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Prima analisi superfici ragguagliate Ajò - Hayek

Per approcciare al concetto di superfici ragguagliate abbiamo fatto una prima analisi delle superfici suddivise in macrofunzioni. Ad ogni spazio abbiamo associato un coefficiente di ragguaglio soggettivamente scelto ad indicare le zone prioritarie secondo la nostra ipotesi progettuale.
Dopo questo lavoro preliminare abbiamo calcolato superfici più specifiche analizzando ogni singolo piano e suddividendo le macrofunzioni principali nei loro "sotto-ambienti". In particolare abbiamo definito gli spazi comuni, suddiviso il residenziale in zona giorno (salotto-cucina), zona notte e bagno.

Naturalmente il progetto è ancora soggetto a modifiche.

Più avanti pubblicheremo anche i risultati delle analisi di mercato che stiamo iniziando a fare.

AGGIORNAMENTO bene analogo- Gruppo BARBA CLARIZIO- lab. Montuori

Come accennato al colloquio orale, vista l'evoluzione del progetto abbiamo rivisto il bene analogo e crediamo che il progetto della torre di Carlos Ferrater a Jesolo e la piastra della Milstein Hall dello studio Oma di Rem Koolhaas siano più adatti al nostro progetto.

Aquileia Tower
Committente: BOLDRIN Spa
Anno: 2004-2009
Superficie: 10.000 m^2
Costo: 45.0000.000 Euro
Costo/mq: 4.500 Euro

 

Milstein Hall
Committente: Cornell University
Anno: 2006-2011
Superficie: 4635 m^2
Costo: 36.700.00 Euro
Costo/mq: 7918 Euro

Visita Via Appia 222 - Villa Capo di Bove - Venerdì 1 giugno, ore 9,30 (precise)

VISITA VILLA CAPO DI BOVE, VIA APPIA 222, VENERDI' 1 GIUGNO 2012 ORE 9,30

COMUNICO CHE VENERDI' PROSSIMO EFFETTUREMO UNA VISITA-SOPRALLUOGO DIDATTICA ALL'INDIRIZZO SOPRA INDICATO. ALLEGO LA LETTERA - CON INDICAZIONI DETTAGLIATE - DEGLI ARCHITETTI CACCIAPAGLIA E CELIA CHE CI ACCOMPAGNERANNO

Prof. Alfredo Passeri

Caro Alfredo
ti confermo la nostra disponibilità ed il nostro piacere di affiancarti per la visita didattica al Centro Studi Antonio Cederna, presso la Villa Capo di Bove, Via Appia 222 (angolo via capo di Bove).
Allego l'url del sito su cui puoi trovare qualche notizia:
http://archeoroma.beniculturali.it/siti-archeologici/capo-bove
L'appuntamento potrà essere davanti all'ingresso della Villa alle ore 09:30 di venerdì 1 giugno 2012.
Il posto è raggiungibile dalla fermata Metro A 'Colli Albani' prendendo l'autobus 660 direzione Appia Antica e scendere all'ultima fermata 'Appia Antica' (la linea è circolare e quindi non fa capolinea); procedere a piedi per circa 100 metri in direzione Sud - fuori Roma, fino al civico 222.
A presto
Stefano Cacciapglia
Carlo Celia

Ipotesi bene analogo. Giulia Marzocchi- Roxana Vkil Mozafari (lab. Palmieri)

Ipotizzavamo di sceglire edificio, perchè il nostro progetto è articolato in una serie di casa unifamiliari. Vorremmo quindi procere analizzando i singoli edifici.

Architetto: Felipe Palomino
Ubicazione: Casa nella Sierra Norte, Siviglia, Spagna
Collaboratori: José Arguelles Luis Hernandez, Roman Fernéndez Rubiales, Paul Manuel Millan Millan
Ingegnere: Jose grande cavaliere
Accordo sul bilancio dei lavori: 72.000
Area di costruzione: 116 m2
Data: aprile-luglio 2004

Azzurro-Boccanera_ipotesi alternativa sullo studio del bene analogo

Dopo un ulteriore ricerca abbiamo trovato un altro edificio a cui il nostro progetto può essere accomunato,

soprattutto per la forma e per l'idea progettuale. Si tratta di un edificio cubico realizzato sul porto di Lione dagli architetti Jacob & Macfarlane. Qusto edificio riassume la nostra idea di massa cubica scavata in alcuni punti critici.

