creata la successione lineare vanno disegnate le aste lungo l’altro asse perpendicolare (nel mio caso l’asse Y) e il modulo 3D va quindi copiato sempre con il comando Serie Rettangolare in modo da creare tutta la struttura. è importante evitare che ci siano sovrapposizioni tra aste, inoltre ogni singola asta deve essere rappresentata da una linea, quindi nel caso (come di autoCAD 2012 che con il comando serie crea dei blocchi) di polilinee o blocchi, basta selezionare tutto il modello e usare il comando Esplodi.

Il file va salvato da autoCAD in formato .dxf, così da poter essere aperto con SAP.

Parte 2Analisi su SAP

Una volta importato il modello e scelte le unità di misura, va comunicato a sap che il layer “aste” (o qualsiasi sia il nome dato su autoCAD) debba essere letto come FRAMES.

Si procede quindi a impostare i vincoli (4 cerniere ai 4 angoli della struttura), scaricare le aste a momento per imporre le cerniere interne a tutti i nodi e a caricare la struttura tramite una forza negativa (verso l’asse gravitazionale) di 40kN su ogni nodo superiore.

Riporto l’analisi di sap della deformata:

Parte 3Analisi degli sforzi normali

L’obiettivo è quello di progettare le sezioni delle aste più sollecitate a sforzo normale.

Per progettare l’asta a trazione basterà prendere il valore della normale più alto e fare un progetto a resistenza del materiale tramite la formula di Navier.

Per progettare a compressione si dovranno controllare gli sforzi normali massimi sia nelle aste corte (lungo gli assi principali) che quelle oblique. Questo perché va fatta la verifica a instabilità euleriana, dove viene calcolato il carico di punta massimo che l’asta compressa può sopportare prima di sbandare, chiamato Pcritico che dipendedalla lunghezza libera di inflessione che è diversa a nell’asta lunga e nell’asta corta.

Per avere chiaro quali sono gli sforzi agenti sulla mia struttura esporto da sap una tabella excel con i dati relativi agli sforzi assiali, e tramite quest’ultimo ordino le righe secondo sforzi assiali decrescenti.

Per la lettura della tabella va considerato che sap restituisce il valore normale all’inizio dell’asta, in mezzeria e alla fine, quindi vanno lette tre righe alla volta. Per esempio l’asta più tesa (che si vede dall’immagine) è un’asta obliqua ( infatti la sua lunghezza è 2 √2 ovvero la lunghezza impostata precedentemente da autoCAD (le aste corte sono lunghe 2m)) che ha sforzo normale di 258,934 kN.

Riporto una tabella con i valori di sforzo assiale massimi trovati da excel:

Parte 5progetto dell’asta a trazione

L’asta a trazione non ha bisogno di una verifica a instabilità euleriana quindi il progetto (o la verifica) può essere eseguito tramite la formula di Navier per calcolare l’area minima necessaria.

A = N/Fd

Dove A è l’area minima che mi servirà per scegliere la sezione della trave, N è lo sforzo normale calcolato con SAP e Fd è la resistenza del materiale calcolata dalla tensione di snervamento (Fy) ridotta da un coefficiente di sicurezza (γm=1,05)

Tramite un foglio Excel calcolo le varie aree minime necessarie per sopportare la sollecitazione. Non sapendo che tipo di acciaio mi è più utile, calcolo l’area minima per tutte e tre le classi di resistenza Fe360S235, Fe430S275 e Fe510S355.

La N è uguale a258,934 kN come da tabella precedente

Secondo le tabelle dei profilati tubolari:

fonte: http://www.oppo.it/tabelle/profilati-tubi-circ.htm

Progetto dell’asta:

Parte 6progetto dell’asta corta a compressione

Per le aste compresse non è sufficiente progettare a resistenza del materiale, ma va verificato che il carico critico assiale che l’asta può sopportare sia superiore del carico agente.

Per far ciò, prima progetto l’asta a compressione con N = -296,771 kN

Sempre seguendo la tabella dei tubolari:

Applicando la formula del carico euleriano verifico per ogni sezione se è in grado di sopportare lo sforzo assiale a cui è sottoposta.

Pcrit = (π2 x E x Jmin)/l02

 A seconda della classe di resistenza della sezione, anche il modulo di Young E è diverso

Fonte: http://www.engineerplant.it/tab_metalprop.htm

Essendo tutte le aste doppiamente incernierate la lunghezza libera di inflessione l0 coincide con la lunghezza effettiva dell’asta.

Avendo scelto una sezione tubolare il momento d'inerzia J è uguale per entrambi gli assi, infatti nelle tabelle ne compare uno solo.

 

Con un foglio excel calcolo il carico critico per ogni sezione e verifico che la normale agente 296,771 kN è minore in tutti e tre i casi, quindi tutte e tre sono plausibili sezioni opportunamente dimensionate.

OSSERVAZIONE il carico critico calcolato utilizzando la classe più resistente è molto minore degli altri 2, in quanto aumentando la classe diminuisce l’area della sezione e quindi il momento d’inerzia, snellendo l’asta.

Parte 7progetto dell’asta lunga a compressione

Sforzo assiale agente: -307,254 kN

Come nel caso precedente, calcolo l’area minima con la formula di Navier:

Consultando quindi le tabelle dei profilati:

NB: i risultati sono analoghi a quelli delle aste corte, dato che l’area minima necessaria è piuttosto simile visto che il valore della normale che ha poca variazione. Ho scelto comunque una sezione più grande per l’asta a classe di resistenza minore perché l’area della sezione minima (13,73 cmq) era troppo vicina a quella della sezione precedente di progetto (13,90 cmq)

Passo ora alla verifica a instabilità:

ATTENZIONE!!! L’asta progettata a classe di resistenza Fe510S355 è troppo snella ed è INSTABILE. È opportuno quindi nel caso si voglia utilizzare questa classe di resistenza scegliere una sezione diversa con un momento d’inerzia maggiore

Le altre due aste sono invece opportunamente dimensionate.

 

ESERCIZIO SUL CALCOLO DELLA RIPARTIZIONE DELLE FORZE SISMICHE

(esercizio svolto con Emanuel Dad Khan e Sara Forlani)

L’esercitazione ha come obiettivo quello di calcolare come la forza sismica si ripartisce nei controventi di questo impalcato.

Ipotizzo che la tecnologia costruttiva dell’impalcato sia la stessa (acciaio) e i pilastri siano HEB120.  

Questi ultimi sono opportunamente orientati per avere il momento d’inerzia maggiore in asse con la trave portante con luce maggiore che sarà quindi più sollecitata a momento flettente. Considero trave e pilastri incastrati, quindi per continuità del momento anche i pilastri saranno soggetti allo stesso momento flettente della trave (al nodo).

STEP1 – calcolo delle rigidezze traslanti dei controventi dell’edificio.

Calcolo la rigidezza traslante di ciascun controvento considerando la formula:

K_t =  12 E (∑I ) / h3

Dove E è il modulo di Young dell’acciaio (210.000 N/mmq), h è l’altezza dei pilastri (3,2 m) e I sono i momenti d’inerzia di tutti i pilastri.

Avendo orientato i pilastri secondo la loro necessità di resistenza a momento flettente  trasferito dalla trave, in ogni controvento bisognerà prendere in considerazione il momento d’inerzia riferito all’asse del controvento. Per esempio nel controvento 3 -4-5-6-7-8 avremo diversi momenti d’inerzia così disposti:

Calcolo così tutte le rigidezze di tutti i controventi orizzontali e verticali:

STEP 2 – tabella sinottica dei controventi e distanze

Scelgo un sistema di riferimento che ha origine nel punto O (segnato nella pianta dell’impalcato).

In questa tabella vengono riportate tutte le rigidezze traslanti dei vari controventi e ad ognuna viene attribuita una distanza dall’origine.  Questi dati serviranno successivamente per il calcolo del centro delle rigidezze.

STEP 3 – Calcolo del centro di massa

Il calcolo del centro di massa è fondamentale in quanto la forza sismica si identifica come una forza concentrata applicata a questo punto. Più il centro di massa e il centro delle rigidezze sono distanti tra loro (avendo quindi un maggiore braccio) più l’impalcato tende a ruotare nel caso di un evento sismico.

Il centro di massa è il centro delle aree dell’impalcato. Va quindi considerato quest’ultimo diviso in aree rettangolari (aventi proprio centro di massa all’incrocio delle diagonali) e calcolato il centro delle aree con questa formula:

XG= ∑Ai XGi / ∑ Ai

YG= ∑Ai YGi / ∑ Ai

STEP 4 – Calcolo del centro delle rigidezze e rigidezze globali

Analogamente al calcolo del centro di massa si procede al calcolo del centro delle rigidezze considerando tutti i controventi e la loro distanza dal centro di riferimento O iniziale:

Xc= ∑kvi dvi / ∑ kvi

Yc= ∑koi doi / ∑ koi

Trovato il centro delle rigidezze posso calcolare la distanza dei controventi da quest’ultimo.

ddvi = dvi - Xc

ddoi = doi - Yc

Calcolo la rigidezza torsionale totale che è la sommatoria delle rigidezze moltiplicate per la loro distanza al quadrato dal centro delle rigidezze (dd)

Kϕ= ΣiKiddi2

STEP 5 – Analisi dei carichi sismici

Per la seconda legge di Newton la forza è data da una massa a cui è impressa un’accelerazione.

Quindi per la forza sismica si avrà:

Forza sismica = Massa edificio x accelerazione per effetto del moto di trascinamento.

Questa accelerazione è minore della forza di gravità g (9,81 m/s2) che è ridotta da un coefficiente c chiamato coefficiente di intensità sismica. Maggiore è c più il sisma è di grande entità.

Quindi l’accelerazione può essere definita come

a = c g

Sostituendo alla formula precedente:

Fsismica = c g m

Dove massa per accelerazione gravitazionale è proprio il peso della struttura

Fsismica = c P

Da cui se ne deduce che strutture pesanti sono più vulnerabili al sisma in quanto la forza impressa sarà maggiore.

Va quindi calcolato il Peso sismico della struttra (W) che si ricava:

W = G + yQ

Dove G sono i carichi permanenti e strutturali, Q sono i carichi accidentati e y è un coefficiente di contemporaneità.  I carichi G e Q sono espressi in KN, vanno quindi moltiplicati i carichi distribuiti qs, qp e qa (espressi in kN/mq) per l’area totale dell’impalcato.

STEP 6 – ripartizione forza sismica lungo X

La forza sismica ha una natura aleatoria, non sappiamo quindi quale sia la direzione secondo cui viene applicata. Da normativa vanno verificate almeno due direzioni e per ognuna di queste intervengono sia i controventi disposti nella stessa direzione della forza, sia quelli disposti ortogonalmente, in quanto la forza sismica provoca torsione all’impalcato (se non passa per il centro delle rigidezze) e per contrastarla anche i controventi ortogonali avranno una reazione.

Ipotizziamo la forza sismica applicata in direzione orizzontale. (lungo X)

Susciterà quindi una traslazione orizzontale:

U0 = F / Ko tot

e una rotazione rigida dell’impalcato:

ϕ  = F b / Kϕ

 

ognuno dei controventi orizzontali avrà una reazione:

Roi = Kio ( U0 + ϕ ddoi)

Essendo la forza sismica orizzontale, ai controventi verticali non compare il contributo dovuto alla traslazione dell’impalcato ma solamente il contributo per contrastare la torsione di questo:

Rvi = Kvi ϕ ddvi

Dove K è la rigidezza del controvento, U0 è la traslazione dell’impalcato dovuta alla forza sismica, ϕ è la rotazione dell’impalcato dovuta alla forza sismica e dd è la distanza del controvento dal centro delle rigidezze.

STEP 7 – ripartizione forza sismica lungo Y

Analogamente alla direzione orizzontale, procedo al calcolo della ripartizione delle forze sismiche nel caso la forza sia lungo Y.

Nonostante la forza abbia la stessa intensità sia traslazione che rotazione sono diverse in quanto la rigidezza traslante totale verticale è diversa da quella orizzontale e il braccio del centro di massa e il centro delle rigidezze è diverso nelle due direzioni, andando a generare momenti torcenti differenti.

Anche in questo caso nel calcolo delle reazioni dei controventi nella direzione parallela alla forza sismica si considera sia il contributo a spostamento che quello a rotazione mentre per i controventi in direzione X si considera solo il contributo a rotazione.

Blog di Marco Trimaldi

Progettare significa scegliere una forma, un materiale e delle dimensioni

È nella concezione generale che l’architetto debba pensare solo alla composizione di una magnifica opera e che l’ingegnere debba risolvere i calcoli per farla reggere. In alcuni casi questo può anche essere vero, ma a mio parere un bravo architetto è uno che, grazie alle sue conoscenze, riesca a prevedere già in fase di progettazione alcune accortezze di carattere strutturale. Molto spesso capita che, data l’assurdità del concept iniziale, si arrivi a costruire un’opera  del tutto diversa da come era stata pensata dall’architetto. Questo perché, subentrati gli ingegneri, sono stati inseriti nel progetto dei vincoli.

A questo punto mi chiedo, non sarebbe stato meglio iniziare la progettazione tenendo già conto di questi vincoli anziché affrontarli a progetto iniziato?

 

Strutture Isostatiche

Esercizio 1. Calcolare le reazioni vincolari della struttura reticolare e trovare i valori della normale in ogni asta.

La struttura, essendo simmetrica sia nella sua forma che nella disposizione dei carichi, ha il valore delle due reazioni vincolari verticali (RVA e RVH) pari ognuna alla metà della somma delle 3 forze.

RVA=RVH=30 KN

RUA è nulla a causa dell'inesistenza di forze orizzontali.

Dopo aver trovato le reazioni vincolari si procede con il metodo delle sezioni. Si effettua un taglio su 3 aste ipotizzando un verso qualsiasi per lo sforzo normale di ogni asta.

La sezione "a" passa per le aste 1, 2 e 3. Tutte le aste sono state ipotizzate tese.

- N1 si trova facendo l'equilibrio dei momenti nel nodo C. Il valore è di 40 KN di compressione.

