SdC(b) (LM PA)

Progettazione Strutturale B (LM PA)

OTTAVA ESERCITAZIONE: Rigidezza Torsionale

DESCRIZIONE:

Con questa esercitazione studieremo gli effetti che la torsione genera su un telaio iperstatico 3D e verificheremo, in seguito, attraverso SAP2000 , come varia la rigidezza torsionale di un telaio in base alle scelte progettuali che decideremo di adottare, quali il materiale e la sezione.

OSSERVAZIONI:

Qualsiasi forza esterna, che insiste sulla struttura, si ripartisce su di essa proporzionalmente alla rigidezza dei sui elementi, possiamo dire che il comportamento strutturale è un gioco di squadra dove il singolo ha un ruolo ben specifico ma il risultato finale che si considera è quello del gruppo!!!

Nell’analizzare questo telaio ci renderemo conto che il momento applicato, agente sul nodo 3D, viene trasmesso alla struttura in parte come momento flettente (asse y ed x), in parte in momento torcente (asse z).

Quindi, sul asse (z)  perpendicolare al piano (xy) dove agisce il momento esterno, l'effetto prodotto sarà una deformazione torcente della trave stessa, che reagirà  attraverso la sua rigidezza torsionale Rt che dipende da:

- modulo di elasticità tangenziale G

-  lunghezza l della trave

-  momento d'inerzia torsionale It.

La rigidezza torsionale Rt è:

-Rt=G . It / l

RISOLUZIONE:

Il telaio in esame è composto da tre aste alle cui estremità sono presenti dei vincoli ad incastro ed un’asta a sbalzo sulla quale è presente un carico distribuito “q”. Tutte le aste hanno la stessa lunghezza pari ad “L”.

Il carico ripartito “q” genera un inflessione delle aste nel piano xy, ed una torsione dell’aste perpendicolare al piano xy.

La struttura complessivamente è iperstatica perche in 3D ogni incastro ha un numero di gradi di vincolo pari a 6 ed i g.d.l di un corpo sono 6, quindi la struttura è 12 volte iperstatica.

Lo sbalzo invece, preso singolarmente, risulta essere isostatico, quindi può essere risolto isolatamente.

Per risolvere l’esercitazione partiremo proprio risolvendo l'unico sisteme isostatico, lo sbalzo, cosicchè potremo avvalerci di un sistema equivalente dove saranno presenti nel nodo le sollecitazioni trasmesse alla struttura dallo sbalzo su cui insiste il carico ripartito “q” dove:

- il  corrispondente momento flettente vale ql2/2

- il carico verticale ql, che diventa sforzo normale sul pilastro, può essere trascurato in quanto la rigidezza assiale è maggiore rispetto a quella flessionale. => ux=0 uy=0 uz=0

Sulla struttura, in conclusione agirà solamente un momento pari a ql2/2 che provocherà una rotazione φy; (unica incognita)

Di seguito sono riportati la graficizzazione della deformata ed il grafico dei momenti ricavati grazie allo schema noto del metodo delle rigidezze. (unica incognita)

        

-Scriviamo l'equilibrio al nodo:

ql2/2 = (4EI/L+ 4EI/L + GIt/Lφ con R= rigidezza del nodo= 4EI/L+ 4EI/L + GIt/L

dunque:

φ=ql2/2R  

M=4EI(ql2)/L(2R)  

Mt=GIt(ql2)/L(2R)

VERIFICA IN SAP2000:

Analiziamo come varia la rigidezza torsionale di un telaio al variare del materiale e della geometria del materiale stesso....

N.B:La struttura sarà composta sempre da tre aste di lunghezza "L"=4m con un vincolo ad incastro alle loro estremità ed un asta a sbalzo, sempre di lunghezza "L"=4m, ed un carico ripartito "q"=10 KN/m che genera un momento "m",applicato sul nodo, pari a 80 KNm. 

CALCESTRUZZO:

1-sezione rettangolare 

I = momento d’inerzia = bh3/12 m4

E = modulo di elasticità = 21000 N/mm2=  21000000 KN/m2

G = modulo di elasticità tangenziale = 10000  N/mm2 10000000 KN/m2 

It = coefficente di resistenza a torsione= c2 x ab3 = (0,249)x(0,50)x(0,20)0,000996 m4

a/b è  tabellato. In questo caso vale a/b = 0.50/0.20 = 2,5 =>   c2 = 0,249

2-sezione circolare 

I = momento d’inerzia = π x r4/64 = 0,001256m4

E = modulo di elasticità = 21000 N/mm2 21000000 KN/m2

G = modulo di elasticità tangenziale = 10000  N/mm2 10000000 KN/m2 

Ip = momento polare d'inerzia= π x r4/2 = 0,040192m4

 

ACCIAIO:

1-sezione scatolare

I = momento d’inerzia =0,0005715 m4

E = modulo di elasticità = 210000 N/mm2 210000000 KN/m2

G = modulo di elasticità tangenziale = 80000  N/mm2 80000000 KN/m2 

It = 0,000856 m4

 

2-IPE 270

I = momento d’inerzia =0,0000542 m4

E = modulo di elasticità = 210000 N/mm2 210000000 KN/m2

G = modulo di elasticità tangenziale = 80000  N/mm2 80000000 KN/m2 

It = 0,00000011 m4

 

CONCLUSIONI:

-sezione rettangolare in cls 0.2mX0.5m

Mt= 3,88 KNm      φy0,0000083

-sezione circolare in cls ø= 0.4m

Mt= 8,65 KNm      φy0,00000334

-sezione scatolare in acciaio 0.4mX0.4m s=0.0015m

Mt= 5,73 KNm      φy0,0000019

-IPE 270 in acciaio

Mt= 0,01 KNm      φy0,000022

Possiamo affermare che la geometria della sezione influisce notevolmente sulla Resistenza torsionale di un asta, ed in particolar modo le sezioni chiuse offrono resitenze torsionali maggiori rispetto alle sezioni aperte.