Quindi dopo una prima ricerca che ci ha portato alla scelta di un bene analogo soprattutto da un punto di vista tipologico, la nostra seconda alternativa è dovuta soprattutto alla forma.

 

per ora abbiamo solo delle foto ma ci stiamo applicando per cercare il dato relativo al costo totale dell'edificio.

Città:                                                                       Lione, Francia

Dimensioni:                                                              29 m x33 m

Superficie Lorda:                                                      6285 mq

N° piani:                                                                   6 (di cui i primi 2 usati per attività culturali e sale espositive, i restanti adibiti ad uffici)

Anno in cui è stata vinta la gara di appalto:            2006

Anno di fine lavori:                                                   2011

Committente:                                                           Rhône Saône Développement

Il valore della permanenza

In seguito alla lezione dello scorso Venerdì ho cercato di attualizzare le considerazioni fatte sul valore della permanenza storica al nostro progetto d’esame. Quello che ci viene richiesto in questo laboratorio è lo studio, l’analisi e la progettazione dei rivestimenti esterni di un monumento storico, nel mio caso il palazzo Pallavicini Rospigliosi.

Nella scorsa lezione sono stati citati suggestivi esempi di permanenze, si è parlato di monumenti quali il Pantheon, San Pietro, il foroTraiano e di intere città che con il loro impianto urbano testimoniano le loro origini: come Como con il suo sistema cardo decumano ancora perfettamente intatto, al quale si è aggiunto un innesto ottocentesco, Mileto che cresce su una maglia stradale a scacchiera risalente al IV secolo A.C., Nimes protetta dalle mura romane e poi da quelle medievali, fino ad approdare a New York che con Broadway Avenue ci racconta del tragitto verso il mare degli indiani d’America.

Mi ritrovo ora a studiare i documenti di cantiere del nostro caso di studio risalenti al XV secolo, leggo e rileggo parole un po’ arcaiche che parlano di cornici, mezzanini, paraste e capitelli, tutti elementi che ci raccontano del passato della nostra civiltà, mi accorgo come la sorte di essere testimonianza fisica della storia cada su immensi assetti urbani come su piccolissimi dettagli.

Agli urbanisti, agli architetti ai restauratori e alle soprintendenze spetta il compito di prendersi cura di queste testimonianze fisiche del passato, quasi sempre le permanenze storiche presentano interventi relativi ad epoche diverse, spesso contrastanti tra loro, questo compito necessita una scelta: la scelta di intervenire prediligendo di dar voce ad un epoca piuttosto che ad un’ altra . Questa scelta venne fatta da chi commissionò l’abbattimento dei due campanili del Pantheon nel XIX secolo, manifestando la volontà di ridare al monumento il suo primordiale aspetto di tempio pagano. Stessa volontà guidò chi decise l’abbattimento delle superfetazioni che avevano trasformato durante il medioevo l’anfiteatro di Arles in una vera e propria cittadella fortificata.

La necessità di fare una scelta spetta anche a noi, nel piccolo della nostra esperienza didattica: Quale aspetto cromatico restituire al palazzo Pallavicini Rospigliosi nella nostra proposta di restauro? Quello candido ed omogeneo della prima metà del ‘600, o marcare una differenziazione cromatica tra sfondo e parti aggettanti come è stato fatto nell’ultimo intervento?... L’urgenza di scegliere genera in noi una sana inquietudine, un rispettoso timore verso le epoche che si sono susseguite prima del presente, una necessità di conoscere così da poter affidare alla cultura questa scelta….forse è il modo buono per iniziare.

Il Valore della Permanenza

 

Il valore della Permanenza

 

Il concetto di permanenza in architettura è legato al concetto di tempo e in particolare agli eventi consequenziali a cui un bene è soggetto.