- N3 si trova facendo l'equilibrio dei momenti nel nodo B. Il valore è di 30 KN di trazione.

- N2 si trova scomponendo lo sforzo normale ed effettuando l'equilibrio alla traslazione verticale dell'intera sezione "a" con la componente verticale di N2. Il valore è di 10√2 kN di trazione.

La sezione "b" passa per le aste 4 e 3 (di cui già sappiamo il valore pari a 30 KN di tensione). L'aste è stata ipotizzata tesa.

- N4 si trova scomponendo lo sforzo normale ed effettuando l'equilibrio alla traslazione orizzontale dell'intera sezione "b" con la componente orizzontale di N4. Il valore è di 30√2 kN di compressione.

La sezione "c" passa per le aste 5, 6 e 1 (di cui già sappiamo il valore pari a 40 KN di compressione). Le altre aste sono state ipotizzate tese.

- N5 si trova facendo l'equilibrio dei momenti nel nodo D. Il valore è di 50 KN di trazione.

- N6 si trova scomponendo lo sforzo normale ed effettuando l'equilibrio alla traslazione orizzontale dell'intera sezione "c" con la componente orizzontale di N6. Il valore è di 10√2 kN di compressione.

In seguito è riportato il diagramma degli sforzi normali (di compressione e di trazione) e i relativi valori per ogni asta.

Esercizio 2. Verificare che la struttura reticolare sia isostatica, calcolare le reazioni vincolari e trovare i valori della normale in ogni asta.

Per verificare che la struttura sia isostatica bisogna eguagliare "l" (numero di aste * grado di vincoli esterni) con "V" (grado di vincoli esterni + grado di vincoli interni):

l = 11 x 3 = 33

Vi = 2 (numero di aste che arrivano in ogni cerniera - 1) ===> [A=4 + B=2 + C=4 + D=8 + E=6 + G=4 + H=2]= 30

V = 3 + 30 = 33

l = V ===> la struttura è isostatica (verificato)

La reazione vincolare RVA essendo l'unica a contrastare le due forze applicate sui nodi D e G avrà un valore pari a 20 KN.

Di RUA ed RUH sappiamo che, essendo le uniche forze orizzontali, dovranno essere uguali, ma per trovare il valore si deve fare l'equilibrio dei momenti in un punto dove una delle due abbia braccio uguale a zero, come ad esempio nel nodo A. RUH = 30 KN = RUA.

Si procede ora con il metodo dei nodi per trovare gli sforzi assiali di ogni asta. Questo metodo si basa esculsivamente sulle equazioni di equilibrio orizzontali e verticali poichè prendendo in analisi una cerniera (considerata come un punto) tutte le forze che vi convergono hanno braccio, e quindi momento, uguale a zero.

Come nel metodo delle sezioni, anche qui si ipotizza un verso qualsiasi per gli sforzi normali, avendo l'unica accortenza nel considerare che le direzioni degli sforzi assiali (teso/compresso) hanno una convenzione opposta rispetto al metodo delle sezioni.

 

Dopo aver analizzato i nodi tramite le equalizioni di equilibrio verticali e orizzontali si sono trovati i seguenti valori:

Asta 11 = scarica;

Asta 10 = compressa (30 KN);

Asta 6 = compressa (30 KN);

Asta 9 = compressa (10 KN);

Asta 7 = tesa (10√2 KN);

Asta 8 = compressa (10 KN);

Asta 4 = compressa (10 KN);

Asta 3 = compressa (20√2 KN);

Asta 1 = scarica;

Asta 2 = scarica;

Asta 5 = scarica;

In seguito è riportato il diagramma degli sforzi normali (di compressione e di trazione) e i relativi valori per ogni asta.

Bridge Constructor

Qualche giorno fa, cercando un gioco carino sull'apple store, mi imbatto in Bridge Constructor. Incuriosito lo scarico e inizio a giocare:

"A seguito di un forte terremoto tutti i ponti del paese sono crollati, tocca a te ricostruirli..."

Incominciamo dal primo livello... come materiale ho solo il legno e ho un budget di 5000 $!

Essendo il primo ponte ho le linee guida da seguire per la costruzione. Una volta terminato lo verifico facendo passare sopra delle macchine o dei camion (quest'ultimi danno più punti).

Il secondo ponte è diverso, ha la possibiltà di poggiare su due piloni intermedi:

il materiale è sempre il legno.

Una volta costruito procedo con la solita "verifica a camion" e ora capisco perchè il ponte diventa verde: ogni elemento si colora in base al suo sforzo su una scala cromatica da verde a rosso, dove il verde sta per "poco carico" e il rosso sta per "quasi in rottura".

Terzo ponte: luce più ampia, elementi in legno.

Decido di creare un ponte reticolare ma che non intralciasse il passaggio delle vetture:

I correnti inferiori risultano essere i più sollecitati.

Quarto ponte: luce ancora più ampia, elementi in legno.

Questa volta sono costretto a creare un ponte reticolare verso l'alto a causa dell'acqua sottostante ma succede qualcosa di inaspettato:

L'elemento superiore centrale si rompe a causa di una compressione troppo elevata. Provo a cambiare forma:

Quinto ponte: luce molto grande, legno e tiranti in acciaio (quindi da inserire solo come elementi tesi).

Realizzo una travatura reticolare a maglia quadrata con tirante diagonale in acciaio.

Dopo vari tentativi il più valido risulta essere questo, nonostante questo tipo di ponte non passi la "verifica a camion" ma solo la "verifica ad automobile".

Sesto ponte: possibilità di creare un pilone in cemento armato sul quale appoggiare il ponte.

Anche questo ponto è stato verificato. Purtroppo la versione gratuita di questo gioco finisce qui, ma guardando su internet le cose che si possono creare con questa applicazione sono quasi infinite.

Esercizio 3. Calcolare le reazioni vincolari dei seguenti "portali" (archi a 3 cerniere) e trovare i valori dei diagrammi.

1)

Questa struttura ha un carico distribuito "q" sull'elemento verticale sinistro. Ciò implica che le due reazioni orizzontali (RUA e RUB) vadano entrambe a contrastare la risultante del carico pari a qh, e che, mancando delle forze verticali sulla struttura, le due reazioni verticali (RVA e RVB) abbiano lo stesso valore ma verso opposto.

Svolgendo le equazioni di equilibrio alla traslazione orizzontale, alla traslazione verticale e dei momenti, si trovano i valori e i versi delle reazioni vincolari come disegnato in figura.

Il diagramma dello sforzo normale ha un andamento costante in ogni punto poichè è assente un carico distribuito parallelo all'asse di qualsiasi elemento.

Il diagramma dello sforzo di taglio ha nel tratto verticale sinistro un andamento lineare, visto la presenza del carico q, e un andamento costante in ogni altro punto poichè nel resto della struttura sono assenti carichi distribuiti perpendicolari all'asse degli elementi.

Il diagramma dei momenti quindi avrà un andamento parabolico nel tratto verticale sinistro, con un massimo nel punto in cui il taglio si annulla, mentre per il resto della struttura seguirà un andamento lineare visto che nei medesimi tratti il taglio è costrante.

2)

Quest'altro "portale" presenta una forza concentrata sulla cerniera interna. Data la simmetria della struttura, e la forza applicata esattamente sull'asse di simmetria, si può dedurre che le reazioni vincolari verticali siano uguali tra di loro nel verso e nel modulo (ognuna pari alla metà della forza concentrata), mentre quelle orizzontali siano uguali nel modulo e opposte nel verso.

Svolgendo le equazioni di equilibrio dei momenti, si trovano i valori e i versi delle reazioni vincolari come disegnato in figura.

Il diagramma dello sforzo normale ha un andamento costante in ogni punto poichè è assente un carico distribuito parallelo all'asse di qualsiasi elemento.

Il diagramma dello sforzo di taglio ha un andamento costante in ogni punto poichè è assente un carico distribuito perpendicolare all'asse di qualsiasi elemento. Nella cerniera però il diagramma effettua un taglio dovuto alla presenza della forza concentrata pari proprio al valore della forza.

Il diagramma dei momenti quindi avrà un andamento lineare in ogni punto, annullandosi ovviamente nelle cerniere.

3)

Il terzo portale ha due forze concentrate orizzontali ognuna applicata nelle mezzerie di entrambi i tratti verticali. Entrambe le forze hanno modulo e verso uguale, quindi anche le due reazioni vincolari orizzontali (RUA e RUB) hanno le stesse caratteristiche, ma ovviamente il loro verso si oppone a quello delle due forze. Vista l'assenza di forze verticali, le altre due reazioni, quelle appunto verticali (RVA e RVB), avranno verso opposto ma uguale modulo.

Svolgendo le equazioni di equilibrio dei momenti, si trovano i valori e i versi delle reazioni vincolari come disegnato in figura.

Il diagramma dello sforzo normale ha un andamento costante in ogni punto poichè è assente un carico distribuito parallelo all'asse di qualsiasi elemento.

Il diagramma dello sforzo di taglio ha un andamento costante in ogni punto poichè è assente un carico distribuito perpendicolare all'asse di qualsiasi elemento. La particolarità di questo diagramma sta nel fatto che nella parte superiore degli elementi verticali il taglio si annulla a causa delle forze concentrate. L'annullamento è dovuto proprio al medesimo valore delle reazioni orizzontali con le forze.

Il diagramma dei momenti quindi avrà un andamento lineare in ogni punto, annullandosi nelle cerniere.

 

Meccanica dei materiali

·Il calcestruzzo armato

Il calcestruzzo armato è un materiale composto da calcestruzzo e barre di acciaio annegate al suo interno. Questa combinazione è possibile poiché questi due materiali hanno lo stesso coefficiente di dilatazione termica.

A seconda degli utilizzi ci sono diversi tipi di calcestruzzo:

·         calcestruzzo non strutturale: C8/10 - C12/15

·         calcestruzzo ordinario (NSC - Normal Strength Concrete): C16/20 - C20/25 - C25/30 - C28/35 - C30/37 - C32/40 - C35/45 - C40/50 - C45/55

·         calcestruzzo ad alte prestazioni (HPC - High Performance Concrete): C50/60 - C55/67- C60/75

·         calcestruzzo ad alta resistenza (HSC - High Strength Concrete): C70/85 - C80/95 - C90/105- C100/120

Per ogni classe di resistenza, il primo dei valori rappresenta fck (resistenza cilindrica) ed il secondo Rck (resistenza cubica), ambedue espressi N/mm2 (o MPa).

I calcestruzzi non strutturali vengono usati per i magroni sotto le fondazioni, il calcestruzzo ordinario e quello ad alte prestazioni sono usati per la normale edilizia, mentre per i calcestruzzi ad alta resistenza (che sono resistenti quasi come l’acciaio) hanno bisogno dell’autorizzazione del ministero dei lavori pubblici.

Per quanto riguarda i tondini di acciaio, che sono filettati in modo tale da migliorare l’aderenza al calcestruzzo, sono classificati in B450A e B450C. I B450C data la loro maggiore duttilità sono da usare obbligatoriamente in zona sismica (quindi nella quasi totalità del nostro paese).

Affinché il principio della conservazione delle sezioni piane persista, il cls e l’acciaio si devono deformare ugualmente durante uno sforzo. Per rendere possibile ciò, entra in campo l’omogeneizzazione della sezione che, attraverso il coefficiente di omogeneizzazione “n”, fa si che i due materiali vicini abbiano la stessa deformazione, nonostante le loro tensioni siano completamente diverse, a seconda delle loro capacità meccaniche (il rapporto tra i loro moduli elastici è maggiore di 10, circa 15).

εc = εf

σc/Ec = σf/Ef

σf = (Ef/Ec) σc         n= (Ef/Ec)

σf = n σc

Test a compressione del cls                        Diagramma Tensione-Deformazione del cls

                                     Calcolo dello stress-block

               Diagramma Tensione-Deformazione dei tondini di acciaio

·Acciaio da carpenteria

Gli acciai di uso generale (laminati a caldo, in profilati, barre, larghi piatti, lamiere, ecc…) utilizzati nelle costruzioni metalliche possono essere divisi in 3 classi di resistenza:

·         Fe 360/S235

·         Fe 430/S275

·         Fe 510/S355

Dove il primo numero indica la tensione a rottura caratteristica e il secondo la tensione di snervamento caratteristica, ambedue espressi N/mm2 (o MPa).

                         Diagramma Tensione-Deformazione dell'acciaio

·Legno Lamellare

Il legno sente il tempo e l’umidità (materiale viscoso), modificandone le sue caratteristiche meccaniche. L’umidità però rappresenta un problema solo se l’umidità del luogo dove lavora è molto diversa da quella del luogo dove è stato stagionato. (luogo umido --> stagionatura umida)

Una problematica del legno è che più tempo deve resistere a sforzi e più diminuisce la sua resistenza meccanica. Per questo motivo, nella formula per passare da resistenza caratteristica a resistenza di design, va applicato un coefficiente (Kmod) che può essere anche molto basso se il tempo di applicazione del carico è molto lungo.

Il legno è un materiale ortotropo, a differenza di acciaio e calcestruzzo, ciò vuol dire che si comporta in maniera differente a seconda della sua disposizione: maggiore nel verso parallelo alle fibre, minore nella direzione perpendicolare.

Le classi del legno sono quattro:

·         GL24h --> Resistenza a flessione 24 Mpa

          Resistenza a trazione (parallela alle fibre) 16.5 Mpa

          Resistenza a compressione (parallela alle fibre) 24 Mpa

·         GL28h -->  Resistenza a flessione 28 Mpa

           Resistenza a trazione (parallela alle fibre) 19.5 Mpa

           Resistenza a compressione (parallela alle fibre) 26.5 Mpa

·         GL32h --> Resistenza a flessione 32 Mpa

          Resistenza a trazione (parallela alle fibre) 22.5 Mpa

          Resistenza a compressione (parallela alle fibre) 29 Mpa

·         GL36h --> Resistenza a flessione 36 Mpa

          Resistenza a trazione (parallela alle fibre) 26 Mpa

          Resistenza a compressione (parallela alle fibre) 31 Mpa

 

Carichi

·         Permanenti (qs) --> Peso proprio strutturale + sovraccarichi (pavimenti, impianti, intonaco, muri, ecc…)

·         Variabili (qp)--> Carichi legati all’imprevedibilità (neve, vento, acqua, ecc…)

·         Accidentali (qa) --> Carichi legati alla funzione (persone, mobili, libri, ecc…)

            2 KN/m2 Edificio di civile abitazione

            3 KN/m2 Uffici

            4 KN/m2 Edifici soggetti a carico di folla

            5 KN/m2 Biblioteche

 

DIMENSIONAMENTO DI UNA TRAVE PER TRE TIPOLOGIE DI STRUTTURE DIVERSE (Legno, acciaio, calcestruzzo armato).