Importante, per questi fini, è anche il materiale: l'acciaio grazie al suo modulo di elasticità tangenziale offre più resistenza torsionale rispetto al cls che ha un modulo di elasticità tangenziale otto volte più piccolo.

Un asta con una rigidezza torsionale maggiore sarà in grado di supportare momenti torcenti maggiori e deformazioni più piccole rispetto un asta con una rigidezza torsionale inferiore.

Esercitazione 8_Rigidezza Torsionale

 

Esercitazione 9

 

Rigidezza torsionale

 

pastedGraphic.pdf

 

La struttura qui disegnata è soggetta ad un carico distribuito pari a 5 KN/m sul tratto a mensola. 

Tale carico provoca una deformazione di inflessione delle aste nel piano a cui lo stesso carico appartiene, ed una di torsione per l’asta a questo ortogonale. Ciò avviene perchè il nodo tra le travi è rigido (infatti, se si trascurano le deformazioni assiali, esso si muoverà di rotazione pura).

 

Come già anticipato, essendo il tratto caricato di tipo a mensola, la struttura può essere rappresentata con un sistema equivalente in cui la mensola ed il carico vengono sostituiti dal momento (5*2^2)/2 che questo genera.

 

pastedGraphic_1.pdf

 

Questa rappresentazione aiuta ad intuire la natura qualitativa della conformazione deformata:

pastedGraphic_2.pdf

Il grafico dei momenti sarà noto per il metodo delle rigidezze:

pastedGraphic_3.pdf

Possiamo così impostare l’equazione di equilibrio del nodo, nella quale l’unica incognita risulta essere la rotazione:

pastedGraphic_4.pdf

eql:

(5*2^2)/2 - (GJt/10)*φA - 2(4EJ/10)*φA = 0

=> φA = 100/(8EJ + GJt)

 

Per verificare l’influenza della forma della sezione sulla sua rigidezza torsionale, proviamo ad assegnare una sezione a tutte le aste, mantenendo fisse quelle delle aste soggette a flessione, cambiando di volta in volta la sezione dell’asta soggetta a torsione.

 

A quest’ultima verranno assegnate le seguenti sezioni:

  1. C.A. rettangolare (0,67*0,15 m);
  2. C.A. circolare (d = 0,36 m);
  3. Scatolare quadrato acciaio (l = 0,2 m , t = 0,01 m);
  4. Circolare cavo acciaio (d = 0,2 m . t = 0,01 m);
  5. HE200.

 

Viene impostato un foglio excel per calcolare, una volta raccolti i dati derivanti dalla forma e dal materiale delle varie sezioni, la rotazione φA ed il momento torcente (che sarà proporzionale alla rigidezza torsionale della sezione).

 

  1. C.A. rettangolare

 

 

cls rettangolare

0.67 m * 0.15 m

 

 

G

8,750,000

Jt

0.00063541125

Jy

0.0037595375

E

21,000,000

 

 

rotazione

0.000156945920665922

 

 

torsione

0.000872595531786423

 

  1. C.A. circolare

 

 

cls circolare

r = 0.36 m

 

 

G

8,750,000

Jt

0.0016481232

Jy

0.0008240616

E

21,000,000

 

 

rotazione

0.000654178714250831

 

 

torsione

0.00943396226415094

 

  1. Scatolare quadrato acciaio

 

 

Scatolare quadrato

h = b = 0.2 , t = 0.01

 

 

G

80,769,230.7692308

Jt

0.02048

Jy

0.00006859

E

210,000,000

 

 

rotazione

0.0000565168108645274

 

 

torsione

0.0934875000639075

 

  1. Circolare cavo acciaio

 

 

Circolare cava

d = 0.2 m , t = 0.01 m

 

 

G

80,769,230.7692308

Jt

0.00004

Jy

0.00002701

E

210,000,000

 

 

rotazione

0.00205729275465803

 

 

torsione

0.00664663813043362

 

  1. HE200

 

 

HE200

 

 

 

G

80,769,230.7692308

Jt

0.00000106308

Jy

0.00006848

E

210,000,000

 

 

rotazione

0.000868566259292655

 

 

torsione

0.0000745787069134829

 

 

 

 

N.B. Alcuni dati geometrici sono stati ricavati per comodità da SAP, nel menù section properties:

pastedGraphic_5.pdf

 

Ovviamente si può cercare un riscontro sulle ipotesi qualitative e quantitative fatte, tramite l’analisi della struttura su SAP.

 

In primo luogo si può verificare a livello qualitativo l’aspetto della deformata:

pastedGraphic_6.pdf

 

Mostro poi qui a titolo esplicativo il confronto tra la sezione circolare in C.A. ed il profilo scatolare quadrato.

C.A. circolare:

pastedGraphic_7.pdf

pastedGraphic_8.pdf

 

Scatolare quadrato:

pastedGraphic_9.pdf

pastedGraphic_10.pdf

 

Si può osservare, come già si intuiva, che le sezioni a profilo aperto hanno una rigidezza torsionale inferiore rispetto ai profili pieni o scatolari. Ovviamente influisce nella rigidezza anche la grandezza della sezione (le cui dimensioni appaiono nel modulo di rigidezza).

Come si è verificato con il metodo delle rigidezze nel caso della flessione, ad una maggiore rigidezza torsionale corrisponderà una maggiore sollecitazione di momento torcente (mentre inversamente proporzionale sarà ovviamente la deformazione). 

Esercitazione_8.0 rigidezza torsionale (risoluzione a mano e tramite software SAP2000)

 

Esercitazione_8.0

rigidezza torsionale (risoluzione a mano e tramite software SAP2000)

 

1_

Il sistema proposto risulta essere un sistema tridimensionale composto da travi e pilastri di lunghezza 10m, e da un aggetto di lunghezza 2m con un carico uniformemente distribuito pari a 5 kN/mq. Lo scopo dello studio del sistema risulta essere quello di comprendere come la sezione ed il materiale della trave soggetta a torsione influiscano su quest’ultima a parità di azioni esterne.