Ciò che mi è sembrato doveroso notare, nella scorsa lezione, è l’importanza rappresentata dalle “tracce antropiche” che permangono nel tempo e la loro rilevanza nel descriverci informazioni appartenenti alla storia. Così come le più antiche vie di comunicazione si ritrovano lungo i crinali degli altopiani, data la loro immunità dalle esondazioni, non a caso, spesso le circonvallazioni sorgono presso le antiche cinte murarie delle città, la centuriatio e il sistema cardo-decumanico romani, permangono, come direttrici, determinando l’assetto di molti centri di origine romana. I tracciati viari sono dei segni che, spontaneamente, tendono a permanere nella storia, per cause naturali, oppure a testimonianza dei notevoli interessi che essi sostenevano nel tempo attraverso le città e i relativi edifici e fronti e tutti i luoghi che, in questo modo, andavano a valorizzare. Un altro valido esempio delle vie di comunicazione come permanenza, riguarda il caso singolare di Broadway Avenue, antica via di percorrenza dei nativi americani, che si insinua nella maglia squadrata di New York come un forte segno di rottura del reticolo regolare.

Uno dei compiti più virtuosi dell’ architetto è decidere cosa deve essere tramandato ai posteri. Ogni intervento di recupero necessità un’ interpretazione, e aldilà della scelta che si compie è importante seguirla fino in fondo per non generare degli ibridi. Come nel caso del Pantheon o dell’ anfiteatro di Arles, si è scelto di eliminare gli elementi, considerati superfetazioni, che confondevano, compromettendo, il significato didascalico che essi dovevano rappresentare. Permanenza significa dunque memoria, a volte anche specifica, come lo sono i metri dello sbancamento effettuato presso i fori riportati nella lunghezza della colonna traiana; aldilà della più esplicita vicenda storica documentata nei bassorilievi della stessa.

Il concetto di “dovere etico” è insito in quello della “permanenza”: il dovere di non lasciare in decadenza i beni artistici e culturali; il dovere di compiere una scelta precisa e di rispettarla; il dovere (e la responsabilità) di eseguirla secondo regola d’arte. Affinché  l’ opera ben restaurata sia restituita alla comunità, nel presente, e alla relativa memoria collettiva.
Non bastano solo le intenzioni del restauratore: il processo produttivo è molto più complesso e si scontra spesso con i problemi pragmatici legati al rapporto con la committenza (privato o ente che sia), con l’impresa esecutrice (e la manodopera), con la burocrazia delle norme, tutto poi ricondotto a problemi di tipo economico.

 

"Cupido che dorme è l’antica architettura, il monumento. Psiche, curiosa, con la lucerna, è l’architetto, l’ingegnere, il tecnico. Ma una goccia di olio bollente cade dalla lucerna: è l’azione di “restauro”. Cupido si sveglia e fugge via, così l’autenticità è compromessa."

Sono d’accordo solo in parte con questa affermazione, infatti, se è vero che intervenire significa modificare, non vuol dire anche, necessariamente, compromettere, in questa accezione allora siamo tutti colpevoli di aver alterato la storia, in un modo o nell’ altro. Indubbiamente si è sempre commesso errori - anche irreparabili talvolta, però quello che maggiormente non riesco a comprendere, è il motivo di tanto screditamento: perché il restauro, oggi, deve necessariamente essere percepito con tanta diffidenza? Come se oggi nessuno (o quasi) avesse le credenziali per interferire con la storia, in altre parole, come se ciò che si compie nel presente è necessariamente di un livello inferiore rispetto all’ operato dei nostri avi e che in una maniera o nell’altra si finisce col rompere la stessa “autenticità”.

Capisco che il lascito della storia è spesso considerato un fardello spesso troppo complicato da interpretare, e capisco che si sono commessi tanti o/errori che si parte demoralizzati, però non sono d’accordo con coloro che hanno timore di intervenire per paura di disturbare il sonno infinito di Cupido.
Non che questo significhi che bisogna intervenire sempre e comunque, spesso si tratta solo di affidare l’incarico in maniera coscienziosa.

Per concludere credo che l’obbiettivo, in particolare quando un determinato bene è in stato precario, sia quello di intervenire per “salvarlo” dalla decadenza e che, il problema dei restauri con esito negativo, possa in parte essere risolto affidando l’ incarico, esclusivamente, cercando di far prevalere il merito, per esempio attraverso i concorsi pubblici.

Un ottimo esempio di “costruire in continuità con l’antico”, è rappresentato dal progetto del Museo realizzato da Peter Zumtor nel centro di Colonia, presso le rovine di una chiesa tardo gotica andata distrutta durante la seconda guerra mondiale. Progetto scelto proprio in occasione di un concorso pubblico.