Per l’esercitazione sul dimensionamento di una trave ho deciso di riprendere la struttura della mensa progettata al secondo anno della laurea triennale nel Laboratorio di Progettazione 2.

Dell’intera struttura prendiamo in considerazione la trave tra i pilastri I1  e I2, avente una luce di 8.00 m. Situata tra il piano terra e il primo piano, la trave sorregge un solaio che prevede una sala mensa priva, almeno in quel tratto, di tramezzature.  

L’interasse tra le file di pilastri H, I ed I, L sono uguali tra di loro e pari a 4.20 m. Ciò vuol dire che l’area di solaio, che la trave presa in considerazione deve sorreggere, è di  33.6 m2 (4.20 m x 8.00 m).

Dopo questi dati dimensionali vanno trovate le caratteristiche di peso, degli elementi strutturali e non strutturali, a seconda della tipologia di solaio da progettare.

Data la sua destinazione d’uso abita a mensa, l’edificio è sottoposto in alcuni momenti della giornata ad un affollamento molto elevato, per questo in ogni tipologia di solaio si utilizzerà un carico d’esercizio di 4 KN/m2.

LEGNO

Travetti (interasse 1 m, luce 4.20 m)

Carico strutturale (0.24 KN/m2)

·      Tavolato in legno (6 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.24 KN/m2

Carico non strutturale (2.63 KN/m2)

·      Gettata di cls alleggerito (24 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.96 KN/m2

·      Isolante (4 KN/m3) --> Spessore 3 cm --> 0.12 KN/m2

·      Massetto (20 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.8 KN/m2

·      Pavimentazione in legno --> Spessore 2 cm --> 0.25 KN/m2

·      Impianti --> 0.5 KN/m2

Trovati i valori per i differenti tipi di carico, inserisco nel foglio excell i risultati, la luce della trave e il suo interasse. Avendo deciso di utilizzare un legno GL36h, inserisco il suo valore caratteristico a rottura che equivale a 36 N/mm2. A questo punto l’altezza minima del travetto, avendo ipotizzato una base di 20 cm, è di 19.13 cm. Per facilità vengono adottati dei travetti 20 x 20 cm. Ora che si ha la geometria dei travetti si procede con la verifica a peso proprio:

Peso proprio di un travetto 1.35 KN

Peso al m2 dei travetti (1.35 KN /4.20 m / 1 m) = 0.32 KN/m2

Altezza = 19.57 cm   --> VERIFICATO

 

Trave

Carico strutturale (0.56 KN/m2)

·      Travetti 20 x 20 cm (8 KN/m3) --> 0.32 KN/m2

·      Tavolato (6 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.24 KN/m2

Carico non strutturale (2.63 KN/m2)

·      Gettata di cls alleggerito (24 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.96 KN/m2

·      Isolante (4 KN/m3) --> Spessore 3 cm --> 0.12 KN/m2

·      Massetto (20 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.8 KN/m2

·      Pavimentazione in legno --> Spessore 2 cm --> 0.25 KN/m2

·      Impianti --> 0.5 KN/m2

Eseguo lo stesso procedimento dei travetti. Qui l’altezza minima della trave, avendo ipotizzato una base di 40 cm, è di 54.03 cm. Per facilità viene adottata una trave 40 x 55 cm. Ora che si ha la geometria della trave si procede con la verifica a peso proprio:

Peso proprio della trave 14.08 KN

Peso al m2 della trave (14.08 KN / 8 m /4.20 m) = 0.42 KN/m

Altezza = 55.58 cm   --> NON VERIFICATA  va adottata una trave più alta

Trave 40 x 60 cm

Peso proprio di un trave 15.36 KN

Peso al m2 della trave (15.36 KN / 8 m /4.20 m) = 0.46 KN/m2

Altezza = 55.73 cm   --> VERIFICATA

ACCIAIO

Travetti (interasse 1 m, luce 4.20 m)

Carico strutturale (2.5 KN/m2)

·      Lamiera grecata (altezza 7.5 cm) e gettata di cls alleggerito --> Altezza totale 15 cm --> 2.5 KN/m2

Carico non strutturale (2.12 KN/m2)

·      Isolante (4 KN/m3) --> Spessore 3 cm --> 0.12 KN/m2

·      Massetto (20 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.8 KN/m2

·      Pavimentazione in ceramica --> Spessore 2 cm --> 0.4 KN/m2

·      Impianti --> 0.5 KN/m2

·      Controsoffitto --> 0.3 KN/m2

Trovati i valori per i differenti tipi di carico, inserisco nel foglio excell i risultati, la luce della trave e il suo interasse. Avendo deciso di utilizzare un acciaio Fe360/S235, inserisco il suo valore caratteristico a snervamento che equivale a 235 N/mm2. Il modulo di resistenza minimo per i travetti è di 84.93 cm3. Quindi vengono adottate delle IPE 160 (W = 109 cm3). Si procede con la verifica a peso proprio che da profilario è di 0,158 KN/m:

Peso al m2 dei travetti (0.158 KN / 1 m) = 0.158 KN/m2

W = 86.48 cm3 --> VERIFICATO

Trave

 Carico strutturale ( 2.658 KN/m2)

·      Travetti IPE 160 --> 0.158 KN/m2

·      Lamiera grecata (altezza 7.5 cm) e gettata di cls alleggerito --> Altezza totale 15 cm --> 2,5 KN/m2

Carico non strutturale (2.12 KN/m2)

·      Isolante (4 KN/m3) --> Spessore 3 cm --> 0.12 KN/m2

·      Massetto (20 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.8 KN/m2

·      Pavimentazione in ceramica --> Spessore 2 cm --> 0.4 KN/m2

·      Impianti --> 0.5 KN/m2

·      Controsoffitto --> 0.3 KN/m2

Trovati i valori per i differenti tipi di carico, inserisco nel foglio excell i risultati, la luce della trave e il suo interasse. Avendo deciso di utilizzare un acciaio Fe430/S275, inserisco il suo valore caratteristico a snervamento che equivale a 275 N/mm2. Il modulo di resistenza minimo per la trave è di 1126.14 cm3. Quindi vengono adottate delle IPE 400 (W = 1160 cm3). Si procede con la verifica a peso proprio che da profilario è di 0,663 KN/m:

Peso al m2 della trave (0.663 KN / 4.2 m) = 0.158 KN/m2

W = 1146.41 cm3 --> VERIFICATO (il valore è verificato, anche se visto la prossimità dei due moduli di resistenza converrebbe adottare una IPE 450)

CALCESTRUZZO ARMATO

Trave

Carico strutturale (2,65 KN/m2)

·      Solaio in laterocemento con travetti armati --> Altezza totale 25 cm --> 2,65 KN/m2

Carico non strutturale (2,12 KN/m2)

·      Isolante (4 KN/m3) --> Spessore 3 cm --> 0.12 KN/m2

·      Massetto (20 KN/m3) --> Spessore 4 cm --> 0.8 KN/m2

·      Pavimentazione in ceramica --> Spessore 2 cm --> 0.4 KN/m2

·      Impianti --> 0.5 KN/m2

·      Intonaco --> Spessore 1.5 cm --> 0.3 KN/m2

Trovati i valori per i differenti tipi di carico, inserisco nel foglio excell i risultati, la luce della trave e il suo interasse. Utilizzando delle barre d’acciaio B450C e un calcestruzzo C40/50, inserisco loro valori di resistenze meccaniche nella tabella.  L’altezza utile d per questa trave è di 46.69 cm. Dovendo aggiungere 5 cm di copriferro e dato che le sezioni standard in calcestruzzo armato hanno dimensioni che variano di 5 cm alla volta, sono obbligato a scegliere una sezione di 30 x 55 cm. Si procede con la verifica a peso proprio:

Peso al m lineare della trave = 3.88 KN/m

Peso al m2 della trave = 0.93 KN/m

Altezza utile trave = 49.10 cm

Altezza totale trave = 54.10 cm --> VERIFICATO

Si è svolto inoltre un dimensionamento e la successiva verifica dell’armatura longitudinale del calcestruzzo. Dopo aver creato una nuova tabella, avendo inserito nelle celle le formule adottate nel corso di Tecnica delle Costruzioni, mi basta inserire il numero di barre e il loro diametro per vedere se il momento resistente della trave è maggiore di quello di progetto, utilizzando l’equilibrio alla traslazione e l’equilibrio alla rotazione.

Utilizzo 6 barre con diametro “Φ” 22 mm --> VERIFICATO

DISEGNO, ANALISI E DIMENSIONAMENTO DEGLI ELEMENTI DELLA STRUTTURA RETICOLARE SPAZIALE.

Per progettare una struttura reticolare spaziale si parte con il disegno su autocad di un modulo base che verrà ripetuto nelle tre dimensioni grazie al comando “serie” (o “Array”). In figura si può capire come procedere per la riproduzione del modulo base, facendo attenzione a non sovrapporre più linee durante la copia (questo può provocare problemi nel calcolo di Sap2000).

 

Una volta ottenuta la “piastra” reticolare delle dimensioni e campate desiderate si salva il file autocad in formato dxf 2000 e si importa su Sap, ricordando di assegnare alla voce “frame” (o “telai”) il nome del layer di autocad attribuito alla struttura disegnata precedentemente. Effettuata quest’operazione si ha una struttura che “galleggia” nello spazio e che quindi necessita di essere vincolata. A tal proposito vengono assegnate 4 cerniere nei rispettivi 4 vertici del rettangolo di base.

 

Ora, visto che Sap considera tutte le aste come incastrate tra di loro, dobbiamo assegnare all’inizio e alla fine di ogni asta un momento uguale a zero. Questo perché, essendo una struttura reticolare, tutte gli elementi sono incernierati tra di loro, provocando solo sforzi normali e non di taglio o momento.

Per un calcolo di questo tipo, affinché il risultato ottenuto sia più veritiero, è meglio assegnare alle aste un materiale (acciaio – steel) e una sezione (tubo – pipe).

Viene definito un carico concentrato e, sempre perché la struttura sia sollecitata solo a sforzo normale, viene applicato direttamente sui nodi. In questo caso il valore della forza viene fissato di 40 KN verso il basso e applicato su tutti i nodi della parte superiore.

Ora si passa all’analisi degli effetti di queste forze sulla struttura. La deformazione è concentrata per lo più nella parte centrale della struttura mentre gli sforzi normali più alti si trovano in prossimità dei vincoli.

Conclusa la fase di analisi Sap permette di aprire una tabella che indica tutti i valori di sforzo delle aste. Questa tabella può essere esportata su excel dove è possibile ordinarla, secondo la colonna degli sforzi normali, dal valore più basso a quello più alto. Per procedere con il dimensionamento serve avere il valore dell’asta più compressa e dell’asta più tesa. Questi sono rispettivamente il valore più basso (negativo) e quello  più alto (positivo) della tabella.

Dopo aver progettato (in collaborazione con Alessia Scavo) una tabella su excel capace di “fare i calcoli al posto nostro”, inseriamo i valori di sforzo normale per fare il progetto a resistenza e trovarci un’area minima per l’asta.

Questo, per quanto riguarda le aste tese, può bastare, mentre per le aste compresse bisogna procedere con 2 verifiche: quella a snellezza e quella a stabilità.

(NTC, Capitolo 4.2.4.1.3)

Limitazioni della snellezza

Si definisce lunghezza d’inflessione la lunghezza l0 = β l da sostituire nel calcolo del carico critico elastico Ncr  alla lunghezza l dell’asta quale risulta dallo schema strutturale. Il coefficiente β deve essere valutato tenendo conto delle effettive condizioni di vincolo dell’asta nel piano di inflessione considerato. Si definisce snellezza di un’asta nel piano di verifica considerato il rapporto:

λ = l0

dove

l0 è la lunghezza d’inflessione nel piano considerato,

ρ è il raggio d’inerzia relativo.

È opportuno limitare la snellezza λ al valore di 200 per le membrature principali ed a 250 per le membrature secondarie.

Stabilità delle membrature

La verifica di stabilità di un’asta si effettua nell’ipotesi che la sezione trasversale sia uniformemente compressa. Deve essere

Nd Nbrd

dove

Nd è l’azione di compressione di calcolo,

Nbrd è la resistenza all’instabilità nell’asta compressa, data da:

Il coefficiente χ dipende dal tipo di sezione e dal tipo di acciaio impiegato; esso si desume, in funzione di appropriati valori della snellezza adimensionale λ , dalla seguente formula

dove φ = 0.5[1+ α (λ - 0.2) + λ2 ], α è il fattore di imperfezione, ricavato dalla Tabella 4.2.VI, e la snellezza adimensionale λ è pari a

Calcolo degli spostamenti e delle rotazioni delle sezioni

Procedimenti:

1)      Determinare la funzione momento

2)      Determinare la funzione curvatura (χs)= Ms/EI

3)      Integrare per trovare la rotazione (φs)

4)      Integrare una seconda volta per trovare lo spostamento (vs)

5)      Imporre le condizioni al bordo di natura cinematica (B.C.)

