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Esercitazione 7_Graticcio di travi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Esercitazione 6_Forze Orizzontali

Introduzione

Fino ad ora abbiamo sempre visto le strutture sottoposte ai carichi verticali perchè nel nostro immaginario sono le forze che riusciamo subito a vedere e capire. Ma nella progettazione delle strutture dobbiamo tener conto delle forze orizzontali che sono rappresentate dal vento e dal sisma. Perciò dovremmo progettare strutture che siano controventate per rispondere ai carichi orizzontali.

Step 1_Impalcato

Sottoponiamo la struttura in figura ad una forza orizzontale F che simuli l'effetto del sisma.

I pilastri 1-2-11-12 sono 70x50 mentre i restanti sono quadrati 70x70. Calcoliamo i momenti di inerzia (cm4)

 

Step 2_Rigidezza dei Telai

Tramite un foglio Excel ci calcoliamo la rigidezza dei telai che è data dalla somma delle rigidezze dei singoli pilastri.

 

Adesso ricapitoliamo le rigidezze dei telai con le distanze dal punto perchè ora calcoleremo il centro delle rigidezze e il centro delle masse.

 

Step 3_Centro delle Masse

Suddividendo l'impalcato in aree calcoliamo il centro delle masse. 

 

Step 4_Centro delle Rigidezze

Il centro delle rigidezze non dipende dalla geometria dell'impalcato ma dal posizionamento dei controventi. Per determinarne la posizione dobbiamo moltiplicare la rigidezza di ogni telaio per una distanza da un punto scelto e poi dividendo per la rigidezza totale.

Step 5_Analisi dei Carichi Sismici

 

Step 6_Verifica della distribuzione dei carichi sismici

ESERCITAZIONE IX: Archi

ABSTRACT: Argomento del post saranno particolari di strutture 2D che agiscono per forma. Già sono state trattate in tal senso le strutture reticolari, le quali forzano e canalano le forze in termini di sforzo normale consentendo un'ottimizzazione del materiale e costi minori. In questo caso osserveremo il comportamento degli archi, particolari strutture caratterizzate nella loro modellazione più semplice da una iperstaticità esterna compensata da una labilità interna che si verifica nella cerniera esterna che collega le due travi di cui si compone, rendendo complessivamente l'arco complessivamente isostatico. Si vedranno tre tipologie di archi (a tutto sesto, ribassato e parabolico) e come nelle esercitazioni precedenti il risultato algebrico verrà verificato e confrontato con l'analisi computazionale.

Comincio con l'analizzare una gerica struttura ad arco riguardo le sue solo reazioni vincolari: per semplicità confronterò prima un arco a tutto sesto poi due mensole su pilastri vincolati alla base su cerniere e uniti da una cerniera interna. Si verificherà che indipendentemente dalla geometria le reazioni vincolari non cambiano data una freccia f (altezza dalla base), la proiezione dell'arco a terra l e un carico uniformemente distribuito q.

Studiamo il primo caso. Possiamo spezzare la struttura come segue ponendo attenzione alla compatibilità cinematica della struttura: dobbiamo porre infatti due forze c e d tali da garantire che la cerniera interna che essa sia compatibile anche con la parte non analizzata.

d non può che essere nulla per simmetria della struttura perciò attraverso le 3 equazioni all'equilibrio possiamo risolvere il sistema nelle tre incognite a,b e c.

EQL alla traslazione verticale b-ql=0 ⇒ b=ql

EQL alla traslazione orizzontale a=c

EQL alla rotazione (rotazione in cerniera interna) a.f-b.l+ql2/2=0 ⇒ a=ql2/2f

Si osserva che i calcoli sono dipesi solo dai bracci d'applicazione perciò senza ripetere ridondanti conti possiamo dire di conoscere le reazioni vincolari attraverso  f, l e q.

Analizziamo ora i tre casi studio presentati.


ARCO A TUTTO SESTO

Dato un angolo α è possibile parametrizzare le sezioni dell'arco affinchè dipendano da esso. Per ogni sezione è così possibile scomporre nelle componenti verticali e orizzontali le azioni di contatto e conoscere l'entità agente del carico distribuito assegnato.

Se BC= l cos α e AB=AC-BC= l - cos α = l(1- cos α )f con α<π/2

EQL alla traslazione verticale N sinα- T cosα+ ql/2=0

EQL alla traslazione orizzontale N cosα+ T sinα+ ql - ql(1-cosα)=0

EQL alla rotazione M + ql2/2 sinα - ql l (1-cosα- ql2(1-cosα)2/2=0


ARCO A SESTO RIBASSATO

I ragionamenti preliminari in questo particolare caso sono pressocchè analoghi ai precedenti se non per il fatto che α dovrà necessariamente essere maggiore di un α0 di partenza (e chiaramente minore di π/2) e che il centro di rotazione delle sezione è decentrato verticalmente.

allora secondo il Teorema di Pitagora R2=(R-f)2+l2 ⇒ R2=R2 + f2-2Rf + l2 ⇒ R = l2 + f2 / 2f 
e inoltre tg 
α0 = R-f / l