 

 

2_

Per poter studiare la struttura in maniera più semplice, quest’ultima viene studiata tramite uno schema equivalente dove l’aggetto soggetto al peso uniformemente distribuito viene eliminato e vi è applicato un momento concentrato M= (q*L²)*1/2. L’azione del momento applicato genera una flessione nella trave e nel pilastro posizionati nel piano XZ, ed una torsione nella trave posizionata nel piano YZ.

 

 

3_

Dopo aver studiato la deformata della struttura si puo ricavare di conseguenza il grafico qualitativo dei momenti, nel quale l’unica incognita presente risulta essere la rotazione φA (la rotazione sarà uguale in quanto abbiamo supposto che il nodo A sia un nodo rigido).

 

 

 

Successivamente si procederà studiando l’equilibrio del nodo, e definendone la sua rigidità.

 

Eq. nodo A => (q*L²)*1/2 - (((4*E*I)*1/10*L)*φA) - (((4*E*I)*1/10*L)*φA) - (((G*It)*1/10*L)*φA) = 0

=> (q*L²)*1/2 = (((4*E*I)*1/10*L)*φA) + (((4*E*I)*1/10*L)*φA) + (((G*It)*1/10*L)*φA)

=> (q*L²)*1/2 = φA*(((4*E*I)*1/10*L) + ((4*E*I)*1/10*L) + ((G*It)*1/10*L))

 

rigidezza del nodo A => RA = ((4*E*I)*1/10*L) + ((4*E*I)*1/10*L) + ((G*It)*1/10*L)

=> RA = ((q*L²)*1/2)*1/φA)

=> φA = ((q*L²)*1/2)*1/RA)

 

trave AC MAC= - (((4*E*I)*1/10*L)*φA)

trave AD MAD= - (((G*It)*1/10*L)*φA)

pilastro AB MAB= - (((4*E*I)*1/10*L)*φA)

 

Eq. nodo A => (q*L²)*1/2 = MAC + MAB + MAD

 

 

4_

Possiamo ora attraverso le formule sopra ricavate calcolare la rotazione φA ed il momento torcente MAD:

 

(q*L²)*1/2

 

E (in funzione del materiale che viene impiegato nella sezione)

 

Ix= ((B*H³)*1/12)

 

G= E*(1/2*(1+ν)) (dove ν è il coefficiente di Poisson che dipende dal materiale impiegato nella sezione)

It= c2*a*b³ (dove c2 è un coefficiente tabellato che tiene conto del rapporto del lato maggiore sul lato minore della sezione a/b)

 

 

a/b

c1

c2

1

0,208

0,1406

1,2

0,219

0,1661

1,5

0,231

0,1958

2

0,246

0,229

2,5

0,248

0,249

3

0,267

0,263

4

0,282

0,281

5

0,291

0,291

10

0,312

0,312

0,333

0,333

 

 

Successivamente andremmo a studiarci le seguenti sezioni attraverso un foglio Excel ed il software SAP2000:

    • Acciaio:

1.1 sezione quadrata cava r= 20cm tw= 1cm

1.2 HEA 220

1.3 sezione circolare cava r= 20cm tw= 1cm

 

    • CA:

2.1 sezione rettangolare 15cm _ 67cm

2.2 sezione circolare 36cm

 

5_

Successivamente alla risoluzione a mano del sistema del nodo si procede con la verifica tramite il software SAP.

 

La modellazione viene effettuata per comodità direttamente in SAP.

creare un nuovo file con una griglia utile al disegno dell’asta:

FILE > NEW MODEL >

 

pastedGraphic.pdf

 

QUICK GRID LINES > impostare 6 assi sull’asse x, 2 sull’asse y e 2 sull’asse z > impostare come GRID SPACING la dimensione che vorremo dare alla lunghezza della trave

 

pastedGraphic.pdf

 

 

le impostazioni date alla griglia dovrebbero produrre una condizione analoga alla seguente:

 

pastedGraphic_1.pdf

 

disegnare le aste della trave seguendo la spaziatura della griglia preimpostata.

 

pastedGraphic_2.pdf

 

assegnare i vincoli: 

selezionare il punto > ASSIGN > JOINT RESTRAINTS > spuntare le sollecitazioni che il vincolo da posizionare trattiene

 

pastedGraphic_3.pdf

 

vengono assegnati incastri sulle 3 aste

 

N.B. In questo tipo di esercizi, impostiamo l’analisi in modo che non consideri il peso proprio della struttura (che costituirebbe un carico distribuito su travi che si deve considerare scariche). 

Ciò viene fatto creando un nuovo LOAD PATTERN che abbia 0 come coefficiente di moltiplicazione del carico SELF WEIGHT MULTIPLER.

 

pastedGraphic_5.pdf

 

Si procede con l’assegnazione dei carichi con il comando ASSIGN > JOINT LOADS > DISTRIBUTED, trattandosi di un’idealizzazione per la quale i carichi sono distribuiti.

 

pastedGraphic_6.pdf

 

N.B. si possono anche analizzare gli sforzi a cui sono sottoposti i vincoli dando il comando SHOW FORCES/STRESSES > JOINTS.

 

pastedGraphic_7.pdf

 

Possiamo ora avviare l’analisi. Il software mostra per prima cosa l’andamento della deformata.

 

pastedGraphic_8.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > SHEAR 22

 

pastedGraphic_9.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > MOMENT 33

 

pastedGraphic_10.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > TORSION

 

pastedGraphic_11.pdf

 

Possiamo ora avviare l’analisi della struttura in funzione delle varie sezioni assegnate.