6)      Determinare rotazione e spostamento massimo

Segue una tabella sinottica con gli spostamenti e le rotazioni massimi di alcuni casi noti:

·           Mensola con forza concentrata all’estremo libero

·           Mensola con momento concentrato all’estremo libero

·           Mensola con carico distribuito

·           Mensola con forza concentrata in mezzeria

·           Trave doppiamente appoggiata con carico distribuito

·           Trave doppiamente appoggiata con momento concentrato

·           Trave doppiamente appoggiata con forza concentrata in mezzeria

Metodo delle forze

Il metodo delle forze viene usato per risolvere i sistemi iperstatici sfruttando gli spostamenti e le rotazioni delle strutture isostatiche. Questo metodo scompone il sistema iperstatico in due isostatici che grazie al principio di sovrapposizione possono essere ricondotti di nuovo ad un sistema unico. Il procedimento impone di risolvere prima il sistema come se fosse isostatico e poi ci si aggiunge l’incognita che lo renderebbe iperstatico dopo averla calcolata in un sistema a parte.

L’incognita iperstatica si trova sommando (o sottraendo) gli spostamenti o le rotazioni dei due sistemi.

Spostamento estremo libero con carico distribuito    --> v(l)= -ql4/8EI

Spostamento estremo libero con forza concentrata  --> v(l)= +Xl3/3EI

  -ql4/8EI + Xl3/3EI = 0    -------->     X= (3/8) ql

Trovata l'incognita iperstatica si risolve il problema come se fosse un sistema isostatico.

Questo metodo è molto utile per risolvere problemi che sono la somma di due sistemi noti, invece per quanto riguarda problemi tipo travi continue su molti appoggi non conviene più utilizzarlo poiché bisognerebbe trovare un caso per ogni numero di appoggi della trave.

Metodo delle rigidezze

Il metodo delle rigidezze sfrutta gli spostamenti e le rotazioni delle strutture isostatiche per risolvere i sistemi iperstatici e non, ma in modo diverso rispetto al metodo delle forze. Questo metodo si presta bene per risolvere l’iperstaticità di un telaio poiché sfrutta il contributo di rigidezza di ogni elemento, da cui poi è possibile calcolare gli sforzi su ognuno di loro e infine dimensionarli opportunamente.

La rigidezza di un elemento  dipende innanzi tutto dalla sua condizione di vincolo ma ovviamente entrano in campo fattori come la luce e il modulo elastico del materiale.

Segue una tabella sinottica con le rigidezze di alcuni casi noti:

·           Trave doppiamente appoggiata con momento concentrato

·           Trave con cerniera e glifo con momento concentrato

·           Mensola con carrello con momento concentrato

·           Trave con incastro e glifo con forza concentrata sul glifo

·           Trave con cerniera e glifo con forza concentrata sul glifo

Telai Shear-Type

Un telaio shear-type è un impalcato con due fondamentali ipotesi:

1)      La trave è infinitamente resistente a flessione (momento di inerzia molto alto)

2)      I pilastri non si deformano  se sottoposti ad un qualsiasi sforzo normale

Questo tipo di telaio assume come rigidezza totale la somma di tutte le rigidezze dei suoi pilastri.

F = Kδtot * δ     ---------->     δ = F / Kδtot

Travi Vierendeel

Una trave Vierendeel non è altro che un telaio shear-type ruotato di 90° rispetto alla posizione che noi siamo abituati a vedere. Proprio per questo, qui, sono i pilastri ad essere infinitamente resistenti a flessione e le travi non deformabili a sforzo normale. In più, per progettare una corretta trave Vierendeel, ogni campata deve essere uguale alle altre e si necessita di una struttura di supporto a normale.

 

Controventi

Ogni  impalcato è composto da una maglia di telai, tessuti più o meno parallelamente e/o perpendicolarmente a seconda della “fantasia” del progettista. Questi telai (ipotizzando che siano shear-type) costituiscono dei controventi per l’intera struttura. I controventi sono dei vincoli che impediscono alla struttura di effettuare uno spostamento o una rotazione dovuta da una forza orizzontale. Essi, avendo comportamento elastico e per facilità di un calcolo isostatico, vengono rappresentati come delle molle dove la rigidezza di ognuna di esse rappresenta proprio la rigidezza di ogni telaio. Nel caso di una sollecitazione orizzontale (sisma, vento) la forza è applicata nel centro di massa (baricentro) della struttura. Per questo motivo quando si progetta una struttura bisogna pensare alla posizione di tutti i controventi (e alla rigidezza di ognuno) e a far coincidere il più possibile il centro di massa con il centro delle rigidezze (punto attorno al quale la struttura ruota) per diminuire il braccio della forza orizzontale e quindi il momento dovuto ad essa.

Ripartizione forze sismiche (esercitazione svolta con Alessia Scavo)

Una struttura, soprattutto nel nostro paese che è considerato quasi del tutto zona sismica, necessita di una progettazione che tiene conto non solo delle forze e dei carichi verticali, ma anche di sollecitazioni orizzontali. Per contrastare questo tipo di spinte si devono opportunamente disporre all’interno della struttura dei particolari vincoli detti controventi.

In questa esercitazione vedremo come si ripartiscono le forze sismiche all’interno di una struttura ad un piano. La prima ipotesi da fare è che questa struttura abbia dei telai shear-type, ovvero un telaio con tutti nodi ad incastro e con la trave considerata infinitamente rigida flessionalmente rispetto ai pilastri. La seconda ipotesi è che i pilastri non si deformano né a compressione né a trazione, o comunque si deformano in maniera trascurabile.

L’impalcato preso in esame è in calcestruzzo armato (quindi con modulo elastico E=21000 N/mm2) ed è composto da 14 pilastri aventi sezione rettangolare e dimensioni 25x40 cm. Dato che una sezione rettangolare ha due momenti d’inerzia, uno lungo l’asse x e l’altro lungo l’asse y, i pilastri sono stati disposti in base alla tessitura del solaio.

Infatti:

Ix= bh3/12 = 133333,33 cm4

Iy= hb3/12 = 52083,33 cm4

I nostri controventi sono costituiti da pilastri disposti su uno stesso asse e sono collegati rigidamente in sommità dal solaio shear-type. Essendo i controventi degli elementi con comportamento elastico, essi possono essere semplificati come delle vere e proprie molle, seguendo quindi la legge di Hooke: F=K x s (costante elastica per lo spostamento). Applicata al nostro caso: F = Kt x σ, dove Kt è la rigidezza del controvento e dè la traslazione del telaio. Ogni pilastro contribuisce sul proprio controvento con una rigidezza Kt= 12EI/h3.

STEP 1: Calcolo delle rigidezze traslanti dei controventi dell'edificio

Si procede ora al calcolo della rigidezza traslante di ogni controvento, quindi tenendo conto del Modulo di Young (E), dell’altezza dei pilastri (h) e del momento d’inerzia di ogni pilastro (I). Seguono le tabelle:

STEP 2: Tabella sinottica controventi e distanze

Ora si calcolano le distanze verticali (dv) e orizzontali (do) del controvento dal punto O, che è l’origine del nostro sistema di riferimento.

STEP 3: Calcolo del centro di massa

Per calcolare il centro di massa G, abbiamo diviso la struttura in tre aree, la più grande di 156 m2 e le due più piccole ed uguali di 49 m2. Successivamente abbiamo inserito nella tabella la misura di ogni superficie e le coordinate dei relativi baricentri, tenendo sempre contro dell’origine O come riferimento.

Le coordinate del centro di massa G (Xg, Yg) vengono calcolate in questo modo:

Xg = (A1 x Xg1+ A2 x Xg2 + A3 x Xg3) / (A1 + A2 + A3)

Yg = (A1 x Yg1+ A2 x Yg2 + A3 x Yg3) / (A1 + A2 + A3)

STEP 4: Calcolo del centro di rigidezze e delle rigidezze globali

A questo punto la tabella trova il centro delle rigidezze C, ovvero il punto in cui ruota la struttura se nasce un momento, grazie a queste equazioni:

Xc = Σi Kv x dv / Kv tot

Yc = Σi Ko x do / Ko tot

Bisogna calcolare il centro di massa perché la forza sismica è proprio applicata in questo punto!

In seguito vengono calcolate le distanze di ogni controvento dal centro delle rigidezze e infine la rigidezza torsionale totale eseguendo la sommatoria di ogni rigidezza moltiplicata per la distanza al quadrato dal centro delle rigidezze:  KΦ= Σi Ki x ddi2.

STEP 5: Analisi dei carichi sismici

Per calcolare la forza sismica bisogna fare il prodotto della massa dell’edificio per l’accelerazione di trascinamento del suolo: F = m x a.

a = c x g (dove c è il coefficiente di intensità sismica (minore di 1, da normativa) e g è l’accelerazione gravitazionale pari a 9,81 m/sec2 ).

Quindi F = m x c x g = c x (mg) = c x P   (dove P è il peso della struttura)

P (o W) si trova sommando il peso proprio della struttura più il sovraccarico permanente più il sovraccarico accidentale (legato alla funzione) moltiplicato per un coefficiente di contemporaneità Ψ (generalmente pari a 0,80).

Ora, attraverso l’individuazione di questi valori che sono obbligatori da normativa, si procede con il calcolo della Forza Sismica Orizzontale, che nella nostra struttura è pari a 167, 64 KN.

STEP6 – STEP7: Ripartizione della forza sismica lungo x e lungo y

Essendo il sisma un evento aleatorio, bisogna verificare la struttura almeno su due direzioni verticale e orizzontale che sono perpendicolari tra loro. La forza sismica inoltre è applicata nel centro di massa G, che molto spesso non coincide con il centro delle rigidezze C. Questo provoca una torsione della struttura in quanto si genera un braccio tra i punti G e C. Maggiore sarà il braccio e maggiore sarà la rotazione dell’impalcato.

Per quanto riguarda il nostro impalcato i punti C e G si trovano lungo lo stesso asse verticale: quindi per l’azione di una forza verticale non si genera alcuna rotazione ma solo una traslazione. Invece per l’azione di una forza orizzontale, dato che i punti C e G non coincidono ma hanno una distanza di 2,71 m, provocheranno una rotazione antioraria della struttura.

La tabelle 6 e 7 calcolano il momento torcente della struttura, le traslazioni e le rotazioni secondo le due direzioni perpendicolari.

La traslazione (sia verticale che orizzontale) si calcola così:  F/ K tot

La rotazione ϕ sarà uguale a  Fb / Kϕtot

Dopo aver verificato i precedenti valori, è possibile calcolare come la forza sismica si ripartisce su ogni controvento in entrambe le direzioni.

Controventi orizzontali:  Rio= Kio x (uo + ϕdio)

Controventi verticali:  Riv= Kiv x (ϕdiv)

 

Se volessimo progettare la stessa struttura in acciaio dovremmo sostituire il modulo di elasticità E= 210000 N/mm2  e modificare i momenti d’inerzia in base ai profili scelti.

 

Il comportamento ad arco

“L’arco è la somma di due debolezze” (cit. Leonardo Da Vinci)

L’arco è un tipo di struttura che reagisce per forma alle sollecitazioni. Questo tipo di strutture (come il reticolare) tendono a lavorare per lo più a sforzo normale centrato, ciò permette loro di reagire con sezioni ottimizzate dal punto di vista del materiale.

L’arco trasforma i carichi prevalentemente in sforzo normale o addirittura solo in sforzo normale. Di solito il taglio e il momento flettente sono presenti in minima parte.

Il comportamento di un arco cambia a seconda della sua freccia (f), ovvero la distanza tra l’imposta dell’arco e la chiave di volta: più un arco è ribassato e maggiore sarà la sua spinta (H) sul terreno o sul suo appoggio. Da ciò si deduce che più un arco ha una freccia minore e più si comporta come un vero arco, cioè prevalentemente a sforzo normale.

Detto questo, l’arco perfetto è quello che trasforma tutto il carico in sforzo normale, ovvero l’arco parabolico. Effettivamente la parabola è proprio la forma che prendono le catene sulle quali vengono distribuiti uniformemente dei pesi (teoria dell’arco catenario).

La spinta dell’arco talvolta rappresenta un problema per l’intera struttura. Sin dall’antichità si sono cercati dei metodi per eliminare questo problema:

·      Prevedere dei contrafforti;

·      Aumentare il peso in corrispondenza dell’imposta dell’arco comporta un aumento del momento stabilizzante (Ms) in contrapposizione con il momento ribaltante (Mr);

Ms= Fv * b/2        Mr= Fo*h

  Schema di funzionamento di una cattedrale gotica                       Palazzo dello sport, Roma - Pierluigi Nervi

·      Accostare più archi uno dopo l’altro in modo tale da compensare le spinte, anche se il problema si porrà poi nei supporti posti alle estremità;

                     Acquedotto di Vanvitelli, Maddaloni

·      Costruire degli archi con catene che collegano le due imposte (archi a spinta eliminata);

                      Portico di San Giacomo, Bologna

·      Prevedere delle mensole in prossimità degli appoggi che contribuiscano con il loro momento di incastro;

                    Palazzo dello sport, Roma - Pierluigi Nervi

blog di Alessia Scavo

 

La progettazione strutturale è fondamentale per la buona formazione di ogni architetto. Essa permette ad un’espressione compositiva su un foglio di carta di diventare realtà. Questo passaggio non è così immediato perché bisogna tener conto di molti aspetti a partire dalla funzione della struttura che si sta progettando, alla sua forma, alla sua collocazione geografica, alle sue dimensioni, al materiale utilizzato e anche ai diversi carichi che possono gravare su di essa. Questa affascinante materia non deve essere né sottovalutata né tanto meno, quando possibile, affidata ad altre figure professionali, semplicemente per timore di non essere in grado di effettuare dei calcoli più complicati.

In questo blog cercherò di spiegare, spero in modo corretto, i passaggi per poter arrivare a progettare sia strutture semplici, come quelle isostatiche, che quelle un po’ più complesse come quelle più volte iperstatiche.

Prima di cominciare questo percorso sono necessari dei chiarimenti sulle tre grandezze fisiche fondamentali che affronteremo: la lunghezza [L] che ha come unità di misura il metro [m] , la forza [F] che ha come unità di misura il newton [N] e il tempo [T] che ha come unità di misura il secondo [sec].

Per esempio “ql” è una forza [F] [L] / [L] = [F] ; invece “ql2” è un momento [F] [L2] / [L] = [F][L] .

