Si considerino un arco a tre cerniere, costituito da due corpi rigidi rappresentabili come travi collegate da cerniere puntuali. Supponiamo che in corrispondenza della cerniera interna agisca un carico concentrato, P.
Si può facilmente verificare che il carico agente in sommità viene trasmesso alle due cerniere a terra dalle due aste mediante sole forze di compressione. In altre parole, le due aste sono sollecitate solo da sforzi normali, in questo caso di compressione. Questo elementare modello di struttura a traliccio piana, di frequente impiego nelle prime applicazioni di copertura realizzati in materiale ligneo, è chiaramente ispirata al principio statico della triangolazione. Se inseriamo una catena a collegamento dei due appoggi, come illustrato nella figura precedente, otteniamo la cosiddetta capriata semplice a due spioventi. Tuttavia, l’impossibilità di coprire, mediante tale schema semplice, luci sempre più grandi ha condotto via via all’inserimento di ulteriori elementi strutturali al fine di parzializzarne la luce libera, fino ad ottenere elementi sempre più complessi.
Nascono così le strutture reticolari, le quali offrono una delle più antiche soluzioni al problema delle coperture: le capriate in legno che coprivano le basiliche romane rappresentano un primo esempio. Ma la forma reticolare da anche soluzione ad un altro problema, la necessità di realizzare strutture di notevoli dimensioni con elementi relativamente piccoli. In particolare, l’evoluzione di sistemi costruttivi basati su elementi reticolari ha portato al passaggio dalla trave ad anima piena alla trave reticolare.
Il maggior sviluppo si ebbe nell’ottocento quando si riuscì a produrre industrialmente i laminati di ferro con caratteristiche meccaniche sufficientemente sicure, diffusamente utilizzati nella realizzazione di ponti ferroviari. Contemporaneamente, il reticolo di travi si viene ad orientare verso schemi caratterizzati ciascuno da un preciso funzionamento statico. Si fa così gradualmente strada la tendenza a realizzare composizioni del reticolo mediante una successione di elementi triangolari accostati, come per lo schema Warren considerato come soluzione ottimale per opere da ponte. Il vantaggio di questo schema sta nel fatto che permette di concentrare il materiale secondo le linee di massima concentrazione degli sforzi. Le travature reticolari nascono infatti per ottimizzare lo spazio in cui vengono inserite.
Se però l’altezza necessaria per raggiungere determinati livelli di rigidezza è troppo estesa, nella trave Warren si raggiungono eccessive lunghezze degli elementi che possono provocare nelle aste compresse dei fenomeni di instabilità. Per tali motivi, si affermano altri tipi di travature reticolari, quali i tipi Pratt e Howe.
Tre aste che formano un triangolo costituiscono pertanto una struttura stabile. Il triangolo è quindi la forma più semplice di struttura reticolare di cui costituisce pertanto anche la cellula base per formare un sistema rigido che non può essere deformato dall’applicazione di forze esterne. Le strutture reticolari formate per semplice giustapposizione di triangoli sono dette talora triangolazioni semplici. Definiamo pertanto struttura reticolare, un insieme di aste rettilinee incernierate collegate le une alle altre mediante nodi in modo da formare una struttura portante stabile, piana oppure spaziale. Trave reticolare è un sistema reticolare, formante un’unica membratura, nel quale una dimensione (la lunghezza) è largamente preponderante rispetto all’altra (o alle altre nel caso tridimensionale). Fra le diverse aste che compongono la struttura si distinguono i CORRENTI, costituiti dalle aste essenzialmente orientate nella direzione della dimensione maggiore della trave reticolare, e di cui distinguiamo un CORRENTE SUPERIORE e un CORRENTE INFERIORE, e un’anima scomposta in elementi lineari di cui distinguiamo le DIAGONALI, disposti inclinati, e i MONTANTI, disposti verticalmente a tale direzione.
Se i carichi sono costituiti unicamente da forze concentrate sulle cerniere, ogni asta risulterà soggetta a sola azione assiale, o sforzo normale; in virtù di questa ultima ipotesi le aste saranno soggette soltanto a sforzo normale, di trazione o compressione. La generica asta tesa si definisce comunemente come TIRANTE, quella compressa come PUNTONE.
Il problema statico delle strutture reticolari consiste nel calcolo dello sforzo normale in tutte le aste e tale calcolo è possibile servendosi delle sole equazioni di equilibrio. Dei due metodi principali metodi per la determinazione degli sforzi nelle aste di un sistema reticolare, metodo dei nodi e metodo delle sezioni o di Ritter, utilizzerò il secondo per la risoluzione dell’esercizio manualmente.