 

ACCIAIO

SEZIONE QUADRATA CAVA

 

pastedGraphic_12.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > TORSION

 

 

pastedGraphic_13.pdf

 

ACCIAIO_sezione quadrata cava r= 20cm tw= 1cm 

 

M1

M2

M3

 

 

385,182

385,182

240,065

 

RA

 

 

 

1.010,429

φA

 

 

 

 

 

(q*L²)*1/2

RA

 

 

 

10

1.010,429

 

 

φA

 

 

0,009897

 

 

 

 

 

 

 

M1

M2

M3

 

 

3,812

3,812

2,376

 

equilibrio

 

 

 

10,000

HEA 200

 

pastedGraphic_14.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > TORSION

 

pastedGraphic_15.pdf

 

ACCIAIO_sezione HEA 200

 

M1

M2

M3

 

 

575,232

575,232

0,810

 

RA

 

 

 

1.151,274

φA

 

 

 

 

 

(q*L²)*1/2

RA

 

 

 

10

1.151,274

 

 

φA

 

 

0,008686

 

 

 

 

 

 

 

M1

M2

M3

 

 

4,996

4,996

0,007

 

equilibrio

 

 

 

10,000

SEZIONE CIRCOLARE CAVA

 

pastedGraphic_16.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > TORSION

 

pastedGraphic_17.pdf

 

ACCIAIO_sezione circolare cava r= 20cm tw= 1cm 

 

M1

M2

M3

 

 

226,884

226,884

1.987,313

 

RA

 

 

 

2.441,081

φA

 

 

 

 

 

(q*L²)*1/2

RA

 

 

 

10

2.441,081

 

 

φA

 

 

0,004097

 

 

 

 

 

 

 

M1

M2

M3

 

 

0,929

0,929

8,141

 

equilibrio

 

 

 

10,000

CA

SEZIONE RETTANGOLARE 15cm_67cm

 

pastedGraphic_18.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > TORSION

 

pastedGraphic_19.pdf

 

CA_sezione rettangolare 15cm _ 67cm

 

M1

M2

M3

 

 

31.580,115

31.580,115

555,985

 

RA

 

 

 

63.716,215

φA

 

 

 

 

 

(q*L²)*1/2

RA

 

 

 

10

63.716,215

 

 

φA

 

 

0,000157

 

 

 

 

 

 

 

M1

M2

M3

 

 

4,956

4,956

0,087

 

equilibrio

 

 

 

10,000

SEZIONE CIRCOLARE 36cm

 

pastedGraphic_20.pdf

 

Si può richiedere al programma di analizzare gli sforzi assiali (unici presenti) con il comando SHOW FORCES/STRESSES > FRAME/CABLES > TORSION

 

pastedGraphic_21.pdf

 

CA_sezione circolare r= 36cm 

 

M1

M2

M3

 

 

110.810,055

110.810,055

5.771,357

 

RA

 

 

 

227.391,467

φA

 

 

 

 

 

(q*L²)*1/2

RA

 

 

 

10

227.391,467

 

 

φA

 

 

0,000044

 

 

 

 

 

 

 

M1

M2

M3

 

 

4,873

4,873

0,254

 

equilibrio

 

 

 

10,000

 

 

 

 

 

ESERCITAZIONE VII: Rigidezza torsionale

ABSTRACT: La seguente esercitazione si occuperà di analizzare attraverso il calcolo manuale gli effetti della torsione all'interno di una semplice struttura iperstatica in 3 dimensioni e la verifica del risultato all'interno di SAP2000. La torsione nasce quando momenti uguali e opposti agiscono su piani di sezione presi lungo l'asse della trave: l'effetto sarà per l'appunto una deformazione torcente della trave stessa, la quale risponde a tale deformazione attraverso la sua rigidezza torsionale Rt che dipende dal modulo di elasticità tangenziale G, dalla lunghezza l della trave e dal momento d'inerzia torsionale It.

L'esercitazione consisterò proprio nel valutare gli effetti di Rt=G . It / l

La struttura presa in considerazione ha vincoli ad incastro lungo le sue estremità tranne per una dove si realizza uno sbalzo sul quale è applicato un carico distribuito q.

La struttura complessivamente è iperstatica poichè in 3 dimensioni ogni incastro a 6 gradi di vincolo mentre l'isostaticità è garantita da 6. Ne segue che la struttura è 18-6 = 12 volte iperstatica.

Lo sbalzo invece è di per se isostatico (è visibile come una mensola incastrata e risponde alle stesse azioni interne ed esterne). Può essere sostituito quindi ai fini dell'esercitazione come da figura:

ma ricordiamo che per il modello di
trave adottato non abbiamo
deformabilità 
assiale perciò

 

Ricordando lo schema noto

e la resistenza alla torsione come Rt=G . It / l e il momento torcente come M= Rt φ

Se la deformata per le travi sul piano ZY incastrate è la seguente

allora l'equilibrio al nodo sarà

la cui equazione è ql2/18 = (4EI/l + 4EI/l + GIt/lφ
⇒ φ=ql2/18R con R=4EI/l + 4EI/l + GIt/l

Per le travi dunque si avrà che i momenti flettenti sono per quelle inflesse M=4EI/l . 1/R . ql2/18
mentre per quella soggetta a momento torcente Mt=GIt/l .1/R . ql2/18
(che rispettivamente per la scelta della struttura con travi di uguale lunghezza diventano M=2/9EI .1/R . ql e Mt=GIt/18 .1/R ql)

Assegnazione di profili e verifica su SAP2000

luce travi l = 1m

q=18 KN/m ⇒ q(l/3)2/2 = 18 . 1/9 . 1/2= KN m

NB le misure sono espresse in KN e m per un confronto più rapido con SAP

Scatolare in acciaio
h=b=0,2 m=a
t=0,007 m
I=bh3/12-b(h-t)3/12=
3.359 10-4 m4
It=4
Ω2s / lm=
=4(a2)2 s / 4a = a3s =