Ma cosa è il momento? Il momento è un ente che provoca la rotazione dei corpi ed è definito come il prodotto di una forza per un braccio ( M=F b).

STRUTTURE ISOSTATICHE

Una struttura è isostatica se il numero di gradi  di vincolo è pari al numero dei suoi gradi di libertà, ovvero se v=l=3.

Una trave doppiamente appoggiata, vista come corpo rigido, che ha per vincoli un carrello (v=1) e una cerniera (v=2) è isostatica.

Per risolvere una struttura isostatica bisogna innanzitutto determinare le reazioni vincolari, per poi definire le caratteristiche di sollecitazione (N,T,M) disegnando i relativi diagrammi.

Ma quale è l’andamento delle sollecitazioni sulla trave? Per rispondere a questa domanda dobbiamo determinare le equazioni di bilancio della trave:

dN/ds + q1 = 0

dT/ds + q2 = 0       0<s<l

dM/ds + T + µ = 0

dove q1, q2 e µ sono densità di carichi distribuiti su una lunghezza.

Le equazioni di bilancio consentono di calcolare le reazioni vincolari e le azioni di contatto (forze interne alla trave e rappresentano l’interazione meccanica tra parti di trave che interagiscono attraverso le sezioni). 

Dalla prima equazione si nota un legame tra lo sforzo normale e il carico q1, per cui se q1 è zero la derivata della normale è costante; se q1 è costante (diverso da zero) lo sforzo normale è lineare.

Dalla seconda equazione ne deriva che in assenza di densità di carico, il valore del taglio è costante. Se il carico è diverso da zero il taglio è lineare.

La seconda e la terza equazione ci fanno notare come il taglio e il momento siano legati: il taglio è la derivata del momento.

Bisogna però chiarire che su una trave possono agire carichi esterni: una forza concentrata F e un carico distribuito q (le cui dimensioni fisiche sono diverse). In base al tipo di carico i diagrammi di N, T e M saranno differenti, infatti:

Se è presente un carico distribuito lo sforzo normale è costante, il taglio è lineare e il momento è parabolico.

Se è presente una forza concentrata lo sforzo normale è zero, il taglio è costante e il momento è lineare. Una forza concentrata genera discontinuità nell’andamento delle funzioni N, T e M. Il punto di applicazione della forza è un punto di non derivabilità (la derivata destra e sinistra in quel punto hanno un valore diverso) e questo produce un salto nel diagramma.  

Un metodo molto utile per risolvere questo tipo di strutture è il metodo qualitativo, che consiste nel determinare l’andamento delle funzioni N, T e M attraverso le equazioni di bilancio, significa quindi effettuare delle operazioni di integrazione per risalire dalle equazioni derivate a quelle primitive. L’analisi qualitativa termina con la determinazione delle condizioni al bordo sia di natura statica (N,T,M) che di natura cinematica (spostamenti in presenza dei vincoli).

In presenza di un carrello : condizioni cinematiche -->  v(s=0) = 0

                                       condizioni statiche  -->  N(0) =0    M(0) =0

In presenza di una cerniera : condizioni cinematiche --> u (s=0) = 0   v (s=0) = 0 

                                         condizioni statiche  --> M(0) =0

In presenza di un incastro : condizioni cinematiche -->  u (s=0) = 0   v (s=0) = 0  φ(s=0) = 0 

In presenza di un pendolo : condizioni cinematiche  --> u (s=0) = 0   φ(s=0) = 0

                                        condizioni statiche -->  T(0) =0

STRUTTURA RETICOLARE

  

Un esempio di struttura isostatica è quella reticolare. Una struttura reticolare è un insieme di aste vincolate attraverso cerniere interne. Le aste sono sottoposte a sforzo normale e possono essere compresse (puntoni) o tese (tiranti).  I carichi sono concentrati sui nodi, ovvero sulle cerniere interne. Questo tipo di travatura è impiegato per strutture sempre più leggere e di grandi luci.

Il maggior sviluppo si ebbe nell’ottocento quando si riuscì a produrre industrialmente i laminati diferro con caratteristiche meccaniche sufficientemente sicure, diffusamente utilizzati nellarealizzazione di ponti ferroviari. Contemporaneamente, il reticolo di travi si viene ad orientare versoschemi caratterizzati ciascuno da un preciso funzionamento statico.

Fra le diverse aste che compongono la struttura si distinguono i CORRENTI, costituiti dalle aste essenzialmente orientate nella direzione della dimensione maggiore della trave reticolare, e le DIAGONALI e MONTANTI, costituiti da aste orientate obliquamente o trasversalmente a tale direzione.

 

Esercizio 1

I metodi per calcolare le reazioni vincolari sono due: metodo dei nodi e metodo delle sezioni o di Ritter.

Prima di svolgere l’esercizio devo verificare che la struttura sia isostatica, ovvero che i gradi di vincolo (V) devono essere uguali ai gradi di libertà (L) :   V=L

In questo caso L= Nastex Nvincoli= 11 x 3 = 33

V=Ve+Vi  cioè la somma dei gradi di vincolo esterni e gradi di vincolo interni,

dove Ve = 3 e Vi = 2(n-1)  “n” è  il numero delle aste che convergono nella cerniera.

A, H: 2(2-1) = 2       n = 2

B, G: 2(3-1) = 4       n = 3

C, D, E: 2(4-1) = 6   n = 4

Vi = 2x2+2x4+3x6= 30 + 3= 33  Verificato!

Per velocizzare i calcoli posso usare un’altra formula: Ve+a=2n dove "a" è il numero delle aste e "n" il numero dei nodi.

Ora procedo con il calcolo delle reazioni vincolari:

Calcolo delle azioni di contatto: Metodo delle sezioni o di Ritter

Con questo metodo posso tagliare la struttura effettuando una sezione ideale, che divida la struttura in due parti. Si sezionano tre aste che non concorrono nello stesso nodo. Lo sforzo in una delle tre aste viene calcolato attraverso un’equazione di equilibrio dei momenti intorno al polo in cui convergono le altre due. Si può notare che la struttura è simmetrica, quindi effettuerò il calcolo per metà struttura.

Effettuo tre sezioni: nella prima faccio polo nel nodo C e trovo che l’asta BD è compressa, poi faccio polo in B e trovo che l’asta AC è tesa. Successivamente effettuo l’equilibrio alla traslazione verticale e vedo che l’asta BC è tesa.

 

Nella seconda sezione trovo che l’asta AB è compressa e nella terza sezione che l’asta CE è tesa e quella CD è compressa.

 

 

Di conseguenza riporto i risultati trovati sulla struttura (ovviamente essendo simmetrica i risultati si ripetono nella parte destra della struttura).

Secondo Esercizio

Questa struttura reticolare è invece asimmetrica, l’ho svolta con il metodo dei nodi.

Come prima cosa verifico che la struttura sia isostatica per procedere con il metodo sopra citato. Poi ho calcolato le reazioni vincolari.

 

Per il metodo dei nodi conviene iniziare con un nodo semplice, per esempio in cui convergono due aste e risolverlo mediante le due equazioni di equilibrio del nodo stesso. Si isola un nodo della struttura reticolare tagliando le aste che vi convergono.

Parto dal nodo H e ne faccio l’equilibrio alla traslazione orizzontale e verticale. Sin da subito comprendo che l’asta N10 è scarica.

Procedo con il nodo G, poi E, C, A e D.

 

 

Le aste AB, BD, DC e HE sono scariche, mentre le aste AD, AC, CE, DG, GH e GE sono compresse e l’asta DE è tesa.

Riporto i valori trovati sulla struttura:

Successivamente ho verificato la struttura su SAP, riporto in seguito la deformata, le reazioni vincolari e i diagrammi.

 

Mensola

Su questa struttura è presente solo sforzo normale. Mentre sulla prima metà della struttura vi è il carico distribuito “q”, all’estremità dell’altra metà vi è una forza concentrata “ql”.

Questo è il diagramma della normale, che è positivo perché di trazione:

Trave

In questo esercizio vediamo una trave con cerniera e carrello alle estremità e al centro un ulteriore carrello con un momento concentrato. Divido la struttura in due parti:

a+b= 0 --> a= -C/l

bl-C=0  --> b= C/l

Dobbiamo vedere la coppia C/l come bilancio del momento C (uguale ed opposto).

Questi sono i diagrammi del taglio e del momento (quello dello sforzo normale è zero!).

Arco a tre cerniere

La prima struttura è un arco a tre cerniere che presenta un carico distribuito sul pilastro sinistro del valore “q”. Come prima cosa si sono trovate le reazioni vincolari: inizialmente ho considerato la struttura unica e facendo l’equilibrio alla traslazione verticale ho trovato le reazioni RvB e RvA che valgono entrambe qh²/4l. Per trovare le reazioni vincolari orizzontali ho diviso la struttura in due parti:

Rifacendo l’equilibrio alla traslazione verticale, l’equilibrio alla traslazione orizzontale e l’equilibrio dei momenti in A, ho trovato che RuA=3/4 qh , RuB=qh/4 e di conseguenza le reazioni vincolari nel nodo superiore saranno uguali e opposte e del valore di quelle orizzontali e verticali nelle cerniere inferiori.

Dato che è assente un carico distribuito parallelo all’asse di ogni elemento, il diagramma dello sforzo normale è costante in ogni punto. Data la presenza del carico q, il diagramma del taglio sarà lineare nel pilastro sinistro, e costante in ogni altro punto poiché sono assenti altri carichi distribuiti nella struttura. Il diagramma dei momenti sarà invece parabolico nel tratto verticale sinistro (dove il taglio si annulla il momento ha un massimo), e nel resto della struttura sarà lineare (dato che nel taglio è costante).

Il secondo esercizio sull’arco a tre cerniere è molto simile al primo, a parte il fatto che invece di avere il carico distribuito sul pilastro, in questo caso vi è una forza concentrata di valore “F” applicata sul nodo. Procedo col calcolare le reazioni vincolari: facendo l’equilibrio alla traslazione orizzontale, quello alla traslazione verticale  e quello dei momenti nel punto A, trovo che: RvA=F/2 e anche RvB=F/2.

Diciamo che avendo la forza concetrata F sul nodo o comunque nell’asse di simmetria della struttura, era quasi scontato che le due reazioni che la bilanciassero valgono F/2 entrambe! Mentre le due reazioni vincolari orizzontali RuA e RuB sono uguali ed opposte alle reazioni vincolari orizzontali sul nodo e valgono Fl/2h. Riporto ora i diagrammi:

Dato che non è presente un carico distribuito parallelo all’asse di ogni elemento, il diagramma dello sforzo normale è costante in ogni punto. Il diagramma del taglio è costante in ogni punto per lo stesso motivo del diagramma della normale (poichè è assente un carico distribuito) . il diagramma effettua un “salto” nella cerniera a causa della presenza della forza concentrata F e corrispondente  proprio al valore della forza. Il diagramma dei momenti sarà quindi lineare in ogni punto e si annulla nelle cerniere.

Per il terzo esercizio sull’arco a tre cerniere vediamo che la struttura è analoga, ma in questo caso vi sono due forze F concentrate e applicate a metà di ogni pilastro. Il procedimento eseguito è il medesimo degli altri due esercizi: ho calcolato le reazioni vincolari prima considerando la struttura unica e poi dividendola in due parti per facilitare i calcoli e trovare i valori di ogni reazione: RuA=RuB=F (ovviamente devono bilanciare le due forze F orizzontali), RvA=RvB= Fh/2l.

Riporto i diagrammi:

Il diagramma dello sforzo normale è costante in ogni punto, tranne sul tratto orizzontale in cui è pari a zero. Dato che è assente un carico distribuito perpendicolare all’asse di ogni elemento, il diagramma del taglio è costante in ogni punto.  Questo diagramma è caratterizzato dall’annullamento del taglio nella parte superiore dei pilastri, dovuto alla presenza di forze concentrate. Il diagramma dei momenti sarà quindi lineare in ogni punto e si annulla nelle cerniere.

Progetto della struttura:

Come ho già anticipato, progettare significa scegliere una forma, un materiale e delle dimensioni che rispondano alla portata e ai carichi. I materiali da costruzione hanno diverse caratteristiche e proprietà meccaniche.

Acciaio:

L’acciaio è una lega composta principalmente da ferro e carbonio. A seconda del contenuto di carbonio cambia la resistenza dell’acciaio. È un materiale omogeneo, ovvero che ha le medesime caratteristiche fisiche per ogni punto. Viene prodotto nelle fabbriche attraverso due lavorazioni, per laminazione (a caldo) e per trafilatura (a freddo). Esistono diversi tipi di acciaio che vanno dagli extra dolci, ai dolci,ai duri e ai semiduri. Di solito gli acciai da carpenteria sono di tipo dolce e sono sostanzialmente tre: Fe 360 S 235, Fe 430 S 275 e Fe 510 S 355 ( dove il primo numero che compare è la tensione di rottura in MPa e il secondo numero è la tensione di snervamento sempre in MPa).

L’acciaio inoltre è un materiale duttile ( proprietà fisica che indica la capacità di deformarsi plasticamente sotto carico prima di giungere a rottura, cioè la capacità di sopportare deformazioni plastiche) ed isotropo (ha la stessa direzione). L’acciaio resiste bene sia a compressione che a trazione.

Per determinare le caratteristiche del materiale, viene effettuata la prova di trazione ad un provino di acciaio. La macchina utilizzata per la prova di trazione fornisce direttamente un diagramma, detto diagramma tensione-deformazione, che mette in relazione i "carichi unitari" o "sforzi" (δ) in funzione degli "allungamenti unitari" o "deformazioni" (ε).

Dal punto di vista del comportamento meccanico, gli acciai da carpenteria sono caratterizzati da un legame costitutivo δ– ε simmetrico a trazione ed a compressione, in cui è possibile individuare tre fasi. Una prima fase elastica pressochè lineare fino al raggiungimento della tensione di snervamento Fy; una seconda fase plastica in cui la deformazione cresce a carico pressochè costante, una terza fase incrudente in cui il carico riprende a crescere fino  al raggiungimento del carico massimo Fu. Raggiunto il carico massimo la tensione inizia a diminuire fino al raggiungimento della deformazione ultima eu e quindi alla crisi del materiale per eccesso di deformazione portando alla rottura del provino di acciaio.