METODO DELLE SEZIONI
Una travatura reticolare generata a partire da un triangolo iniziale presenta la proprietà di poter essere tagliata da una sezione ideale, che divida la struttura integralmente in due parti sezionando solo tre aste non concorrenti nello stesso punto. Si può quindi disegnare lo schema isolato di una delle due porzioni. Preventivamente sono state calcolate le reazioni scrivendo l’equilibrio di tutto il traliccio (sommando pertanto tutte le forze esterne agenti sui nodi e dividendola per il numero delle reazioni nei vincoli, in quanto si tratta di una struttura simmetrica), restano come incognite solo gli sforzi normali di tutte le aste tagliate. Poiché l’equilibrio di questa porzione consente di scrivere solo tre equazioni, il taglio non dovrà evidenziare più di tre incognite. Lo sforzo in una delle tre aste viene calcolato mediante un’equazione di equilibrio dei momenti intorno al polo in cui convergono le altre due. Successivamente sono stati operati altri tagli per determinare gli sforzi assiali nelle aste non interessate dal primo taglio.
Successivamente ho verificato la struttura con SAP. Creando un nuovo file con il comando NEW FILE, e dopo aver impostato le unità di misura (KN, m, C), ho scelto come template con cui lavorare 2D TRUSSES, ideale per questo tipo di lavoro. Ho inserito pertanto le indicazioni di tipo geometrico della struttura quali numero delle partizioni, altezza e lunghezza delle aste (L=5m, 2L=10m).
Ottenendo così la struttura richiesta
SAP in realtà riconosce 2 aste unite come un incastro, ma essendo tutte cerniere interne dobbiamo segnalarlo in quanto le aste essendo libere di ruotare non si trasmettono momenti, contrariamente all’incastro. Per questo motivo dopo aver selezionato tutte le aste e seguendo il percorso ASSIGN > FRAME > RELEASES/PARTIAL FIXITY, andiamo ad indicare che all’inizio e alla fine di ogni frame il MOMENT 33 è nullo.
Abbiamo ottenuto così cerniere interne in ogni nodo.
A questo punto ho assegnato i carichi esterni in corrispondenza dei nodi. Dopo averli selezionati, e aver seguito il percorso ASSIGN > JOINT LOADS > FORCES, ho aggiunto il carico desiderato, ADD NEW LOAD PATTER, nominandolo F e assegnandogli un peso proprio nullo, perché altrimenti lo avrebbe segnalato come carico distribuito
Infine ne stabilisco il valore, in questo caso -200 KN, nel sistema globale in direzione dell’asse z, essendo forze verticali e discordi a tale asse, da cui il segno negativo.
Occorre arrivati a questo punto assegnare la sezione. Pertanto, dopo aver selezionato tutti gli elementi interessati, attraverso il percorso ASSIGN > FRAME > FRAME SECTION > ADD NEW PROPERTY, scelgo la sezione desiderata. In questo caso è stata scelta la sezione tubolare, rinominata PIPE, per la quale è possibile anche variarne le dimensioni
SAP ci indica sul modello stesso il tipo di sezione scelta
È possibile a questo punto avviare l’analisi, attraverso il comando RUN ANALYSIS. Scelgo al momento di non analizzare né la parte modale nel il carico DEAD, specificandolo attraverso il comando RUN/DO NOT RUN CASE. Avvio infine l’analisi scelta con il comando RUN NOW.
Il primo risultato subito comprensibile è la deformata della struttura, ottenuta con il comando SHOW DEFORMED SHAPE
È possibile a questo punto verificare le reazioni vincolari, calcolate precedentemente attraverso il comando SHOW FORCES > JOINT
Per controllare i diagrammi delle sollecitazioni è possibile invece seguire il percorso SHOW FORCES > FRAME/CLABES/TENDONS e scegliere quale grafico consultare. Scegliendo ad esempio il diagramma del MOMENT 33, risulta un momento nullo così come era stato supposto inizialmente, essendo tutte aste soggette a solo sforzo assiale in cui non viene trasmesso il momento.
Consultiamo allora il diagramma dello sforzo assiale scegliendo l’opzione AXIAL FORCE nel percorso precedente. Dal diagramma risulta in primo luogo la simmetricità delle sollecitazioni dato dalla struttura simmetrica stessa, da cui dipendono anche la simmetricità delle reazioni vincolari. In secondo luogo è possibile distinguere quali siano le aste compresse, dette PUNTONI, e distinte convenzionalmente dal segno negativo e colore rosso, e le aste tese, ossia i TIRANTI, convenzionalmente con segno positivo e in questo caso colore blu. Detto ciò è possibile notare che tutti gli elementi che corrono a formare il corrente interiore sono dei tiranti mentre quelli del corrente superiore dei puntoni. Al contrario, gli elementi che costituiscono le diagonali sono sia puntoni che tiranti. Dal diagramma è possibile inoltre apprezzare quale siano le aste più sollecitate.