=5.032 10-5m

E=2,1 108 KN/m2
G=8 107 KN/m2

M=0.457 KN m
Mt=0.085 KN m

IPE200
h=0,2 m b=0,1 m
a=0,0056 m e=0,0085 m
I= 1,42 10-6 m4
It=5,164
 10-8 m4

E=2,1 108 KN/m2
G=8 107 KN/m2

M=0.4991 KN m
Mt=0.0017 KN m

Profilo in CLS(valori SAP)
h=b=0,2 m
I=1.333 10-4 m4
It=
2.253 10-4 m4

E=2,485 107 KN/m2
G=1.035 107 KN/m2

M=0.5000 KN m
Mt=0.0801 KN m

NB una volta inseriti i valori metrici base delle sezioni le informazioni su quelli derivati e sui materiali sono visualizzabili dai pannelli contestuali di SAP attraverso le schermate Section Properties e il + vicino il pannello Material

RISULTATI SAP

SETTIMA ESERCITAZIONE: Ripartizione delle forze sismiche

Con questa esercitazione si vuole studiare il comportamento degli impalcati in presenza delle forze orizzontali, ed in che modo questi si comportano da controventi per la struttura stessa. In particolare analizzeremo come si  ripartiscono queste forze (in questo caso sismiche) lungo le due direzioni x ed y.

OSSERVAZIONI:

È bene precisare che, perché un sistema di controventamento possa essere efficace, bisogna trovarsi nella situazione in cui gli impalcati possono essere considerati corpi rigidi sul proprio piano per cui la forza orizzontale loro applicata tende a spostarli, ed i controventi contrastano questa azione grazie alla loro elasticità. Questo vuol dire, in termini meccanici, che un controvento, nel piano dell’impalcato, è un appoggio cedevole elasticamente capace di reagire solo in direzione della forza applicata (una molla con una specifica rigidezza).

Partiamo anzitutto da una considerazione: dato che il corpo è rigido e piano, la sua cinematica dipende solo da tre parametri:

1. la traslazione orizzontale do

2. la traslazione verticale dv

3. la rotazione φ

PASSO 0:

SI DISEGNA UNA PIANTA TIPO, CON UNA STRUTTURA PORTANTE IN CLS ARMATO, AVENTI PILASTRI DI SEZIONE 30cmX40cm DISPOSTI IN VERTICALE OD ORIZZONTALE, SECONDO IL SISTEMA DI RIFERIMENTO XY, IN BASE ALLE NECESSITÀ ARCHITETTONICHE STRUTTURALI. INDIVIDUIAMO SUBITO CHE L'IMPALCATO È COSTITUITO DA N.5 TELAI IN DIREZIONE X ED ALTRETTANTI N.5 TELAI IN DIREZIONE Y.

 

                                              

PASSO 1:

SI CALCOLA LA RIGIDEZZA TRASLANTE (KT) DI OGNI TELAIO RICORDANDOCI CHE:

 k = 12EI/hrigidezza di un singolo pilastro

E (N/mm2) = modulo di Young 

I (cm4) =  bh3/12 momento di inerzia
 

h (m)= altezza dei pilastri dell'impalcato

 
 
PASSO 2:
 
SI METTONO IN EVIDENZA TUTTE LE RIGIDEZZE TRASLANTI DEI CONTROVENTI (Kv, Ko) E LE RELATIVE DISTANZE (dv, doDAL PUNTO DI ORIGINE "O" FISSATO INIZIALMENTE.
 
 
 
 
 
PASSO 3:
 
SI INDIVIDUA IL BARICENTRO DELLA NOSTRA PIANTA TIPO, OVVRRO IL CENTRO DELLE MASSE G (m).  PER FARE CIO', SUDDIVIDIAMO LA NOSTRA PIANTA IN FIGURE GEOMETRICHE MOLTO SEMPLICI (rettangoli e quadrati) COSICCHE' SIA FACILMENTE RICONOSCIBILE IL LORO BARICENTRO E LA DISTANZA DI QUEST'ULTIMO DAL PUNTO DI ORIGINE "O" FISSATO.
A QUESTO PUNTO LE COORDINATE "Xg" ED "Yg" DEL CENTRO DELLE MASSE "G" SARA' DATO DALLA SOMMA TOTALE DI OGNI SINGOLA AREA MOLTIPLICATA PER LA DISTANZA DEL CENTRO DALL'ORIGINE "O", TUTTO DIVISO L'AREA TOTALE DELLA PIANTA TIPO.
 
 
 
 
 
 
PASSO 4:
 
SI INDIVIDUA IL CENTRO DELLE RIGIDEZZE CHE, A DIFFERENZA DEL CENTRO DELLE MASSE, NON DIPENDE DALLA GEOMETRIA DELLA PIANTA MA DAL POSIZIONAMENTO DEI CONTROVENTI.
PER CALCOLARE LE COORDINATE Xc ED Yc DEVO DIVIDERE, LA SOMMA DI TUTTE LE RIGIDEZZE MOLTIPLICATE PER LA LORO DISTANZA DAL PUNTO DI ORIGINE "O" FISSATO, PER LA RIGIDEZZA TOTALE.
SI INDIVIDUA, INOLTRE, LA RIGIDEZZA TORSIONALE TOTALE COME LA SOMMA DI TUTTE LE RIGIDEZZE TRASLANTI DI TUTTI I CONTROVENTI MOLTIPLICATE PER LE LORO DISTANZE DAL CENTRO DELLE RIGIDEZZE ELEVATE AL QUADRATO.
 