La sezione così schematizzata avrà che:

HC = R cosα
BH = BH - HC = l - R cosα
SH = R sinα
AS' = SH - AB = R sinα- R + f = R(sinα- 1) + f

EQL alla traslazione verticale N sinα- T cosα+ ql2/2f=0

EQL alla traslazione orizzontale N cosα+ T sinα+ ql - q(l-Rcosα)=0

EQL alla rotazione + ((ql2/2f) (R(sinα- 1) + f) ) - q(l - R cosα)2/2 + ql (l - R cosα) =0


ARCO PARABOLICO

In questo ultimo particolare caso i ragionamenti riguardo la scelta dei parametri addetti al controllo delle sezioni lungo la trave sono dettati non da ragionamenti trigonometrici ma geometrico-analitici.
Dati infatti tre punti è possibile conoscere l'equazione della parabola corrispondente: attraverso la derivata di questa equazione conosciamo la tangente punto per punto e quindi l'angolo ß per il quale scomporre i vettori N e T.

A (0 , 0)
B (l , f)
C (2l , 0)

A, B, C ∈ P parabola di equazione generica ax2+bx+c=0

sostituendo i valori all'interno di P avremo 3 eqz in 3 incognite:

0=0+0+c
f=al2+bl+c
0=4al2+2bl+c

da cui ricaviamo mettendo a sistema l'equazione della parabola:

y= - fx2/l2+2fx/l

Calcoliamo ora la derivata y' per ottenere la tgßper ogni punto:

y'= tgß = - 2fx/l2+2f/l

Si nota che in x=0 tgß = 2f/l che è uguale al rapporto tra la componente verticale e orizzontale nel vincolo cerniera ql/ (ql2/2f) = tgα = 2f/l

NB in questo caso specifo il disegno per la scomposizione delle forze in quanto differente rispetto i casi precedenti

EQL alla traslazione verticale N cosß - T sinß+ ql2/2f=0

EQL alla traslazione orizzontale sinß+ T cosß+ ql - qx=0

EQL alla rotazione -qlx +  ql2/2f y + qx2/2 + M =0

È dovuto fare un'importante osservazione. Verifichiamo il comportamento del taglio: esplicitiamo nella prima equazione N per sostituirlo alla seconda.

cosß cosß = T sinß / cosß + ql2/2f . 1/ cosß T tg ß + ql2/2f . 1/ cosß = 0

Sostituisco alla seconda equazione:

(T tg ß + ql2/2f . 1/ cosß) . sinß+ T cosß+ ql - qx = 0 
⇒ (cosß + tg ß . sinß) - ql2/2f . (- 2fx/l2+2f/l) + ql - qx = 0
⇒ (cosß + sinß . sinß / cosß) + q- ql + ql - qx = 0
⇒ (cosß2sinß2 )cosß = 0

⇒ T = 0 e quindi N =  - ql2/(2f cosß)

Anche per il momento accade un fenomeno particolare:

-qlx +  ql2/2f y + qx2/2 + M =0
ricordando che y=- fx2/l2+2fx/l ⇒ -qlx +  ql2/2f . (- fx2/l2+2fx/l) + qx2/2 + M =0 = 0
⇒- qlx - qx2/2 + qlx + qx2/2 + M = 0

⇒M = 0


Per verificare attraverso SAP i risultati ottenuti e ottenere dei riscontri numerici relativi alle azioni interne N,T e M disegniamo in Autocad le tre tipologie.

Se per disegnare arco ribassato e a tutto sesto si dispone degli appositi strumenti non è la stessa cosa per il disegno della parabola (NB spezzare gli archi in prossimità della chiave). Inoltre SAP non accetta curve parametriche propriamente dette ma solo sue approssimazioni quindi dovremo disegnare la parabola come una serie di spezzate.

Per farlo ci serviremo di un foglio di calcolo in Excel il quale per come è stato realizzato fornirà una colonna di dati da copiare e incollare nel prompt dei comando durante il disegno di una polilinea (che dovrà poi essere esplosa).


Disegnate gli archi in Autocad li importiamo in SAP con le metologie già illustrate. Analogamente all'esercitazione sulla trave reticolare nel nodo in chiave applichiamo un rilascio del Momento attraverso la selezione del punto quindi Assign->Frames->Release/Partial Fixity, Moment 3-3

Applico inoltre una sezione 40x40 in Calcestruzzo con le caratteristiche di Default e applico un carico distribuito di 10KN in questo caso ponendo attenzione sulla spunta Gravity Projected analogamente a quanto viene realizzato durante lo svolgimento dei comuni esercizi.

E qui i grafici dei risultati

DEFORMATA

SFORZO NORMALE

TAGLIO

MOMENTO

In allegato si può trovare la tabella relativa all'output delle azioni interne. Per capire a quale arco facesse riferimento i punti della tabella ho impostato diversi LoadPatterns e ho spuntato l'opzione Run uno alla volta.