Per il nostro progetto bisogna prendere un valore più basso dello snervamento Fd, che indica la tensione di design.

Fd = Fy / γ   dove γ è il coefficiente di sicurezza.

Calcestruzzo:

Il calcestruzzo armato è un materiale non omogeneo ed è costituito da calcestruzzo (una miscela di cemento, acqua, sabbia e inerti, cioè elementi lapidei, come la ghiaia) e barre di acciaio (armatura) annegate al suo interno ed opportunamente sagomate ed interconnesse fra di loro.

Il cls ha una notevole resistenza a compressione, ma ha una scarsa resistenza a trazione, per questo viene utilizzato l’acciaio in barre che vengono annegate nel cls, garantendo così la resistenza a trazione. Le barre hanno diametro variabile e possono essere impiegate sia come armatura longitudinale, sia come "staffe", ovvero come barre che racchiudono altre barre (in genere di maggior diametro) a formare una sorta di "gabbie" opportunamente dimensionate secondo le necessità d'impiego.

La sinergia tra due materiali così eterogenei è spiegata tenendo presenti due punti fondamentali:

  • Tra l'acciaio ed il calcestruzzo si manifesta un'aderenza che  trasmette le tensioni dal calcestruzzo all'acciaio in esso annegato.
  • I coefficienti di dilatazione termica dei due materiali sono sostanzialmente uguali.

Per aumentare l'aderenza tra i due materiali da qualche decennio al posto delle barre lisce di acciaio vengono utilizzate barre ad aderenza migliorata, cioè barre sulle quali sono presenti delle filettature.

Nel calcolo elastico delle sezioni si ipotizza che i legami elastici siano rappresentati dalla Legge di Hooke:

  δc = Ec εc  e δs = Es εs 

Il calcestruzzo e l’acciaio hanno la stessa deformazione ma non la stessa tensione -->  εc=εs

Ne deriva che δc / Ec = δs / Es -->  δs = (Es/ Ec) δc = n δc

Dove “n” è il coefficiente di omogeneizzazione (spesso viene considerato n= 15 o almeno n=10). Dato che il cls non è un materiale omogeneo, per renderlo tale si utilizza questo coeff. di omogeneizzazione. Inoltre si nota che le tensioni si differenziano di una quantità pari al rapporto dei loro moduli elastici.

Classi di resistenza del calcestruzzo

Il calcestruzzo è classificato in classi di resistenza in base alla resistenza a compressione, tenendo conto della Resistenza cilindrica  (fck) e della Resistenza cubica (Rck), entrambe espresse in MPa.

La resistenza cubica  Rck viene determinata sulla base dei valori ottenuti da prove di compressione monoassiale su provini cubi di 150 mm di lato, maturati 28 giorni; la resistenza cilindrica  fck viene determinata invece utilizzando provini cilindrici di 150 mm di diametro e 300 mm di altezza.

Tra i due valori esiste la seguente relazione:    fck = 0,83 Rck

La differenza tra i due valori dipende fondamentalmente dal diverso stato tensionale che si genera nel provino a seguito delle prove di compressione, che dipende dal fatto che i provini cubici sono tozzi mentre quelli cilindrici sono snelli. Si va dalle classi  C8/10, C16/20, C50/60, C100/120 .

Le prime classi vengono utilizzate per le fondazioni e non sono armate. Quelle che si utilizzano maggiormente vanno da C20/25 a C70/75.

Per l’acciaio da calcestruzzo vengono utilizzati il B450A e il B450C (quest’ultimo utilizzato in zona sismica ).

Per il nostro progetto dobbiamo utilizzare la tensione massima δmax = Mx / Wx ovvero il rapporto tra il momento massimo e il modulo di resistenza a flessione. Si deve poi confrontare con Fd, e la verifica è soddisfatta se δmax < Fd.

Legno

Il legno è un materiale solido, naturale, organico e cellulare. Si tratta di un composto costituito da un complesso chimico di cellulosa, emicellulose, lignina ed estrattivi.

È un materiale anisotropo: le fibre sono orientate in una direzione preferenziale e perciò il materiale reagisce alle sollecitazioni in maniera diversa in ogni direzione. Il legno è più resistente se la direzione è parallela alle fibre.  In base alle proprietà meccaniche (durezza, resistenza a trazione, a compressione e a flessione)  i legnami si suddividono in legni duri (latifoglie) e legni teneri (conifere).

Il legno è dotato di molte e differenti caratteristiche: molte specie e diverse condizioni ambientali in cui crescono le stesse varietà, come il terreno più umido o più siccitoso, ricco o povero di sostanze nutrienti, con diversa struttura, temperatura, posizione, ecc.. Vi sono, tuttavia, alcune caratteristiche che accumunano tutti i legni, e sono:

Porosità,  Eterogeneità, Igroscopia (il legno è pronto a rilasciare nell’aria secca una parte dell’acqua che contiene, pronta a riassorbirla se l’ambiente che la circonda contiene più acqua di quella contenuta nel legno stesso), Anisotropia (il legno presenta una diversa resistenza meccanica a seconda della sollecitazione; sia alla trazione sia alla compressione è molto più resistente nel senso longitudinale del fusto e, molto meno, in quello trasversale), Biodegradabilità (è soggetto ad essere attaccato e demolito per effetto della vita animale, vegetale fungina o batterica).

Il legno, in quanto materiale da costruzione, ha ottime proprietà:

  • ecologico
  • genera benessere e confort abitativo
  • ottimo rapporto peso/resistenza
  • buon comportamento al fuoco
  • ridottissima sensibilità agli sbalzi di temperatura
  • durabilità e ridotta manutenzione
  • inattaccabilità all’aggressione chimica ed ambientale
  • ottime prestazioni termiche ed acustiche
  • ottima resistenza a flessione, compressione e trazione
  • facilità di lavorazione
  • consente ottimizzazione nelle lavorazioni grazie all’elevato grado di prefabbricabilità
  • ottimo in zone sismiche

Un aspetto fondamentale del legno è che sente il tempo e l’umidità. Il legno è costretto a lavorare ad un’umidità diversa da quella in cui è stagionato ( per diventare un materiale da costruzione il legno deve essere stagionato). Il legno assorbe o perde umidità in relazione all'umidità dell'ambiente che lo circonda. I movimenti, dimensionali e volumetrici, che ne derivano possono generare fenomeni indesiderati quali fessurazioni, torsioni, svergolamenti e imbarcature. Si deve conoscere quale sia il grado di umidità dell'ambiente in cui dovrà essere posizionato il legno.

Per quanto riguarda il progetto : Fd = ( Kmod Fk ) / γm   dove Kmod è un coefficiente moltiplicativo molto basso che tiene conto dello scorrere del tempo.

Anche il legno è diviso per classi di resistenza ( che si riferiscono al legno lamellare):

GL24h , GL28h , GL32h , GL36h  dove i numeri 24, 28, 32, 36 rappresentano la resistenza a flessione Fk. Mentre la resistenza a trazione è rispettivamente  16.5 , 19.5 , 22.5 , 26.

Esercitazione: Dimensionamento di una trave in tre tecnologie differenti

La pianta presa in esame per l’esercitazione è il piano terra di un’abitazione unifamiliare che ho progettato per l’esame di Costruzione dell’Architettura del primo anno della laurea triennale. Ho scelto di dimensionare la trave tra i pilastri A2 e B2, che ha una luce di 5,00 m e un’ interasse di 3,60 m. L’area di influenza della trave è quindi 5,00 x 3,60 = 18 m².

Ora per prima cosa bisogna trovare i valori dei carichi accidentali (Qa), strutturali (Qs) e permanenti (Qp).

 -Il carico Qa è legato alla funzione dell’edificio, nel mio caso è quello considerato per “Ambienti ad uso residenziale” che si trova sulla Normativa, e vale 2,00 KN/ m².

-Il carico Qs è il peso di tutti gli elementi strutturali.

-il carico Qp comprende i carichi non strutturali che si trovano permanentemente sulla struttura come gli impianti, gli intonaci, gli isolanti, i pavimenti, ecc. 

Ora procederò nel progettare la trave scelta in tre diversi materiali: in legno, in acciaio e in calcestruzzo armato.

LEGNO:

Travetto

L’interasse dei travetti è di 1 m e la luce è di 4.55 m.

Calcolo dei carichi:

-Sovraccarico accidentale Qa = 2 KN/m²

-Carico strutturale (Qs) = y x h = peso specifico x spessoreTavolato: 6 KN/m³ x 0,035 m = 0,21 KN/m²

  • Tavolato: 6 KN/m³ x 0,035 m = 0,21 KN/m²

-Sovraccarico permanente (Qp)= y x h = peso specifico x spessore

  • Pavimentazione in legno: spessore 2 cm --> 0,25 KN/m²
  • Massetto: 24 KN/m³ x 0,03m = 0,72 KN/m²
  •  Isolante acustico: 4 KN/m³ x 0,04m = 0,16 KN/m²
  • Caldana: 10 KN/m³ x 0,04m = 0,4 KN/m²
  • Ipotesi d'incidenza impianti e tramezzi: 0,50 KN/m²+ 1,00 KN/m²= 1,50 KN/m²

Qp= 0,25+0,72+0,16+0,4+1,5= 3,03  KN/m²

Ora vado a sostituire I valori trovati nel foglio excel e quindi procedo con il dimensionamento dei travetti. Inserisco i valori dei tre diversi carichi e il valore dell’interasse (I). Per trovare il carico totale al metro lineare bisogna moltiplicare la somma dei carichi per l’interasse:

Qtot=(Qs+Qp+Qa)x I = 0,21+3,03+2) x 1 = 5,24 KN/m

Successivamente imposto la luce del travetto (4,55 m) e mi trovo il valore del momento. In questo caso si tratta di una trave doppiamente appoggiata, quindi il valore del momento è ql²/8 :

M= (5,24 x 4,55²)/8 = 13,56 KNm

Ora per calcolare le dimensioni della sezione del travetto devo calcolare fD ovvero la tensione di design che si trova:

fD= Kmod x fk/γm

dove Kmod è un coefficiente che indica il degrado che la trave in legno subisce in funzione del tempo (vale 0,5), fk è la tensione di snervamento e va impostata a seconda della classe di legno che viene scelta (in questo caso ho scelto la classe GL36h), il valore γm è il coefficiente di sicurezza che varia a seconda del materiale (in questo caso 1,45). Sia Kmod che γm tendono a diminuire la resistenza di progetto.

fD= 0,5 x 36/1,45 = 12,41 N/mm²

Ora, impostando la dimensione della base del travetto (20 cm), posso trovare la sua altezza:

h= (6 x M x 1000 / b x fD) ^ 0,5 = (6 x 13,56 x 1000 / 20 x 12,41)^ 0,5 = 18,10 cm

Approssimando per eccesso i valori ottenuti ottengo un travetto di dimensioni 20x20 cm.

Per verificare il risultato ottenuto effettuo di nuovo i calcoli con il foglio excell sommando al carico strutturale il carico dei travetti:

Qtr al metro lineare = A x γ= 0,1 m x 0,20 m x 6 KN/m³= 0,12 KN/m

Qtr al metro quadro = Qtr / interasse = 0,12 KN/m / 1 m = 0,12 KN/m²

Qs = 0,21 KN/m² + 0,12 KN/m² = 0,33 KN/m²

Ottengo un’altezza pari a 18,31 cm quindi il dimensionamento risulta corretto. 

Travetto in legno GL36h 20x20cm

Trave

L’interasse della trave è di 3,60 m e la luce è di 5,00 m. Per il calcolo della trave utilizzo lo stesso procedimento del dimensionamento dei travetti.

Calcolo dei carichi:

-Sovraccarico accidentale Qa = 2 KN/m²

-Carico strutturale (Qs) = y x h = peso specifico x spessore

  • Tavolato: 6 KN/m³ x 0,035 m = 0,21 KN/m²
  • Travetti : 6 KN/m³ x 0,02 m = 0,12 KN/m²

Qs = 0,21 + 0,12 =0,33 KN/m²

-Sovraccarico permanente (Qp)= y x h = peso specifico x spessore

  • Pavimentazione in legno: spessore 2 cm --> 0,25 KN/m²
  • Massetto: 24 KN/m³ x 0,03m = 0,72 KN/m²
  • Isolante acustico: 4 KN/m³ x 0,04m = 0,16 KN/m²
  • Caldana: 10 KN/m³ x 0,04m = 0,4 KN/m²
  • Ipotesi d'incidenza impianti e tramezzi: 0,50 KN/m²+ 1,00 KN/m²= 1,50 KN/m²

Qp= 0,25+0,72+0,16+0,4+1,5= 3,03  KN/m²

Qtot=(Qs+Qp+Qa)x I = 0,33+3,03+2) x 3,60 = 19,296 KN/m

M= (19,296 x 5,00²)/8 = 60,3 KNm

fD= 0,5 x 36/1,45 = 12,41 N/mm²

h= (6 x M x 1000 / b x fD) ^ 0,5 = (6 x 60,3 x 1000 / 30 x 12,41)^ 0,5 = 31,17 cm

Ipotizzando la base 30 cm e approssimando per eccesso, l’altezza è pari a 35 cm --> Trave 30x35 cm. Ora verifico il risultato ottenuto:

Qtr al metro lineare = A x γ= 0,30 m x 0,35 m x 6 KN/m³= 0,63 KN/m

Qtr al metro quadro = Qtr / interasse = 0,63 KN/m / 3,6 m = 0,175 KN/m²

Qs = 0,33 KN/m² + 0,175 KN/m² = 0,505 KN/m²

Ottengo un’altezza pari a 31,67 cm quindi il dimensionamento risulta corretto. 

Trave in legno GL36h 30x35 cm

ACCIAIO:

Travetti

Applico il medesimo procedimento per calcolare i travetti. L’interasse è di 1 m e la luce è di 4,55 m.