 
 
PASSO 5:
 
SI CALCOLA  LA FORZA SISMICA "F".
F (kN) = W*(c) dove W (kN) = G+Q*(y)       dove:
 

G (kN) = carico totale permanente = (qs + qp) Atot

(kN) = carico totale accidentale = qa Atot

(kN) = peso sismico

(y) =  coefficente di contemporaneità da normativa

(c) = coefficente d'intensità sismica e dipende dalla zona di progetto

 

PASSO 6&7:
 
IN QUEST'ULTIMO PASSAGGIO SI DETERMINA LA RIPARTIZIONE DELLA FORZA SISMICA SUI CONTROVENTI, NELLE DIREZIONI X ED Y. 
E' POSSIBILE DETERMINARE ANCHE: 
 
-IL MOMENTO TORCENTE SECONDO GLI ASSI xy
   Mx = F * (Yc – YG)

  My = F * (Xc – XG

-LA TRASLAZIONE TOTALE E VERTICALE                                                                                                    Uo = F/KoTot                                                                                                       Uv = F/KvTot  

-LA ROTAZIONE DELL'IMPALCATO                                                                                         φ =MT/Kϕ 

ANALIZZANDO QUESTI DATI SI CAPISCE L'IMPORTANZA DEL BUON POSIZIONAMENTO DEI CONTROVENTI IN UNA STRUTTURA. UNA RAGIONATA PROGETTAZIONE STRUTTURALE SI IMPEGNA A FAR COINCIDERE IL CENTRO DELLE RIGIDEZZE CON IL CENTRO DELLE MASSE COSICCHE' NON SI SVILUPPEREBBE MOVIMENTO TORCENTE (DOVUTO ALLE FORZE ORIZZONTALI) E LA CORRISPETTIVA ROTAZIONE DELL'IMPALCATO.

Esercitazione sul Graticcio

GRATICCIO DI TRAVI

Il Graticcio di travi, utilizzato per grandi luci, è costituito da travi dirette lungo due direzioni perpendicolari. Si differenzia dalla gerarchia di travi perché non è costituito da travi principali e travi secondarie, ma tutte le travi collaborano allo stesso modo, hanno lo stesso momento di inerzia a prescindere dalla loro orditura e presentano un nodo che consente la trasmissione della rotazione .

RISOLUZIONE DI UN GRATICCIO

L’esercizio propone 2 travi entrambe doppiamente incastrate, su cui agisce una forza F all’incrocio tra le 2 aste. Il nodo in 3 d ha 6 gradi di libertà: esso può avere 3 differenti traslazioni, secondo i 3 assi x, y e z e 3 rotazioni intorno ai 3 assi. Analizziamo le deformate delle due aste separatamente e notiamo che:

SPOSTAMENTI

Per l’indeformabilità delle aste, che altrimenti si accorcerebbero o allungherebbero, non abbiamo spostamenti lungo x e lungo y,(ux uy =0), ma solamente lungo z ( uz =delta)  a causa del carico F che agisce lungo z.

ROTAZIONI

φnon la consideriamo, φè nulla poiché nell’asta BC la forza F  è applicata a l/2  dove la tangente è orizzontale,φè l’unica ad esserci.

Le incognite sono quindi: lo spostamento (∂) e la rotazione (φy) che troveremo attraverso 2 equazioni di equilibrio al nodo:

Equilibrio CONTRO la traslazione verticale           

 

Equilibrio CONTRO la rotazione                              

 

Separiamo idealmente le due incognite, facendole agire separatamente e sovrapponendone poi gli effetti. Conoscendo i valori in una trave doppiamente incastrata possiamo quantificare Taglio e Momento flettente. 

Analizzando solo i gli effetti di  vediamo:

Analizzando solo i gli effetti della rotazione oraria φyvediamo:

deformazioni, reazioni vincolari e momenti

La flessione della trave AC intorno all’asse y provoca la torsione di quella BD poiché ciò che è flessione in un piano diventa torsione nel piano ortogonale a questo.

EQUILIBRIO AL NODO CONTRO LA TRASLAZIONE VERTICALE

 

EQUILIBRIO AL NODO CONTRO LA ROTAZIONE INTORNO ALL’ASSE Y

Per trovare il valore dello spostamento e della rotazione, inseriamo i valori noti

Per una luce l=6 m e una forza F=20 KN e entrambe le aste hanno una sezione rettangolare in cls con a=0,67m e b=0,15m

Otteniamo i seguenti valori:

Verifico i risultati ottenuti con sap.

Disegno attraverso una griglia il graticcio in sap, gli assegno il materiale, la sezione scelta precedentemente, il modulo di elasticità e di elasticità tangenziale.

Notiamo che anche con sap ho trovato gli stessi valori per le rotazioni e gli spostamenti.

Otteniamo i seguenti valori:

u3=uz =0,0001 con segno negativo perché convenzionalmente l’asse positivo è verso l’alto

R2= φY = 0,00004

ESERCIZIO SULLA TORSIONE : GRATICCIO

In questo esercizio studieremo il comportamento di due travi perpendicolari tra di loro , le quali collaborano tra di loro per garantire un miglior equilibrio alla struttura.

SCHEMA DI RIFERIMENTO

DEFORMATA

Lungo l'asta 2 avendo la forza che cade perfettamente al centro si avrà come detto precedentemento solo abbassamento, sull'asta 1 invece, abbiamo in y anche la rotazione poichè la forza non cade perfettamente al centro, ma a 1/3L .

Dunque  per quanto riguarda gli spostamenti sappiamo che ux = 0 , uy = 0 e uzδ ; per quanto riguarda le rotazioni abbiamo solo φY. 

Le incognite che ci rimangono sono dunque due : δ e φY. 
δ lo troviamo facendo l'equazione all'equilibrio contro la traslazione verticale Σ Fz = 0 
φlo troviamo facendo l'equazione all'equilibrio contro la rotazione My = 0
 
Studiamo ogni trave singolarmente facendo agire prima solo δ e poi solo la rotazione φY.
 