Esercitazione 7_Rigidezza Torsionale

Introduzione

Fino ad ora abbiamo visto solamente strutture bidimensionali e non abbiamo mai tenuto conto degli effetti dei momenti flettenti sulla terza dimensione. Vogliamo quindi capire cosa accade se abbiamo una struttura che si sviluppa in X,Y,e Z come quella mostrata in figura.

 

Step_1: Struttura Equivalente

Dal momento che applichiamo un carico distribuito sulla mensola a sbalzo potremo semplificare il modello eliminando lo sbalzo e applicando al nodo un momento pari a qL2/2 e uno sforzo assiale pari a qL. 

Dal momento che il pilastro è molto più rigido assialmente possiamo non tener conto della deformazione assiale ma solo di quella flessionale. Quindi la deformazione sarà uguale in entrambe le aste soggette allo stesso sforzo flessionale. 

 

Step_2: Calcolo del Momento al nodo

Ora abbiamo le travi nel piano XZ che subiscono una flessione dal momento applicato che ruota intorno all'asse Y. Per calcolare il momento al nodo, avendo un momento applicato, utilizziamo il metodo delle rigidezze. Infatti una trave doppiamente incastrata con cedimento angolare come abbiamo studiato si comporta cosi:

Essendo le due aste di uguale materiale, forma, lunghezza e rigidezza avremo che: 

Step_4: Analisi della Torsione

Fin qui abbiamo studiato cosa succede al nodo nel piano XZ senza contare la terza asta che subisce una torsione.

Il momento torcente è = 

Perciò ora riscriveremo l'equilibrio al nodo aggiungendo il momento torcente:

 

Step_5: Verifica SAP

Su SAP ricostruiamo il modello e verifichiamo il comportamento a torsione dell'asta ipotizzandola con varie sezioni a parità d'area.

5.1 SEZIONE IPE

 

5.2 SEZIONE SCATOLARE

5.3 SEZIONE CIRCOLARE CAVA

 

Graticcio

Esercitazione 5_Metodo delle Rigidezze

Introduzione

Il metodo delle rigidezze è un metodo per risolvere strutture iperstatiche ed in particolare abbiamo studiato tale metodo per calcolare portali, telai, telai shear type e travi Virendeel.

Come sappiamo la rigidezza è la forza necessaria a produrre uno spostamento unitario. 

Per questa esercitazione vogliamo applicare il metodo delle rigidezze ad una trave Virendeel.

Step_1: Deformata 

Conoscendo la deformata di una trave incastro-incastro con cedimento strutturale, o il comportamento deformativo di un telaio shear type possiamo facilmente dedurre la deformata di una Virendeel.

Essendo una trave Virendeel una sovrapposizione di telai shear type possiamo disegnare la deformata.

Step_ 2: Calcolo Taglio e Momento nelle travi

Dallo studio dello shear type sappiamo che il taglio si ripartisce in maniera proporzionale alla rigidezza e alla luce. Perciò ogni pilastro contrasterà metà del carico. 

Tp1F/2 

Tp2= F 

 

Tp3= 3F/2

Tp4= 2F 

Tp5= 5F/2 

Tp6= 3F 

 

Per il calcolo del momento agli incastri basterà moltiplicare il taglio per metà della luce:

Mp1= F/2 * L/2 = FL/4

 Mp2= F * L/2 = FL/2

Mp3= 3F/2 * L/2 = 3FL/4

Mp4= 2F * L/2 = FL

Mp5= 5F/2 * L/2 = 5FL/4

Mp6= 3F * L/2 = 3FL/2

Step_3: Equilibrio al nodo di incastro

Per verificare il comportamento delle travi infinitamente rigide dobbiamo innanzitutto verificare l'equilibrio ai nodi.

 

Step_4: Momento nella Trave

Ora possiamo facilmente disegnare il diagramma dei momenti sulle travi.

Step_5: Taglio della Trave

Essendo il momento della trave lineare, avremo un taglio costante che sarà dato dalla somma dei momenti ai bordi diviso la luce della trave.

Tt1 = (FL/4 + FL/4)/H = FL/2H

Tt2= (3FL/4 + 3FL/4)/H = 3FL/2H

Tt3= (5FL/4 + 5FL/4)/H = 5FL/2H

Tt4= (7FL/4 + 7FL/4)/H = 7FL/2H

Tt5= (9FL/4 + 9FL/4)/H = 9FL/2H

Tt6= (11FL/4 + 11FL/4)/H = 11FL/H

 

Step_6: Verifica su SAP

Per la verifica su SAP costruisco un "2D Frames" con la stessa geometria di cui sopra.

 

Per simulare la rigidezza infinita bisogna impostare un materiale che abbia o altezza infinita o modulo di elasticità infinito.

DEFINE-FRAME-FRAME SECTION-ADD NEW PROPERTY-NEW MATERIAL 

Importante: in LOAD PATTERN ricordarsi di mettere al carico DEAD il SELF MULTIPLIE WEIGHT pari a O.

A questo punto possiamo far partire l'analisi (RUN NOW)

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