Ho deciso di riproporre la parte terminale – verso terra – di quella che ritengo essere un’interessante struttura reticolare spaziale disegnata da Burckhardt + Partner, l’MFO Park a Zurigo.
Parto scegliendo le unità di misura con le quali voglio lavorare (kilo newton, metri, gradi centigradi) ed impostando una griglia che mi servirà come base per la struttura.
Disegno quindi il “modulo base” che ripeto poi sia lungo l’asse x che lungo l’asse y (stravolgendo in parte il progetto di Burckhardt nel raddoppiare la campata; questo ai fini dell’esercitazione, così da applicare carichi diversi che tengano conto della diversa area d’influenza).
Definisco la sezione che voglio utilizzare (rinominata Tubolare_Esercitazione1) e la assegno alle aste della mia struttura. Rilascio i momenti su tutti nodi (quindi all’inizio ed alla fine di ogni asta), rendendoli cerniere interne.
Passo ad assegnare i vincoli esterni (8 cerniere) ed applico i carichi sui nodi: la forza concentrata F per quelli interni, la forza concentrata F/2 sopra i nodi del perimetro esterno (questo perché, come già accennato prima, i carichi agiscono su una superficie attorno al nodo che corrisponde alla metà della superficie sulla quale agiscono i carichi posti sui nodi interni).
Ora, l’analisi. Il programma permette di visionare la deformata, i diagrammi dello sforzo normale (il colore rosso sta a rappresentare un valore di compressione, quello blu di trazione) e quelli del momento. Questi ultimi – come da programma – risultano nulli. Alcune aste (quelle diagonali lungo il piano x-y ad altezza 2m) non presentano sforzo assiale (nel caso di carico concentrato); sono comunque necessarie come controventi, per far sì che la struttura sia reticolare e non labile.
Passiamo quindi al dimensionamento. Esportiamo da SAP su Excel una tabella che mostri ogni valore dello sforzo normale lungo le aste. La tabella può essere fortemente ridotta: il programma riporta infatti i valori dello sforzo normale su una singola asta quantomeno tre volte; essendo nel nostro caso lo sforzo costante lungo la stessa asta, possiamo mantenere un solo valore. Nel caso specifico, mantengo quello calcolato all’estremità dell’asta, così da sapere anche la lunghezza totale dell’asta alla quale è associato lo sforzo Normale (essendoci diverse aste diagonali, controllo su SAP la lunghezza delle aste). Divido quindi la tabella in due sottogruppi: aste compresse (in rosso) ed aste tese (in nero).
Finalmente il dimensionamento vero e proprio. I procedimenti saranno diversi a seconda che si parli di aste tese o di aste compresse. Nel primo caso, basterà confrontarsi con la resistenza del materiale; abbiamo quindi un solo fenomeno di crisi di cui tener conto: che la tensione nel materiale non raggiunga la tensione di progetto.
Nel caso delle aste compresse i fenomeni di crisi sono invece due. Uno avente sempre a che fare con la resistenza del materiale (come già detto per l’asta tesa), l’altro con l’instabilità euleriana (fenomeno particolarmente insidioso dal momento che le equazioni in gioco sono fortemente non lineari). Le incognite sono in questo caso due: l’area minima (necessaria per la rottura) ed il momento d’inerzia (necessario per l’instabilità).
Ma vediamo il ragionamento applicato al caso specifico, cominciando dalle aste tese.
Inserisco il valore dello Sforzo Normale di Trazione nella tabella Excel, scelgo un acciaio (S235) con i relativi valori di fyk (coefficiente di snervamento, in questo caso 275 MPa) e γm (coefficiente di sicurezza pari a 1,05). Noti questi valori, posso trovarmi la tensione di progetto fyd (uguale al rapporto tra il coefficiente di snervamento fyk ed il coefficiente di sicurezza γm) e l’area minima di progetto Amin (uguale al rapporto tra il valore dello sforzo Normale e la tensione di progetto fyd).