“Zumthor ha progettato nell’area delle rovine una grande hall, delimitata nella parte bassa in muri di mattoni quali prosecuzione delle antiche pareti della chiesa: una soluzione ardita e coraggiosa, che ha riscontrato l’approvazione e l’appoggio dei committenti e l’assenzo, non scontato, della soprintendenza ai monumenti” (http://www.archisquare.it/peter-zumthor-kolumba-museum-colonia/).

La cortina laterizia bianca, messa in opera in continuità con la preesistente, si contraddistingue nettamente rispetto a quest’ultima per il colore chiaro, in questo modo la muratura antica risalta su quella nuova. L’ approccio di Zumtor sembra quello di voler rispettare il patrimonio artistico valorizzandolo con un architettura che risponda a delle esigenze odierne.

 

Calendario revisioni lunedì 28 maggio a partire dalle14,00, aula PIRANESI (anziché Ersoch)

Riporto sotto l'elenco degli studenti che faranno revisione lunedì 28 maggio prossimo. L'AULA SARA' LA PIRANESI (anziché la Ersoch, occupata da un Convegno).

Tutti sanno che mi aspetto di parlare, tra l'altro, del bene analogo prescelto, dei dati metrici di progetto e delle superfici ragguagliate. A disposizione per ognuno, non più di 10 minuti, perché - ovviamente - vi saranno altre revisioni dedicate ai singoli gruppi. In ogni caso, le linee didattiche dal sottoscritto richieste sono reperibili nell'avviso della settimana scorsa.

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Elenco delle revisioni del 28 maggio – aula PIRANESI (anziché aula Ersoch, occupata da un Convegno)

LABORATORIO VIDOTTO - dalle ORE 14,00

1) Francesco SEGALA – fra.segala@stud.uniroma3.it

2) Silvia VOLPE – silviavo@hotmail.it

3) Antonella MURRO – antonellamurro@gmail.com

4) Massimiliano MILOTTI – massimo_milo@hotmail.com

5) Marco TONDO – tondo.marco@gmail.com

6) Anna MARCUCCI – anna.marcucci@gmail.com

7) Margherita ERBANI – margherita.erbani@gmail.com

8) Valerio MONESI

9) Elena ROMITI – elena_romiti@libero.it

10) Marco SGNAOLIN – marco.sng@hotmail.it

11) Eugene LAURENT – elaurent@gmail.com

12) Loriano Lorenzo GIANNONE

13) Carmen PRESTA – arwen19@hotmail.it

14) Noemi TULII – noemi.tulii@email.it

15) Beatrice TARICA

16)Marco PROIETTI – marcoproietti22@yahoo.it

17) Chiara LUCHETTI – chi.luchetti@gmail.com

LABORATORIO MONTUORI - dalle ORE 15,30

18) Massimo GUIDA – guidam@tiscali.it

19) Laura CESNULEVICIUTE – lauritaces@hotmail.com

20) Roberto COCCIA – roberto.coccia@hotmail.it

21) Martina GENTILI – martina_gentili@yahoo.it

22) Emilio AVANZI – emi.avanzi@stud.uniroma3.it

23) Matteo AQUILINO – matteo07@msn.com

24) Felipe DONOSO KRAUSS – felipedk@gmail.com

25) Eleonora AMBROSIO

26) Elisabetta PIZZARI – beths@hotmail.it

27) Flavia DI VINCENZO – flavia-fri@hotmail.it

28) Arianna DI IORIO – debughina@hotmail.it

29) Salvatore OCCHIPINTI – active_fresh@hotmail.it

30) Francesca LUCIANI

31)Denise CASAGRANDE – denise.casagrande@fastwebnet.it

32) Serena BRUNO GALLO – sere90bg@libero.it

33) Gabriele AIO’ – gabriel91@hotmail.it

34) Chiara HAYEK – chiara.hayek@fastwebnet.it

35) Federico CAPRIOTTI – federicocapriotti@live.it

36) Giulia MENCARINI – giulia.mencarini@gmail.com

37) Sebastiano BERTOCCHI – seba.b@hotmail.it

38) Marine FLEURY – marine.fleury@opfl.ch

LABORATORIO PALMIERI - dalle ORE 17,00

39) Fulvia LAURO

40) Michele MAGAZZU’