Cliccando poi con il tasto destro su ogni singola asta è possibile visualizzare i diagrammi specifici, in cui è possibile notare ulteriormente momento e taglio nullo, al contrario dello sforzo assiale
È possibile a questo punto esportare i valori così ottenuti in una tabella excel per analizzarli qualitativamente, attraverso il percorso DISPLAY > SHOW TABLES. In questo caso ci farà vedere tutte le analisi eseguite, ma deciso di fare una selezione e di farmi mostrare solo quelle ricavate da ANALYSIS RESULTS. Dopo aver cliccato il comando SELECT LOAD PATTER scelgo anche il carico desiderato, e in questo caso continuo ad analizzare solo il carico aggiunto F.
Seleziono infine la tabella che intendo esportare ossia ELEMENT JOINT FORCES- FRAME e la esporto attraverso il percorso FILE > EXPORT CURRENT TABLE > TO EXCEL
Per analizzare i risultati deciso di riordinarli in ordine decrescente in base al valore di F1
Notiamo che la tabella riporta i nomi attribuiti dal programma alle aste (FRAME) e ai nodi (JOINT), allora seleziono direttamente da SAP il comando per vedere tali nomi, attraverso il percorso SET DISPAY OPTIONS > LABLES, sia per le aste che per i nodi.
Seconda tabella esportata ELEMENT FORCES
Successivamente alla realizzazione delle struttura reticolare in 2D, ho analizzato una struttura reticolare in 3D, la quale, essendo ideale per coprire grandi luci, è stata impostata come una copertura e rappresentata come una piastra di 25x30, con modulo 3x3x3m.
In questo caso, rispetto al modello 2D, si decide di utilizzare come template GRID ONLY, impostata inserendo il numero delle linee per ogni asse e dimensione delle stesse, in modo da ottenere una griglia di base su cui disegnare ogni asta attraverso il comando DRAW FRAME
Partendo dalla definizione di un modulo, ho proceduto utilizzando i comandi copia CTRL+C e incolla CTRL+V per ripeterlo e completare la griglia.
Nel momento in cui si copiano degli elementi si potrebbe non far coincidere i punti, per questo motivo occorre unirli, una volta selezionati, tramite il percorso EDIT > EDIT POINT > MERGE POINT, ed inserendo una tolleranza ad esempio di 10cm Come nel modello 2D, occorre definire che tutti i nodi presenti, essendo una struttura reticolare, sono delle cerniere interne, seguendo per cui il percorso ASSIGN > FRAME > RELEASES/PARTIAL FIXITY, si assegna che all’inizio e alla fine di ogni asta il MOMENT 33 sia nullo, cioè non viene trasmesso momento.
Analogamente ripeto il passaggio per definire la sezione delle aste, ossia attraverso il percorso ASSIGN > FRAME > FRAME SECTION > ADD NEW PROPERTY scelgo la sezione tubolare.
Infine posso definire gli appoggi, ultimo parametro fondamentale per definire la struttura. Si è deciso di porre delle cerniere in corrispondenza dei 4 angoli, come a simulare dei pilastri. Per far ciò bisogna seguire il percorso ASSIGN > JOINT > RESTRAITS, e nel momento in cui scegliamo il vincolo di cerniera verranno selezionati i movimenti bloccati, ossia la traslazione in questo caso
Arrivati a questo punto occorre solo inserire il carico esterno agente prima di avviare l’analisi. In questo caso i carichi vengono applicati a ogni nodo della faccia superiore della struttura. Perciò, così come è stato fatto nel caso 2D, dopo aver selezionato i nodi interessati si segue il percorso ASSIGN > JOINT LOAD > FORCES, e si aggiunge il carico desiderato denominandolo F e attribuendogli un valore di -5KN.
Definiti i parametri fondamentali delle struttura come cerniere interne, vincoli esterni e sezione, e i carichi esterni agenti, è possibile avviare l’analisi. Anche in questo caso decido di analizzare solamente la parte dovuta ai carichi esterni e di trascurare l’analisi modale e dead. Mostrando la deformata con il comando SHOW DEFORMED SHAPE, si nota come la struttura sopporti abbastanza bene il carico agente, non si riscontrano infatti particolari deformazioni delle configurazione iniziale
Attraverso poi il percorso SHOW FORCES > FRAME CABLES > AXIAL FORCE è possibile visualizzare il diagramma dello sforzo assiale. Da quest’ultimo si nota quali siano i puntoni, la maggior parte nella parte inferiore, e i tiranti, nella parte superiore. Si può notare inoltre come gli sforzi maggiori, sia per gli elementi superiori che inferiori, sia per le diagonali, siano nella parte centrale della struttura, lontana perciò dagli appoggi.
Allo stesso modo si può notare che dal diagramma dei momenti risulta un momento nullo così come era stato supposto inizialmente, essendo tutte aste soggette a solo sforzo assiale in cui non viene trasmesso il momento. Infine esportiamo la tabella dei valori in excel per analizzarli.