Calcolo dei carichi:

-Sovraccarico accidentale Qa = 2 KN/m²

-Carico strutturale: carico soletta in lamiera grecata e getto di calcestruzzo di 15 cm = 2,50 KN/m²

Qs = 2,50 KN/m²

-Sovraccarico permanente (Qp)= y x h = peso specifico x spessore

  • Pavimentazione in ceramica: spessore 2 cm --> 0,4 KN/m2
  • Massetto: 24 KN/m3 x 0,03 m= 0,72 KN/m2
  • Isolante acustico: 4 KN/m3 x 0,04 m = 0,16 KN/m2
  • Ipotesi d'incidenza impianti e tramezzi: 0,50 KN/m²+ 1,00 KN/m²= 1,50 KN/m²

Qp= 0,4+0,72+0,16+1,5= 2,78KN/

Qtot=(Qs+Qp+Qa)x I = 2,50+2,78+2) x 1 = 7,28 KN/m

M= (7,28 x 4,55²)/8 = 18,83 KNm

fD= fyk / 1,05 = 235 / 1,05 = 223,81 N/mm²

Ora calcolo il modulo di resistenza Wx = M/fD = 18,83 KNm / 223,81 N/mm²x1000 = 84,18 cm3

Per dimensionare la trave cerco sul profilario il valore di Wx, definendo così le dimensioni della sezione.

IPE 160 con Wx = 109 cm3

Verifico quindi le dimensioni aggiungendo il peso della trave:

Qtr al metro lineare = 0,158 KN/m (valore tabellato)

Qtr al metro quadro = Qtr / interasse = 0,158 KN/m / 1 m = 0,158 KN/m²

Qs = 2,50 KN/m² + 0,158 KN/m² = 2,658 KN/m²

Ottengo un Wx pari a 86,00 cm3quindi il dimensionamento risulta corretto. 

Travetto in acciaio S235 IPE 160

Trave

L’interasse della trave è di 3,60 m e la luce è di 5,00 m.

Calcolo dei carichi:

-Sovraccarico accidentale Qa = 2 KN/m²

-Carico strutturale  Qs = carico soletta + carico travetto = 2,5 KN/m² + 0,158KN/m² =2,658 KN/m²

-Sovraccarico permanente Qp = 0,4+0,72+0,16+1,5= 2,78 KN/m²

Qtot=(Qs+Qp+Qa)x I = 2,658+2,78+2) x 3,60 = 26,77 KN/m

M= (26,77 x 5,00²)/8 = 83,67 KNm

fD= fyk / 1,05 = 235 / 1,05 = 223,81 N/mm²

 

Wx= M/fD = 83,67 KNm / 223,81 N/mm²x1000 = 373,88 cm3

IPE 270 con Wx = 429 cm3

Verifico quindi le dimensioni aggiungendo il peso della trave:

Qtr al metro lineare = 0,361 KN/m (valore tabellato)

Qtr al metro quadro = Qtr / interasse = 0,361 KN/m / 3,60 m = 0,10 KN/m²

Qs = 2,658 KN/m² + 0,10 KN/m² = 2,758 KN/m²

Ottengo un Wx pari a 378,90 cm3quindi il dimensionamento risulta corretto. 

Trave in acciaio S235 IPE 270

 

CALCESTRUZZO ARMATO:

Trave

L’interasse della trave è di 3,60 m e la luce è di 5,00 m.

Calcolo dei carichi:

-Sovraccarico accidentale Qa = 2 KN/m²

-Carico strutturale: solaio in laterocemento con travetti armati, altezza totale di 25 cm

Qs = 2,65 KN/m²

-Sovraccarico permanente (Qp)= y x h = peso specifico x spessore

  • Pavimentazione in ceramica: spessore 2 cm --> 0,4 KN/m2
  • Massetto: 24 KN/m3 x 0,04 m= 0,96 KN/m2
  • Isolante acustico: 4 KN/m3 x 0,04 m = 0,16 KN/m2
  • Intonaco:  spessore 1,5 cm --> 0,3 KN/m2
  • Ipotesi d'incidenza impianti e tramezzi: 0,50 KN/m²+ 1,00 KN/m²= 1,50 KN/m²
  • Qp= 0,4+0,96+0,16+0,3+1,5= 3,32KN/

Qtot=(Qs+Qp+Qa)x I = 2,65+3,32+2) x 3,60 = 28,69 KN/m

M= (28,69 x 5,00²)/8 = 89,66 KNm

Ipotizzando la base della trave b=30cm, ottengo il valore dell’altezza utile h = 25,75 cm. Siccome bisogna aggiungere 5 cm di copriferro, la mia altezza utile diventa 30,75 cm. Per eccesso prendo una sezione più grande, e variando le dimensioni delle sezioni di cls armato di 5 cm alla volta, la sezione diventerà di 30 x 35 cm.

La classe di resistenza presa in considerazione è C40/50 e acciaio B450C (normativa per zona sismica).

Dal foglio excell si ottiene il peso proprio lineare che è pari a 2,31 KN/m. Sommando questo peso al carico totale: 28,69 + 2,31 = 31 KN/m , H risulta uguale a 31,77 cm. Il dimensionamento è verificato!

Esercitazione: Analisi e dimensionamento Struttura Reticolare Spaziale

In questa esercitazione realizzerò una struttura reticolare spaziale utilizzando due programmi: Autocad 2010 e Sap2000.

Prima di tutto bisogna creare la struttura su Autocad disegnando il modulo base attraverso la polilinea dando una dimensione alle aste di 2 metri ciascuna.

Successivamente passiamo alla vista tridimensionale (premendo shift+rotellina del mouse) e ruotiamo questo modulo sul piano ZX. Ora dobbiamo realizzare una serie, utilizzando proprio il comando “serie” (o array) lungo la direzione X, creando 4 colonne di distanza 2 m (la lunghezza delle aste!).

Ora chiudiamo la struttura e disegnamo le altre aste (due orizzontali e una obliqua) in direzione Y.

Quindi ripetiamo il comando “serie” in direzione X, creando 5 colonne sempre alla distanza di 2 m.

In seguito disegnamo le aste oblique superiori e inferiori che completano la prima campata.

Utilizziamo nuovamente il comando “serie” in direzione Y per disegnare l’intera struttura, creando 7 colonne sempre a distanza 2 m. Ne ho realizzata una in più perché poi si dovranno eliminare le aste per chiudere la struttura in modo corretto. 

Ho quindi realizzato una struttura di 4x6 campate! Con il cad i procedimenti sono finiti, bisogna salvare il file in dxf per poi importarlo su Sap.

Importiamo quindi la struttura su Sap, impostando l’unità di misura (KN,m,C°). Come prima cosa assegnamo ai quattro vertici esterni le cerniere (“assign_joint_restraint”).

Bisogna selezionare tutte le aste rilasciano il “momento 22 e 33” (0 sia all’inizio che alla fine) in modo che le aste siano sollecitate solo assialmente.

Definiamo il materiale (acciaio) con “define_material”, la sezione (tubolare o pipe) con “define_section proprieties_section frame”, e il carico con “define_load pattern” (carico concentrato) dandogli il valore di -40 KN. 

Il carico va assegnato solo ai nodi superiori! 

Ora salviamo e analizziamo la struttura premendo “run”. Ci apparirà la deformata della struttura.

È possibile notare che nei diagrammi del momento e del taglio non si vede nulla, mentre quello dello sforzo normale ovviamente è l’unico visibile.

Infine con il comando “set display options_frames/cables/tendons” spuntando “labels” le aste verranno numerate, e aprendo una tabella da “display_show tables”, è possibile identificare l’asta maggiormente sollecitata in compressione e in trazione.

Questa tabella può essere esportata su excell, ordinando la colonna degli sforzi normali dal valore più basso a quello più alto.

Per procedere con il dimensionamento bisogna avere il valore dell’asta più compressa e dell’asta più tesa. Questi sono rispettivamente il valore più basso (negativo) e quello  più alto (positivo) della tabella.

Dopo aver progettato (in collaborazione con Marco Trimaldi) una tabella su excel  capace di “fare i calcoli al posto nostro”, inseriamo i valori di sforzo normale per fare il progetto a resistenza e trovarci un’area minima per l’asta. Questo, per quanto riguarda le aste tese, può bastare, mentre per le aste compresse bisogna procedere con 2 verifiche: quella a snellezza e quella a stabilità.

(NTC, Capitolo 4.2.4.1.3)

Limitazioni della snellezza

Si definisce lunghezza d’inflessione la lunghezza  l0 = β l  da sostituire nel calcolo del carico critico elastico Ncr  alla lunghezza l dell’asta quale risulta dallo schema strutturale. Il coefficiente β deve essere valutato tenendo conto delle effettive condizioni di vincolo dell’asta nel piano di inflessione considerato.

Si definisce snellezza di un’asta nel piano di verifica considerato il rapporto

λ = l0

dove  l0 è la lunghezza d’inflessione nel piano considerato,

         ρ è il raggio d’inerzia relativo.

È opportuno limitare la snellezza λ al valore di 200 per le membrature principali ed a 250 per le membrature secondarie.

Stabilità delle membrature

La verifica di stabilità di un’asta si effettua nell’ipotesi che la sezione trasversale sia uniformemente compressa. Deve essere Nd Nbrd

dove   Nd è l’azione di compressione di calcolo,

          Nbrd è la resistenza all’instabilità nell’asta compressa, data da

                                                                    

Il coefficiente χ dipende dal tipo di sezione e dal tipo di acciaio impiegato; esso si desume, in funzione di appropriati valori della snellezza adimensionale λ , dalla seguente formula

                                                           

dove φ = 0.5[1+ α (λ - 0.2) + λ2 ], α è il fattore di imperfezione, ricavato dalla Tabella 4.2.VI, e la snellezza adimensionale λ è pari a

                                                                 

 

 

Cenni sull’instabilità delle strutture snelle: Carico Critico Euleriano

Tutti i materiali reagiscono in modo diverso allo sforzo normale, si deve effettuare quindi un’analisi materiale per materiale. Per lo sforzo normale centrale (passa nel centro geometrico della sezione) la tensione è costante e pari a δ = N/A .

In zona sismica può succedere che il sisma stesso cambia il segno della tensione, ovvero un elemento progettato per resistere a trazione in seguito resiste a compressione.

Un esempio è l’asta di Eulero, che si comporta in maniera diversa in trazione e in compressione. Un asta può essere snella (lunga e stretta) oppure tozza (bassa e larga). Dalla formula di Eulero si arriva ad un valore preciso della snellezza. Questa formula detta anche del carico critico euleriano dà il valore di P critico, tale che se il carico P>Pcrit  l’asta è instabile; se P<Pcrit l’asta è stabile.

Pcrit = ( π2 E Jmin ) / lo2

Dove “E” è il modulo di elasticità, “Jmin” è il momento d’inerzia e “lo” è la lunghezza libera di inflessione.

Calcolo degli spostamenti per strutture isostatiche

Il metodo degli spostamenti è un metodo che risolve il problema dell’equilibrio sia per strutture isostatiche, sia per strutture iperstatiche. Infatti consente di individuare le reazioni vincolari, i diagrammi delle sollecitazioni, gli spostamenti e le deformazioni, a partire dai tre gruppi di equazioni del modello di trave di Bernoulli.

Equazioni di bilancio:

dN/ds + q1 = 0

dT/ds + q2 = 0      

dM/ds + T + µ = 0

Equazioni del Legame Costitutivo:

N=EAε

M=EJχ

Equazioni di deformazione:

ε=u’

φ=v’

χ=φ’ --> χ=v’’ ( non è un caso che la derivata seconda che misura la concavità è legata proprio alla curvatura!)

Queste sono equazioni differenziali e per risolverle bisogna integrare. Esse necessitano sempre di condizioni al bordo.

Per calcolarci gli spostamenti e le rotazioni di una struttura sottoposta a dei carichi agenti dobbiamo procedere in questo modo:

1)    Determinare la funzione momento M(s)

2)    Determinare la funzione curvatura χ(s)=M(s)/ EI

3)    Trovare la funzione rotazione integrando la funzione curvatura φ(s)= ∫χ(s) ds

4)    Trovare la funzione spostamento integrando la funzione rotazione v(s)= ∫φ(s) ds

5)    Imporre le condizioni al bordo di natura cinematica.

Ora riporto degli esempi di strutture isostatiche:

Trave incastrata con la forza F applicata all’estremo destro:

φmax(s=l) = - FL2 /2EI

vmax(s=l) = - FL3 / 3EI

Trave incastrata con momento applicato all'estremo destro:

φmax(s=l) = - mL/EI

vmax(s=l) = - mL2 / 2EI

Trave incastrata con carico distribuito:

φmax(s=l) = - qL3 /6EI

vmax(s=l) = - qL4 / 8EI

Trave incastrata con la forza F applicata in mezzeria:

φ(l/2) = - FL3 / 8EI

v(l/2) = - FL3 / 24EI

v(l) = - 5FL3 / 48EI

Trave doppiamente appoggiata con carico distribuito:

φ(s=0) = - qL3 /24EI

φmax(s=l) = qL3 /24EI

v(l/2) = - 5qL4 / 384EI

Trave doppiamente appoggiata con momento applicato:

φ(s=0)= mL/6EI

φ(s=l)= - mL/3EI

Trave doppiamente appoggiata con forza applicata in mezzeria:

φ(0) = - FL2 / 16EI

φ(l) =   FL2 / 16EI

v(l/2) = - FL3 / 48EI

In questo caso ci sono due funzioni momento, perchè la forza al centro crea un punto di discontinuità, quindi il valore del momento da destra e da sinistra sono differenti. Di conseguenza avrò due curvature, due rotazioni, due spostamenti e 4 costanti di integrazione.

METODO DELLE FORZE

Il metodo delle forze si utilizza per risolvere strutture iperstatiche, ovvero quelle strutture in cui il numero dei gradi di vincolo è superiore al numero dei suoi gradi di libertà. Questo metodo si adatta a comprendere il gioco delle deformazioni e delle reazioni vincolari, ovvero delle equazioni di congruenza.