41) Enrica LIUZZI – enricaliuzzi@libero.it

42) Raffaella CRISTIANO – raffaellakris@libero.it

43) Osvaldo LIVA – livaosvaldo@yahoo.it

44) Giorgia IZZI – gioizzi@stud.uniroma3.it

45) Giorgia IACOVELLI – gio.iacovelli@stud.uniroma3.it

46) Erminia D’ITRIA – werminia@hotmail.it

47) Martina GRIMALDI – minna80@hotmail.it

48) Emanuele MANTA – emanuele-manta@hotmail.it

49) Greta SERVETTI – greta.servetti@gmail.com

50) Roberto MAZZA – roberto.mazza@gmail.com

51) Elena Maria ROSSI – ely_so@hotmail.it

52) Roxana VAKIL MOZAFARI – rox.vakilmozafari@stud.uniroma3.it

53) Giulia MARZOCCHI – giulia.marzocchi@gmail.it

Architettura, permanenza. Josè Ignacio Linazasoro e Aldo Rossi

 

L’esempio di Linazasoro bene si inserisce nel discorso sulla permanenza storica ed il recupero affrontato la volta scorsa. Come afferma lo stesso progettista, il suo lavoro riguarda la ricerca di una "architettura vera e pura, (…) un’arte che lascia un segno nel tempo e non una semplice espressione personale". Edifici fortemente legati al sito e alla sua storia.

E’ questo il caso della Biblioteca nel quartiere di Lavapiés a Madrid, in cui si interfacciano architetture di epoche diverse. Realizzato tra il 1996  e il 2004, l’edificio è stato costruito nel sito di una chiesa settecentesca, fortemente danneggiata durante la guerra civile spagnola. L’architetto ha cercato di mostrare la possibilità di integrazione tra ciò che è nuovo e ciò che appartiene al passato, proponendo un nuovo ordine all’esistente: i resti dell’antico sono riutilizzati ed inglobati nel nuovo edificio. Un solido connubio tra ciò che è stato restaurato e le parti di nuova costruzione. "La biblioteca riutilizza in parte i resti della chiesa barocca e questo le permette (…) di approfittare della potenzialità espressiva della rovina".

La presenza storica ha condizionato Linazasoro nella scelta dei materiali, optando per il mattone nella ricerca di uniformità. Un materiale nobile legato alla terra, collaudato da migliaia di anni di esistenza.

 Le rovine diventano parte integrante di uno spazio totalmente nuovo, reinterpretato, rinnovato. E’ un intervento urbano, che gravita intorno al ‘segno’ dei resti della chiesa. 

E’ questa negazione del passato? No, forse piuttosto un atteggiamento più aperto che ammette un utilizzo della “permanenza” e la garanzia della sua continuità nel tempo, del suo continuo mutamento. Niente viene abbandonato, può ancora parlare, può ancora esprimere il suo carattere storico. Nonostante sia differente il suo (ri)uso, e la funzione originaria nel tempo abbia modificato la sua natura, è come se il suo valore non fosse mai diminuito, anzi, viene sovrapposto, senza invasività, il contributo di una cultura in continuo movimento. Abbiamo la necessità di progredire, ma nel rispetto del preesistente. Un esempio raffinato di “corretto”  progetto moderno nel contesto storico.

Tema molto delicato,  tutt’oggi trova opinioni discordanti ed in continua evoluzione.

 Aldo Rossi  nel suo --Architettura della Città- affrontando la questione dice che “La città è il prodotto di un lavoro incessante, è anche un immenso deposito di fatica umana: quindi in essa memoria e fatica tendono a coincidere; la memoria non è un repertorio statico di oggetti passati; è invece la consapevolezza di un processo che è stato, ma che si allunga nel presente e nel futuro”.

Il rapporto con il passato non è di illogica incompatibilità bensì di una sana complicità nello stesso sviluppo culturale.

Progettare l’Architettura significa portare a coerenza le spinte della contemporaneità e quelle della memoria: e la città è il deposito della memoria”.

Il suo volere è quello di sottolineare un’architettura che DEVE essere pensata come “ creazione umana” di un valore che ha una “natura collettiva” e che deve essere tramandata, curata ed apprezzata senza dover rinunciare al nuovo contributo; al pensiero contemporaneo. DEVE saper far convivere la sua natura, seppur diversa, nel presente, passato e futuro. Allora ha senso considerare l’architettura come custodia di fatica umana e della sua memoria; perchè non ha finito di scrivere la sua storia, bensì continua il processo di crescita; si “allunga” all’odierno e al suo futuro.

 

 

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