Facciamo agire solo δ 
 
          
 
 
Essendo le travi deformabili, il grosso elle variabili                                                                                                       sta nei nodi. 
 
Il nodo non si può spostare nè lungo x, ne lungo y                                                                                                perchè altrimenti le aste si allungherebbero o si                                                                                                           sposterebbero. Quindi si abbassa provocando un                                                                                                         abbassamento  δ.
La rotazione intorno all'asse z la elimino, perchè non ci sono le rotazioni lungo quel piano .Sull'aste 2, la rotazione in y invece c'è, visto che F non cadendo al centro fa ruotare l'asta.

 

        
Essendo le travi deformabili, il grosso elle variabili                                                                                                       sta nei nodi. 
 
Il nodo non si può spostare nè lungo x, ne lungo y                                                                                                perchè altrimenti le aste si allungherebbero o si                                                                                                           sposterebbero. Quindi si abbassa provocando un                                                                                                         abbassamento  δ.
La rotazione intorno all'asse z la elimino, perchè non ci sono le rotazioni lungo quel piano .Sull'aste 2, la rotazione in y invece c'è, visto che F non cadendo al centro fa ruotare l'asta.

 

Essendo le travi deformabili, il grosso elle variabili                                                                                                       sta nei nodi. 
 
Il nodo non si può spostare nè lungo x, ne lungo y                                                                                                perchè altrimenti le aste si allungherebbero o si                                                                                                           sposterebbero. Quindi si abbassa provocando un                                                                                                         abbassamento  δ.
La rotazione intorno all'asse z la elimino, perchè non ci sono le rotazioni lungo quel piano .Sull'aste 2, la rotazione in y invece c'è, visto che F non cadendo al centro fa ruotare l'asta.
Essendo le travi deformabili, il grosso elle variabili                                                                                                       sta nei nodi. 
 
Il nodo non si può spostare nè lungo x, ne lungo y                                                                                                perchè altrimenti le aste si allungherebbero o si                                                                                                           sposterebbero. Quindi si abbassa provocando un                                                                                                         abbassamento  δ.
La rotazione intorno all'asse z la elimino, perchè non ci sono le rotazioni lungo quel piano .Sull'aste 2, la rotazione in y invece c'è, visto che F non cadendo al centro fa ruotare l'asta.
Essendo le travi deformabili, il grosso elle variabili                                                                                                       sta nei nodi. 
 
Il nodo non si può spostare nè lungo x, ne lungo y                                                                                                perchè altrimenti le aste si allungherebbero o si                                                                                                           sposterebbero. Quindi si abbassa provocando un                                                                                                         abbassamento  δ.
La rotazione intorno all'asse z la elimino, perchè non ci sono le rotazioni lungo quel piano .Sull'aste 2, la rotazione in y invece c'è, visto che F non cadendo al centro fa ruotare l'ast
Facciamo agire solo φY
 
       
 
Sull'asse B-D la rotazione provoca rotazione torsionale concentrata , poichè tutto ciò che è flessionale in un piano retto , diventa torsionale in un piano perpendicolare.
 
 
 
Vediamo ora tutte le forze che arrivano al nodo 
 
Equilibrio di bilancio al nodo contro la traslazione lungo l'asse z 
 
 
Equazioni di bilancio della traslazione
 
Equilibrio di bilancio al nodo contro la rotazione lungo l'asse Y
 
 
Equazione di bilancio dei momenti 
Metto in evidenza δ e φ
 
φ(12EI/L + 6EI/L + 4GJt/L) +  δ ( -54EI/L2 +27/2 EI/L2) = 0 
φ(18EI/L + 4GJt/L) +  δEI/L2 ( -54 +27/2) = 0 
EJ/L [ φ(18+ 4GJt/L) +  δ/L ( -81/2)] = 0 
 
Chiamo α = GJt/ EI
 
φY =  (18+ 4α) - 81/2 (δ/L) = 0
δ/L = 2/81(18 + 4α) φ= (36/81 + 8/81α) φ= (36 + 8α)/81φY
 
δ/L = (36 + 8α)/81φY
 
Altra equazione : 
 
F - (192EI/L3δ - (324EI/L3δ - 81/2(EI/L3δ - 27/2 ( EI/L2φ+ (54EI/L2φY   = 0
 
Moltiplico tutto per FL2/EI
 
FL2/EI - 192 δ/L - 324 δ/L - 81/2 δ/L - 27/2 φ+ 54 φY = 0
 
Posso sommare e ottengo
 
FL2/EI - 516 δ/L - 81/2 δ/L + (- 27/2 φ+ 54 ) φ= 0
FL2/EI - δ/L*(516+81/2) + 81/2  φ= 0
FL2/EI - δ/L*(1113/2) + 81/2  φ= 0
 
Vado ora a sostituire δ/L con l'equazione prima ottenuta
 
FL2/EI - 1113/2*[(36+8α)/81]φY81/2  φ= 0
FL2/EI - 371/27*(18+4α)φY81/2  φ= 0
FL2/EI = 371/27*(18+4α)φY81/2  φ= 0
 
Metto φY in evidenza
 
φY[371/27*18 -81/2 + 371/27 * 4α ] = 0 
φY[1241/6 + 1484/27 α ] = 0 
FL2/EI = φY[1241/6 + 1484/27 α ]
 
φFL2/EI [1241/6 + 1484/27 α ]
 
Abbiamo così ottenuto φY e δ 
 
Definiamo ora una sezione inserendo dei valori noti per trovare i valori incogniti della rotazione e dello spostamento .
 