Il metodo delle forze consiste nel porre come incognite del problema alcune reazioni vincolari il cui numero è pari al grado di iperstaticità della struttura presa in considerazione. Successivamente si procede utilizzando il principio di sovrapposizione degli effetti, determinando le equazioni di compatibilità cinematica che ci permetteranno di trovare le incognite.

Per cui in primis bisogna individuare una struttura isostatica di riferimento e determinare le incognite iperstatiche,  in seguito scrivere le equazioni di compatibilità cinematica che sostituiscono i vincoli cinematici che abbiamo trasformato in forza (X). Dobbiamo quindi risolvere il sistema di equazioni per determinare le incognite iperstatiche. Infine applichiamo il principio di sovrapposizione degli effetti per determinare le azioni di contatto. 

Ad un’unica struttura iperstatica possono corrispondere vari modelli isostatici di riferimento. La scelta del modello da utilizzare non influenza il risultato finale.

RIGIDEZZA E METODO DELLE RIGIDEZZE

Per capire cosa è la rigidezza prendo come esempio la trave doppiamente appoggiata con il momento applicato che abbiamo visto precedentemente. Abbiamo visto che la rotazione nel punto in cui è applicato il momento è φ= ml/3EI. Se isoliamo il momento diventa: m= (3EI φ) / L

Se ho una rotazione pari a 1 --> m = 3EI / L dove 3EI / L = Kφ che è proprio la rigidezza.

Quindi la rigidezza non è altro che la forza necessaria a produrre uno spostamento unitario.

m= Kφ φ

Il metodo delle rigidezze viene utilizzato per risolvere strutture iperstatiche e isostatiche specialmente di strutture intelaiate, sfruttando la rigidezza Dato che il metodo delle forze ha un utilizzo limitato, viene impiegato il metodo delle rigidezze in quanto è applicabile ad ogni tipo di struttura. Esso utilizza il metodo degli spostamenti sfruttando il calcolo della rigidezza di ogni elemento della struttura. In una struttura il carico si ripartisce in funzione della rigidezza, infatti meno una sezione è rigida e meno prende carico. Inoltre la rigidezza dipende dalle caratteristiche della trave: dalla luce, dal modulo di elasticità e dal momento di inerzia.

Riporto la tabella sinottica delle rigidezze a rotazione:

Trave doppiamente appoggiata con momento applicato:

Kφ = 3EI / L

Trave con cerniera e glifo con momento applicato:

Kφ = EI / L

Trave incastrata con cerniera con momento applicato:

Kφ = 4EI / L

Riporto la tabella sinottica delle rigidezze a traslazione:

Trave incastrata con glifo e forza concetrata sul glifo:

Kφ = 12EI / L3

Trave con cerniera e glifo e forza concetrata sul glifo:

Kφ = 3EI / L3

TELAI SHEAR-TYPE

Un telaio shear-type è una tipologia di telaio che possiede tutti i nodi ad incastro e la trave è considerata infinitamente rigida flessionalmente rispetto ai pilastri.

Nella trave è impedita la rotazione, infatti può solo traslare. I pilastri non si accorciano e non si allungano, si deformano in modo trascurabile. Piuttosto si deformano a flessione.

I telai shear-type sono dei tipi di controvento, ovvero dei vincoli che impediscono alla struttura di effettuare uno spostamento o una rotazione dovuta ad una forza orizzontale.

 

In questo tipo di telaio la rigidezza totale non è altro che la somma delle rigidezze di ogni elemento:

Rigidezza di ogni telaio --> F = (12EI / L3) δ

Rigidezza totale --> F = (12EI / L3) δ+ (12EI / L3) δ= (24EI / L3) δ

Anche per un telaio multipiano il procedimento è il medesimo. F= KT δ

TRAVI VIERENDEEL

La trave Vierendeel è una tipologia di trave inflessa piana risolta senza diagonali. Fu denominata in questo modo dall'ingegnere belga Arthur Vierendeel che la brevettò. Questa trave è prevalentemente utilizzata in strutture miste nelle quali c'è interazione tra costruzioni in acciaio e in cemento armato.

A causa delle diagonali mancanti, nelle travi Vierendeel i nodi si devono progettare in modo da trasmettere momenti flettenti mentre negli altri tipi di capriata i nodi sono considerati delle cerniere. Infatti la maglia triangolare è nel suo insieme indeformabile anche se sono ammesse rotazioni nei nodi mentre quella rettangolare non lo è e quindi l'indeformabilità viene garantita con giunzioni in grado di impedire la rotazione reciproca tra le aste. I momenti flettenti presenti nei montanti e nei correnti, oltre che nei nodi, sono localmente molto elevati e determinano in modo essenziale le dimensioni delle sezioni.

Un'altra caratteristica della trave Vierendeel è che, grazie alla forma regolare delle maglie, può essere tamponata con finestre nel caso sia utilizzata come trave-parete.

 

Esercitazione 3: Ripartizione Forze Sismiche (Svolto con Marco Trimaldi)

Una struttura, soprattutto nel nostro paese che è considerato quasi del tutto zona sismica, necessita di una progettazione che tiene conto non solo delle forze e dei carichi verticali, ma anche di sollecitazioni orizzontali. Per contrastare questo tipo di spinte si devono opportunamente disporre all’interno della struttura dei particolari vincoli detti controventi.


In questa esercitazione vedremo come si ripartiscono le forze sismiche all’interno di una struttura ad un piano. La prima ipotesi da fare è che questa struttura abbia dei telai shear-type, ovvero un telaio con tutti nodi ad incastro e con la trave considerata infinitamente rigida flessionalmente rispetto ai pilastri. La seconda ipotesi è che i pilastri non si deformano né a compressione né a trazione, o comunque si deformano in maniera trascurabile.


L’impalcato preso in esame è in calcestruzzo armato (quindi con modulo elastico E=21000 N/mm2) ed è composto da 14 pilastri aventi sezione rettangolare e dimensioni 25x40 cm. Dato che una sezione rettangolare ha due momenti d’inerzia, uno lungo l’asse x e l’altro lungo l’asse y, i pilastri sono stati disposti in base alla tessitura del solaio.


Infatti    Ix= bh3/12 --> 133333,33 cm4

            Iy= hb3/12 --> 52083,33 cm4

I nostri controventi sono costituiti da pilastri disposti su uno stesso asse e sono collegati rigidamente in sommità dal solaio shear-type. Essendo i controventi degli elementi con comportamento elastico, essi possono essere semplificati come delle vere e proprie molle, seguendo quindi la legge di Hooke: F=K x s (costante elastica per lo spostamento). Applicata al nostro caso: F=Kt x δ , dove Kt è la rigidezza del controvento e δ è la traslazione del telaio. Ogni pilastro contribuisce sul proprio controvento con una rigidezza Kt = 12EI/h3 .

STEP 1: Calcolo delle rigidezze traslanti dei controventi dell'edificio


Si procede ora al calcolo della rigidezza traslante di ogni controvento, quindi tenendo conto del Modulo di Young (E), dell’altezza dei pilastri (h) e del momento d’inerzia di ogni pilastro (I). Seguono le tabelle:

STEP 2: Tabella sinottica controventi e distanze


Ora si calcolano le distanze verticali (dv) e orizzontali (do) del controvento dal punto O, che è l’origine del nostro sistema di riferimento.

STEP 3: Calcolo del centro di massa

 

Per calcolare il centro di massa G, abbiamo diviso la struttura in tre aree, la più grande di 156 m2 e le due più piccole ed uguali di 49 m2. Successivamente abbiamo inserito nella tabella la misura di ogni superficie e le coordinate dei relativi baricentri, tenendo sempre contro dell’origine O come riferimento.


Le coordinate del centro di massa G (Xg, Yg) vengono calcolate in questo modo:
Xg =( A1 x Xg1+ A2 x Xg2 + A3 x Xg3) / (A1+ A2 + A3) --> 13 m
Yg  =( A1 x Yg1+ A2 x Yg2 + A3 x Yg3) / (A1+ A2 + A3) --> 5,51 m

STEP 4: Calcolo del centro di rigidezze e delle rigidezze globali


A questo punto la tabella trova il centro delle rigidezze C, ovvero il punto in cui ruota la struttura se nasce un momento, grazie a queste equazioni:
Xc = Σi Kv x dv / Kv tot.
Yc =  Σi Ko x do / Ko tot.
Bisogna calcolare il centro di massa perché la forza sismica è proprio applicata in questo punto!
In seguito vengono calcolate le distanze di ogni controvento dal centro delle rigidezze e infine la rigidezza torsionale totale eseguendo la sommatoria di ogni rigidezza moltiplicata per la distanza al quadrato dal centro delle rigidezze: kΦ = Σi Ki x ddi2 .

STEP 5: Analisi dei carichi sismici

 

 

Per calcolare la forza sismica bisogna fare il prodotto della massa dell’edificio per l’accelerazione di trascinamento del suolo:

F=m x a.
a= c x g (dove "c" è il coefficiente di intensità sismica (minore di 1, da normativa) e "g" è l’accelerazione gravitazionale pari a 9,81 m/sec2 ).
Quindi F=m x c x g = c x (mg) = c x P   (dove P è il peso della struttura).


P ( o W) si trova sommando il peso proprio della struttura più il sovraccarico permanente più il sovraccarico accidentale (legato alla funzione) moltiplicato per un coefficiente di contemporaneità ψ (generalmente pari a 0,80).
Ora, attraverso l’individuazione di questi valori che sono obbligatori da normativa, si procede con il calcolo della Forza Sismica Orizzontale, che nella nostra struttura è pari a 167, 64 KN.

STEP6 – STEP7: Ripartizione della forza sismica lungo x e lungo y
Essendo il sisma un evento aleatorio, bisogna verificare la struttura almeno su due direzioni verticale e orizzontale che sono perpendicolari tra loro. La forza sismica inoltre è applicata nel centro di massa G, che molto spesso non coincide con il centro delle rigidezze C. Questo provoca una torsione della struttura in quanto si genera un braccio tra i punti G e C. Maggiore sarà il braccio e maggiore sarà la rotazione dell’impalcato.
Per quanto riguarda il nostro impalcato i punti C e G si trovano lungo lo stesso asse verticale: quindi per l’azione di una forza verticale non si genera alcuna rotazione ma solo una traslazione. Invece per l’azione di una forza orizzontale, dato che i punti C e G non coincidono ma hanno una distanza di 2,71 m, provocheranno una rotazione antioraria della struttura.
La tabelle 6 e 7 calcolano il momento torcente della struttura, le traslazioni e le rotazioni secondo le due direzioni perpendicolari.
La traslazione (sia verticale che orizzontale) si calcola così:  F/ K tot
La rotazione ϕ sarà uguale a  Fb / Kϕ tot
Dopo aver verificato i precedenti valori, è possibile calcolare come la forza sismica si ripartisce su ogni controvento in entrambe le direzioni.
Controventi orizzontali:  Rio= Kio x (uo+ϕdio)
Controventi verticali:  Riv= Kiv x (ϕdiv)

Se volessimo progettare la stessa struttura in acciaio dovremmo sostituire il modulo di elasticità E= 210000 N/mm2  e modificare i momenti d’inerzia in base ai profili scelti.

IL COMPORTAMENTO AD ARCO

L’arco è un’invenzione molto antica risalente già dagli Etruschi e messa a punto successivamente dagli antichi Romani. L’arco è una struttura che trasforma i carichi prevalentemente in sforzo normale, le sollecitazioni dovute allo sforzo di taglio e al momento sono minime. Gli archi sopportano i carichi esterni per opera della loro forma geometrica (lo stesso vale per la struttura reticolare).

Come disse Leonardo da Vinci : “l’arco è la somma di due debolezze”.

Mettendolo a confronto con un trave, essa è prevalentemente inflessa, mentre l’arco è prevalentemente compresso.

L’arco è una struttura isostatica, quindi siamo in grado di determinare le reazioni vincolari. L’arco è caratterizzato principalmente da due parametri:

  • la freccia, cioè la distanza tra la chiave di volta e l’imposta dell’arco stesso
  • la spinta, cioè la forza uguale e contraria alla reazione del vincolo che si trova all’imposta dell’arco

   

La spinta è inversamente proporzionale alla freccia, quindi se una diminuisce l’altra aumenta.

H = qL2 / 2f

Esistono diversi tipi di archi che hanno comportamenti differenti: a parità di carico, è possibile notare come l’arco a tutto sesto (esattamente metà circonferenza) abbia una spinta che è la metà di quella di un arco ribassato. La forma dell’arco influenza il suo comportamento, quindi più un arco è ribassato e maggiore è la spinta che genera.

  

Un arco puro è quello in cui lo sforzo di taglio e il momento flettente sono pari a zero ed è presente solo sforzo normale: parliamo dell’arco parabolico.

   

Per la progettazione di un arco un problema che bisogna tener conto è proprio la spinta, quindi bisogna saper affrontare il metodo di eliminazione della spinta.

L’arco trasmette ai supporti (i piedritti) una forza verticale diretta verso il basso ed una spinta orizzontale rivolta verso l’esterno. Quest’ultima tende a ribaltare i supporti che sorreggono l’arco.

Determinando l’equilibrio a rotazione nel punto A, otteniamo due momenti: il momento ribaltante e il momento stabilizzante.

           MR = Fo h        MS = Fv b/2

 

 

Il supporto si ribalta se MR > M-->  Fo h > Fv b/2

Per far si che non si ribalti bisognerebbe aumentare il valore del momento stabilizzante, quindi amplificare la forza Fv o aumentare la base del supporto, oppure effettuare entrambe le cose.

Si è cercato di eliminare la spinta attraverso una sequenza di archi, come gli acquedotti romani, facendo rimanere il problema solo agli archi posti alle estremità.

Un altro modo per risolvere il problema è l’utilizzo del tirante posto tra le due sezioni dell’imposta, si crea una situazione simile alla travatura reticolare. In questo modo la spinta viene assorbita proprio dalla catena, che diventa una reazione vincolare interna.

Un ulteriore risoluzione è quella di prevedere delle mensole disposte alle estremità dell’arco, che fanno si che le reazioni verticali nel colmo e nell’imposta siano pari a zero, quindi la spinta dell’arco diminuisce.

 

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