Con le tabelle dei profilati metallici tubolari sotto mano ed il valore ora noto di Amin (che va ingegnerizzato, ossia arrotondato al valore del profilo standard disponibile immediatamente superiore al valore trovato), scelgo finalmente i diversi profilati. Nel nostro caso, visti i valori irrisori di sforzo di trazione a cui sono sottoposte le aste, abbiamo dei valori di Amin che non superano 1,9cm2; possiamo quindi scegliere un unico profilato 33,7mm x 2,6mm (d x s) per tutte le aste tese.
Infine, le aste compresse. Assumo i valori di fyk e γm uguali a quelli utilizzati per le aste tese. Nell’inserire i valori dello sforzo Normale di compressione nelle tabelle, ne facciamo il modulo, così da renderli positivi. Nel caso delle aste compresse, come accennato prima, bisogna tener da conto anche il fenomeno dell’instabilità. Il valore di N non deve superare NE, il carico critico euleriano , pari al prodotto
NE = (π2*E*Imin)/(lo2).
E rappresenta il modulo d’elasticità normale del materiale, pari a 210000 MPa, Imin il momento d’inerzia minimo della sezione, ossia l’asse lungo cui è più facile che il pilastro “svirgoli”, lo la lunghezza minima d’inflessione, pari al prodotto tra l e β (rispettivamente la lunghezza dell’asta – motivo per cui nella tabella Excel abbiamo mantenuto i valori dello sforzo Normale calcolati all’estremità dell’asta! – ed un coefficiente beta dipendente dai vincoli, nel nostro caso pari ad 1). E’ evidente che nel progetto di un’asta compressa ricerco un elevato valore di Imin ed un ridotto valore di lo2(lo*lo). Introducendo il valore di ρmin (il raggio d’inerzia minimo della sezione, una sorta di ellisse che rappresenta l’andamento dell’inerzia lungo la sezione), posso riscrivere Imin come il prodotto tra l’Area e ρmin2 ed introdurre la snellezza λ pari al rapporto tra lo e ρmin e riscrivere quindi l’equazione NE tenendo conto di quest’ultimo valore. Senza adesso entrare eccessivamente nella discussione teorica ed allontanandoci così dal fine dell’esercitazione, ma anzi tornando al dimensionamento della travatura reticolare, risulta comunque evidente da questi pochi accenni come a fianco al valore dell’Area minima – nel caso dell’asta sottoposta a compressione – altrettanto fondamentale sia il valore del momento d’inerzia minimo.
Nel nostro caso, i valori di Amin non superano 3,8cm2. I valori girano attorno a 2,1cm2, 2,7cm2, 3,5cm2 e 3,8cm2…dovessimo tener da conto il solo valore dell’area minima, potremmo ipotizzare una struttura estremamente “performante” scegliendo tre profilati diversi: 33,7mm x 2,9mm, 42,4mm x 2,9mm e 42,4mm x 3,2mm.
Dobbiamo però tener da conto anche il momento d’inerzia. L’Imin della struttura analizzata variano dai 10cm4 ai 35cm4, passando per 14cm4, 19cm4, 22cm4, e 27cm4. Sceglieremo quindi dei profilati ben più grandi di quanto non avremmo fatto tenendo conto della sola area min. Giocando sempre al gioco utopistico della “struttura performante” portata all’estremo, sceglieremo quattro tipi di profilati: 48,3mm x 3,2mm, 60,3mm x 2,9mm, 60,3mm x 3,2mm e 76,1mm x 2,6mm.
Abbiamo così dimensionato la struttura reticolare spaziale. Potrei riassegnare le sezioni su SAP e mandare nuovamente l'analisi, ma sarebbe (quantomeno ai fini dell'esercitazione) un qualcosa di eccessivamente scrupoloso. Questo perchè, essendo le aste d'acciaio, non è necessario mandare novamente l'analisi tenendo da conto il peso della struttura (o meglio, essendo il peso piccolo rispetto ai carichi, lo si tiene indirettamente da conto nel momento dell'ingegnerizzazione immediatamente precedente la scelta del profilato).
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