Supponiamo di realizzare una struttura in cls , in cui entrambe le aste abbiano la seguente sezione :
 
 
                                         
supponiamo di avere una luce di 8m e una forza applicata pari a 40kN
 
Sappiamo che :
 

Jt  ( coefficiente di resistenza a torsione)

c2 è tabelleto in funzione di a/b . In questo caso vale  a/b = 0.67/0.15= 4,46 →c2 = 0,291

Jt = c2ab3 = (0,291) 0,67 * (0,15)³ = 0,000658 m3

E (modulo di elasticità) = 21000000 kN/m2

I (momento di inerzia) = bh3/12 = (0,15 * 0,673) /12 = 0,003759 m4

G ( modulo di elasticità tangenziale) = 10000000 kN/m2

Andiamo ora a sostituire i valori noti nell'equazioni prima trovate 

Ricordiamo che :

δ/L = (36 + 8α)/81φY

φFL2/EI [1241/6 + 1484/27 α ]

α = GJt/EI = 10000000 * 0,000658 / 21000000 * 0,003759 = 0,083355

φY   =  40 * 64 / 21000000 * 0,003759 [ (1241/6 + 1484/27) * 0,08355] = 0,0001534

δ/L =  [(36 + 8 * 0,08355) / 81) * 0,0001534 = 0,0000808 

δ = 8 * 0,0000808 = 0,000646

VERIFICA SAP

Disegno la struttura grazie all'aiuto della griglia. Assegno i vincoli e la forza esterna, e cambio i valori del modulo di elasticità E e del modulo di elasticità tangenziale G. 

        

Assegno poi ad entrambe le travi la sezione scelta e faccio partire l'analisi. 

     

Leggiamo ora i risultati ottenuti. 

     

Abbiamo che Ux e Uy sono uguali a zero, mentre Uz = 0,0006524. Mentre per quanto riguarda la rotazione abbiamo un valore corrispondente a = 0,00008.
I valori trovati manualmente corrispondo, se non per un minimo scarto, a quelli trovati in sap. 
 
 
 
 
 
 
 
Equilibrio di bilancio al nodo contro la traslazione lungo l'asse z 
 
Equilibrio di bilancio al nodo contro la traslazione lungo l'asse z 
 

ESERCITAZIONE VI: Ripartizione delle forze sismiche

ABSTRACT: La seguente esercitazione prenderà in analisi una pianta strutturale di un edificio a un piano. Attraverso la modellizzazione del solaio come impalcato infinitamente rigido orizzontalmente (una modellazione analoga è già stata incontrata per i telai shear-type della trave Vieerendel http://design.rootiers.it/strutture/node/954) si analizzeranno gli effetti di una forza orizzontale valutando le rigidezze dei suoi controventi, necessari a impedire la rotazione lungo l'asse z.

Il controvento è un vincolo cedevole con rigidezza (kN/m) visualizzabile come una molla elastica poichè capace di reagire a trazione e compressione solamente lungo il proprio proprio asse.
L'impalcato ha rigidezza proporzionale alla distanza dal centro delle rigidezze. Se gli assi (x e y) del centro delle rigidezze e del centro delle masse coincidono allora il solaio non sarà in grado di ruotare.


Considerato il telaio in figura si assegnano pilastri con la seguente sezione.

 

il momento di inerzia del pilastro è dunque dato da I=bh3/12 

I=40 cm.403/12=213333 cm4


Il telaio dunque assume in pianta, secondo il modello adottato, la seguente configurazione:

Dove la rigidezza di ogni controvento (modellato come un telaio shear-type) viene calcolata come segue (in modo analogo al post http://design.rootiers.it/strutture/node/151):

F= (12EI1B/h312EI2B/h3 12EI3B/h12EI4B/h12EI5B/h3 ) δ

 F= k δ  k= 12E/h3 (I1B+I2B+I3B+I4B+I5B)

NB come esemplificazione è stata presa la sezione lungo B

Esempio di tabella per il calcolo delle rigidezza dei telai (per visualizzare tutti i calcoli scaricare il file .xls allegato)

I telai per i quali calcolare k dunque saranno A,B, 1C-2C e 3C-4C orizzontalmente e 1,2,3,4 e 5 verticalmente.

Individuiamo quindi il centro di massa cdm dividendo la struttura nelle seguenti porzioni di area e sfruttiamo il foglio excel per il calcolo delle sue coordinate.

Attraverso il foglio di calcolo (sempre opportunamente adattato al telaio in questione) si trova il centro delle rigidezze CK

I due centri sono traslati l'uno rispetto l'altro ci si aspetta dunque che su ogni "molla" agisca una forza diversa da 0 in grado di contrastare l'effetto della rotazione.

I valori di tale forze sono opportunamente evidenziati sul foglio Excel.

ESERCITAZIONE 7 RIGIDEZZA TORSIONALE

Vediamo cosa cambia se consideriamo un nodo incastro in 3D invece che in 2D: intanto non bloccherà più 3 gradi di libertà ma 6 e renderà solidali delle travi tra loro perpendicolari.

Eliminiamo per un attimo l'asse DC (che sarebbe "uscente" dallo schermo) e osservo il comportamento di questa struttura:

- la mensola produce un MOMENTO FLETTENTE che arriva direttamente al nodo D; assumo inoltre che il pilastro sia assialmente indeformabile e che quindi assorba lui tutto lo sforzo qL.

                                              configurazione equivalente:

- il momento genera sul nodo una ROTAZIONE che diventa: FLESSIONE nelle travi AD e BD, TORSIONE nella trave DC. Da qui nasce l'esigenza di una nuova RIGIDEZZA, che contrasti le deformazioni derivanti dal momento torcente.

Risolviamo il sistema con il METODO DELLE FORZE facendo cedere l'incastro in A alla rotazione.

1) INTEGRO:

2) METTO LE CONDIZIONI AL BORDO:

3) SOSTITUISCO I VALORI NELLE EQUAZIONI:

4) DIAGRAMMI

In questo caso il MOMENTO non si ribalta sul pilastro! Ci vuole altro per equilibrarlo!

Il MOMENTO si è diviso esattamente a metà perchè la RIGIDEZZA delle due aste è la stessa!

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